Archivio mensile:Marzo 2011

Libia: tra golpe e rivolta?

Qualche riflessione (disordinata) su quello che sta accadendo in Libia, partendo da quello che si legge un po’ tutti, ovvero solo fonti pubbliche.

In Libia in questo momento è in atto sia una rivolta popolare che un tentativo di colpo di stato. E le due cose non sono necessariamente in contraddizione fra loro. Non si tratta di rivendicare furbescamente una posizione di mezzo ma i segnali che arrivano orientano in entrambe le direzioni:

  • a capo degli insorti c’è un ex-ministro [*] di Gheddafi, il che fa pensare che sia in atto un tentativo di sostituire la vecchia cricca al potere con una nuova, piuttosto che una insurrezione popolare;
  • d’altra parte non si sente ancora parlare di una forza militare dei rivoltosi e contemporaneamente si sente parlare di scontri anche in citta’ che dovrebbero essere in mano ai lealisti o ai ribelli, il che fa pensare che ci sia (almeno in parte) la voglia di ribellarsi al regime. Anche se non è chiaro in nome di quale alternativa.

La cosa invece sicura è il gran gioco mediatico in atto (informazione, disinformazione, guerra psicologica…) completamente o quasi in mani esterne alla Libia. E non solo per la prima grande bufala del cimitero spacciato per fossa comune (che ricordava tanto Timisoara) o l’uso del termine “genocidio” con una criminale leggerezza, ma anche attraverso quelle notizie che invece vengono diffuse con meno scalpore. Tipo l’arresto di 8 militari delle SAS inglesi che, guarda la sfortuna o il caso, si fanno beccare mentre passeggiano in Libia proprio di questi tempi. Tipo il fatto che la stragrande maggioranza dei migranti che in questi giorni stanno arrivando a Lampedusa non sono libici e questo dovrebbe significare solo 2 cose: o che il controllo del traffico dei corpi è ancora forte o i libici non hanno intenzione, almeno per il momento, di lasciare il loro paese. Per finire gli esempi con la minaccia, fatta a giorni alterni, di processare all’Aja Gheddafi, non si sa bene ancora con quali prove.

La situazione, data per scontata nei primi giorni (quando raccontavano che Gheddafi nel bunker aspettava la sua ultima ora), è stata solo frutto di propaganda e probabilmente i giochi non sono ancora fatti.

Premesso questo, allo stato attuale, è davvero difficile avere qualche notizia indipendente dall’interno. Tutto viene filtrato dai media ufficiali. Sicuramente uno dei prossimi scoop saranno le immagini di qualche strage di “civili inermi”, quelli che quando li ammazza qualcun altro diventano “danni collaterali”.

Proprio per l’estrema difficoltà di avere accesso ad informazioni attendibili e indipendenti, uno dei paradossi nell’epoca della comunicazione che si pretende globale, è anche difficile prendere posizione: a favore di una ribellione che magari al posto del Rais ci mette un Ayatollah (qualcuno si ricorda di cosa scriveva “Lotta Continua” all’alba della rivoluzione iraniana?), a favore di una nuova classe dirigente meno becera della precedente?

Intanto, sicuramente, contro la costruzione di “campi profughi” che finiranno per diventare dei lager, contro un intervento militare sotto qualsiasi veste si nasconda e contro le leggi sull’immigrazione. Il che non è comunque poca cosa.

[continua… prima o poi]

[*] Giusto per dimostrare l’affidabilità (sic!) delle fonti citate il “ministro” in questione viene definito in alcune come il Ministro della Giustizia ed in altre come il Ministro degli Interni. Che non è proprio un errore da tastiera…