Archivio mensile:Ottobre 2015

Karma Police

La scorsa settimana sono stati resi pubblici [https://theintercept.com/documents/] alcune decine di documenti riguardanti i programmi usati dai servizi segreti inglesi per lo spionaggio ai danni di tutta la popolazione. Anche questa volta la fonte delle rivelazioni è Edward Snowden, l’ex informatico della CIA che dal 2013 sta mostrando quanto diffusi e pericolosi siano i sistemi usati dalle strutture dei Governi per controllare i loro cittadini.

Non ci sono delle grandi novità tra i documenti inediti pubblicati che riguardano principalmente “Karma police” (sic!) un programma, avviato dalle spie inglesi nel 2008, in grado di registrare le abitudini di “navigazione” di ogni utente visibile su Internet. Ogni giorno viene archiviata una incredibile quantità di dati che comprende di tutto: dai visitatori dei siti di notizie a quelli dei siti porno, dalle sessioni di chat alle richieste sui motori di ricerca. Nel 2010 gli spioni di Sua Maestà archiviavano 30 miliardi di meta-dati al giorno, nel 2012 erano 50 miliardi e sperano di riuscire ad archiviarne 100 entro la fine di quest’anno. Questa enorme mole di informazioni grezze sarebbe di nessuna utilità senza l’aiuto dei computer e di appositi software di analisi.

La paranoia del controllo alla quale sono arrivati gli Stati e la sua pericolosità è bene rappresentata da una specifica operazione, inserita all’interno del programma principale, con la quale sono state controllate le abitudini di ascolto delle web-radio di 200 mila persone abitanti in 185 paesi diversi, Italia compresa. Un Rapporto segreto del 2009 analizza, a diversi livelli, l’ascolto delle web-radio e fornisce una serie di informazioni statistiche: quali sono quelle più ascoltate in un determinato paese, il tipo di programmi o di computer usati per l’ascolto, il genere di trasmissioni prodotte. Così veniamo a sapere che le radio più seguite in Russia e in UK sono quelle che trasmettono musica o programmi di intrattenimento, mentre in Iraq viene molto ascoltata una radio, che trasmette dall’Arabia Saudita, gestita da un gruppo che si batte per la liberazione dei prigionieri politici iracheni. Lo scopo di questo genere di controllo appare chiaro quando nel rapporto vengono fornite le informazioni relative all’ascolto dall’Inghilterra di radio che trasmettono dal Pakistan e viceversa e del numero di volte che compaiono nelle trasmissioni delle radio termini come “Corano” o “Islam”. A titolo di esempio nel Rapporto viene analizzata un po’ più a fondo una radio che trasmette da Dallas (USA) e che viene ritenuta essere collegata ad uno Sceicco egiziano e le abitudini internet di uno degli ascoltatori di una radio Irachena estrapolate dalla miniera di dati a disposizione. I programmi di analisi sono in grado di costruire dei profili che descrivono le abitudini nell’uso di Internet dei malcapitati bersagli delle ricerche. Il Rapporto si chiude consigliando di applicare questo genere di metodologie all’Afghanistan e all’Iran.

Da quello che si può ipotizzare il sistema usato dagli spioni per rubare i dati è quello di inserire delle “sonde” all’interno dei cavi che trasportano i pacchetti di informazione di Internet in giro per il mondo e registrare dalla massa dei dati in transito quelli che poi vengono sottoposti ai software dedicati all’analisi. Un sistema che solo un apparato statale può usare e che, a parte la fase iniziale di connessione ai cavi, rende possibile l’acquisizione di una enorme quantità di dati in modo continuativo. Come è facile immaginare non è certo solo il Regno Unito a usare sistemi del genere. Negli USA sono, da tempo, in funzione programmi che analizzano anche solo banche dati pubblicamente disponibili (almeno questo è quello che affermano) per costruire degli elenchi di “valutazione dei rischi”. Sistemi che vengono comunemente usati per controllare le liste dei passeggeri degli aerei, sia sulle linee internazionali che su quelle interne. Il sospetto, ma visti i precedenti si dovrebbe parlare di certezza, è che questi sistemi usino anche informazioni ricavate in modo meno “legale”, vale a dire intromettendosi nelle comunicazioni private delle persone.

C’è solo una cosa peggiore del venire a conoscenza dell’ennesimo programma di sorveglianza di massa ed è che, a parte le chiacchiere degli articoli (questo compreso) non si è ancora realmente sviluppata una opposizione reale e radicale a questo genere di oppressione.