Basta fare anche una semplice ricerca e saltano fuori a decine le dichiarazioni dei politici nostrani contro gli stati che controllano l’uso di Internet, paesi come la Cina, Cuba, Iran e via sbrodolando vengono sempre e costantemente accusati di reprimere i loro cittadini che vorrebbero accedere alla Rete ed esprimersi liberamente.
Tutti questi sepolcri imbiancati (per non usare altri termini più adatti) dimenticano sempre anche di ricordare che in Italia:
1) per accedere ad Internet da una postazione pubblica occorre farsi identificare e registrare, esattamente come a Cuba o in Cina;
2) esiste da tempo una lista di siti ai quali gli italiani non possono accedere, la lista è segreta, esattamente come in Iran o in Libia, ma anche in Australia.
Adesso minacciano di aggiungere qualche ulteriore forma di censura, con la scusa che qualcuno ha scritto qualcosa che non doveva sul web.
Se ancora non lo avete fatto iniziate a studiare come fanno quei disgraziati in Iran o in Cina a bypassare la censura dei loro stati, perché (presto) vi potrebbe tornare utile.