3. Genova. Il battesimo del fuoco
“Un giovane fotoreporter di Indymedia è arrivato in infermeria accompagnato dai suoi amici in stato di shock, con lo sguardo perso nel vuoto, praticamente incapace di parlare, a tratti, scosso da singhiozzi.” (I Sanitari del GSF, Obbligo di referto, 2001, p.94)
La seconda vita di (((i))) inizia a Genova quando centinaia di mediattivisti riuscirono a documentare quello che stava accadendo, spesso prima e meglio dei professionisti. Fu un vero e proprio “battesimo del fuoco” nel quale prese forma la comunità che poi gestì quello che sarebbe diventato per alcuni anni il sito di informazione di movimento italiano più visitato in assoluto e, anche per questa ragione, il più amato e odiato.
Ai primi di luglio 2001 alla lista di gestione sono iscritte più di un centinaio di persone e 459 alla Newsletter. Il gruppo di (((i))), grazie anche alla notorietà internazionale del network nato a Seattle e alla scadenza di Genova diventa un nodo centrale per l’informazione indipendente.
Scrivono da Taiwan:
Hi!
I am […], a reporter of […].
If u can read Chinese, you would find that we are a leftists’
magazine. It’s not common at Taiwan. We are free of charge, everyone can
take a copy at so many bookstores, pubs,rave scene and museum….etc.
We had several cover stories about anyi-globalization movement. We
admire your movement so much.
As we know, there will be more combats against G8 – Summit, Genoa,
in Italy July 20-22, right?
So, we are planning to organize a group of 15 people to join your
movement, or at least to be a witness, maybe for 2 weeks. Is it possible
to follow you and some progressive groups you recommend? We would like
to stay in Italy for 2 weeks then.
We have to tell you that we admire your job and we’d like to
co-operate with you and act under your instruction.
We want to involve and we believe action together is important.
And, We really want more Taiwanese understand what happen and how
we should react.
And we want to report what you and you comrade do.
So, would you please to give us so idea?
Thanks a lot.
Da Malta:
I’m […] from MOVIMENT GRAFFITTI( Malta) and we would like to came to
genova for the G8 meeting. Can you please help us and send us some info
regards where we can sleep and about workshops and seminars . Moviment
Graffitti is active against exploitation and / or oppression of people, environment and animals; With a vision of socialism, freedom and radical democracy
Ma anche da altre parti del mondo arrivano richieste di tutti i tipi, annunci di presenze, messaggi di solidarietà e di lotta.
Vengono fatte diverse riunioni, Roma, Bologna, Genova, per organizzare la copertura mediatica dell’evento e ai primi di luglio un gruppo va a lavorare nell’edificio della Scuola “Pascoli”, concessa in uso al “Genova Social Forum”, che servirà da punto di appoggio per tutti: giornalisti dei media ufficiali, la Segreteria del “Genova Social Forum”, gli avvocati, “radio Gap” e naturalmente il Media Center gestito principalmente da attivisti e attiviste di (((I))) provenienti da vari paesi.
In quei giorni il gruppo di (((i))) diventa un soggetto con il quale tutti devono fare i conti e riesce a ottenere che in tutti gli spazi di pernottamento ci siano computer da cui pubblicare materiale e che un intero piano del Media Center sia ad accesso libero, una sorte di Internet café, dove chiunque può entrare per leggere la posta elettronica e per pubblicare quello che vuole.
La situazione tecnica nella prima settimana di luglio era più o meno questa:
In assemblea a bologna e a roma ci siamo detti di preparare un
elenco dei materiali che sikamo sicuri ci siano gia’ e di quelli che
dovremmo recuperare perche’ utili/interessanti:
C’E’:
-un totale di terminali windows e linux per testi e aggiornamento web da
milano
-due pc da milano con acquisizione video
-due da roma con acquisizione video
-una postazione video editing da bologna
-due psotazioni aggionramento da bologna
-un pc per azuisizione video da firenze
-un paio di macchine per fare da server da milano
CI SARANNO:
(bisogna capire chi e quante se ne porta)
-telecamere
-macchine fotografiche
-hub
-schede di rete sfuse
-cavo cat.5 plug RJ45 e crimpatrici
-modem ISDN e 56k e ADSL
-acidi per sviluppo
-radio di varia natura (ricetrasmittenti tipo walkie talkie, CB (o
baracchini che dir si voglia)
-furgone
-CD per fare musica sulla webradio ;)
-altro chi si ricorda qualcosa che adesso sono bollito
-scheda telefonica indy da pubblicizzare nei contatti (anche due magari)
Postero’ questa lista tenendola aaggiornata con i suggerimenti di tutt*
attendo
ora vado a nanna ;)
notte
Ma le discussioni non si limitavano ai problemi tecnici:
da discussioni recenti e riflessioni personali
cerchiamo di cambiare le parole
non ci facciamo incastrare in etichette costruite da altri
noi come indymedia e persone che si occupano di informazione e
comunicazione abbiamo una responsabilita’
depotenziamo la parola antiglobalizzazione (etichetta falsa che tende a
identificare il movimento come un gruppo di retrogradi fascisti) e
cerchiamo di usarne di piu’ proprie
come inizio
propongo di cambiare i titoletti delle feature di prima pagina da
anti-glob
a
anti-globalcapitalism
(soluzioni alternative piu’ socialdemocrtiche: for a social glob)
il primo passo per invertire la rotta passa da qui
se in 24 ore nessuno dice nulla io procedo
Viene creata una nuova lista (j21) per coprire l’evento e nei tre giorni di luglio il Media Center diventa il punto di riferimento per chi vuole avere o vuole dare informazioni su quello che sta accadendo in città.
(dalla Tesi già citata in precedenza)
“Beh, io ero lá, questo paragrafo potrebbe prendere la forma di una confessione: ero lá a tirare cavi elettrici. Da dieci giorni prima. Nella maledetta Via Battisti. Cablare la scuola, dormire per terra, aspettare l’arrivo degli altri attivisti e compagni. Organizzare la cucina, la sala video, la camera oscura. Fare i pass per l’accesso al terzo piano, quello di Indymedia.
Fare il portinaio giú in basso, al banchino al piano terra. Lasciare passare solo chi conosci o ha un tesserino valido. Chiaccherare con il corrispondente ansa.
Uscire e guardare sfilare il corteo allegro del 19, dedicato ai migranti. Focaccia dalla fornaia all’angolo.
Il 20, giorno delle azioni dirette, chiudere il cancello, quando in strada una barricata annuncia scontri. Sentirsi stronzi, a dividere attivisti e mediattivisti. Chi ha uno stronzo di cartellino verde chiaro e chi no.
Le ambulanze che tornano dalla piazza vetri rotti feriti e lacrimogeni dentro, assieme. I racconti. La faccia gonfia di chi le ha prese ma ha scelto (giustamente) di non andare in ospedale. Notizie che gli sbirri si sono ‘bevuti’ questo o quel compagno. Aggiornare il sito.
Primo piano, terzo piano, piano terra. Scale su scale. La rabbia di chi in piazza le ha prese. Lo sguardo di chi ha visto molto sangue e fumo. I primi video della giornata.
Le notizie da Piazza Alimonda. Le lacrime silenziose degli altri che guardano il lancio ansa sul pc. La foto del volto di Carlo Giuliani. Solo sangue.
Troppe cose da fare.
Dopo Genova niente sará piú uguale. Né per il movimento né per il potere, C’é scritto anche su Indymedia. Il famigerato punto di non ritorno.
Le riunioni in inglese, con gli attivisti internazionali, la sera. Coordinare i terzetti avvocato medico videomaker. Mediare, spiegare. Tirare il fiato. Vedere che il sito regge (o che non regge giá piú). Parlare al telefono con un tizio dell’Unitá che ti hanno passato e vuole le statistiche di non so che e gli spari una cifra a caso, che finisce sul giornale.
Le relazioni con Radiogap: primo, insegnargli a usare la chat. Secondo, avere pazienza. Terzo, siamo diversi. Quarto, crediamo nelle stesse cose.
Dieci giorni senza fare la doccia non é il massimo (cé scappato solo un bagno in mare).
Aprire la palestra di fronte, che ha piovuto e infradiciato i campeggi. Tirare un cavo di rete, bello e altissimo, tra i due palazzi. Mettere quattro cinque computer di lá (li sfracelleranno gli antisommossa, la notte di Sabato, assieme a milze, denti, crani, e mani. Forse perché era buio.)
Provare a fare informazione, o a fare politica. Tra portavoci con le arie, boy scout spaesati, professori filippini, ragazzetti tedeschi vestiti di nero opaco.
La mattanza infame del sabato notte. Assemblea, a seguire. Dormire in assemblea, quando sono le 4. Un ‘salvacondotto'(?) e un pullman per la stazione, domenica mattina. Treno fino a Milano. Magliettina bianca.”
La repressione arriva solo pochi minuti dopo l’irruzione nell’edificio della “Diaz-Pertini”, quello della macelleria all’italiana. Una quarantina di agenti di polizia irrompono anche nella “Pascoli” e per quasi un’ora distruggono computer, tra i quali quelli degli avvocati del GSF, rubano materiali e malmenano qualcuno dei presenti. Poi escono senza arrestare nessuno.
Successivamente, in sede processuale, uno dei funzionari di polizia al comando si difese affermando che erano entrati in quell’edificio “per errore”. Molti credono che questa irruzione sia stata fatta per impedire che venissero fatte riprese di quello che intanto stava accadendo nell’edificio di fronte.
Missione fallita. Sarà grazie alle riprese video di (((i))) che saranno consegnate alla storia le poche immagini esistenti del massacro che stava avvenendo nell’edificio di fronte.
Nei cinque giorni che comprendono le tre giornate di manifestazioni il sito (((i))) riceve 5 milioni di “hit” e sul newswire vengono pubblicati circa 5 mila post. (da Marc Garcelon, “The ‘Indymedia’ Experiment. The Internet as Movement Facilitator Against Institutional Control”, Middlebury College, Vermont, USA, 2006)
E solo grazie all’impegno dei mediattivisti e alla politica della “pubblicazione aperta” che è stato possibile raccontare senza censura e a più voci quanto stava accadendo a Genova.
Nei giorni contro i G8 si stima che furono almeno duecento i mediattivisti, per la maggior parte in collegamento con Indymedia, che documentarono con foto e video quello che stava accadendo. Qualcuno ha definito quelle manifestazioni come quelle più fotografate e filmate nella storia, contando 10 mila telecamere e 10 mila macchine fotografiche (“Il Diario”, Supplemento al n.31, 3/08/2001, p.94)
Dalle innumerevoli ore di video girati a Genova verrà tratto “Aggiornamento #1”, un documentario firmato (((i))) le cui immagini verrano usate, molto spesso senza nemmeno citare la fonte, da numerose televisioni italiane ed estere. Altre raccolte di filmati usciranno nei mesi successivi. Buona parte di questi sono disponibili su “New Global Vision”.
“Dopo Genova la Rai ha comprato 20 milioni di lire di immagini a Indymedia, segno che i video-attivisti hanno messo in crisi lo stesso apparato di produzione e distribuzione dei media istituzionali.” (Maria Teresa Paoli, Nuovi media e comunicazione politica indipendente: indymedia tra attivismo e hacktivismo no global, Università di Siena, Tesi 2000-2001, p.123)
Segue con… Il villaggio indyano