5. Tutti vs italy.indymedia.org
Nel corso delle sue vite (((i))) affrontò molti problemi a causa della sua attività.
Da quelli più semplici (e anche più frequenti) come le quotidiane richieste di modificare, eliminare, nascondere testi e/o immagini pubblicate sul “newswire” a quelli un po’ più complicati riguardanti la pubblicazione di materiali “segreti” o coperti da copyright. Dalle minacce di querela provenienti da studi blasonati a quella esagerata che coinvolse addirittura l’impero.
I casi più semplici venivano risolti più o meno velocemente in chat o con brevi scambi di mail sulle liste, a volte però le cose potevano risultare più problematiche magari a causa del contenuto del materiale del quale veniva richiesta la rimozione e dal richiedente.
To: italy@indymedia.org Subject: Diffida uso illegittimo materiale RAI (RAIOT) From: [...] Date: Tue, 4 May 2004 11:19:02 +0200 RAI Radiotelevisione Italiana S.p.A. ./. Italy.Indymedia.com Egregi Signori, ci indirizziamo a Voi in nome e per conto della RAI Radiotelevisione Italiana S.p.A., emittente radiotelevisiva la cui indiscussa notorietà non abbisogna, in questa sede, di pleonastiche dimostrazioni. La Cliente nella costante attività di monitoraggio della concorrenza e del mercato, che oggigiorno non può certamente trascurare la sempre più imponente realtà del mondo telematico, è recentemente venuta a conoscenza della circostanza che, nella pagina web del sito http://italy.indymedia.org/news/2003/11/429801.php, vi è la possibilità di scaricare interamente in screaming la prima puntata di RAIOT (la nota trasmissione condotta da Sabrina Guzzanti, in seguito interrotta per le discusse vicende), senza che alcuna autorizzazione Vi sia stata data da parte della nostra Cliente. Orbene, tale condotta, sia per il contenuto che reca, sia per le modalità con le quali è perpretata, costituisce una patente violazione dei diritti di privativa intellettuale della Cliente. Alla luce di quanto sopra, mentre ci riserviamo ogni più ampio margine di manovra al fine di ottenere il ristoro dei danni patiti e patiendi dalla RAI in relazione alla vicenda in esame, Vi invitiamo: a) ad estromettere immediatamente il riferimeno in parola dal Vostro sito; b) ad inviarci, entro e non oltre dieci giorni dal ricevimento della presente, un impegno sottoscritto dal responsabile nel quale, preso atto dei diritti patrimoniali e morali di esclusiva titolarità della RAI Radiotelevisione Italiana S.p.A., Vi impegnate a non integrare per il futuro ulteriori violazioni dei diritti di privativa intellettuale della Cliente. Resta inteso che, in mancanza di un Vostro positivo riscontro entro il termine sopra indicato, riterremo di dover considerare definitivamente rigettata la proposta di definizione amichevole della questione e, pertanto, provvederemo, senza alcun ulteriore preavviso, a tutelare gli interessi della Cliente nelle sedi e nei modi che riterremo più opportuni. Distinti saluti. Avv. [...] Avv. [...]
Chi oggi volesse capire l’impatto di una richiesta del genere dovrebbe sapere o ricordare cos’era “RAIOT” e in che contesto arrivava quella richiesta o almeno leggersi qualche pagine della wikipedia.
Le discussioni, che si dispersero su diverse liste, su come rispondere a questa diffida, durarono più di un mese e furono anche uno degli argomenti trattati in un gruppo di lavoro durante il meeting di Milano.
Ma le minacce potevano arrivare anche da singoli “personaggi” che avevano avuto il loro quarto d’ora di fama e che non volevano pagarne le conseguenze.
Ma quanto descritto sopra era solo lo sfondo in quanto gli attacchi a (((i))) arrivarono quasi subito e direttamente dagli apparati repressivi statali.
Nel marzo del 2002 vennero ordinate una serie di perqusizioni in varie città (Torino, Bologna, Firenze e Taranto) in quelle che furono definite “sedi” (sic!) di Indymedia. Lo scopo era di sequestrare materiale video girato nel luglio 2001 a Genova.
Qui sotto il comunicato scritto in quell’occasione da (((i))), ripreso da “Umanità Nova” n.10 del 17/03/2002.
Reclaim your media!
Appello di Indymedia per l’informazione indipendente e la libertà d’espressione
Un appello in difesa dell’informazione indipendente e della libertà di espressione
Media Parade! – 16 marzo 2002 – Roma – Piazza Esedra
Pensare, raccontare, spiegare, far circolare saperi, verificare la qualità dell’informazione, farne parte, utilizzarla in prima persona, contribuire direttamente con sogni, parole e intelligenze.
Tutto ciò sta diventando pericoloso.
è stato pericoloso a Genova, dove media indipendenti con mezzi spesso amatoriali, durante le manifestazioni anti G8 hanno fornito una testimonianza diretta e diversa da quella proposta dai media tradizionali.
Ed è ancora pericoloso per chi continua a fare informazione dal basso.
Indymedia è stato uno dei network che ha consentito la circolazione delle notizie prima, durante e dopo il G8. è una rete di soggetti che lavorano nel mondo della comunicazione: videomaker, radio, hackers, giornalisti, fotografi. Un network internazionale di media gestiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità. Indymedia è un sito a pubblicazione aperta: chiunque può caricare direttamente e senza censura, registrazioni audio e video, immagini, articoli, comunicati.
Non ha una redazione: lavora attraverso mailing list e chat di discussione che sono pubbliche e aperte a tutti.
I computer di Indymedia sono stati l’obiettivo delle perquisizioni effettuate il 20 02 02 a Bologna, Taranto, Firenze e Torino. Nelle prime ore del mattino, duecento carabinieri e decine di mezzi blindati sono intervenuti per sequestrare gli archivi di Indymedia Italia. Impresa vana, perché Indymedia è ovunque e da nessuna parte. è accessibile a chiunque abbia un computer o un cellulare: vive nella Rete. Indymedia è indipendente, diffusa ed orizzontale, perché costituita da una intelligenza collettiva.
L’informazione è uno dei terreni più aspri di confronto tra chi gestisce il potere e chi lo subisce. Se un sito di informazione nato e cresciuto solo su base volontaria diventa pericoloso, allora è in pericolo la libertà di espressione. A chi toccherà, la prossima volta?
Riteniamo indispensabile reagire con forza a questo attacco alle libertà fondamentali e ci ribelliamo ad ogni tentativo di ingabbiare le nostre intelligenze.
Indymedia Italia si rivolge alle persone che hanno a cuore la libertà di espressione e l’indipendenza dell’informazione. Chiediamo un’adesione ideale, che supera l’appartenenza politica.
L’informazione deve essere libera.
Indymedia Italia, insieme a Radio Onda Rossa, promuove Reclaim your media, una manifestazione in difesa dell’informazione indipendente: a Roma sabato 16 marzo 2002,Piazza Esedra ore 15.00, scenderemo in piazza con un corteo musicale e rumoroso. Contro ogni attacco alla libertà di espressione individuale e collettiva.
contatti, adesioni, sottoscrizioni: italy@indymedia.org
Quella che segue è la cronaca della manifestazione annunciata nel comunicato. Il testo è quello pubblicato su “Umanità Nova” n. 11 del 24/03/2002
Become your media!
Roma 16 marzo: il corteo dei media indipendenti
Ieri, il 16 marzo 2002, c’è stato un bellissimo corteo per le strade di Roma per gridare ad alta voce il diritto di tutti ad una comunicazione libera, decentrata ed indipendente. Became your media, si leggeva sui manifesti.
“Tu sei il media, la tua testa la redazione, il tuo pc la tua sede”. Quasi a sottolineare una felice schizofrenia comunicativa che invade come un virus mutageno i nostri corpi e le loro estensioni artificiali.
Alle 15 eravamo ancora in pochissimi a P.za Esedra. Tutti baciati da uno splendido e accecante sole marzolino, mentre qualcuno vendeva fischietti, qualcuno indossava nasi rossi e Makaia faceva interviste usando uno strano microfono sul quale troneggiava Bart Simpson.
Quella mattina un treno di 300 milanesi fiorentini e bolognesi era partito alle sei da Milano.
Tutti aspettavamo curiosi i due lunghi autocarri che erano stati allestiti al Forte Prenestino dai promotori della manifestazione, Radio Onda Rossa e Indymedia. L’entrata in piazza è stata spettacolare, sul camion della radio, colore predominante il rosso, un grande microfono che captava tutte le voci della città per poi rimandarle in collegamento alla radio. Sul camion di Indymedia un enorme telecamera, manovrata dal nostro supereroe preferito, SuperVideo, unico tocco di arancione in mezzo ad uno stilosissimo nero indyano. Tutti infatti sul carro avevano le magliette nere con il logo di indymedia e le vendevano insieme ad autoadesivi e spillette tramite un ingegnoso distributore. Sul camion c’era una nutrita rappresentanza umana che, ridendo oscillano e barcollando ad ogni frenata, aumentava man mano che si avanzavamo nel percorso. Inoltre erano stati allestiti nove monitor, come un muro, ed appena si è fatto buio sono entrati in funzione collegati ad una magica consolle video mobile dove un candido e tanti bolognesi si affaccendavano a mixare immagini, parole e colori.
Il corteo si è mosso compatto da p.za Esedra verso le cinque di pomeriggio.
C’era l’orchestra in testa, c’era il carro, della Torre, di altremappe, del bluecheese, il corteo era corto ma estremamente denso e compatto che quasi non ti muovevi. Mai sentita prima una concentrazione simile di belle energie. Infoxoa regalava le sue pubblicazioni, volavano adesivi e volantini. Non si contavano le telecamere e le macchinette fotografiche, e sebbene sia cosa comune vedere sciami di telecamere ai cortei, questa volta era diverso, perché era il loro corteo, e sembravano davvero in festa.
C’erano ragazze vestite da Tv elettrodomestica: “Sii la tua televisione”, c’erano ragazze vestite di soli nastri magnetici, impressionabili e sensibili come la pellicola, c’era un manipolo di valorosi superoi con i mantelli neri e le maschere da folletti mediatici che correvano rapidi tra la folla e i cartelloni pubblicitari detournando ogni angolo con colla e manifestini indyani.
All’altezza di santa Maria Maggiore, er toretta impazzava dal camion di indymedia con luzy l e corry x ai controlli. Fatine pink danzavano felici sotto alle casse. Gli ululati di energia mediatica libera si sprigionavano su tutta la città.
A p.zza Vittorio mentre facevo un po’ di riprese mi sono imbattuta in due splendide fatine mediatiche, avevano le ali di farfalla fatte di plasitica nera bruciata, impressionabili anche loro come pellicola, correvano leggere come uno sciame con le loro grandi colorate e misteriose telecamere in mano. Se ti sceglievano tra la folla cominciavano e volarti attorno come mille farfalline, poi fuggivano ancora. La gente era felice di farsi circondare dai media indipendenti.
Perché la tecnologia è un po’ magia, e queste creature leggere sono le figlie di mondi possibili, portano messaggi di vita e non di morte, non ti rubano l’anima ma ci giocano insieme. Io le ho riprese un poco con la mia telecamera e loro si sono accorte, così ci siamo odorate a vicenda per conoscerci.
Siamo arrivati al concentramento finale quando oramai era buio, questa bellissima energia rapida e leggera che ci ha accompagnato per tutto il corteo si sprigionava alta con fumi luci e colori attorno al Colosseo. I camion si sono parcheggiati e tutti si sono messi a danzare. Il camion della radio mandava collegamenti da ROR, si parlava del corteo del giorno prima a Barcellona, e intanto un enorme televisione mongolfiera si alzava sopra Roma per far vedere a tutti che la comunicazione è libera, vola alta.
Siamo attanagliati tutti nella morsa di una realtà di guerra, una ferita che appartiene al mondo intero e che ci indebolisce ogni giorno di più.
Ma questi maghetti dai capelli viola, e queste fate impressionabili credono in altri mille mondi possibili e li stanno costruendo a partire dalla comunicazione, dal parlarsi, dal guardarsi e raccontarsi tutti insieme.
Voglio ringraziare tutti per aver creato questo bellissimo evento, e bacio quelle fate e quei maghi che tra poco partiranno per portare i loro corpi mediatici e organici sul ciglio della ferita che gli dei della guerra hanno aperto in Palestina.
Una compagna
I tentativi di ostacolare, intimidire o di mettere a tacere (((i))) continuarono fino all’ultimo e anche dopo: dalle interrogazioni presentate dai parlamentari (come nel novembre del 2003), alla paventata denuncia (2005) per la pubblicazione della foto di un Papa in divisa da giovane nazista, alle continue minacce degli studi legali per qualcosa pubblicato sul “newswire”. Tentativi ripetuti, ma con poco successo.
L’episodio più eclatante, anche per il notevole rumore che suscitò a livello internazionale, è sicuramente il sequestro di due Hard Disk nell’ottobre del 2004.
Date: Thu, 7 Oct 2004 20:12:45 +0200 From: [...] To: italy-list@lists.indymedia.org, italy-tech@lists.indymedia.org Subject: [imc-italy] sequestro -----BEGIN PGP SIGNED MESSAGE----- Hash: SHA1 l'fbi ha richiesto a rackspace, il nostro provider a londra, il sequestro di ahimsa e ahimsa2 su ahimsa2, per chi non lo sapesse, risiede, tra gli altri, imc italy rackspace ha dovuto consegnare gli hard disk delle due macchine ai federali le due ahimsa sono nelle mani dell'fbi rackspace sta installando un'altra macchina al piu' presto come backup siamo messi maluccio per ora e' tutto non sappiamo ancora le motivazioni
Il testo sotto è tratto da un articolo pubblicato su “Umanità Nova”, n.32 del 17/10/2004.
Che il FBI fosse deputato ai lavori più sporchi, lo abbiamo imparato
attraverso il cinema, ma che agisse anche in nome e per conto di governi
diversi da quello statunitense, lo abbiamo scoperto solo il 7 ottobre
scorso quando i “federali” hanno proceduto al sequestro degli hard disk
(HD), le memorie dove sono registrate le informazioni di una ventina di
siti di Indymedia: Ambazonia, Uruguay, Andorra, Polonia, Western
Massachusetts, Nizza, Nantes, Lilla, Marsiglia, Euskal Herria (Paesi
Baschi), Liegi, East e West Vlaanderen, Antwerpen, Belgrado, Portogallo,
Praga, Galizia, Italia, Brasile, UK e parte della Germania, oltre al sito
della Indymedia radio.
Dopo un giorno però (((i))) era di nuovo on-line, più famosa e seguita di prima.
In un primo momento vennero fatte diverse ipotesi sul mandante del sequestro, ma già dopo qualche giorno girava la voce che a dare il via all’operazione fosse stato un magistrato di Bologna che indagava sulla cosiddetta “Federazione Anarchica Informale”. Cosa che fu confermata indirettamente in seguito al respingimento delle autorità statunitensi della richiesta di informazioni avanzata dalla EFF (“Electronic Frountier Foundation”).
Per l’episodio si scomodò addirittura la “Federazione Internazionale dei Giornalisti”, il cui Segretario Generale diffuse un comunicato nel quale, oltre a protestare per quanto accaduto, assegnava al network di (((I))) l’etichetta di “giornalismo indipendente”.
“We have witnessed an intolerable and intrusive international police
operation against a network specialising in independent journalism.
The way this has been done smacks more of intimidation of legitimate
journalistic inquiry than crime-busting”
Il sequestro avvenne, quando si dice la coincidenza, alla vigilia del meeting di Genova che si può considerare l’ultimo momento vissuto collettivamente da buona parte della comunità nata nel 2001.
Continua con… Signore e signori, si chiude