6. Signore e signori, si chiude
Naturalmente non è stata una storia tutta amore e cioccolatini, proprio perché (((i))) era formata e sostenuta da una comunità plurale piuttosto che una singola entità strutturata e omogenea.
Nel meeting di Genova, che (solo per caso) fu tenuto subito dopo il sequestro, ci furono discussioni molto spesso caratterizzate da incomprensioni e da questioni più personali che politiche che alla fine portarono alcuni tra i più “vecchi” di (((i))) a fare, più o meno volontariamente, dei “passi indietro”. In altre parole, alla fine del 2004 una parte di quelli che avevano iniziato la storia decise di diminuire o cessare del tutto l’impegno nel progetto.
Alcuni brani di una e-mail rendono meglio l’idea del clima.
Date: Fri, 05 Nov 2004 23:36:22 +0100 Subject: Re: [imc-italy] passi indietro e passi avanti From: [...] To: italy list <italy-list@lists.indymedia.org> ciao, ci ho pensato un po' su ma eccomi. dopo la hit parade delle presenze nelle liste, e dopo un po' di anni che faccio la zia di indy, ho sentito il bisogno di entrare in fase zzzzzzzzz z z z z significa che ho smesso di facilitare, riassumere, sollecitare. non mi dis iscrivo dalle liste, ma intervengo solo se ci sono cose che riguardano genova, o emergenze tecniche dove posso sciogliere qualcosa. cerco di starmi un po' zitta eh ;P [...] condivido l'analisi che fa lui, dove dice > E' vero che fuori c'e' grossa crisi, e' vero che non c'e' molto che si muove e > che il deserto cerebrale e' sconfinato, pero' questo non mi pare un buon > motivo per aggiungere l'implosione di indy all'elenco di sfighe. mi piacerebbe che indy reagisse agli attacchi che sta subendo - mediatici, legali e pure quelli della sfiga. ma non sono riuscita ad esserci al miting di genova e neanche riesco a capire i report, dunque penso sia ancora piu' giusto che ci siano persone - nuove, oppure lurkers pentite - che facciano risorgere questo progetto. non vuol dire che chi c'e' stato finora se ne deve andare. mi sembra una stronzata e pure un po' infame, mollare in un momento difficile per il network. ma mi sembra lecito e giusto che alcune persone facciano un passo indietro e che altre si assumano le responsabilita' - nel bene e nel male - che quelle hanno portato fino qua. se queste fanno un passo indietro voi fatevi avanti :) [...] scrivetemi in pvt se volete un corso rapido da admin, da owner o da zia :PPP [...] e mi sembra una cosa bella la nascita di imc calabria :) cosi' come leggere in lista nuovi nick e nuovi nomi che prendono la parola baci
Col passare del tempo, oltre ai problemi interni si vennero a cristallizzare contro (((i))) accuse incrociate: alcuni l’accusavano di essere un covo di “black-bloc” altri uno strumento controllato dai “disobbedienti”.
Chi ha vissuto quella storia dall’interno sa bene che entrambe le accuse erano ridicole, il caos creativo che vigeva all’interno difficilmente avrebbe potuto essere controllato da una qualsiasi fazione. Sicuramente molti dei mediattivisti erano legati, in modo più o meno organico, a gruppi, associazioni e collettivi politici ma, come spesso accade, il totale che ne veniva fuori però era diverso dalla semplice somma delle parti. E anche se, in alcuni casi, qualcuno o qualcuna ha usato strumentalmente (((i))) si è trattato di eccezioni e non di regola.
Nonostante tutto però il sito di (((i))) continuava a essere molto frequentato.
Come è accaduto per il Network internazionale la crisi di (((i))) è stata il risultato finale di una serie di problemi concreti piuttosto che prodotta da un unica causa. Di seguito, in ordine sparso, alcuni dei principali motivi che hanno contribuito alla fine di quella esperienza.
La crisi del “movimento no-global”, dal quale il network era nato nel 1999 e (((i))) nel 2000, che aveva fornito l’humus favorevole per la sua crescita ma che aveva concluso il suo percorso.
Da sempre i problemi dei movimenti si riflettono inevitabilmente sulle persone che ne fanno parte, così come quelli delle persone si riflettono sui movimenti. La vita dei singoli, il passare degli anni, i problemi concreti del lavoro e delle relazioni personali si ripercuotono inevitabilmente sull’attivismo. Le singole storie personali di quelle e quelli che furono la spina dorsale del progetto sarebbero molto più esplicative di qualsiasi altra cosa si possa scrivere su questo argomento.
Gli strumenti tecnici, specialmente nel campo della comunicazione mediata da computer, cambiano velocemente e se (((i))) nel 2000 era sicuramente all’avanguardia nel campo della pubblicazione di contenuti in Rete lo stesso non si poteva più dire nel 2006. L’apparizione dei telefonini “intelligenti”, la nascita di mega piattaforme commerciali e dei “social media” hanno avuto il loro impatto su un progetto nato quando per pubblicare qualcosa sul web bisognava ancora conoscere il linguaggio HTML e il protocollo FTP.
Alcuni continuano a sostenere che uno dei motivi principali, se non addirittura quello più importante, che ha causato la fine di (((i))) sia stato il progressivo deterioramento della qualità dei contenuti pubblicati dagli utenti. Chi sostiene questo evidentemente non ha mai partecipato alle continue discussioni, in corso fin dall’inizio, su questi problemi che sono stati una costante che ha accompagnato fin dall’inizio il progetto.
La chiusura di (((i))) è un avvenimento che a volte è stato riscritto da memorie fallaci e in alcuni casi viziato da qualche bugia. La realtà è che poco prima dell’ultimo meeting chi aveva offerto gratis il server e la connessione invitò molti nodi, tra i quali (((i))) a trovarsi una nuova “casa”.
Date: Fri, 03 Nov 2006 23:39:51 -0300 From: [...] Subject: [...] I've been providing server space to indymedia for a few years now, [...]. This is ending. [...] At this point there is no exact timeline for moving sites but I would much prefer sooner than later. The main reason for this change is that I want to provide /tech services/ for indymedia, not be caught up with process bullshit all the time. But with indymedia, you inevitably have to do lots of process, which I have done. But I will no longer. It surprises me that anarchists get bound down with so many rules... Thanks,
Al momento dello “sfratto”, il sito di (((i))) generava un traffico dati probabilmente tra i più alti del network, sicuramente il secondo tra i nodi ospitati sul server Ahimsa.
Un annuncio del genere colpì in pieno una comunità indebolita, che non si incontrava da quasi due anni e che aveva perso per strada – per vari motivi – molti dei suoi elementi propulsori iniziali. Il meeting del 2006 si annunciava problematico anche perché lo “sfratto” si andava ad aggiungere a tutte le altre criticità esistenti.
Un resoconto individuale, inviato in lista, può rendere un’idea di come si svolse l’incontro.
“[…] presenti tra le 20 e le 25 persone, si sta discutendo di come organizzare i lavori di sabato e domenica. Qualcuno mi dice che e’ previsto, per oggi, l’arrivo di 60 persone.
La discussione va avanti spedita, […] Si chiacchiera, abbastanza rilassati, di un po’ di tutto, dai massimi sistemi (l’informazione indipendente, il mediattivismo, il ruolo di indymedia,…) ai piccoli e grandi problemi venuti fuori in questi anni e che ci raccontiamo gia’ da tempo sulle liste (abuso del nw, ftr che fanno schifo, …).
Viene deciso che il meeting si aprira’ con una breve plenaria (non piu’ di un paio d’ore) prima di pranzo e poi, nel primo pomeriggio, si proseguira’ con i gruppi di lavoro su vari argomenti, per poi tornare nuovamente in plenaria. Questo genere di impostazione mi pare che trovi un larghissimo consenso ma non si riescono a fissare i temi da proporre ai vari gruppi di lavoro e si discute quindi su questo problema.
La cena interrompe l’assemblea senza che si sia trovata una soluzione. […]
Dei 60 previsti nemmeno l’ombra, anche se e’ arrivato un altro po’ di persone e adesso siamo sulla quarantina. L’assemblea si svolge, in linea di massima, nello stesso clima del giorno prima, si parla a ruota libera, saltando da un argomento ad un altro […] e si va avanti cosi’ per la maggior parte del tempo. Ma sono tutti discorsi, per quanto interessanti, che non vanno mai troppo a fondo dei problemi che toccano. Inizia comunque a farsi largo nei discorsi la proposta di “chiusura”. Anche in questo caso, come in altri, ognuno intende questo termine in modo molto personale: per alcuni la “chiusura” comporta l’annullamento di tutto l’esistente e l’inizio da zero del processo di creazione di un nuovo nodo del network, per altri significa il “congelamento” della parte “nazionale” del sito e il mantenimento in funzione dei nodi locali intanto che decidiamo cosa fare, per altri ancora significa “archiviare” il sito e discutere di come cambiarlo senza dover ripartire necessariamente da zero. […]
Ancora una volta, come nel giorno precedente, vengono fatte proposte ma sempre in modo talmente problematico da renderle anche di difficile comprensione, quello che e’ certo e’ che nessuno mette sul tappeto una proposta complessiva, chiara, articolata, concreta e argomentata.
Intanto, ancora una volta, saltano i gruppi di lavoro e si decide (?) di continuare con la plenaria. […]
L’attenzione collettiva inizia a spostarsi sul punto: ma su cosa siamo d’accordo? E su questo punto prosegue fino a quando arriva ora di cena. Si decide (?) di proporre alla comunita’ indyana italiana di bloccare la pubblicazione sul sito (e di archiviarlo) e contemporaneamente di rifondare italy.indymedia, si decide (?) di discutere domenica mattina il contenuto dell’e-mail da spedire alle liste dove viene esplicitata questa proposta come quella consensuata nel Meeting. […]
Domenica […] L’assemblea inizia alle 11:30. Viene rimessa in discussione la decisione presa (?) la sera precedente, ovvero la spedizione dell’e-mail alle liste, e il dibattito si fa un po’ piu’ acceso (ma neppure tanto) anche se adesso siamo rimasti in pochi, non piu’ di una ventina di persone, visto che sono iniziate le partenze.
La discussione riprende, per l’ennesima volta, alcuni dei problemi insoluti discussi venerdi’ e sabato e, contemporaneamente, il contenuto del messaggio da spedire (o non spedire) alle liste. […]”
I presenti concordarono (con qualche distinguo ma nessun veto) sulla necessità di far ripartire il progetto e per fare questo ritenevano necessario bloccare il sito web.
Quella che segue è una mail inviata alle liste subito dopo il Meeting.
Dal Meeting di Torino: Indymedia chiude by indyan* Sunday, Nov. 19, 2006 at 8:01 PM [italy-tech] chiudere per ricominciare Dalla plenaria del meeting, cosi' come dalle discussioni delle ultime settimane in lista, e' venuta fuori l'esigenza di modificare radicalmente indymedia italia, nei metodi, nella strutturazione e negli strumenti. Dopo una lunga discussione, la plenaria ha deciso di proporre alla lista: - la chiusura del sito, che prevede la chiusura della pubblicazione e il congelamento del sito allo stato attuale (mantenendo quindi solo la possibilita' di consultarlo); - la chiusura di tutte le liste di italy imc, sia nazionali che locali; - l'avvio di un nuovo process (richiesta di apertura di imc italy alla lista internazionale) con l'apertura di una nuova lista nella quale discutere le proposte di strutturazione del sito e del progetto. Si è ritenuta necessaria proporre la chiusura del sito attuale e l'apertura di un nuovo process per segnare la conclusione di questa fase del progetto Indymedia Italia e una discontinuita' con quella che sara' la nuova indymedia. E' una proposta molto sofferta che si rende necessaria perche' da diversi anni indymedia e' bloccata su una lunga serie di problemi, mai affrontati e/o risolti, fra cui: - non funzionamento del metodo del consenso utilizzato nelle liste; - dissolvimento di indymedia italia come comunita'; - crollo del livello di partecipazione e della consapevolezza dello strumento; - conseguente burocratizzazione, sentita a livello di italy list e editorial. L'assemblea ha consensuato che chiudere questa fase di indymedia italia sia un atto di responsabilita' che richiede coraggio, ma necessario per aprire davvero uno spazio di discussione che porti a indymedia 2, nel mantenimento dei principi base che il progetto indymedia ha e continua ad avere. La proposta viene fatta alla lista, con una dead line di 10 giorni per discuterne. Questa mail viene mandata a tutte le liste nazionali e locali ma l'intento è quello di mantenere aperta un'unica discussione su italy-list, luogo decisionale di Indymedia Italia.
Dopo un dibattito, a volte aspro ma nemmeno troppo, sulla lista di gestione che vide solo qualche opposizione a quella proposta il sito venne “congelato” il 30 novembre 2006. E subito dopo fu aperta la lista “italy process” sulla quale discutere della “rifondazione”.
La maggior parte degli attivisti che fino a quel momento avevano partecipato al progetto si iscrissero alla nuova lista, alcuni preferirono cercare altre strade per continuare a fare informazione indipendente, altri semplicemente sparirono. La discussione sulla lista proseguì per diversi mesi, ma sempre con più attriti, poca partecipazione, meno entusiasmo e intanto, un po’ alla volta, alcuni di quelli che avevano lavorato nelle “categorie locali” decisero di avviare dei progetti pensati come un contributo a una sorta di ricostruzione “dal basso” di (((i))).
Era finita la seconda delle vite di (((i))), quella cominciata nel 2001 a Genova.
Segue con … La “balcanizzazione”