7. La “balcanizzazione”
Il termine “balcanizzazione” fu usato a proposito e sproposito quando molti iniziarono a prendere in considerazione la costruzione di nodi locali autonomi piuttosto che la riapertura di un nuovo sito “monolitico”.
Per molti, forse non del tutto a torto, la storia di (((i))) potrebbe dirsi conclusa il 30 novembre del 2006.
Ma, in realtà, quella fine segnava ancora una volta l’inizio di una nuova vita del progetto che, sebbene con aspetti diversi, era ancora abbastanza saldamente ancorato alle idee iniziali.
Contemporaneamente all’avvio delle discussioni sulla lista “Italy-process” (circa 300 iscritti a fine 2006), in diverse località i gruppi di mediattivistx che avevano gestito le varie “categorie” locali ragionavano collettivamente su cosa fare.
In alcuni casi avevano già in mente un progetto preciso.
Date: Tue, 12 Dec 2006 23:00:50 +0100 To: italy-process@lists.indymedia.org From: [...] Subject: Re: [Italy-process] Nuova lista cmi-toscana [...] Il percorso che stiamo cercando di fare in "toscana" e' proprio quello di provare a ri-costruire un progetto ripartendo da zero, per questo abbiamo richiesto al network di iniziare un process per un nuovo nodo. Il nostro lavoro sicuramente terra' conto sia delle esperienze passate, quasi tutti abbiamo fatto indymedia per diversi anni, sia quelle positive che quelle negative. Come abbiamo gia' chiarito questo percorso non esclude una dimensione piu' larga di quella "regionale" anche se ancora non sappiamo come le due strade si incontreranno. Oltretutto alcun* di noi seguono anche il lavoro di questa lista. [...]
La discussione su “Italy-process” procedeva con foga e venivano messi sul tavolo molti dei problemi “ereditati” dall’esperienza precedente.
Sulla lista si aprirono numerosi filoni di discussioni, nei quali si mischiarono questioni tecniche, politiche e comunicative che rendevano più difficile arrivare a dei punti fermi condivisi. A questo si aggiunsero le reazioni provocate dal “congelamento” di (((i))) e le dinamiche che esistono da sempre sulle liste di discussione, compresi gli inevitabili troll e le aspiranti “star”.
Intanto anche da Torino arrivò la decisione di aprire il nodo “piemunt”, come venne annunciato in un report dell’assemblea locale.
In contemporanea si e' sentita la necessita', visto l'andazzo di italy-process e i percorsi che sia i toscani che i napoletani stanno seguendo e che li sta portando alla creazione di nodi locali di indymedia, di avviare un percorso di confronto con queste due realta' e di avvio del process a livello internazionale per la creazione di indymedia piemunt.
Da Napoli arrivò la proposta di far diventare (((i))) un aggregatore dei vari nodi locali, la prima e unica proposta organica complessiva che aveva un minimo di coerenza.
Di seguito un estratto dal documento inviato in lista.
1) Progetto globale 1.1 è chiaro che Italy.indymedia.org non esiste più come progetto monolitico, la sua gestione, mantenendo una policy comune, dovrebbe esser divisa tra i vari nodi locali e per affinità. I nodi locali sono naturalmente composti da persone della stessa area geografica, mentre le categorie per argomento da attivisti che si riuniscono per affinità ed interessi riguardo ad un determinato tema (guerre globali, ambiente etc.). Ogni lista gestisce la propria sezione per quanto riguarda le feature, l'amministrazione del newswire, la scelta dei feed. [...] La lista Italy rimarrebbe come luogo di coordinamento dei vari nodi e per discutere di eventuali casi controversi riguardo alla gestione di un determinato nodo. 1.2 La pagina nazionale diventerebbe quindi un aggregatore di feed dai nodi locali e per argomento mantenendo visivamente il classico newsire complessivo (però quadripartito, vedi il punto 2.2) con la possibilità di filtrare su richiesta i post provenienti da un locale, da un argomento o da entrambi scegliendo di far comparire quello che un determinato nodo locale ha prodotto su un determinato argomento [...] 1.3 Le feature sul nazionale dovrebbero apparire in vari riquadri contenenti ciascuno l'ultima feature prodotta da un determinato nodo, [...] 2) Il newswire 2.1 Pubblicazione con obbligo di selezione di una categoria o nodo locale 2.2 Newswire quadripartito diviso per: notizie, comunicati/volantini, altri media/repost, e analisi. E' obbligatoria la selezione di uno dei 4 ed in caso di selezione incorretta l'admin interviene per spostare nella giusta sezione. [...] 2.3 Il campo dell’autore resta obbligatorio, ma non viene visualizzato sul newswire, ma solo all’interno della notizia, per mantenere un importante parametro di ricerca evitando però personalismi. L’autore potrebbe rimanere visibile anche dal newswire solo nella zona dei comunicati dove è più importante 2.4 Possibilità per chi posta di inserire più tag e per chi legge di votare la notizia oltre che di segnalare agli amministratori un post fuori policy. [...] 2.5 Integrazioni e commenti: le possibilità di integrare la notizia e di commentarla verranno divise in due zone separate ma collegate al post e serviranno sempre a facilitare la ricerca di informazioni e a risparmiare la letture dei commenti personali a chi non ne fosse interessato [...] 2.6 Ogni nodo sceglierà un nw di default ma in seguito l'utente attraverso i cookies potrà scegliere la sua visualizzazione del flusso di notizie 2.7 L’Agenda rimane la stessa, la presenza del forum è da decidere, ma tendiamo per il no. 3) inclusione di progetti strutturati che si occupano di comunicazione indipendente all'interno di Indy - Una parte della pagina verrà riservata a feed rss provenienti da siti di informazione indipendente o blog inizialmente scelti dagli attivisti dei vari nodi (locali o per argomento). [...] 4) Feature - Un indymedia così strutturata da molto più spazio agli utenti e il ruolo delle features risulta meno baricentrico all'interno della pagina. le ftr non dovranno sempre essere scritte dagli amministratori, ma si auspica siano semplicemente composte dalle notizie apparse sul newswire, mantenendo la loro forma e linguaggio. In questo modo noi non ci sarebbero “redattori” del sito vs utenti e daremmo spazio a linguaggi che magari non sono i nostri, ma sono comunque quelli di chi fa indy. [...]
A questo punto le discussioni sulla lista si focalizzarono in pro-e-contro la riapertura di nodi locali piuttosto che di un sito unico. Parallelamente iniziarono una serie di incontri in diverse città di gruppi che discutevano sul futuro del progetto. Nel febbraio 2007 gli iscritti alla lista erano arrivati a 550.
Il 19 aprile 2007 viene messo on-line “toscana.indymedia.org”, una data che si potrebbe considerare come l’inizio di una ennesima incarnazione del progetto (((i))). Il collettivo di gestione era quasi interamente composto da persone che avevano partecipato all’esperienza di (((i))) e infatti la veste grafica del sito e le sue modalità di gestione erano molto simili a quelle ben conosciute.
Questo il testo di presentazione.
Rieccoci on line!
Il 30 novembre 2006 italy.indymedia chiudeva per una pausa di riflessione, con il proposito di riaprire dopo aver ripensato e ridiscusso il progetto. La lunga discussione, ancora in corso, ha portato diversi gruppi ad attivare un processo di creazione di nuovi nodi che partono tutti dall’esperienza maturata nella “vecchia” italy.indymedia.
Il gruppo toscano, formato per la maggior parte da attivisti che curavano il nodo locale ha scelto fin da subito di lavorare ad un progetto che, partendo dal proprio territorio, puntasse alla creazione di un mezzo attraverso il quale continuare a fare informazione indipendente.
Dopo quattro mesi di discussioni su una lista, alcuni incontri ed un confronto con il network internazionale ce l’abbiamo fatta e rieccoci on line!
Alcune cose sono rimaste uguali alla “vecchia” indymedia perché le riteniamo ancora fondamentali ed attuali (l’autogestione, la pubblicazione aperta), altre sono invece cambiate (il software per gestire il sito e la struttura delle pagine). Una cosa che non poteva cambiare è il modo di partecipare al progetto: indymedia la fa chi legge il sito, chi pubblica notizie, chi partecipa alla sua gestione.
Abbiamo provato a spiegare tutto nella sezione Documenti del sito che trovate nella colonna di sinistra e che vi invitiamo a leggere.
Vogliamo che toscana.indymedia diventi uno strumento accessibile a tutti e gestito nel modo più condiviso possibile, un luogo, virtuale e non, di incontro, confronto e scambio di conoscenze, anche tecniche, ma non solo. Per questa ragione abbiamo in programma di organizzare diverse iniziative pubbliche in giro per la Toscana.
La lista sulla quale discutiamo è aperta all’iscrizione di chiunque si riconosca nel progetto ed è visibile da tutti via web.
Per il momento questo deve essere considerato ancora un sito in fase “sperimentale” e quindi nei prossimi mesi è probabile che ci siano alcuni cambiamenti. Come sempre, contributi, consigli e collaborazioni sono i benvenuti.
Indymedia Toscana sbucherà come per magia durante la Sagra del Precariato di Livorno. Accorrete numerosi!
Il 14 maggio comparve anche “napoli.indymedia.org”, anche questo gestito prevalentemente da mediattivistx che avevano curato la omonima “categoria” sul vecchio sito di (((i))).
Sulla lista “process” continuava però l’impasse, gli scazzi e le discussioni fumose. Qualcuno propose una riunione per fare il punto della situazione, incontro che si tenne a Roma alla fine di novembre. Dalla riunione venne fuori un progetto di riapertura di (((i))) principalmente come un “aggregatore” di informazioni provenienti dai nodi locali che ricalcava in gran parte la proposta fatta da Napoli. La riunione lasciò però ancora molti punti in sospeso riguardanti il funzionamento della futura (((i))).
Nel frattempo continuavano ad aprirsi altri nodi locali: Roma, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Calabria, Abruzzo…
Nonostante continuasse la discussione collettiva con l’obiettivo di riaprire finalmente il sito, a fine maggio del 2008 (((i))) non era ancora ricomparsa.
Venne indetto quindi un nuovo meeting per la fine di giugno a Bologna. Il principale risultato fu la decisione di riaprire il 4 di luglio, sempre nello stesso incontro venne deciso di non aggregare il sito di “lombardia.indymedia.org” a causa di alcuni aspetti non condivisi della sua “policy” e lasciando irrisolte alcune delle problematiche legate al funzionamento dell’aggregatore e della “nuova” entità che avrebbe dovuto gestirlo.
Questo il comunicato che annunciava la riapertura.
4 luglio - IndYpendence Day E' ormai da più di un anno che i nodi italiani di Indymedia hanno ricominciato a lavorare sui territori riportando in contesti locali le pratiche e i principi che sostanziano/animano il lavoro del Network Internazionale di Indymedia. La necessità di creare contesti e spazi in cui chiunque potesse continuare a diventare il proprio media, attraverso meccanismi di pubblicazione aperta e di tutela della privacy, rappresentava infatti una realtà che doveva continuare a trovare spazi di esistenza e che quindi non si concludeva con la chiusura di Indymedia Italia. Le limitazioni e i meccanismi dell informazione mainstream non sono cambiati nel corso di questi anni e lo squilibrio di potere dei processi di comunicazione si è mantenuto intatto, quando non rafforzato. Oggi il compito della comunicazione indipendente non è solo più quello di offrire uno spazio dove consentire la libera pubblicazione di contributi ed una narrazione "altra" della realtà. Proprio per la rapida evoluzione del web in questi ultimi anni e la sempre più diffusa accessibilità dello strumento, oggi diventa fondamentale salvaguardare la peculiarità del metodo di Indymedia e rendere più fruibile e sinergica l'enorme quantità di informazioni che nella rete si distribuiscono, in modo da renderle facilmente reperibili ed efficacemente utilizzabili. E' per questo che i nodi italiani di Indymedia nati in questi anni hanno deciso di aprirsi ad un progetto nazionale attraverso la costruzione di un aggregatore. Un luogo nel quale convogliare e moltiplicare le energie e i flussi di comunicazione provenienti da luoghi diversi, che si compone delle diverse visioni e pratiche di mediattivismo determinate dai bisogni contingenti e dalle necessità che ogni territorio esprime. L aggregatore può generare una comunità diffusa, risultato della collaborazione di molteplici reti di attivisti, centri sociali e realtà che si occupano di comunicazione, che individuano in italy.indymedia.org il catalizzatore della narrazione dal basso della realtà. A tutt oggi, percepiamo ancora l'importanza di una piattaforma di riferimento su cui far convergere le specificità dei progetti di informazione indipendente locali in lingua italiana e di offrire un'occasione di produzione, elaborazione e diffusione dei contributi da essi prodotti, legati ad un modo orizzontale di gestione della comunicazione, nel senso più estensivo di questo termine. Il lungo processo di ridefinizione dei mezzi e degli scopi di Indymedia Italia si è concluso in questa sua prima parte. Se ne apre una nuova. Il 4 luglio 2008 Indymedia Italia torna online. L'IndYpendence Day non è solo una data. E' un simbolo. Nel 1054 per i cinesi, era l'esplosione della Supernova del Granchio. Nel 1865 per gli inglesi era la pubblicazione di Alice nel paese delle meraviglie. Nel 1880 per i Pistoiesi era la nascita dell'anarchica scrittrice Leda Rafanelli. Ogni anno, per tutti, è l'afelio, il giorno in cui la Terra è alla sua massima distanza dal Sole. Per noi, nel 2008, significa il ritorno di un progetto collettivo e indipendente di informazione. 4 luglio - IndYpendence Day Voi fate i piani - noi la storia http://italy.indymedia.org
A seguito delle decisioni prese nell’incontro di Bologna l’assemblea di “toscana.indymedia.org” inviò un documento critico sul progetto che stava dietro la riapertura di (((i))).
Di seguito alcuni stralci del documento inviato alla lista.
E fin dall'inizio ci siamo posti il problema dei collegamenti con altre realta' dell'informazione indipendente e piu' in particolare con quelle che sarebbero nate dalle ceneri di italy.indymedia. Abbiamo, stringatamente, scritto sulle nostre pagine web che toscana.indymedia "potrà in futuro essere integrato in un network geografico italiano." (http://toscana.indymedia.org/about_us) e lo abbiamo sempre inteso come riferimento ad una struttura basata su un semplice "web-aggregatore" dei diversi nodi che prevedesse - solo in casi limitati ed eccezionali - la produzione autonoma di contenuti. Il tutto gestito da una lista aperta nella quale condividere esperienze, collaborazioni e problemi legati al fare informazione indipendente. Il risultato uscito dai due meeting (Roma e Bologna) e indirizzato alla costruzione della nuova italy.indymedia ci sembra vada in una direzione diversa da quella che ci interessa: la creazione delle due liste nazionali che sembrano riproporre, per quanto in buona fede, la struttura di indymedia 1.0, viene addirittura proposta una policy, chiamata "principi di aggregazione", che ci sembra alquanto inutile, in un contesto nel quale ad essere aggregati in maniera organica sono nodi del network internazionale di indymedia che hanno gia' superato un process e che hanno quindi una policy accettata dal network globale. Per dirla in una sola frase, ci sembra che questo aggregatore nasca come una struttura troppo "pesante" e che, nonostante tutte le migliori intenzioni possibili, rischia di gravare sui singoli nodi esistenti e che potrebbe riproporre, nel peggiore dei casi, alcuni dei meccanismi esistenti nella "vecchia" italy.indymedia e da molti criticati. Per queste ragioni non ci sentiamo in sintonia con questo progetto e quindi chiediamo di non considerare il nodo di indymedia toscana tra quelli partecipanti alla nuova italy.indymedia. Ci piace pensare, pero', che ci siano comunque spazi di collaborazione e confronto tipici dei nodi di uno stesso network. Come abbiamo gia' dimostrato con i fatti di questi ultimi due anni, saremo sempre disponibili alla collaborazione ed alla condivisione con tutti i nodi che fanno parte del network indymedia di lingua italiana (e non solo) e speriamo che lo stesso atteggiamento sia condiviso da essi. L'Assemblea di CMI Toscana
A questo punto della storia la difficoltà di raccontare diventa davvero enorme. Tenuto conto che a fine 2008 c’erano almeno una decina di nodi locali e che ognuno di essi aveva almeno una lista di discussione alle quali andrebbero aggiunte almeno altre due liste (“itali-list” e “italy-content”) che gestivano il sito (((i))).
Il progetto nato nel 2000 anche se non più esistente nella forma più conosciuta si era moltiplicato, con alcune varianti in una serie di siti che – in modo a volte uguale e a volte diverso – continuavano comunque a portare avanti una determinata idea di informazione indipendente. E la storia di questi nodi la potrebbero e dovrebbero raccontare quelli che li hanno creati e mantenuti in funzione negli anni successivi.
Per fornire solo un’idea di massima dei risultati che furono raggiunti si può ricordare che nel giugno del 2008, vale a dire circa due anni dopo il “congelamento” di (((i))), il numero totale di contatti che raccoglievano tutti i nodi locali nati nel frattempo erano notevolmente inferiori a quelli del vecchio (((i))).
I nodi locali iniziarono a mostrare i primi segni di crisi già dopo qualche anno di funzionamento e, a partire dal 2010-2011, uno dopo l’altro chiusero tutti: il nodo toscano, il primo ad aprire, chiuse nel marzo 2012 pochi giorni prima che venisse resa pubblica una inchiesta giudiziaria che lo coinvolgeva.
L’ultimo a sparire, il nodo “piemonte” che sopravviverà a “singhiozzo” fino al 2017. Ed è proprio con la sua chiusura che si può considerare definitivamente chiusa la storia iniziata nel lontano giugno 2000.
Anche nel caso dei nodi locali le ragioni della chiusura vanno ricondotte a quel miscuglio di fattori ricordati più sopra ai quali va aggiunto il problema economico, maggiormente pesante per un sito gestito da un piccolo gruppo di persone, un aspetto che spesso era diventato determinante per la sopravvivenza.
Parallelamente alle storie dei nodi locali e non necessariamente in contrasto con essi furono portati avanti diversi tentativi per rilanciare un sito “unico”.
Quello aperto nel luglio del 2008, in versione “beta” restò on-line, con alcune interruzioni fino al 2012. E fino al 2014 ci furono tentativi più o meno concreti di rimetterlo di nuovo in piedi, anche se l’impegno profuso non è mai stato premiato da un interesse che si allargasse fuori da una cerchia di attivisti sempre più ristretta.
Ma questa è un’altra storia che non racconteremo e non perché non sia importante ma solo perché le informazioni su questa parte della vita di (((i))) sono davvero poche, e sia perché dovrebbe raccontarla chi la conosce meglio per averla vissuta direttamente.
Segue con… Indymedia in Italia…