E adesso?
La pseudo biografia di italy.indymedia.org è (praticamente) finita.
Senza avere, come chiarito fin dall’inizio, la pretesa di essere minimamente esaustiva il suo scopo era, con la scusa del ventennale, quello di provare a fornire, a chi non conosce o conosceva poco di quella esperienza, un minimo di materiali per avere una vaga e incompleta idea di quella che è stata una molteplice storia che ha coinvolto, a diversi livelli e per non pochi anni, decine di migliaia di persone.
La voglia di raccontare quelle storie frulla in testa da quasi dieci anni, la voglia di scrivere qualcosa di più corposo di una pseudo biografia ma meno pretenzioso di una storia definitiva. Per fare questo, ammesso di averne la capacità, mancano alcuni pezzi.
Ci sono alcune lacune, tra le tante, che vanno segnalate non fosse altro perché sia chiaro che sono volute e non frutto di dimenticanze o di maldestri tentativi di occultamento o mistificazione.
La lacuna più grossa è sicuramente che manca anche solo un accenno alle questioni di genere e non certo perche queste sono diventate di moda in tempi più recenti ma esclusivamente per il semplice fatto che chi scrive non si ritiene in grado di poter affrontare l’argomento in modo soddisfacente e quindi ha preferito (forse vigliaccamente) saltarlo del tutto. E’ necessario comunque almeno ricordare che la storia di (((i))) non è stata sicuramente una storia esclusivamente maschile, anzi qualcunx potrebbe affermare esattamente il contrario. Un vuoto bello grosso che potrebbe essere riempito da altrx che abbiano voglia di ricordare la storia di una comunità che è stata sicuramente più includente che escludente.
La seconda mancanza riguarda la non menzione delle grosse polemiche interne che hanno attraversato, in diverse occasioni, (((i))) provocando litigi, incomprensioni e tutto il resto. In questo caso la scelta è stata dovuta al fatto che un singolo episodio, a volte anche piccolo, scatenava un diluvio di mail che spesso “contagiavano” anche due o tre liste di discussione diverse e poteva durare settimane. La fatica per ricostruire, in modo corretto, anche solo uno di questi episodi non avrebbe aggiunto molto a questo breve testo. Anche perché poi, dopo lo scannamento polemico, le cose riprendevano a funzionare (o non funzionare…) di nuovo.
Altra lacuna, anche questa voluta, riguarda l’annosa questione del rapporto tra i “tecnici” e i “politici” un rapporto che è sempre stato storicamente conflittuale e mai completamente risolto in modo soddisfacente. Spesso dentro (((i))) si è discusso di questo tipo di problemi e si è anche provato a mitigare l’impatto che aveva sul funzionmento del progetto nel suo complesso. La missione non è riuscita ma nessuno potrà mai dire che non ci si è provato.
Anche all’interno di (((i))) come di qualsiasi comunità la variabilità caratteriale è stata sia una forza che una debolezza ma la presenza di persone ottuse e/o in malafede si è mantenuta quasi sempre a livelli fisiologici. Stesso discorso vale per i troll e per quellx in cerca di notorietà. Anche se i più noiosi e patetici di tutti erano quellx che si capiva anche solo da dove mettevano le virgole che erano dentro al progetto esclusivamente per conto del loro partitino-gruppo-organizzazione-collettivo. Su tutte queste persone e sulle loro brutte figure si è steso, come suol dirsi, un velo pietoso.
Altra mancanza, già segnalata, riguarda l’attività fatta a livello locale dai vari gruppi di attivistx che “facevano indymedia”. Attività iniziata prima della nascita dei nodi geografici creati dopo il congelamento del sito nel 2006 e che è quasi sempre continuata ininterrottamente per più di dieci anni. Come però è stato scritto, queste sono storie che sarebbe meglio se le raccontassero i partecipanti ai vari gruppi sparsi per la penisola.
Da questa parte si potrebbe, e non è una minaccia, raccontare la storia di toscana.indymedia e non è detto che prima o poi non venga fatto :-)
Come già scritto (in diverse occasioni) e ripetuto, se si volesse mettere su un piatto della bilancia le cose positive del progetto e sull’altro quelle negative il primo sarebbe sicuramente sempre quello più pesante. Del resto se un progetto, nato dal basso, indipendente e autogestito, durato nel suo complesso quasi 20 anni, è riuscito a confrontarsi e a volte a “vincere” contro un potere così forte come quello dell’informazione ufficiale vuol dire che quella lotta era possibile, oltre che necessaria.
Ricordare, anche con tutti i difetti delle rievocazioni e di questa in particolare, le tante vite di italy.indymedia.org è stato anche un modo per ribadire che il campo dell’informazione è ancora – accanto a quelli più “classici” – un terreno di lotta dove, oggi forse ancora più di ieri, è necessario impegnarsi.
Nelle puntate precedenti…