Paure e timori

una barchetta di carta con i colori della bandiera palestinese

Il primo attacco contro una imbarcazione della “Global Sumud Flotilla” (GSF) poteva sicuramente considerarsi come un avvertimento in stile mafioso. Il secondo, arrivato a meno di 24 ore dal precedente, specialmente se sarà seguito da altri rappresenta invece una chiara “dichiarazione di guerra”.
Le modalità dell’attentato terroristico ci dicono anche altre cose: che l’intenzione di chi attacca non è immediatamente diretta ad assassinare gli equipaggi a bordo delle imbarcazioni della GSF ma, piuttosto, a provocare danni che rallentino o blocchino definitivamente la navigazione del natante preso di mira. L’uso di un qualche tipo di “drone” costituisce anch’esso una minaccia, visto le quantità di questo genere di armamenti che possono essere messi in campo che superano di gran lunga il numero delle imbarcazioni che potrebbero partecipare alla GSF.
La “guerra” scatenata contro la GSF è di quelle che si basano sulla paura, incutere al nemico uno spavento talmente grande da farlo desistere dal proseguire nella navigazione verso il suo obiettivo. A questo punto la ben nota citazione di Sun Tzu sarebbe un obbligo. Ci vuole davvero poco per trasformare gli attentati che si limitano a danneggiamenti in attacchi che colpiscano le persone.
Oltretutto, anche se la precisione dei “droni” si è ormai dimostrata elevata, esiste sempre la concreta possibilità di un errore che produca effetti diversi da quelli che ci si aspetta. Effetti di solito molto più sanguinosi.
Ed è proprio quest’ultimo aspetto che fa ritenere possibile che anche nel campo dei terroristi che hanno attaccato la GSF circoli un sentimento simile alla paura, certamente non paragonabile a quella che provano gli attaccati in quanto chi esegue gli attentati non corre in pratica alcun rischio personale dal punto di vista fisico. Al massimo chi progetta e chi ordina queste azioni potrebbe avere il timore che gli effetti finali degli attacchi, nel caso vengano reiterati, siano opposti a quelli voluti. Anche per questa ragione, almeno fino a oggi, nessuno ha rivendicato la paternità degli attentati.
Paura contro timore, una “guerra” che in questa fase è principalmente un conflitto di logoramento, che è l’unico campo nel quale ci potrebbe essere un minimo di parità in quanto – dal punto di vista militare – si tratta di una “battaglia” perfettamente asimmetrica: zero armi da una parte e una quantità enorme dall’altra.
In questo momento non è realisticamente possibile prevedere in che direzione si svilupperà la situazione anche se le variabili in campo non sono molte e le scelte possibili ancora meno.

10/09/2025