L’altra internet. Tutti contro i messaggini (da “Umanità Nova”, n.20, 17/06/2018)
A molti, il termine “messaggeria istantanea” (IM, Instant Messaging) può dire poco, mentre citando nomi come WhatsApp, Facebook Messenger, WeChat o Viber più o meno tutti sanno a cosa ci si riferisce. Queste applicazioni [1] contano centinaia di milioni di utilizzatori [2] e sono oggi tra gli strumenti di comunicazione elettronica più diffusi. Come sempre accade, quando un mezzo di comunicazione inizia a essere usato da un grande numero di persone e raggiunge una “soglia critica”, diventa anche di vitale interesse per le autorità costituite. Soprattutto se è uno strumento che permette di comunicare attraverso l’invio e la ricezione di testi, immagini, audio e video.
La maggior parte di questi programmi non offre grandi garanzie per quello che riguarda il rispetto della riservatezza della comunicazione e dei dati personali che vengono forniti dagli utenti, volontariamente e involontariamente. Alcune di quelle che invece garantiscono, almeno fino a un certo punto, una maggiore protezione del contenuto delle comunicazioni che veicolano sono già da tempo nel mirino delle strutture di controllo e repressione. Una delle applicazioni che ha avuto negli ultimi tempi i problemi maggiori è sicuramente “Telegram” [3].
Nel marzo scorso [4] i vertici della sicurezza nazionale iraniana hanno annunciato che avrebbero bloccato, a partire dal mese successivo le comunicazioni tramite “Telegram” a causa del ruolo giocato dai messaggi scambiati tramite quella applicazione durante le proteste di piazza, ma anche al fine di costringere la popolazione a usare dei programmi di IM “autarchici” che sono probabilmente più controllabili. La decisione non ha però avuto l’effetto sperato in quanto gli iraniani hanno iniziato a usare altri risorse a disposizione sulla Rete [5] per aggirare il blocco di stato.
Ad aprile un tribunale russo ha completamente vietato l’uso di “Telegram” in tutto il paese in quanto i suoi creatori si sono rifiutati pubblicamente di fornire alle autorità le chiavi di accesso necessarie per leggere le comunicazioni degli utenti [6]. Il blocco dell’applicazione ha provocato anche “danni collaterali” ad alcuni servizi gestiti dai colossi del web, che venivano usati dal programma per aggirare i sistemi di controllo [7]. In questo caso alla fine a rimetterci sono stati tutti gli utenti in quanto il programma non potrà più usare alcuni di quei servizi [8].
Alla fine maggio viene reso pubblico un tipo di attacco molto più subdolo: le nuove versioni del sistema operativo dell’Apple non permettono (da dopo il blocco operato in Russia) l’aggiornamento del programma e questo per tutti gli utenti [9]. Il che rende ovviamente il programma più insicuro.
Anche i governi di altri paesi, come (per esempio) la Cina, l’Egitto, l’Oman, l’Indonesia, Cuba e gli Emirati Arabi hanno, in diverse occasioni e per tempi più o meno lunghi, varato misure per bloccare l’accesso degli spioni di stato ad alcune delle IM considerate più pericolose per la “sicurezza nazionale”. Una delle ultime applicazioni a farne le spese è stata “Signal”, tra quelle più usate dagli attivisti in quei paesi, che è stata diffidata da un altro colosso del web dall’uso dei suoi servizi [9].
L’accanimento contro alcuni dei programmi di IM è un esempio della vera e propria guerra quotidiana tra il diritto a comunicare in modo libero e riservato, usando tutti gli strumenti a disposizione, e il continuo intervento dei governi e delle strutture statali finalizzato a limitare, in ogni modo, questo diritto.
Il controllo della popolazione è allo stesso tempo un enorme affare economico, molto più grande di quello che si potrebbe credere e non è un caso che spesso le società che vendono ai governi programmi e sistemi di spionaggio affermano, nella loro pubblicità, di essere in grado di intercettare anche le comunicazioni degli IM considerati più sicuri [10].
Bisogna comunque sempre ricordare che il problema principale non sono le tecnologie della comunicazione che, come altri strumenti inventati nel corso degli anni, permettono il contatto diretto tra le persone e quindi possono essere utili per facilitare i rapporti. Il problema sono gli stati, i governi e le imprese che utilizzano queste tecnologie al fine di perseguire i loro scopi che con la libertà di comunicazione non hanno nulla a che fare.
Pepsy
Riferimenti
[1] Su questa pagina trovate una lista dei programmi di IM e una tabella comparativa delle loro principali caratteristiche
https://en.wikipedia.org/wiki/Comparison_of_instant_messaging_clients
[2] https://www.statista.com/statistics/258749/most-popular-global-mobile-messenger-apps/
[3] https://telegram.org/
[4] https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2018/04/iran-telegram-block-filtering-protests-boroujerdi-soroush.html
[5] https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2018/04/iran-telegram-block-filtering-rouhani-jahromi-opposition.html
[6] http://www.theguardian.com/world/2018/apr/13/moscow-court-bans-telegram-messaging-app
[7] https://www.privateinternetaccess.com/blog/2018/04/russias-telegram-ban-is-a-fiasco-and-its-rendering-millions-of-ip-addresses-inaccessible/
[8] https://www.theverge.com/2018/5/1/17308508/amazon-web-services-signal-domain-fronting-ban-response
[9] https://t.me/durov/87
[10] https://signal.org/blog/looking-back-on-the-front/
[11] https://motherboard.vice.com/en_us/article/bj54kw/grey-heron-new-spyware-brochure-hacking-team