Non ne sentivamo la mancanza ma era un po’ di tempo che non compariva sulla scena politica italiana un nuovo “popolo” a dimostrare che, come ci hanno insegnato a scuola, la storia ha la pessima abitudine di ripetersi.
Senza voler fare una ricerca scientica e andando solo a memoria (con un piccolo aiuto dagli archivi digitali) potremmo far risalire l’inizio della storia all’epoca di “tangentopoli”, quando sulle macerie lasciate dal crollo dei partiti istituzionali, tutti più o meno coinvolti in storie poco edificanti, fece la sua comparsa la “società civile”.
Con la immediata collaborazione dei rudimentali mezzi di comunicazione di massa esistenti in quegli anni gruppi di persone iniziarono a scendere in piazza chiedendo a gran voce la moralizzazione della politica, scelsero i loro santi protettori e protestarono in tutta la penisola, senza bandiere di partito. Una parte di questi finirono poi in un partito personale che ebbe anche un discreto successo elettorale per poi estinguersi, in modo non particolarmente brillante, dopo qualche anno.
A partire da questa “società civile” e nel corso degli ultimi 20-25 anni sono germogliati altri più o meno effimeri fenomeni sociali di piazza ai quali sono state affibbiate delle etichette (oggi #hashtag) che forse ricordano in pochi.
Chi si ricorda “il popolo dei fax” nato quando ormai quello strumento stava per estinguersi? Non lo ricordate? Magari allora ricordate i “girotodini”, un nome davvero ben trovato, anche se è difficile dire che fine abbiano fatto. Sicuramente non ricorderete “il popolo degli SMS” perché probabilmente sarà durato due settimane. E che dire del “popolo viola”? Mai sentito? Abbiamo sempre sospettato che l’idea sia venuta a qualcuno che aveva letto (capendoci poco) “Ammazza un bastardo!”.
Ne abbiamo dimenticato sicuramente qualcuno, forse, tipo il “BoBi”, ma qui non siamo sulla Wikipedia. Erano comunque tutti movimenti formati da gruppi di persone con un orientamento politico trasversale ai partiti tradizionali, tutti alla ricerca di qualcosa di diverso-ma-uguale-ma-diverso.
Poi sono arrivati loro, a volte (soprattutto agli inizi) chiamati anche “popolo di Grillo” e dopo “grillini” che, almeno in parte, hanno raccolto e messo a frutto l’eredità della ormai mitica “società civile” iniziale. Grazie al loro programma politico tipo supermercato sono gli unici ad aver avuto davvero un grande successo. Almeno fino a ieri.
Oggi le “sardine” continuano questa ormai vecchia tradizione, comparendo in un panorama sociale preoccupante e alla vigilia di una serie di scadenze elettorali ravvicinate che potrebbero segnare un ulteriore spostamento a destra dell’asse politico. Cosa ne sarà di loro non lo sappiamo ma intanto teniamo aggiornato il nostro elenco.