Ennio ha fatto parte di quella “sporca dozzina” che nei primi anni ’80 fondò l’Organizzazione Anarco-Comunista Napoletana (OACN). Era al primo anno di Medicina ma, nonostante la pesantezza dello studio, ha partecipato in prima persona a tutte le iniziative e non so proprio come riuscisse a trovare il tempo anche per la socialità, che in quegli anni era a base di cene improvvisate in case ospitali, concerti underground, vagabondaggi notturni e spericolati zig-zag con la sua Renault 4.
Il suo è stato un anarchismo mai dogmatico, sempre allegro, possibilista e lungimirante. Fu lui a organizzare le riunioni nelle quali un informatico, suo compagno di liceo, venne a spiegarci cos’erano i Personal Computer e come e perché avrebbero cambiato tutto.
Vacanze estive, capodanni in giro per l’Italia e iniziative politiche ci hanno tenuto in contatto lungo più di 40 anni, anche quando il suo lavoro e il mio hanno messo tra le nostre vite troppi chilometri di distanza e poco tempo per frequentarci come in passato. Molti i ricordi e troppo il dolore per raccontare le innumerevoli “storie” personali e politiche vissute insieme, l’ultima delle quali quando accompagnammo i figli a Lucca Comics, con lui travestito da Corto Maltese.
Lo scorso novembre è comparso su mastodon.bida.im e il suo ultimo messaggio è stato: “Fratello confermo anche qui pluvia non finir y tengo da mangiar hasta Catanzaro: mierda. besos”.
Baci, fratello.
Peppe ‘o psicologo