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Conversioni pericolose

Fino a questo momento, al tempo del C-19, quello sotto è il cartello che preferisco; suppongo sia diffuso anche in altre città e qui fa bella mostra nella vetrina di un bar in centro:

Conversioni sbagliate

Il cartello è interessante, oltre che leggermente ridicolo, e fa venire in mente alcune pigre riflessioni:

1. che anche ai tempi di Internet le persone non sanno convertire una unità di misura in un’altra, 6 piedi (“feet”) equivalgono a circa 1,8288 metri;

2. che le misure di sicurezza prese durante la pandemia non avevano/hanno sempre delle solide basi scientifiche;

3. che noi italiani ci vogliamo più bene degli statunitensi;

4. che qualcuno potrebbe pensare che in quel bar bisogna tenere una distanza interpersonale diversa a seconda della nazionalità di appartenenza;

5. che il cartello non è proprio il massimo, sia dal punto di vista dell’utilità che della comunicazione;

6. mi fa notare Nicolas Laney (via mastodon) che si potrebbe anche vederci una divisione di genere, ma solo se le persone sono vestite in modo tradizionale.

Il rumore del tempo di lavoro

Dalle pagine di una rivista degli anni ’70, di quelle non con una grande diffusione, un articolo sull’interminabile problema degli omicidi sui posti di lavoro. Sono passati quasi 50 anni ma nessuno leggerà mai il suo testo a un concerto del Primo Maggio.

da “L’erba voglio” (1976)

da “L’erba voglio” (1976)

da “L’erba voglio” (1976)

Maledetta memoria

Ho incontrato Valerio Evangelisti solo una volta, molto tempo fa, probabilmente 15 anni o più, non ricordo la data, maledetta memoria.
Ricordo invece altre cose, che eravamo al Next Emerson di Firenze e che veniva presentato il sito Carmilla (o era la rivista di carta?), maledetta memoria.
Mentre si mangiava qualcosa in attesa che iniziasse la presentazione ci siamo messi a parlare, non ricordo chi di noi due avesse attaccato bottone, ma ricordo che chiacchierammo di Bologna, di movimenti sociali, di Internet e di Indymedia… era la prima volta che mi trovavo a parlare con uno scrittore del quale avevo letto (quasi) tutto e che avrei continuato a leggere anche dopo.
Sapevo con chi stavo parlando ma quei 10-15 minuti me lo fecero apprezzare anche come persona e come compagno oltre che come scrittore.
Non ricordo altro, maledetta memoria, ma  so che non potrò più avere la possibilità di ringraziarlo per le storie che ha raccontato.