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Comunicazione decente e indecente 1

“Devi imparare a stare zitt* se vuoi discutere con me!” (Pseudo Anonimo)

Ancora a proposito delle dinamiche di comunicazione su mastodon.bida.im e per la solidale comprensione che ho verso chi amministra quell’istanza.

Uno dei motivi ricorrenti negli scambi problematici all’interno e all’intorno [1] dell’istanza in questione riguarda i thread [2] che si sviluppano periodicamente a proposito di toot ritenuti da alcun* offensivi, da altr* meno da altri ancora per nulla [3].

Quello che segue è un elucubrazione personale. Insulti e critiche, anche dirette, sono benvenute all’indirizzo e-mail.

Per prima cosa ritengo opportuno sottolineare che, per come funziona, una istanza mastodon non è lo strumento migliore per fare discussioni approfondite, ragionamenti lunghi e complessi o qualsiasi altro tipo di comunicazione che non sia più o meno quella estemporanea di un “social coso”. Questo è il principale motivo per il quale le cose che volevo scrivere le scrivo qui che ho più spazio a disposizione e non ho un avviso sonoro se qualcuno mi boosta il toot.

Sempre per come funziona mastodon, ognuna delle persone iscritte all’istanza “vede” una versione del flusso di comunicazione leggermente o pesantemente diversa da quella delle altre persone in base ad alcuni settaggi che chiunque può o meno attivare autonomamente. Il “blocco” di un altra persona e/o il suo “silenziamento” rendono la visualizzazione di Tizia diversa da quella di Caio e da quella di Semproniu [4]. Sei i blocchi e/o silenziamenti sono multipli, reciproci e/o incrociati le possibilità di visualizzazioni diverse diventano un fattore di distorsione che non si può ignorare.

A questa caratteristica va aggiunta quella, altrettanto importante, che chiunque può, quando vuole, cancellare un suo toot, facendo così magari sparire l’origine di un thread e aggiungendo al problema indicato sopra una ulteriore livello di distorsione che sconsiglia, come già scritto, di usare una istanza mastodon per discutere in modo appena decente.

Se non si tengono sempre ben presenti le due cose scritte sopra si è destinati a commettere errori di valutazione su quello che succede e, spesso, a intervenire in modo sbagliato in alcune discussioni e, in alcuni casi, persino non accorgersi che esistano (a volte magari è anche meglio) certe discussioni.

Di seguito ci occupiamo solo di una delle “discussioni tipo” ricorrenti, non perché altre non lo meritino ma solo per non rendere questo scritto ancora più lungo e noioso.

Il meccanismo comunicativo scatenante della “discussione tipo” alla quale faremo riferimento è, in linea di massima, di questo genere:

Tizia [5] scrive qualcosa.

Caio [5] replica direttamente con un “meme” o con qualcosa di scritto a quello che ha scritto Tizia. Oppure Caio pubblica un toot (non una replica diretta!) con qualcosa che, direttamente o indirettamente, fa riferimento o sembra fare riferimento al toot iniziale di Tizia.

Tizia, Caio e/o Semproniu commentano a favore o contro Tizia, a favore o contro Caio. Caio, eventualmente, replica, eccetera eccetera…

A questo seguono interventi vari sull’accaduto, qualcuno ragionato altri meno, che per le ragioni specificate sopra non è possibile seguire in modo decente a meno di non perderci una giornata.

Evitando di fare esempi perché è noto che spesso poi le repliche si spostano dal problema all’esempio, in queste “discussioni tipo” si cristallizzano alcune posizioni che tornano a riproporsi periodicamente in modo quasi sempre uguale ed è per questa ragione che le considero “discussioni tipo”.

Segue…

 

NOTE

[1] Va tenuto presente che, oltre all’istanza in questione, sono stati creati altri ambiti di comunicazione e discussione popolati da persone che sono iscritte a mastodon.bida.im in questo caso faremo però come se queste non esistessero in quanto ne conosciamo solo alcune e non possiamo essere sicuri che siano le uniche.

[2] Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Thread_(comunicazione_online)

[3] Qui semplifico ma poi nel corso dell’elucubrazione sarò più specifico.

[4] Per amore di complicazione in questa elucubrazione “Tizia” è riferito a un qualsiasi nick che sembra indicare che la sua proprietaria sia di genere femminile, “Caio” è riferito a un qualsiasi nick che sembra indicare che il suo proprietario sia di genere maschile e “Semproniu” è riferito a un qualsiasi nick che sembra indicare una persona di qualsiasi altro genere.

[5] Leggi la nota 4 per favore!

Santa pazienza

“Lunico errore che faccio è che certe volte credo di sbagliare” (cit.)

Anche se le riflessioni che seguono sono dedicate in particolare a chi usa l’istanza mastodon.bida.im la maggior parte delle cose scritte valgono in generale anche per altri ambienti virtuali di comunicazione. Le scrivo sul blog perché pubblicarle a “toot” renderebbe il testo meno comprensibile.

Ed è proprio dai limiti di uno strumento come Mastodon che conviene iniziare il discorso.

La Comunicazione Mediata da Computer (CMC per gli amici) tra persone passa attraverso canali diversi: email, chat, mailing list, messaggi istantanei, ecc… ognuno di questi ha delle caratteristiche, di ordine tecnico, peculiari che lo differenziano dagli altri sotto molti aspetti.

Per esempio ci sono strumenti sincroni, tipo le chat, che consentono di interagire in tempo reale e strumenti asincroni, tipo le mailing list, dove a prevalere sono le interazioni più dilatate nel tempo. Anche se su una lista ci possono essere persone che sono sempre connesse e replicano a un email dopo mezzo secondo, ce ne saranno altre che la leggono una volta al giorno e quindi risponderanno in un altro momento.

Mastodon, sebbene permetta di rispondere immediatamente a un “toot” somiglia più a una sorta di blog “collettivo” e quindi può essere usato in diversi modi anche se per una discussione approfondita presenta molti più svantaggi che vantaggi rispetto a una serie di “toot” sullo stile di botta e risposta.

Questo perché non tutti gli strumenti della CMC possono essere usati (proficuamente) per le stesse cose: se devi coordinare una azione di strada in tempo reale difficilmente potrai farlo usando una lista di discussione ma piuttosto userai uno strumento di messaggistica istantanea o una chat. Se invece devi discutere più approfonditamente su un argomento probabilmente sarebbe meglio usare una mailing list che Mastodon.

E questa è la prima “regola” che andrebbe rispettata. Non tanto perché ci sia necessità di regole e di rispetto ma principalmente perché sarebbe poco furbo usare un martello da falegname per tentare di svitare i bulloni della ruota di una automobile.

Uno strumento come Mastodon è fatto, principalmente, per pubblicare brevi scritti e per condividere contenuti. Contenuti che possono essere molto vari: la foto-notizia di una iniziativa, un link interessante, una riflessione generale, una domanda, una richiesta ma anche un contenuto di tipo personale, nel senso che riguarda soprattutto chi scrive.

Ma, qualsiasi sia il contenuto del “toot”, ci si dovrebbe rendere conto che alla sua pubblicazione potrebbe seguire una “reazione” di qualche tipo.

Questo semplicemente perché se una persona si esprime in un “luogo pubblico” deve mettere in conto una possibile reazione e per reazione intendo anche un silenzio assordante. Sono infatti le reazioni che sono alla base di qualsiasi “social coso”, senza di queste ci sarebbe solo un flusso ininterrotto di contenuti senza nessun collegamento tra di loro.

Per cui la seconda “regola” da seguire prima di scrivere un “toot” è quella di riflettere sulle reazioni che quello che si sta per pubblicare potrebbe suscitare nelle altre persone. La frase precedente non vale per troll o per flamer.

Seguire la seconda “regola” è difficile perché si entra nel campo delle diversità individuali, il che apre un mondo infinito di possibilità praticamente uguale al numero di universi paralleli che esistono nelle serie TV.

Pubblicare il link a un concorso dove si vince una mascherina al profumo di bacon potrebbe offendere qualche persona? E ripescare la storia dei “bonsai kitten”?

Proseguendo sull’importanza di valutare preventivamente quello che si vorrebbe pubblicare si arriva a uno dei nodi più delicati, vale a dire ai “toot” che riguardano il proprio “personale”.

“oggi mi sento più psichedelico del solito”
“ho cucinato pasta e fagioli (con cotiche o senza)”
“il mio gatto ha detto MIAO”

Come scritto sopra le reazioni a quello che viene pubblicato sono l’elemento di base sul quale si fonda il funzionamento dei “social cosi”. Del resto se Mastodon fosse esclusivamente un susseguirsi di “toot” senza alcuna reazione la cosa potrebbe assumere anche aspetti preoccupanti, anche se discretamente interessanti dal punto di vista di chi analizza la comunicazione.

A questo punto la videocamera dovrebbe inquadrare chi legge un “toot” di tipo personale e reagisce con un commento.

Tralascio qui tutto quello che riguarda “stelline”, “condivisione” e annessi e connessi e mi riferisco solo ai commenti scritti, che abbiano o meno una immagine allegata o che consistano solo in una immagine allegata.

In questo caso la “regola” dovrebbe essere questa: nei commenti ai “toot” di tipo “personale” andrebbero evitati attacchi, insulti e squalifiche (nel senso psicologico del termine) indirizzati alla persona che ha scritto il “toot” che si commenta. A meno che non siano una reazione diretta, ovvero quando sono una risposta a una chiara provocazione di tipo personale alla quale si ha tutto il diritto di replicare a tono.

In casi di “toot” del genere:
“i nati sotto il segno dei pesci con ascendente acquario puzzano”
“il calcio non piace agli snob”
“sono allergico al pelo dei cani”

Seguire questa “regola” è molto semplice, in quanto basta ricordarsi che è sempre legittimo criticare, anche aspramente, il contenuto di quello che non ci piace senza bisogno di attaccare chi lo ha scritto. Questo perché bisogna sempre ricordarsi che per litigare è necessario essere (almeno) in due.

In altri casi seguire questa “regola” è molto più complicato dal fatto che a volte il contenuto pubblicato riguarda questioni che attengono alla sfera intima o emotiva sia personale che collettiva. Non entro nel merito delle ragioni che possono spingere le persone a raccontare in pubblico situazioni, storie, stati d’animo di carattere “intimo” delle quali probabilmente sarebbe meglio parlare con persone che si conoscono, piuttosto che con degli sconosciuti. Segnalo solo che questo genere di “toot” difficilmente producono qualcosa di buono.

Bisogna però evitare anche una sorta di autocensura, per cui si evita volutamente di affrontare certi argomenti perché si ritiene che possano essere offensivi per qualche persona. Visto che non è possibile conoscere e tener conto delle sensibilità di tutte le singole persone, che potenzialmente possono leggere quello che si scrive, si rischierebbe di creare un ambiente dove una presunta “sicurezza” sarebbe il risultato di una totale omologazione e dell’appiattimento delle differenze individuali. O della trasformazione di Mastodon in uno “sfogatoio” piuttosto che in un ambiente dove poter discutere e confrontarsi anche su argomenti “intimi”.

In altri termini sono fermamente convinto che, ogni tanto, un bel flame ci stia bene, basta che non diventi la modalità comunicativa prevalente e che sia sempre, per quanto umanamente possibile, un litigio rispettoso delle persone.

Sintetizzando, quella specie di “regole” indicate sopra, si potrebbero ridurre anche a una sola: avere pazienza, una virtù necessaria anche se so bene che i suoi limiti sono strettamente individuali. Avere pazienza con chi reagisce male a quello che pubblichiamo e avere pazienza con quello che pubblicano le altre persone.

Oltre ad una “santa pazienza” bisognerebbe – da parte di chiunque – ricordare che la comunicazione andrebbe *sempre* contestualizzata e quello che una persona potrebbe considerare offensivo per un’altra potrebbe essere considerato ironico. E se ogni persona ha tutto il diritto di trovare “insultante” quello che vuole dovrebbe concedera anche alle altre persone gli stessi diritti che reclama.

Nota Bene. La “santa pazienza” non si applica a contenuti sfacciatamente sessisti, razzisti, fascisti, ecc…

Pazienza perché l’unica alternativa sarebbe creare o tentare di creare ambienti di comunicazione sterilizzati nei quali tutte le persone la pensano più o meno allo stesso modo. Del resto l’ambiente di comunicazione più sicuro per tutti i suoi utenti è quello dove nessuno comunica con nessuno.

“Piano B”

Un opportuno “toot” su mastodon.bida.im mi fa venire in mente che il mio suggerimento può essere sostituito da una modalità che non presuppone particolari virtù. Autorizzato dall’autore, che ringrazio, copio e incollo di seguito un sistema alternativo per non essere disturbato oltre il necessario.


naivespeaker

Non proponiamo “La mossa del Fassino” perché è subdolamente oppressiva, ma possiamo consigliare una soluzione a chi soffre per l’ignoranza e la cattiveria che dominano l’istanza che l* ospita.

1. Bloccate tutti quell* che non sono dispost* a darvi sempre ragione

2. Sottoponete alla vostra accettazione le richieste di seguirvi

3. Accettate come follower solo quell* che sono dispost* a darvi sempre ragione

4. Impostate “Visibili solo dai Follower” per tutti i vostri toot

5. Interagite con chi vi dà sempre ragione

6. E così nessuno si farà male

In questo modo potrete continuare ad usufruire del servizio fornito dall’ignorante e cattiva istanza.

Volendo potrete contribuire economicamente a pagare i server che vi ospitano, e sentirvi in pari.


 

Sarchia: Hai letto la decisione del Parlamento Europeo?
Pone: Quale?

Sarchia: Quella su cosa si possa scrivere sulle etichette dei prodotti alimentari a base di vegetali.
Pone: Ah, si, la questione dell’hamburger vegano con annessi e connessi.

Sarchia: Si, quella. Cosa ne pensi?
Pone: Che le parole a volte somigliano agli esseri viventi. Nascono, crescono di più o di meno e poi, a volte, passano una vecchiaia solitaria, dimenticate da tutti e in alcuni casi poi arriva la loro definitiva scomparsa.

Sarchia: Si, ma alcune parole hanno anche un destino diverso, quello di cambiare significato nel corso del tempo.
Pone: A volte sono quelle più affascinanti.

Sarchia: Prendi, a esempio la parola “hamburger”, una parola relativamente recente (viene fatta risalire al 1884) e che deriva probabilmente dal nome di una nota città tedesca Amburgo (Hamburg). Negli corso degli anni la parola ha finito per essere comunemente associata a un panino con dentro una polpetta di carne, insalata e altre cose varie.
Pone: E non è finita. Oggi la parola è legata anche all’informatica dove esistono le “hamburger icon” che sono composte da tre linee orizzontali sovrapposte e che di solito richiamano un menù a discesa.

Sarchia: Si una parola, nel corso del tempo, può cambiare significato e, in alcuni casi, anche nel suo opposto.
Pone: Già.

Sarchia: E cosa ne pensi della decisione del Parlamento Europeo?
Pone: Dal punto di vista linguistico o cosa?

Sarchia: Da quello che preferisci.
Pone: Tenderei a distinguere i piani. La decisione presa è chiaramente una decisione dettata da interessi esclusivamente economici e quindi legati al profitto. Da una parte l’industria della carne e dall’altra gli imprenditori che producono alimenti vegetali e che sono interessati ai miliardi di dollari di questo mercato. In mezzo qualche anima candida vegetariana o vegana che ha fatto proprio il nefasto detto: “il nemico del mio nemico è mio amico”.

Sarchia: Quindi per te “hamburger vegano” non è un ossimoro?
Pone: Beh, certo che è un ossimoro. Ma gli ossimori non sono vietati dalle leggi, almeno ancora no. Se volessi esprimere il mio pensiero completo proverei con una fantasia.

Sarchia: Nemmeno queste sono vietate, almeno per il momento.
Pone: Fantastico di essere un imprenditore del settore dell’allevamento bovino e suino. Un grosso imprenditore, ma grosso assai. Chiederei ai miei veterinari e tecnici di incrociare due razze di bovini e di crearne una nuova. La chiamerei “soia” e commercializzerei la bistecca di soia. Poi farei lo stesso con due razze di suini e chiamerei “tofu” quella nuova, così potrei commercializzare la salsiccia di tofu.

Sarchia: Temo che sia una fantasia davvero impossibile. Le autorità te lo vieterebbero.
Pone: E come?

Sarchia: Ti vieterebbero di usare i termini “bistecca di soia” o “salsiccia di tofu” perché generano confusione con prodotti dai nomi simili ma che sono di origine vegetale.
Pone: Questo dimostra l’inutilità della nostra discussione. Sarebbe bastato rileggersi un classico. Prego.

“Quando io uso una parola” disse Humpty Dumpty in tono alquanto sprezzante, “questa significa esattamente quello che decido io… né più né meno”
“Bisogna vedere” disse Alice “se lei può dare tanti significati diversi alle parole”
“Bisogna vedere” disse Humpty Dumpty “chi è che comanda… è tutto qua”
(L. Carroll, Attraverso lo specchio)