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Indymedia in Italia…

E adesso?

La pseudo biografia di italy.indymedia.org è (praticamente) finita.

Senza avere, come chiarito fin dall’inizio, la pretesa di essere minimamente esaustiva il suo scopo era, con la scusa del ventennale, quello di provare a fornire, a chi non conosce o conosceva poco di quella esperienza, un minimo di materiali per avere una vaga e incompleta idea di quella che è stata una molteplice storia che ha coinvolto, a diversi livelli e per non pochi anni, decine di migliaia di persone.

La voglia di raccontare quelle storie frulla in testa da quasi dieci anni, la voglia di scrivere qualcosa di più corposo di una pseudo biografia ma meno pretenzioso di una storia definitiva. Per fare questo, ammesso di averne la capacità, mancano alcuni pezzi.

2002 Firenze Indymeeting

2002 Firenze Indymeeting

Ci sono alcune lacune, tra le tante, che vanno segnalate non fosse altro perché sia chiaro che sono volute e non frutto di dimenticanze o di maldestri tentativi di occultamento o mistificazione.

La lacuna più grossa è sicuramente che manca anche solo un accenno alle questioni di genere e non certo perche queste sono diventate di moda in tempi più recenti ma esclusivamente per il semplice fatto che chi scrive non si ritiene in grado di poter affrontare l’argomento in modo soddisfacente e quindi ha preferito (forse vigliaccamente) saltarlo del tutto. E’ necessario comunque almeno ricordare che la storia di (((i))) non è stata sicuramente una storia esclusivamente maschile, anzi qualcunx potrebbe affermare esattamente il contrario. Un vuoto bello grosso che potrebbe essere riempito da altrx che abbiano voglia di ricordare la storia di una comunità che è stata sicuramente più includente che escludente.

2003IMCCampDarby

2003 IMC Camp Darby

La seconda mancanza riguarda la non menzione delle grosse polemiche interne che hanno attraversato, in diverse occasioni, (((i))) provocando litigi, incomprensioni e tutto il resto. In questo caso la scelta è stata dovuta al fatto che un singolo episodio, a volte anche piccolo, scatenava un diluvio di mail che spesso “contagiavano” anche due o tre liste di discussione diverse e poteva durare settimane. La fatica per ricostruire, in modo corretto, anche solo uno di questi episodi non avrebbe aggiunto molto a questo breve testo. Anche perché poi, dopo lo scannamento polemico, le cose riprendevano a funzionare (o non funzionare…) di nuovo.

Altra lacuna, anche questa voluta, riguarda l’annosa questione del rapporto tra i “tecnici” e i “politici” un rapporto che è sempre stato storicamente conflittuale e mai completamente risolto in modo soddisfacente. Spesso dentro (((i))) si è discusso di questo tipo di problemi e si è anche provato a mitigare l’impatto che aveva sul funzionmento del progetto nel suo complesso. La missione non è riuscita ma nessuno potrà mai dire che non ci si è provato.

2003 Livorno Presentazione Indymedia

2003 Livorno Presentazione Indymedia

Anche all’interno di (((i))) come di qualsiasi comunità la variabilità caratteriale è stata sia una forza che una debolezza ma la presenza di persone ottuse e/o in malafede si è mantenuta quasi sempre a livelli fisiologici. Stesso discorso vale per i troll e per quellx in cerca di notorietà. Anche se i più noiosi e patetici di tutti erano quellx che si capiva anche solo da dove mettevano le virgole che erano dentro al progetto esclusivamente per conto del loro partitino-gruppo-organizzazione-collettivo. Su tutte queste persone e sulle loro brutte figure si è steso, come suol dirsi, un velo pietoso.

Altra mancanza, già segnalata, riguarda l’attività fatta a livello locale dai vari gruppi di attivistx che “facevano indymedia”. Attività iniziata prima della nascita dei nodi geografici creati dopo il congelamento del sito nel 2006 e che è quasi sempre continuata ininterrottamente per più di dieci anni. Come però è stato scritto, queste sono storie che sarebbe meglio se le raccontassero i partecipanti ai vari gruppi sparsi per la penisola.

Da questa parte si potrebbe, e non è una minaccia, raccontare la storia di toscana.indymedia e non è detto che prima o poi non venga fatto :-)

2004 Genova Indymeeting

2004 Genova Indymeeting

Come già scritto (in diverse occasioni) e ripetuto, se si volesse mettere su un piatto della bilancia le cose positive del progetto e sull’altro quelle negative il primo sarebbe sicuramente sempre quello più pesante. Del resto se un progetto, nato dal basso, indipendente e autogestito, durato nel suo complesso quasi 20 anni, è riuscito a confrontarsi e a volte a “vincere” contro un potere così forte come quello dell’informazione ufficiale vuol dire che quella lotta era possibile, oltre che necessaria.

Ricordare, anche con tutti i difetti delle rievocazioni e di questa in particolare, le tante vite di italy.indymedia.org è stato anche un modo per ribadire che il campo dell’informazione è ancora – accanto a quelli più “classici” – un terreno di lotta dove, oggi forse ancora più di ieri, è necessario impegnarsi.

Nelle puntate precedenti…

  1. Italy prima di italy
  2. Andare a Genova passando per Napoli
  3. Genova. Il battesimo del fuoco
  4. Il villaggio indyano
  5. Tutti vs italy.indymedia.org
  6. Signore e signori, si chiude
  7. La “balcanizzazione”

Indymedia in Italia 7

7. La “balcanizzazione”

Il termine “balcanizzazione” fu usato a proposito e sproposito quando molti iniziarono a prendere in considerazione la costruzione di nodi locali autonomi piuttosto che la riapertura di un nuovo sito “monolitico”.

Per molti, forse non del tutto a torto, la storia di (((i))) potrebbe dirsi conclusa il 30 novembre del 2006.

200612 splash chiusura italyindymedia.org

200612 splash chiusura italyindymedia.org

Ma, in realtà, quella fine segnava ancora una volta l’inizio di una nuova vita del progetto che, sebbene con aspetti diversi, era ancora abbastanza saldamente ancorato alle idee iniziali.

Contemporaneamente all’avvio delle discussioni sulla lista “Italy-process” (circa 300 iscritti a fine 2006), in diverse località i gruppi di mediattivistx che avevano gestito le varie “categorie” locali ragionavano collettivamente su cosa fare.

In alcuni casi avevano già in mente un progetto preciso.


Date: Tue, 12 Dec 2006 23:00:50 +0100
To: italy-process@lists.indymedia.org
From: [...]
Subject: Re: [Italy-process] Nuova lista cmi-toscana

[...]

Il percorso che stiamo cercando di fare in "toscana" e' proprio quello di
provare a ri-costruire un progetto ripartendo da zero, per questo abbiamo
richiesto al network di iniziare un process per un nuovo nodo.

Il nostro lavoro sicuramente terra' conto sia delle esperienze passate,
quasi tutti abbiamo fatto indymedia per diversi anni, sia quelle positive
che quelle negative.

Come abbiamo gia' chiarito questo percorso non esclude una dimensione piu'
larga di quella "regionale" anche se ancora non sappiamo come le due strade
si incontreranno. Oltretutto alcun* di noi seguono anche il lavoro di
questa lista.

[...]

La discussione su “Italy-process” procedeva con foga e venivano messi sul tavolo molti dei problemi “ereditati” dall’esperienza precedente.

Sulla lista si aprirono numerosi filoni di discussioni, nei quali si mischiarono questioni tecniche, politiche e comunicative che rendevano più difficile arrivare a dei punti fermi condivisi. A questo si aggiunsero le reazioni provocate dal “congelamento” di (((i))) e le dinamiche che esistono da sempre sulle liste di discussione, compresi gli inevitabili troll e le aspiranti “star”.

Intanto anche da Torino arrivò la decisione di aprire il nodo “piemunt”, come venne annunciato in un report dell’assemblea locale.


In contemporanea si e' sentita la necessita', visto l'andazzo di
italy-process e i percorsi che sia i toscani che i napoletani stanno
seguendo e che li sta portando alla creazione di nodi locali di
indymedia, di avviare un percorso di confronto con queste due realta' e
di avvio del process a livello internazionale per la creazione di
indymedia piemunt.

Da Napoli arrivò la proposta di far diventare (((i))) un aggregatore dei vari nodi locali, la prima e unica proposta organica complessiva che aveva un minimo di coerenza.

Di seguito un estratto dal documento inviato in lista.


1) Progetto globale

1.1 è chiaro che Italy.indymedia.org non esiste più come progetto
monolitico, la sua gestione, mantenendo una policy comune, dovrebbe
esser divisa tra i vari nodi locali e per affinità. I nodi locali sono
naturalmente composti da persone della stessa area geografica, mentre le
categorie per argomento da attivisti che si riuniscono per affinità ed
interessi riguardo ad un determinato tema (guerre globali, ambiente
etc.). Ogni lista gestisce la propria sezione per quanto riguarda le
feature, l'amministrazione del newswire, la scelta dei feed.
[...] La lista Italy rimarrebbe come luogo di coordinamento dei vari nodi e per discutere di eventuali casi controversi riguardo alla gestione di un determinato nodo.

1.2 La pagina nazionale diventerebbe quindi un aggregatore di feed dai
nodi locali e per argomento mantenendo visivamente il classico newsire
complessivo (però quadripartito, vedi il punto 2.2) con la possibilità
di filtrare su richiesta i post provenienti da un locale, da un
argomento o da entrambi scegliendo di far comparire quello che un
determinato nodo locale ha prodotto su un determinato argomento [...]

1.3 Le feature sul nazionale dovrebbero apparire in vari riquadri
contenenti ciascuno l'ultima feature prodotta da un determinato nodo,

[...]

2) Il newswire

2.1 Pubblicazione con obbligo di selezione di una categoria o nodo locale

2.2 Newswire quadripartito diviso per: notizie, comunicati/volantini,
altri media/repost, e analisi. E' obbligatoria la selezione di uno dei 4
ed in caso di selezione incorretta l'admin interviene per spostare nella
giusta sezione. [...]

2.3 Il campo dell’autore resta obbligatorio, ma non viene visualizzato
sul newswire, ma solo all’interno della notizia, per mantenere un
importante parametro di ricerca evitando però personalismi. L’autore
potrebbe rimanere visibile anche dal newswire solo nella zona dei
comunicati dove è più importante

2.4 Possibilità per chi posta di inserire più tag e per chi legge di
votare la notizia oltre che di segnalare agli amministratori un post
fuori policy. [...]

2.5 Integrazioni e commenti: le possibilità di integrare la notizia e di
commentarla verranno divise in due zone separate ma collegate al post e
serviranno sempre a facilitare la ricerca di informazioni e a
risparmiare la letture dei commenti personali a chi non ne fosse
interessato [...]

2.6 Ogni nodo sceglierà un nw di default ma in seguito l'utente
attraverso i cookies potrà scegliere la sua visualizzazione del flusso
di notizie

2.7 L’Agenda rimane la stessa, la presenza del forum è da decidere, ma
tendiamo per il no.

3) inclusione di progetti strutturati che si occupano di comunicazione
indipendente all'interno di Indy

- Una parte della pagina verrà riservata a feed rss provenienti da siti
di informazione indipendente o blog inizialmente scelti dagli attivisti
dei vari nodi (locali o per argomento). [...]

4) Feature

- Un indymedia così strutturata da molto più spazio agli utenti e il
ruolo delle features risulta meno baricentrico all'interno della pagina.
le ftr non dovranno sempre essere scritte dagli amministratori, ma si
auspica siano semplicemente composte dalle notizie apparse sul newswire,
mantenendo la loro forma e linguaggio. In questo modo noi non ci
sarebbero “redattori” del sito vs utenti e daremmo spazio a linguaggi
che magari non sono i nostri, ma sono comunque quelli di chi fa indy.

[...]

A questo punto le discussioni sulla lista si focalizzarono in pro-e-contro la riapertura di nodi locali piuttosto che di un sito unico. Parallelamente iniziarono una serie di incontri in diverse città di gruppi che discutevano sul futuro del progetto. Nel febbraio 2007 gli iscritti alla lista erano arrivati a 550.

Il 19 aprile 2007 viene messo on-line “toscana.indymedia.org”, una data che si potrebbe considerare come l’inizio di una ennesima incarnazione del progetto (((i))). Il collettivo di gestione era quasi interamente composto da persone che avevano partecipato all’esperienza di (((i))) e infatti la veste grafica del sito e le sue modalità di gestione erano molto simili a quelle ben conosciute.

Questo il testo di presentazione.


Rieccoci on line!

Il 30 novembre 2006 italy.indymedia chiudeva per una pausa di riflessione, con il proposito di riaprire dopo aver ripensato e ridiscusso il progetto. La lunga discussione, ancora in corso, ha portato diversi gruppi ad attivare un processo di creazione di nuovi nodi che partono tutti dall’esperienza maturata nella “vecchia” italy.indymedia.
Il gruppo toscano, formato per la maggior parte da attivisti che curavano il nodo locale ha scelto fin da subito di lavorare ad un progetto che, partendo dal proprio territorio, puntasse alla creazione di un mezzo attraverso il quale continuare a fare informazione indipendente.
Dopo quattro mesi di discussioni su una lista, alcuni incontri ed un confronto con il network internazionale ce l’abbiamo fatta e rieccoci on line!
Alcune cose sono rimaste uguali alla “vecchia” indymedia perché le riteniamo ancora fondamentali ed attuali (l’autogestione, la pubblicazione aperta), altre sono invece cambiate (il software per gestire il sito e la struttura delle pagine). Una cosa che non poteva cambiare è il modo di partecipare al progetto: indymedia la fa chi legge il sito, chi pubblica notizie, chi partecipa alla sua gestione.
Abbiamo provato a spiegare tutto nella sezione Documenti del sito che trovate nella colonna di sinistra e che vi invitiamo a leggere.
Vogliamo che toscana.indymedia diventi uno strumento accessibile a tutti e gestito nel modo più condiviso possibile, un luogo, virtuale e non, di incontro, confronto e scambio di conoscenze, anche tecniche, ma non solo. Per questa ragione abbiamo in programma di organizzare diverse iniziative pubbliche in giro per la Toscana.
La lista sulla quale discutiamo è aperta all’iscrizione di chiunque si riconosca nel progetto ed è visibile da tutti via web.
Per il momento questo deve essere considerato ancora un sito in fase “sperimentale” e quindi nei prossimi mesi è probabile che ci siano alcuni cambiamenti. Come sempre, contributi, consigli e collaborazioni sono i benvenuti.

Indymedia Toscana sbucherà come per magia durante la Sagra del Precariato di Livorno. Accorrete numerosi!


 

2007 settembre toscana.indymedia.org

2007 settembre toscana.indymedia.org

Il 14 maggio comparve anche “napoli.indymedia.org”, anche questo gestito prevalentemente da mediattivistx che avevano curato la omonima “categoria” sul vecchio sito di (((i))).

Sulla lista “process” continuava però l’impasse, gli scazzi e le discussioni fumose. Qualcuno propose una riunione per fare il punto della situazione, incontro che si tenne a Roma alla fine di novembre. Dalla riunione venne fuori un progetto di riapertura di (((i))) principalmente come un “aggregatore” di informazioni provenienti dai nodi locali che ricalcava in gran parte la proposta fatta da Napoli. La riunione lasciò però ancora molti punti in sospeso riguardanti il funzionamento della futura (((i))).

Nel frattempo continuavano ad aprirsi altri nodi locali: Roma, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Calabria, Abruzzo…

20080430 Splash di italy.indymedia.org

20080430 Splash di italy.indymedia.org

Nonostante continuasse la discussione collettiva con l’obiettivo di riaprire finalmente il sito, a fine maggio del 2008 (((i))) non era ancora ricomparsa.

Venne indetto quindi un nuovo meeting per la fine di giugno a Bologna. Il principale risultato fu la decisione di riaprire il 4 di luglio, sempre nello stesso incontro venne deciso di non aggregare il sito di “lombardia.indymedia.org” a causa di alcuni aspetti non condivisi della sua “policy” e lasciando irrisolte alcune delle problematiche legate al funzionamento dell’aggregatore e della “nuova” entità che avrebbe dovuto gestirlo.

Questo il comunicato che annunciava la riapertura.


4 luglio - IndYpendence Day

E' ormai da più di un anno che i nodi italiani di Indymedia hanno
ricominciato a lavorare sui territori riportando in contesti locali le
pratiche e i principi che sostanziano/animano il lavoro del Network
Internazionale di Indymedia. La necessità di creare contesti e spazi in
cui chiunque potesse continuare a diventare il proprio media, attraverso
meccanismi di pubblicazione aperta e di tutela della privacy,
rappresentava infatti una realtà che doveva continuare a trovare spazi di
esistenza e che quindi non si concludeva con la chiusura di Indymedia
Italia.
Le limitazioni e i meccanismi dell informazione mainstream non sono
cambiati nel corso di questi anni e lo squilibrio di potere dei processi
di comunicazione si è mantenuto intatto, quando non rafforzato. Oggi il
compito della comunicazione indipendente non è solo più quello di offrire
uno spazio dove consentire la libera pubblicazione di contributi ed una
narrazione "altra" della realtà. Proprio per la rapida evoluzione del web
in questi ultimi anni e la sempre più diffusa accessibilità dello
strumento, oggi diventa fondamentale salvaguardare la peculiarità del
metodo di Indymedia e rendere più fruibile e sinergica l'enorme quantità
di informazioni che nella rete si distribuiscono, in modo da renderle
facilmente reperibili ed efficacemente utilizzabili.
E' per questo che i nodi italiani di Indymedia nati in questi anni hanno
deciso di aprirsi ad un progetto nazionale attraverso la costruzione di un
aggregatore. Un luogo nel quale convogliare e moltiplicare le energie e i
flussi di comunicazione provenienti da luoghi diversi, che si compone
delle diverse visioni e pratiche di mediattivismo determinate dai bisogni
contingenti e dalle necessità che ogni territorio esprime.
L aggregatore può generare una comunità diffusa, risultato della
collaborazione di molteplici reti di attivisti, centri sociali e realtà
che si occupano di comunicazione, che individuano in italy.indymedia.org
il catalizzatore della narrazione dal basso della realtà.
A tutt oggi, percepiamo ancora l'importanza di una piattaforma di
riferimento su cui far convergere le specificità dei progetti di
informazione indipendente locali in lingua italiana e di offrire
un'occasione di produzione, elaborazione e diffusione dei contributi da
essi prodotti, legati ad un modo orizzontale di gestione della
comunicazione, nel senso più estensivo di questo termine. Il lungo
processo di ridefinizione dei mezzi e degli scopi di Indymedia Italia si è
concluso in questa sua prima parte.
Se ne apre una nuova.

Il 4 luglio 2008 Indymedia Italia torna online.

L'IndYpendence Day non è solo una data. E' un simbolo.
Nel 1054 per i cinesi, era l'esplosione della Supernova del Granchio.
Nel 1865 per gli inglesi era la pubblicazione di Alice nel paese delle
meraviglie.
Nel 1880 per i Pistoiesi era la nascita dell'anarchica scrittrice Leda
Rafanelli.
Ogni anno, per tutti, è l'afelio, il giorno in cui la Terra è alla sua
massima distanza dal Sole.

Per noi, nel 2008, significa il ritorno di un progetto collettivo e
indipendente di informazione.

4 luglio - IndYpendence Day
Voi fate i piani - noi la storia

http://italy.indymedia.org

A seguito delle decisioni prese nell’incontro di Bologna l’assemblea di “toscana.indymedia.org” inviò un documento critico sul progetto che stava dietro la riapertura di (((i))).

Di seguito alcuni stralci del documento inviato alla lista.


E fin dall'inizio ci siamo posti il problema dei collegamenti con altre
realta' dell'informazione indipendente e piu' in particolare con quelle
che sarebbero nate dalle ceneri di italy.indymedia.

Abbiamo, stringatamente, scritto sulle nostre pagine web che
toscana.indymedia "potrà in futuro essere integrato in un network
geografico italiano." (http://toscana.indymedia.org/about_us) e lo
abbiamo sempre inteso come riferimento ad una struttura basata su un
semplice "web-aggregatore" dei diversi nodi che prevedesse - solo in
casi limitati ed eccezionali - la produzione autonoma di contenuti. Il
tutto gestito da una lista aperta nella quale condividere esperienze,
collaborazioni e problemi legati al fare informazione indipendente.

Il risultato uscito dai due meeting (Roma e Bologna) e indirizzato alla
costruzione della nuova italy.indymedia ci sembra vada in una direzione
diversa da quella che ci interessa: la creazione delle due liste
nazionali che sembrano riproporre, per quanto in buona fede, la
struttura di indymedia 1.0, viene addirittura proposta una policy,
chiamata "principi di aggregazione", che ci sembra alquanto inutile, in
un contesto nel quale ad essere aggregati in maniera organica sono nodi
del network internazionale di indymedia che hanno gia' superato un
process e che hanno quindi una policy accettata dal network globale.

Per dirla in una sola frase, ci sembra che questo aggregatore nasca come
una struttura troppo "pesante" e che, nonostante tutte le migliori
intenzioni possibili, rischia di gravare sui singoli nodi esistenti e
che potrebbe riproporre, nel peggiore dei casi, alcuni dei meccanismi
esistenti nella "vecchia" italy.indymedia e da molti criticati.

Per queste ragioni non ci sentiamo in sintonia con questo progetto e
quindi chiediamo di non considerare il nodo di indymedia toscana tra
quelli partecipanti alla nuova italy.indymedia.

Ci piace pensare, pero', che ci siano comunque spazi di collaborazione e
confronto tipici dei nodi di uno stesso network. Come abbiamo gia'
dimostrato con i fatti di questi ultimi due anni, saremo sempre
disponibili alla collaborazione ed alla condivisione con tutti i nodi
che fanno parte del network indymedia di lingua italiana (e non solo) e
speriamo che lo stesso atteggiamento sia condiviso da essi.

L'Assemblea di CMI Toscana

A questo punto della storia la difficoltà di raccontare diventa davvero enorme. Tenuto conto che a fine 2008 c’erano almeno una decina di nodi locali e che ognuno di essi aveva almeno una lista di discussione alle quali andrebbero aggiunte almeno altre due liste (“itali-list” e “italy-content”) che gestivano il sito (((i))).

Il progetto nato nel 2000 anche se non più esistente nella forma più conosciuta si era moltiplicato, con alcune varianti in una serie di siti che – in modo a volte uguale e a volte diverso – continuavano comunque a portare avanti una determinata idea di informazione indipendente. E la storia di questi nodi la potrebbero e dovrebbero raccontare quelli che li hanno creati e mantenuti in funzione negli anni successivi.

Per fornire solo un’idea di massima dei risultati che furono raggiunti si può ricordare che nel giugno del 2008, vale a dire circa due anni dopo il “congelamento” di (((i))), il numero totale di contatti che raccoglievano tutti i nodi locali nati nel frattempo erano notevolmente inferiori a quelli del vecchio (((i))).

Visite per nodo giugno 2008

Visite per nodo giugno 2008

I nodi locali iniziarono a mostrare i primi segni di crisi già dopo qualche anno di funzionamento e, a partire dal 2010-2011, uno dopo l’altro chiusero tutti: il nodo toscano, il primo ad aprire, chiuse nel marzo 2012 pochi giorni prima che venisse resa pubblica una inchiesta giudiziaria che lo coinvolgeva.

L’ultimo a sparire, il nodo “piemonte” che sopravviverà a “singhiozzo” fino al 2017. Ed è proprio con la sua chiusura che si può considerare definitivamente chiusa la storia iniziata nel lontano giugno 2000.

Anche nel caso dei nodi locali le ragioni della chiusura vanno ricondotte a quel miscuglio di fattori ricordati più sopra ai quali va aggiunto il problema economico, maggiormente pesante per un sito gestito da un piccolo gruppo di persone, un aspetto che spesso era diventato determinante per la sopravvivenza.

Parallelamente alle storie dei nodi locali e non necessariamente in contrasto con essi furono portati avanti diversi tentativi per rilanciare un sito “unico”.

Quello aperto nel luglio del 2008, in versione “beta” restò on-line, con alcune interruzioni fino al 2012. E fino al 2014 ci furono tentativi più o meno concreti di rimetterlo di nuovo in piedi, anche se l’impegno profuso non è mai stato premiato da un interesse che si allargasse fuori da una cerchia di attivisti sempre più ristretta.

200811 beta_italy.indymedia.org

200811 beta_italy.indymedia.org

Ma questa è un’altra storia che non racconteremo e non perché non sia importante ma solo perché le informazioni su questa parte della vita di (((i))) sono davvero poche, e sia perché dovrebbe raccontarla chi la conosce meglio per averla vissuta direttamente.

Segue con… Indymedia in Italia…

Indymedia in Italia 6

6. Signore e signori, si chiude

Naturalmente non è stata una storia tutta amore e cioccolatini, proprio perché (((i))) era formata e sostenuta da una comunità plurale piuttosto che una singola entità strutturata e omogenea.

Nel meeting di Genova, che (solo per caso) fu tenuto subito dopo il sequestro, ci furono discussioni molto spesso caratterizzate da incomprensioni e da questioni più personali che politiche che alla fine portarono alcuni tra i più “vecchi” di (((i))) a fare, più o meno volontariamente, dei “passi indietro”. In altre parole, alla fine del 2004 una parte di quelli che avevano iniziato la storia decise di diminuire o cessare del tutto l’impegno nel progetto.

Alcuni brani di una e-mail rendono meglio l’idea del clima.


Date: Fri, 05 Nov 2004 23:36:22 +0100
Subject: Re: [imc-italy] passi indietro e passi avanti
From: [...]
To: italy list <italy-list@lists.indymedia.org>

ciao, ci ho pensato un po' su ma eccomi.

dopo la hit parade delle presenze nelle liste, e dopo un po' di anni che
faccio la zia di indy, ho sentito il bisogno di entrare in fase
zzzzzzzzz z z z z

significa che ho smesso di facilitare, riassumere, sollecitare.

non mi dis iscrivo dalle liste, ma intervengo solo se ci sono cose che
riguardano genova, o emergenze tecniche dove posso sciogliere qualcosa.
cerco di starmi un po' zitta eh ;P

[...]

condivido l'analisi che fa lui, dove dice

> E' vero che fuori c'e' grossa crisi, e' vero che non c'e' molto che si muove e
> che il deserto cerebrale e' sconfinato, pero' questo non mi pare un buon
> motivo per aggiungere l'implosione di indy all'elenco di sfighe.

mi piacerebbe che indy reagisse agli attacchi che sta subendo - mediatici,
legali e pure quelli della sfiga.

ma non sono riuscita ad esserci al miting di genova e neanche riesco a
capire i report, dunque penso sia ancora piu' giusto che ci siano persone -
nuove, oppure lurkers pentite - che facciano risorgere questo progetto.

non vuol dire che chi c'e' stato finora se ne deve andare.
mi sembra una stronzata e pure un po' infame, mollare in un momento
difficile per il network. ma mi sembra lecito e giusto che alcune persone
facciano un passo indietro e che altre si assumano le responsabilita' - nel
bene e nel male - che quelle hanno portato fino qua.
se queste fanno un passo indietro
voi fatevi avanti :)

[...]

scrivetemi in pvt se volete un corso rapido da admin, da owner o da zia :PPP

[...]

e mi sembra una cosa bella la nascita di imc calabria :)
cosi' come leggere in lista nuovi nick e nuovi nomi che prendono la parola

baci

Col passare del tempo, oltre ai problemi interni si vennero a cristallizzare contro (((i))) accuse incrociate: alcuni l’accusavano di essere un covo di “black-bloc” altri uno strumento controllato dai “disobbedienti”.

Chi ha vissuto quella storia dall’interno sa bene che entrambe le accuse erano ridicole, il caos creativo che vigeva all’interno difficilmente avrebbe potuto essere controllato da una qualsiasi fazione. Sicuramente molti dei mediattivisti erano legati, in modo più o meno organico, a gruppi, associazioni e collettivi politici ma, come spesso accade, il totale che ne veniva fuori però era diverso dalla semplice somma delle parti. E anche se, in alcuni casi, qualcuno o qualcuna ha usato strumentalmente (((i))) si è trattato di eccezioni e non di regola.

Nonostante tutto però il sito di (((i))) continuava a essere molto frequentato.

Statistiche di italy.indymedia.org 20061107

Statistiche di italy.indymedia.org al 20061107

Come è accaduto per il Network internazionale la crisi di (((i))) è stata il risultato finale di una serie di problemi concreti piuttosto che prodotta da un unica causa. Di seguito, in ordine sparso, alcuni dei principali motivi che hanno contribuito alla fine di quella esperienza.

La crisi del “movimento no-global”, dal quale il network era nato nel 1999 e (((i))) nel 2000, che aveva fornito l’humus favorevole per la sua crescita ma che aveva concluso il suo percorso.

Da sempre i problemi dei movimenti si riflettono inevitabilmente sulle persone che ne fanno parte, così come quelli delle persone si riflettono sui movimenti. La vita dei singoli, il passare degli anni, i problemi concreti del lavoro e delle relazioni personali si ripercuotono inevitabilmente sull’attivismo. Le singole storie personali di quelle e quelli che furono la spina dorsale del progetto sarebbero molto più esplicative di qualsiasi altra cosa si possa scrivere su questo argomento.

Gli strumenti tecnici, specialmente nel campo della comunicazione mediata da computer, cambiano velocemente e se (((i))) nel 2000 era sicuramente all’avanguardia nel campo della pubblicazione di contenuti in Rete lo stesso non si poteva più dire nel 2006. L’apparizione dei telefonini “intelligenti”, la nascita di mega piattaforme commerciali e dei “social media” hanno avuto il loro impatto su un progetto nato quando per pubblicare qualcosa sul web bisognava ancora conoscere il linguaggio HTML e il protocollo FTP.

Alcuni continuano a sostenere che uno dei motivi principali, se non addirittura quello più importante, che ha causato la fine di (((i))) sia stato il progressivo deterioramento della qualità dei contenuti pubblicati dagli utenti. Chi sostiene questo evidentemente non ha mai partecipato alle continue discussioni, in corso fin dall’inizio, su questi problemi che sono stati una costante che ha accompagnato fin dall’inizio il progetto.

La chiusura di (((i))) è un avvenimento che a volte è stato riscritto da memorie fallaci e in alcuni casi viziato da qualche bugia. La realtà è che poco prima dell’ultimo meeting chi aveva offerto gratis il server e la connessione invitò molti nodi, tra i quali (((i))) a trovarsi una nuova “casa”.


Date: Fri, 03 Nov 2006 23:39:51 -0300
From: [...]
Subject: [...]

I've been providing server space to indymedia for a few years now, [...].
This is ending.
[...]
At this point there is no exact timeline for moving sites but I would much
prefer sooner than later.
The main reason for this change is that I want to provide /tech services/ for
indymedia, not be caught up with process bullshit all the time. But with
indymedia, you inevitably have to do lots of process, which I have done. But I
will no longer. It surprises me that anarchists get bound down with so many
rules...
Thanks,

Al momento dello “sfratto”, il sito di (((i))) generava un traffico dati probabilmente tra i più alti del network, sicuramente il secondo tra i nodi ospitati sul server Ahimsa.

Traffico su Ahimsa, fine 2006

Traffico su Ahimsa, fine 2006

Un annuncio del genere colpì in pieno una comunità indebolita, che non si incontrava da quasi due anni e che aveva perso per strada – per vari motivi – molti dei suoi elementi propulsori iniziali. Il meeting del 2006 si annunciava problematico anche perché lo “sfratto” si andava ad aggiungere a tutte le altre criticità esistenti.

Un resoconto individuale, inviato in lista, può rendere un’idea di come si svolse l’incontro.


“[…] presenti tra le 20 e le 25 persone, si sta discutendo di come organizzare i lavori di sabato e domenica. Qualcuno mi dice che e’ previsto, per oggi, l’arrivo di 60 persone.

La discussione va avanti spedita, […] Si chiacchiera, abbastanza rilassati, di un po’ di tutto, dai massimi sistemi (l’informazione indipendente, il mediattivismo, il ruolo di indymedia,…) ai piccoli e grandi problemi venuti fuori in questi anni e che ci raccontiamo gia’ da tempo sulle liste (abuso del nw, ftr che fanno schifo, …).

Viene deciso che il meeting si aprira’ con una breve plenaria (non piu’ di un paio d’ore) prima di pranzo e poi, nel primo pomeriggio, si proseguira’ con i gruppi di lavoro su vari argomenti, per poi tornare nuovamente in plenaria. Questo genere di impostazione mi pare che trovi un larghissimo consenso ma non si riescono a fissare i temi da proporre ai vari gruppi di lavoro e si discute quindi su questo problema.

La cena interrompe l’assemblea senza che si sia trovata una soluzione. […]
Dei 60 previsti nemmeno l’ombra, anche se e’ arrivato un altro po’ di persone e adesso siamo sulla quarantina. L’assemblea si svolge, in linea di massima, nello stesso clima del giorno prima, si parla a ruota libera, saltando da un argomento ad un altro […] e si va avanti cosi’ per la maggior parte del tempo. Ma sono tutti discorsi, per quanto interessanti, che non vanno mai troppo a fondo dei problemi che toccano. Inizia comunque a farsi largo nei discorsi la proposta di “chiusura”. Anche in questo caso, come in altri, ognuno intende questo termine in modo molto personale: per alcuni la “chiusura” comporta l’annullamento di tutto l’esistente e l’inizio da zero del processo di creazione di un nuovo nodo del network, per altri significa il “congelamento” della parte “nazionale” del sito e il mantenimento in funzione dei nodi locali intanto che decidiamo cosa fare, per altri ancora significa “archiviare” il sito e discutere di come cambiarlo senza dover ripartire necessariamente da zero. […]

Ancora una volta, come nel giorno precedente, vengono fatte proposte ma sempre in modo talmente problematico da renderle anche di difficile comprensione, quello che e’ certo e’ che nessuno mette sul tappeto una proposta complessiva, chiara, articolata, concreta e argomentata.

Intanto, ancora una volta, saltano i gruppi di lavoro e si decide (?) di continuare con la plenaria. […]

L’attenzione collettiva inizia a spostarsi sul punto: ma su cosa siamo d’accordo? E su questo punto prosegue fino a quando arriva ora di cena. Si decide (?) di proporre alla comunita’ indyana italiana di bloccare la pubblicazione sul sito (e di archiviarlo) e contemporaneamente di rifondare italy.indymedia, si decide (?) di discutere domenica mattina il contenuto dell’e-mail da spedire alle liste dove viene esplicitata questa proposta come quella consensuata nel Meeting. […]

Domenica […] L’assemblea inizia alle 11:30. Viene rimessa in discussione la decisione presa (?) la sera precedente, ovvero la spedizione dell’e-mail alle liste, e il dibattito si fa un po’ piu’ acceso (ma neppure tanto) anche se adesso siamo rimasti in pochi, non piu’ di una ventina di persone, visto che sono iniziate le partenze.

La discussione riprende, per l’ennesima volta, alcuni dei problemi insoluti discussi venerdi’ e sabato e, contemporaneamente, il contenuto del messaggio da spedire (o non spedire) alle liste. […]”


I presenti concordarono (con qualche distinguo ma nessun veto) sulla necessità di far ripartire il progetto e per fare questo ritenevano necessario bloccare il sito web.

Quella che segue è una mail inviata alle liste subito dopo il Meeting.


Dal Meeting di Torino: Indymedia chiude
by indyan* Sunday, Nov. 19, 2006 at 8:01 PM
[italy-tech] chiudere per ricominciare

Dalla plenaria del meeting, cosi' come dalle discussioni delle ultime
settimane in lista, e' venuta fuori l'esigenza di modificare radicalmente
indymedia italia, nei metodi, nella strutturazione e negli strumenti.
Dopo una lunga discussione, la plenaria ha deciso di proporre alla lista:

- la chiusura del sito, che prevede la chiusura della pubblicazione e il
congelamento del sito allo stato attuale (mantenendo quindi solo la
possibilita' di consultarlo);

- la chiusura di tutte le liste di italy imc, sia nazionali che locali;

- l'avvio di un nuovo process (richiesta di apertura di imc italy alla
lista internazionale) con l'apertura di una nuova lista nella quale
discutere le proposte di strutturazione del sito e del progetto.

Si è ritenuta necessaria proporre la chiusura del sito attuale e
l'apertura di un nuovo process per segnare la conclusione di questa fase
del progetto Indymedia Italia e una discontinuita' con quella che sara' la
nuova indymedia.

E' una proposta molto sofferta che si rende necessaria perche' da diversi
anni indymedia e' bloccata su una lunga serie di problemi, mai affrontati
e/o risolti, fra cui:

- non funzionamento del metodo del consenso utilizzato nelle liste;

- dissolvimento di indymedia italia come comunita';

- crollo del livello di partecipazione e della consapevolezza dello
strumento;

- conseguente burocratizzazione, sentita a livello di italy list e editorial.

L'assemblea ha consensuato che chiudere questa fase di indymedia italia
sia un atto di responsabilita' che richiede coraggio, ma necessario per
aprire davvero uno spazio di discussione che porti a indymedia 2, nel
mantenimento dei principi base che il progetto indymedia ha e continua ad
avere.

La proposta viene fatta alla lista, con una dead line di 10 giorni per
discuterne.
Questa mail viene mandata a tutte le liste nazionali e locali ma l'intento
è quello di mantenere aperta un'unica discussione su italy-list, luogo
decisionale di Indymedia Italia.

Dopo un dibattito, a volte aspro ma nemmeno troppo, sulla lista di gestione che vide solo qualche opposizione a quella proposta il sito venne “congelato” il 30 novembre 2006. E subito dopo fu aperta la lista “italy process” sulla quale discutere della “rifondazione”.

La maggior parte degli attivisti che fino a quel momento avevano partecipato al progetto si iscrissero alla nuova lista, alcuni preferirono cercare altre strade per continuare a fare informazione indipendente, altri semplicemente sparirono. La discussione sulla lista proseguì per diversi mesi, ma sempre con più attriti, poca partecipazione, meno entusiasmo e intanto, un po’ alla volta, alcuni di quelli che avevano lavorato nelle “categorie locali” decisero di avviare dei progetti pensati come un contributo a una sorta di ricostruzione “dal basso” di (((i))).

Era finita la seconda delle vite di (((i))), quella cominciata nel 2001 a Genova.

Segue con … La “balcanizzazione”