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Ragionamenti oziosi sul pubblico passeggio nel marzo del 2020

Sappiamo tutti cos’è il foglio con l’autocertificazione (FCLC), no?

E’ quello che devi portarti dietro quando sei in strada, anche se ti trovi nel tuo comune di residenza e sei semplicemente uscito a prendere una boccata d’aria, approfittando del fatto che finalmente è (quasi) libera dagli scarichi dei motori.

Mettiamo il caso che tu non sia fornito del FCLC suddetto, magari perché una legge sul fatto di avere obbligatoriamente una stampante a casa non c’è (ancora), perché lo hai dimenticato in bagno o perché sei a solo cento metri da casa.
Mettiamo il caso che appare qualcuno, potrebbe essere un vigile, un agente di ps, due carabinieri, un agente di polizia penitenziaria, della guardia di finanza, della polizia postale, della polizia ferroviaria, della polizia provinciale o della polizia idraulica (AKA polizia delle acque) che ti ferma.

Mannaggia!

Se non hai il FCLC, a quel che ho capito (ma premetto che sono un po’ rinco), chi ti ferma ti dovrebbe fornire il FCLC e la penna per compilarlo. Poi lo firmi tu, lo firma lui o lei e poi?

Ipotesi 1. Il foglio resta a chi ti ha fermato
Ipotesi 2. Il foglio resta a te
Ipotesi 3. Viene fatta una fotocopia del foglio e se ne prende una per uno

Scartiamo subito l’ipotesi 3 in quanto le copisterie dovrebbero essere chiuse e comunque non è detto che il Tabaccaio con la multifunzione sia aperto e/o dietro l’angolo e poi la discussione su chi dovrebbe pagare la fotocopia sarebbe imbarazzante.

Se il foglio resta a chi ti ha fermato (Ipotesi 1) c’è il rischio che dopo 42 secondi ti fermi qualcun altro e si inneschi un pericoloso giorno della marmotta (quanti siete? dove andate?…)

Per evitare questo bisogna che il FCLC resti a te (Ipotesi 2) in modo da poterlo esibire cento metri dopo quando ti fermano di nuovo.

La, triste, alternativa è che vadano compilati non uno ma due FCLC, così, nel malaugurato caso ti fermi di nuovo qualcun* avrai in mano il tuo FCLC e potrai proseguire tranquillo la tua passeggiata.

Non chiedete cosa succede se, dopo la seconda volta, ti fermano di nuovo perché ho già mal di testa.

 

 

 

Polvere di (5) stelle

La domanda è come faccia il M5S a resistere, ancora, allo stato apparentemente caotico del comportamento dei suoi parlamentari. Tra dimissioni, espulsioni e migrazioni sembra di assistere a un fuggi-fuggi da naufragio anche se meno affollato di quanto lo presentino i media ufficiali.
Forse l’unica risposta è che questa resistenza è strettamente connessa al patchwork ideologico che lo ha caratterizzato fin dalla nascita, un miscuglio di idee vecchie e nuove tenute insieme all’inizio da una figura carismatica alquanto anomala e successivamente, quando si è trattato di andare sul concreto, da una maggioranza di dilettanti allo sbaraglio facilmente controllabili da piccoli gruppi di interesse (interni ed esterni) più o meno nascosti.
Gli eletti del M5S siedono in parlamento dal 2013 e nelle elezioni del 2018 sono diventati il primo partito e parte maggioritaria di una coalizione governativa con la Lega. Anche se nelle elezioni amministrative e in quelle europee tenutesi successivamente il M5S ha ottenuto risultati quasi sempre inferiori, spesso di molti punti, rispetto a quelli nazionali.
Al momento della sua comparsa sulla scena della politica il M5S rappresentava sicuramente una incognita non facilmente risolvibile all’interno delle storiche categorie politiche italiane e poteva essere considerato, da un certo punto di vista, come un ulteriore elemento di instabilità in un sistema da tempo in precario equilibrio tra due schieramenti politici, ormai quasi completamente simili tra di loro. Il vantaggio del M5S rispetto ai “vecchi” partiti è stato quello di fornire, in modo platealmente evidente, uno sbocco istituzionale ai sempre più diffusi sentimenti anti-politici ed anti-partitici degli elettori. Bisogna dare atto al M5S che è riuscito a spacciare come moderna la tattica di una “rivoluzione dall’interno” che risale alla notte dei tempi della politica e addirittura forse ci sono persone ancora convinte che il M5S sia all’avanguardia delle tecnologie informatiche nonostante una semplice ricerca su Internet porterebbe alla luce tutti gli “infortuni digitali” (alcuni anche tragicomici) nei quali è incorso il movimento nei suoi oltre dieci anni di vita.
Nonostante le pretese di novità e di diversità, in questi anni il M5S ha brillato soprattutto per aver adottato nella gestione delle cose interne dei metodi che somigliano molto più a quella di un classico partito leninista piuttosto che a quello di un “movimento” nato dal basso. Dal sistema leaderistico su base elettronica alla pagliacciata del “mandato zero”, è stato un susseguirsi di svolte, aggiustamenti in corso d’opera, inversioni a U spericolati conditi da una serie di atti concreti che sono andati troppo spesso in direzione esattamente contraria a quelle che erano le basi fondanti, come dimostrato dalla penosa sceneggiata sul TAV.
Una delle ragioni della resistenza la si trova nella natura da “supermarket” del M5S, una ampia scelta ideologica all’interno della quale (quasi) chiunque può trovare qualcosa di suo interesse e nella sua base elettorale costituita principalmente da elettori delusi dagli altri partiti e in piccola parte anche da aree contigue ai movimenti sociali.
Ma, da quando ha vinto le elezioni, il M5S sembra che le stia sbagliando tutte.
Non avendo i numeri per governare da solo ha riprodotto il più classico dei “modus operandi” della politica, ovvero si è alleato con un partito numericamente molto più piccolo e reduce da sconquassi interni con pesanti ricadute giudiziarie. Facendo questo però ha alzato la posta in gioco. La scommessa di riuscire a mantenere tutte le promesse elettorali e la leggenda di un “movimento nato dal basso” si è rumorosamente infranta contro la dura realtà delle cose. Lo sdegnoso rifiuto di comparire sui mass-media ufficiali dei primi tempi si è trasformato in una alluvione di presenzialismo sia dei leader del M5S sia dei rappresentanti meno noti che hanno mostrato tutte le contraddizioni esistenti all’interno del “supermarket”. L’area mediatica dove il M5S ha tenuto è stata quella legata ai “social”, sostenuta da una consistente base di consenso di attivisti da tastiera, ma viziata in modo evidente da una visione della realtà del tutto fittizia, dove la diffusione di veri e propri tormentoni e di “bufale informatiche” ha sostituito quasi del tutto un qualsiasi tipo di ragionamento critico.
Il passaggio da un governo con la Lega a uno con il PD è stato sicuramente un punto di svolta non tanto per la politica italiana ma per l’intero M5S che difficilmente riuscirà a proporsi di nuovo come un movimento “anti-sistema”. Anche se le prossime scadenze elettorali sono a carattere locale, una ulteriore perdita di consensi per il M5S potrebbe rivelarsi un nuovo ostacolo e viene da sorridere pensando quanto l’esistenza di una forza politica nata con l’intento di ribaltare il vecchio sistema adesso dipenda dal numero di voti che riuscirà a prendere alle prossime elezioni.
Del resto un movimento politico fondato da un comico che sparisce nel ridicolo è un finale quasi affascinante.

Rassegnarsi alla stampa?

Ore 02:36 (GMT) interno notte, solstizio d’inverno, 10,6 gradi all’esterno, praticamente se non fosse notte e se non piovesse si potrebbe uscire in camicia. Anche no. Meglio tenersi informati, comodamente seduti, su quello che succede intorno sfruttando la potenza della Rete.

Si dice che il governo bicolore abbia ri-messo mano alle norme sulle intercettazioni, tema spinoso e secolare incalzato sempre di più negli ultimi anni dalla tecnologia. Sembra che abbiano affrontato anche la rogna dei cosiddetti “trojan”, una parolina breve perché scrivere “programmi installati a tua insaputa sul tuo cellulare allo scopo di spiarti” è troppo lungo. Vediamo di capire cosa hanno combinato, visto che il testo ufficiale del Decreto non è ancora disponibile.

Passiamo velocemente in rassegna, in ordine casuale, i siti web di alcuni noti quotidiani:

Il Trojan
il Trojan, il software spia inserito a distanza nei cellulari, potrà essere usato per i delitti puniti oltre cinque anni e solo commessi dai pubblici ufficiali. Resta invariata la possibilità di utilizzarlo con le stesse regole che oggi valgono per le intercettazioni ambientali.”

Prima viene scritto che “il trojan” potrà essere usato per un certo tipo di delitti e solo se commessi da una particolare categoria di persone e poi che comunque potrà essere usato per tutto il resto seguendo le regole di una qualsiasi intercettazione ambientale.

“Il decreto disciplina inoltre in modo rigoroso l’uso del captatore elettronico, il cosiddetto Trojan: «la riforma Orlando – spiega ancora Giorgis – ha equiparato la disciplina dell’uso del trojan in luoghi pubblici a quella delle intercettazioni ambientali».”

“captatore elettronico” è decisamente una espressione molto più descrittiva rispetto al termine “trojan” che ha pure un suono decisamente volgare. Su questo articolo c’è un piccolo elemento in più, il governo avrebbe disciplinato “in modo rigoroso” l’uso dei programmi per spiare, anche se non viene detto in cosa consista questa disciplina rigorosa. Attendiamo ansiosi di leggere il Decreto. A saperlo prima non perdevamo tempo con la stampa.

“Con un decreto a parte il consiglio dei ministri ha rinviato a marzo l’entrata in vigore delle nuove regole sulle intercettazioni, cambiando però diverse cose. La più importante riguarda l’utilizzo del trojan, il virus spia che potrà essere utilizzato nei luoghi di privata dimora per indagini sulla corruzione ma solo per reati commessi dai pubblici ufficiali. Il privato cittadino, quindi, non potrà essere intercettato con questo strumento.”

 

Finalmente una serie di buone notizie. Le nuove regole entraranno in vigore a marzo. Il malefico software potrà essere usato solo contro i cattivi e solo contro i cattivi dipendenti pubblici e solo a casa loro. Tutti gli altri non potranno essere spiati con questo strumento. Evviva! Basterà evitare le dimore private dei dipendenti pubblci. Mi sembra una cosa piuttosto facile.

I trojan – Sui trojan invece è stato raggiunto un compromesso: l’applicazione dei captatori informatici è stata slegata dalla normativa sulle intercettazioni ambientali ampliandone di fatto la possibilità di uso. La riforma Orlando invece li considerava microspie ambientali. Con il decreto legge approvato oggi, dunque, il trojan si potrà usare per perseguire i reati associativi, quelli con finalità di terrorismo e quelli dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio contro la pubblica amministrazione con una .” [Il testo dell’articolo finisce improvvisamente e non sapremo mai cosa c’era scritto dopo.]

Abbiamo imparato un nuovo termine “captatori informatici”, il che ci confonde un po’ le idee: ma non si chiamavano “captatori elettronici”? Qui però – al contrario di quanto letto prima – scrivono che l’uso di questo strumento per spiare la popolazione diventa “di fatto” più ampio. Poi sembra che oltre ai cattivi dipendenti pubblici verranno spiati anche i cattivi terroristi e i cattivi (generici) che si associano insieme.

Ore 03:00 (GMT) interno notte, solstizio d’inverno, 10,9 gradi all’esterno. Tutte le volte che leggiamo la stampa ufficiale dopo ci chiediamo sempre perché lo facciamo. Ripensandoci forse era meglio uscire a farsi un giro anche se piove, lasciando (naturalmente) il cellulare a casa.