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Quelli che non so dove mettere

Perquisito l’ISP di Pirate Bay e di Wikileaks

Riassunto velocemente dal sito di “Le Monde”:

La polizia svedese ha effettuato una perquisizione nei locali dell’ISP svedese PRQ. Un ISP “militante” che difende una concezione radicale della libertà di espressione e che ospita i server di Pirate Bay, di Wikileaks e di siti che difendono la pedofilia.

Secondo le prime informazioni dei media svedesi la perquisizione è dovuta ad una inchiesta delle polizia belga sul download illegale di file partita due anni orsono. Lo scopo è quello di scoprire chi mette per primo on-line i video di film registrati nei cinema o prima che escano nelle sale.

Ci sono state anche altre perquisizioni in Olanda ed Ungheria. Non è stato effettuato alcun arresto.

Articolo originale qui.

Aggiornamento

Secondo un comunicato dell’ISP svedese, la polizia si è soltanto limitata a chiedere i log delle connessioni, che PRQ non conserva.

Distruzioni per l’uso 1

1. accendere la tv all’ora del telegiornale, non importa su quale canale, vanno bene tutti;

2. diminuire il volume audio, che comunque vi fa bene;

3. in contemporanea agli aggiornamenti dell’affaire monegasco lanciare: “Cagass adoss a Montecarlo” (cercatevelo sul tubbo);

4. spegnere la tv non appena il pezzo è finito.

La Cina è vicina, ancora…

Basta fare anche una semplice ricerca e saltano fuori a decine le dichiarazioni dei politici nostrani contro gli stati che controllano l’uso di Internet, paesi come la Cina, Cuba, Iran e via sbrodolando vengono sempre e costantemente accusati di reprimere i loro cittadini che vorrebbero accedere alla Rete ed esprimersi liberamente.

Tutti questi sepolcri imbiancati (per non usare altri termini più adatti) dimenticano sempre anche di ricordare che in Italia:

1) per accedere ad Internet da una postazione pubblica occorre farsi identificare e registrare, esattamente come a Cuba o in Cina;

2) esiste da tempo una lista di siti ai quali gli italiani non possono accedere, la lista è segreta, esattamente come in Iran o in Libia, ma anche in Australia.

Adesso minacciano di aggiungere qualche ulteriore forma di censura, con la scusa che qualcuno ha scritto qualcosa che non doveva sul web.

Se ancora non lo avete fatto iniziate a studiare come fanno quei disgraziati in Iran o in Cina a bypassare la censura dei loro stati, perché (presto) vi potrebbe tornare utile.