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Recensioni di cadaveri dell’informazione

Cosa succede in città?

Guardo distrattamente interessato la manifestazione “europeista” trasmessa in diretta da una Piazza del Popolo mezza piena o mezza vuota, a seconda del grado di pessimismo di chi guarda. Non l’ho seguita tutta, ma ho sentito il Sindaco di Barcelona (Spagna) parlare in italiano, spagnolo e catalano; ho sentito Lella Costa citare più o meno a sproposito Pietro Gori e addirittura “nostra patria è il mondo intero…” e Roberto Vecchioni cantare.

L’interesse è dettato dal fatto che una iniziativa del genere ha il pregio dell’originalità e, almeno a mia memoria, di questi tempi è difficile trovarne. Facile dire che senza le intemperanze trumpiane questo assembramento non ci sarebbe stato, almeno in Italia, come non c’è stato quando si era trattato di segnare alcuni dei passaggi critici nel processo di costruzione dell’Unione Europea come l’introduzione della moneta unica, l’elezione del Parlamento europeo, la creazione dell’area di Schengen, e via dicendo. Oggi, improvvisamente, l’Europa sembra che debba diventare qualcosa di più che un enorme apparato burocratico sovranazionale che si occupa dei tappi delle bottiglie di plastica.

Peccato che a organizzare e sponsorizzare questa manifestazioni ci siano i “soliti noti”, che (ma sono un malpensante) vogliono provare a rientrare nel gioco della politica italiano dopo che le ondate della destra hanno colpito e stiano colpendo da anni tutti i paesi europei. Peccato che, basta scavare davvero poco, per rendersi conto che le posizioni politiche degli organizzatori e delle organizzatrici e dei partecipanti e delle partecipanti sono alquanto diverse su molti dei temi che quelli e quelle che intervengono richiamano. Peccato che proporre di aggiungere una nuova identità (quella europea) a quelle esistenti che già tanti danni hanno fatto e stanno facendo, non solo in Europa, non sia una soluzione ma una complicazione ulteriore. Peccato che alla fine questa manifestazione diventerà qualcosa buona per i dibattiti e anche le migliori intenzioni di quelli e quelle che hanno partecipato serviranno a lastricare le strade che portano agli inferi.

Questa piazza è stata, in un certo senso, anche una sorta di sostituto dagli enormi raduni pacifisti che da molti anni a questa parte sono spariti dal panorama, sostituiti non da iniziative antimilitariste, come sarebbe necessario, ma da meno numerose manifestazioni per la Palestina o per l’Ucraina nelle quali spesso si mescolano motivazioni anche incompatibili fra di loro.

Alla fine, come da tradizione, vengono dati i numeri: 50 mila persone tra le quali 119 sindaci e in coda vanno i contributi video che non sono passati durante la manifestazione.

Una volta si diceva: “grande la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente”, ma erano altri tempi e oggi questo modo di dire è vero ancora, solo a metà.

NB Quanto sopra scritto a caldo con in sottofondo l’audio che arriva dalla diretta da Piazza del Popolo. Scrivendo in questo modo gli errori sono inevitabili, ma se ci fosse davvero uno sfondone del quale non mi sono accorto lo correggo dopo.

Analisi non ripetibili

Da molto tempo, quando devo provare a farmi un’idea di come sono andate le elezioni, prendo in considerazione solo i numeri dei voti e i risultati delle votazioni precedenti.

A me che il partito dei “nazisti dell’Illinois” abbia preso il 2,3% mi interessa poco, mi interessa molto di più sapere a quanti voti corrisponde quella percentuale. Questo mi permette un confronto reale con i risultati precedenti, in questo modo capisco subito se i voti dati a quel partito sono aumentati, diminuiti o restati più o meno gli stessi.

In termini meno rozzi mi interessano più le persone che le percentuali, i seggi, le alleanze e tutta la pantomina democratico parlamentare.

Premesso questo, provo a fare qualche riflessione sul risultato delle recenti elezioni per il Parlamento Europeo, facendo un confronto con il precedente del 2019. I dati [*] sono ripresi dal sito ufficiale del Ministero degli Interni.

Il partito che ha ottenuto il maggior numero di voti è stato FdI che ne ha presi 6.722.221. Nel 2019 ne aveva presi 1.726.189. Da dove saranno spuntate 5 milioni di persone? Certamente non dal nulla e sicuramente nemmeno dall’area dell’astensionismo che oltretutto, rispetto al 2019, è aumentata. Continuando a leggere i numeri si può avere una risposta, abbastanza fondata, alla domanda.

Nel 2019 il partito che aveva ottenuto il maggior numero di voti era stato “Lega Salvini Premier” che ne aveva raccolto 9.175.208, lo stesso partito nel 2024 ha avuto invece 2.098.659. Dove saranno finiti quei 7 milioni di elettori/elettrici? Qualcuno sicuramente nell’area dell’astensionismo ma, probabilmente, una buona parte (una gran parte?) avranno dirottato il proprio voto su FDI.

Se si provano a sommare (alla buona…) i voti dei due partiti precedenti si ha un totale di 8.700.000 voti nel 2024 e di 10.900.000 nel 2019. Lo so che non ha sempre senso sommare cachi e meloni ma, sta di fatto, che tra il 2019 e il 2024 ci sono state 2.200.000 persone che non hanno votato più uno di quei due partiti.

Continuando con l’area governativa, il partito chiamato “Forza Italia” ha raccolto 2.242.265 nel 2024 e ne aveva ottenuti 2.351.673 nel 2019. Ha perso quindi poco meno di un centinaio di migliaia di voti il che, dal mio punto di vista, si può considerare che è “andato in pari”, o quasi.

Passiamo a dare un’occhiata fuori dell’area governativa.

Nel 2019 il M5S aveva preso 4.569.089 voti. Nel 2024 i voti sono stati invece 2.332.078. A occhio direi che si sono dimezzati, fate voi i conti precisi. Dal mio punto di vista direi che il M5S non ha ottenuto un grande successo, per usare un vieto eufemismo.

Passando al PD, questo partito ha avuto 5.631.827 nel 2024 mentre ne aveva avuti 6.089.853, ci sono stati quindi circa 500.000 voti in meno. Non si può certo parlare di una sconfitta epocale ma nemmeno di un “quasi” pareggio. Direi che ha perso, ma non troppo.

Se si escludono i partiti elencati sopra, tutto il restante teatrino è composto da partiti e partitini che hanno una velocità di mutazione che non consente di produrre dei ragionamenti seri e ponderati sulla ragione della loro esistenza. Ancor meno sui voti che raccolgono.

Come riflessione iniziale sulle elezioni europee del 2024 direi che il dato più rilevante rispetto al 2019 è quello che riguarda il fatto che è cambiato il partito più votato, anche se si tratta di un partito della stessa area politica di quello che aveva vinto nel 2019. Area politica che però, nel suo complesso, ha perso voti. Non è andata certo meglio all’area politica di “opposizione”: il principale partito ha perso voti e il secondo ha quasi dimezzato la sua forza.

A me però, piuttosto che perdermi dietro le idee di chi vota i partiti mi piacerebbe sapere che idee hanno le persone che si astengono che poi sono quelle che, indirettamente, influenzano anche loro i risultati delle elezioni.

[*] Al momento in cui scrivo i dati ufficiali definitivi per le elezioni del 2024 non sono ancora disponibili, mancano ancora circa 300 sezioni ma questo non modifica le mie riflessioni in modo sostanziale.