Recensioni non richieste 2022

Fin da quando ho imparato mi è sempre piaciuto leggere e ho continuato a farlo sempre con piacere, in modo disordinato ma costante, fino al 2021 quando ho toccato il punto più basso nel numero di libri letti in un anno. Credo sia stato un effetto collaterale della situazione perché poi, l’anno dopo ho ripreso a leggere con i ritmi precedenti. Il 2022, appena finito, ha per me un significato cabalisticamente importante per cui – per festeggiarlo – ho stilato la lista dei libri letti e ci ho aggiunto qualche piccolo commento. I giudizi sono riferiti al libro stesso e non necessariamente all’intera produzione di chi l’ha scritto. L’elenco è ordinato alfabeticamente secondo il cognome di autore/autrice. Buona parte dei libri sono degli ultimi anni ma non mancano titoli vecchi o anche molto vecchi, recuperati su qualche bancarella o che si erano nascosti in qualche angolo buio della mia libreria.

Attenzione agli “spoiler”.

Foto di uno dei primi aerei che vola.

AA.VV., Le morti concentriche
AA.VV., Il convitato delle ultime feste
AA.VV., Il cardinale Napellius
AA.VV., Storie sgradevoli
AA.VV., L’avvoltoio
Cinque libri che fanno parte di una antologia di racconti di vari autori del settecento e dell’ottocento del secolo scorso. Raccolti in una collana (“La biblioteca di Babele”) curata da J.L. Borges, uscita un po’ di anni fa. La qualità e la piacevolezza dei testi è altalenante, quello che si nota è che sono storie che sono state, nel corso del tempo “saccheggiate” da altri autori, con più o meno successo.

AA.VV., Giusto, sbagliato, dipende, 2022
Gli esperti della Accademia della Crusca che spiegano cose a volte scontate altre meno. Divertente, pedante e istruttivo.

AA.VV., L’avventra maivista di Frigidaire, 2020
Storia corale attraverso le interviste fatte ad alcuni dei protagonisti della esperienza pluridecennale di una rivista che ha avuto, almeno nei primi anni di vita, una notevole importanza nel panorama culturale indipendente e alternativo italiano.

Byatt A.S., Possessione, 2016
Bello. L’autrice si inventa la storia e le opere di un famoso scrittore vittoriano e del suo amore per una donna, a sua volta poetessa, che non avrebbe mai potuto avere accanto. Dal libro un film omonimo (2002) che ne conserva solo in parte il fascino.

Campanile F., Tragedie in due battute, 1978
Bello. Se non ti piace l’umorismo di Campanile non fai parte della mia rivoluzione. “Il tenore fa le scale per le scale della Scala”. Vedi anche più avanti.

Costante S., Corto Maltese e la poetica dello straniero, 2022
Probabilmente una tesi di laurea sul noto personaggio dei fumetti. Non sono sicuro che Corto Maltese possa essere definito “straniero”, sarei più propenso a definirlo “cittadino del mondo” come si diceva un tempo. Ma forse questo è solo un altro modo per dire la stessa cosa.

De Giovanni M., L’equazione del cuore, 2022
De Giovanni M., Un volo per Sara, 2022
De Giovanni M., Caminito, 2022
L’autore scrive ottimi libri da spiaggia/treno [*]. Il primo non appartiene a una serie e ha uno “spessore” maggiore degli altri due. Il secondo è quello che mi è piaciuto di meno. Il terzo riporta in campo un personaggio che avrebbe potuto anche scomparire dopo l’ultima storia e forse sarebbe stato meglio in quanto il “giallo” raccontato è (secondo me) il più debole di tutta la serie.

Doctorow C., Radicalized, 2020
Bello. Quattro storie di fantascienza sociale scritte bene da uno di quelli che quando scrive di Reti, Internet e computer sa di cosa sta scrivendo. Al contrario di altr* che si ostinano a farlo senza saperne molto.

Enzensberger H.M., Hammerstein o dell’ostinazione, 2010
Bello, bello, bello. Se non sei espert* di storia del nazismo (come me) probabilmente non conosci il personaggio e la sua famiglia della quale vengono raccontate le vicende. Ma se hai almeno un po’ di conoscenze relative al periodo e alla storia tedesca e mondiale questa specie di “romanzo” si legge tutto di un fiato. La suspance e i colpi di scena, in certi momenti, sono superiori a quelli di molte storie completamente inventate.

Ferrante E., La vita bugiarda degli adulti, 2019
Bello. Come mi accade spesso se qualcosa che ho letto (l’Amica geniale) mi piace poi ho una sorta di blocco verso quell’autore/autrice temendo di restare deluso dalle altre cose che scrive. In questo libro ci sono, per forza di cose, molte (forse troppe?) delle cose presenti in l’Amica geniale e non solo l’ambientazione o il fatto che siano ancora storie di donne. L’avrei intitolato “Storia di un braccialetto”.

Fracassi C., Sotto la notizia niente, 1994
Bello. Libro sepolto tra i tanti comprati e mai letti. Una delle cose interessanti è che presenta un quadro, sull’informazione giornalistica, proprio all’alba dell’inizio dell’era di Internet. Il che torna utile per chi non ha idea di quale fosse in quei tempi lo stato dell’arte dell’informazione.

Francescato D., Ridere è una cosa seria, 2002
Bello. Informazioni su alcune ricerche psicologiche e sociologiche sull’umorismo e la risata. “Cosa diventa un formaggio dopo un mese? Un forgiugno.” Indispensabile, vedi anche sopra.

Foto di un vecchio aereo che vola.

Hand D.J., Il caso non esiste, 2014
Bello. Il caso, la probabilità che avvenga o meno un evento. Tutto spiegato senza formule difficili e in un linguaggio piacevolmente divulgativo. Sincronicità, caos, profezie. Un sacco di bella roba.

Leonhard Schäfer, Contro Hitler, 2015
Brevi cenni di storia dell’opposizione al nazismo degli anarchici e dei libertari tedeschi.

Levin I., Questo giorno perfetto, 1970
Romanzo distopico di un autore più noto per un altro suo libro dal quale è stato tratto un classico del cinema.

Lloyd J., Mitchinson J., Il libro dell’ignoranza sugli animali, 2015
Una delle mie debolezze, i libri di elenchi e di cazzatelle varie: enciclopedie, dizionari, liste ecc… Il libro è stato preceduto da “Il libro dell’ignoranza”.

Maggiani M., L’eterna gioventù, 2021
Di Maggiani ho amato (cosa scontata) Il coraggio del pettirosso e anche un paio dei suoi altri libri. Negli anni ho provato a leggerne ancora senza però ritrovarci le cose che mi erano piaciute. Questo libro si colloca in una via di mezzo.

Macchi L., La voce dei turchini, 2003
Libro da spiaggia/treno [*]. Letto soprattutto perché ambientato a Napoli.

Malvaldi M. e Bruzzone S., Chiusi fuori, 2022
Malvaldi M. e Bruzzone S., Chi si ferma è perduto, 2022
Libri da spiaggia/treno [*] nella versione per ragazz*.

Marilli G. e Ratti D., La cooperazione in Italia, 2018
Beve compendio per chi ha interesse a capire come è nato il movimento cooperativo, come si è evoluto nel corso del tempo e come è andato a finire.

Mazzocco D., Cronofagia, 2019
Mah, boh, per fortuna sono poche pagine che scorrono via senza lasciare segni. Forse non ne ho capito il senso.

Michel L., Presa di possesso, 2021
Bello. Nel mio personale pantheon politico Louise Michel ha un posto di primo piano, nonostante la scadente agiografia anarchica, soprattutto quella prodotta nel secolo scorso, non le abbia reso merito. Forse con questo piccolo libro si sta invertendo la tendenza. Speriamo.

Myrdal G., L’obiettività nelle scienze sociali, 1973
Un argomento classico in un libro che prova a rispondere alla domanda: “esistono degli strumenti logici che rendono più agevole una ricerca oggettiva?”. Le ricadute sulla società dei metodi di ricerca.

Foto di uno dei primi aerei che sorvola Stonehenge

Passavini G., Porno di carta, 2016
Bello. A parte l’argomento, comunque interessante, le storie raccontate hanno (spesso) dell’incredibile e ci si trova dentro tutto e tutti, anche alcuni personaggi adesso più famosi che a quel tempo. Un pezzo di storia e di cultura italiana poco conosciuta.

Perez-Reverte A., I cani di strada non ballano, 2019
Una storia “nera” dove il valore aggiunto è dato da fatto che ne sono protagonisti dei cani. Trasformate i cani in uomini e la storia perde un po’ del suo fascino.

Pessoa F., Il banchiere anarchico, 1992
L’anarchismo, inteso esclusivamente come mancanza di regole, di chi ha potere. Un tema un po’ scontato ma lo svolgimento è più che decente.

Robecchi A., Una piccola questione di cuore, 2022
Nuove avventure per Carlo Monterossi, l’autore di programmi televisivi trash e investigatore per hobby. I tanti riferimenti a fatti e persone di oggi presenti in questa serie sono ovviamente più che voluti.

Simenon G., Maigret e il signor Charles
Simenon G., Maigret e l’uomo solo
Simenon G., Maigret e le persone perbene
Scoprendo l’acqua calda bisogna dire che l’autore sa scrivere… la qualità delle storie di uno dei commissari più famosi della letteratura è altalenante. Libri da spiaggia/treno [*] per eccellenza.

Soncini G., L’era della suscettibilità, 2021
Bello. Odiato, soprattutto dagli appassionati e dalle appassionate del “politicamente corretto” il libro mette in luce alcune delle (tante) contraddizioni di un certo modo di pensare. Probabilmente si possono scrivere le stesse cose in modo meno provocatorio ma, come è noto, la pubblicità è l’anima del commercio e fare ammuina vende di più. Il limite del libro e delle tesi esposte è che viene preso molto poco in considerazione il punto di vista contrario.

Vagnarelli G., Fu il mio cuore a prendere il pugnale, 2013
Come e perché trasformare un omicidio chiaramente politico in un problema psichiatrico. Il caso esemplare di Sante Caserio.

Valenti C., Storia del Living Theatre, 2008
Bello, bello. Una intervista lunga a Judith Malina co-fondatrice del Living Theatre. Una storia di lotte, di vittorie e di sconfitte, la storia di una epoca dove potevano accadere cose incredibili. I legami tra arte, amore, cultura e politica.

Valletti F., Storia della ginnastica, 1893) [Edizione fuori commercio]
Bello. Scoprire che la ginnastica deriva (in tutti i sensi) direttamente dall’addestramento militare fa capire molte più cose di quello che si possa credere.

Zizek S., Benvenuti in tempi interessanti, 2012
Piacevole da leggere. Comprendo che a volte sia necessario soffermarsi su verità banali, ma non bisognerebbe esagerare come fa l’autore.

 

Nota Bene
[*] Per evitare fraintendimenti preciso che etichetto come “libro da spiaggia/treno” un libro scritto in un italiano decente e che si può leggere senza problemi anche su una spiaggia affollata e rumorosa o in un treno dove tutt* parlano al telefonino. Ovviamente ce ne sono di qualità diversa, più o meno piacevoli da leggere. Sempre per evitare fraintendimenti un autore/autrice possono scrivere libri di qualità diversa e l’etichetta che uso si riferisce esclusivamente ai libri citati. Tenuto conto del numero di libri presenti in questo elenco che sono etichettati in questo modo si potrebbe pensare che io divido il mio tempo tra treno e spiaggia o che vado in treno in spiaggia (o in spiaggia in treno) anche di inverno. Non è così, anche se mi piacerebbe.

Uccellacci e uccellini

Nei primi giorni di novembre sembrava proprio che fosse arrivata al termine la saga di “Twitter”. Dopo mesi di tira-e-molla Elon Musk, definito l’uomo più ricco del mondo, ha acquisito per la modica cifra di 44 miliardi di dollari il controllo di uno dei più conosciuti servizi di comunicazione su Internet.

Quello che spesso viene chiamato “blue birdie”, a causa del suo logo che rappresenta un uccellino blu, è un servizio aperto nel 2006 e che quasi immediatamente ha riscosso un grande successo, soprattutto tra i blogger e i giornalisti che ne hanno apprezzato la semplicità d’uso e la velocità. La limitazione del numero di caratteri (140) che si potevano usare per ogni messaggio (“tweet”) e la possibilità di spedirli da un telefonino anche non molto potente hanno sicuramente contribuito alla diffusione di uno strumento che alla fine del 2012 aveva 200 milioni di iscritti che sono diventati 396 alla fine del 2021. Nonostante i numeri, che posizionano “Twitter” alquanto in basso nella classifica (per quello che vale) dei “social network” la sua importanza nel panorama mediatico è stata superiore a quella di altri servizi con un numero di utenti ben superiore. Secondo alcune ricerche sociologiche a usare questo strumento sono soprattutto maschi, di età compresa tra i 25 e i 34 anni e residenti nella maggior parte dei casi negli USA e in Giappone. Uno dei fattori che hanno influito sulla sua crescita di importanza è il fatto che moltissime persone famose, in tutti i settori della vita sociale, hanno iniziato a utilizzarlo o, in alcuni casi, a pagare qualcun altro per farlo. Gli introiti dell’azienda derivano principalmente dalla pubblicità, fatta direttamente o tramite una delle altre società che sono state acquisite nel corso degli anni. Alla fine del 2021 “Twitter” aveva circa 7500 dipendenti.

L’ingresso del nuovo padrone è avvenuto in modo molto rumoroso visto che il personaggio sa che non c’è niente di meglio che una campagna pubblicitaria promozionale e soprattutto gratuita, immancabilmente arrivata. Subito dopo i primi annunci tutti i mezzi di comunicazione, vecchi e nuovi, hanno seguito il balletto che ha preceduto l’acquisizione vera e propria. Anche perché Elon Musk ha iniziato a rilasciare dichiarazioni sui cambiamenti che aveva in mente di attuare una volta entrato in possesso dell’azienda. Quello principale riguardava la politica di moderazione dei contenuti che è da sempre tra i problemi centrali in un qualsiasi “social” mentre il secondo aveva a che fare con le modifiche da implementare per migliorare la redditività del servizio.

Una volta acquisito “Twitter” si è sollevata una tempesta che ha colpito tutti, sia gli utenti del servizio che i dipendenti della società. Ai primi è stato annunciato che la “spunta” sul nome, vale a dire il simbolo che certifica “l’identità” di un utente, sarebbe diventata a pagamento. Per i secondi è andata molto peggio in quanto è stato anticipato che sarebbe stato licenziato addirittura il 75% del personale. Questi annunci hanno causato molto rumore e sono stati seguiti, come prevedibile, da una serie di smentite, di conferme, di passi in avanti e indietro. L’abbonamento per avere la “spunta” è passato da 20 a 8 dollari al mese e, in questo momento, è stato sospeso. Il numero dei dipendenti da licenziare è passato dal 75% al 50%, e secondo alcuni per risparmiare sulle buonuscite di quattro top manager (dai 20 ai 60 milioni di dollari a testa) sembra che Elon Musk li abbia licenziati “per giusta causa”, come diremmo in Italia.

Intanto, sempre per mantenere uno spazio sulle news, il nuovo padrone ha consigliato di votare il Partito Repubblicano nelle elezioni di medio termine che si sono tenute negli Stati Uniti la scorsa settimana. La pantomima potrebbe continuare ancora, tra il monumento dedicato al miliardario eretto dai gestori di una delle tante “criptomonete” e il commento complottista di Musk riguardante l’aggressione a Paul Pelosi marito di Nancy (Portavoce della Camera degli USA), poi cancellato; ma non aggiungerebbero molto di interessante alla storia. Nel suo primo discorso ai dipendenti, il nuovo padrone, sembra che abbia prospettato anche la possibilità di un fallimento dell’azienda a meno che non cambi – in modo radicale – il suo funzionamento.
Ed è questo forse uno dei punti chiave in quanto nel corso degli anni “Twitter” ha assunto un ruolo importante all’interno della comunicazione politica, soprattutto negli Stati Uniti, dove anche il Presidente in carica usa un account personale (“potus” che sta per President Of The United States) e si è molto spesso parlato della piattaforma sopratutto in relazione alle vere o presunte manovre da parte del governo russo per influenzare e manipolare la politica interna americana. L’importanza di questo servizio è iniziata probabilmente ai tempi di Barak Obama che è stato tra i primi a utilizzare in modo massiccio gli strumenti della comunicazione digitale. Non ci è voluto molto per rendersi conto che mentre uno spot televisivo può costare anche milioni di dollari un “tweet” ben scritto può raggiungere milioni di persone ed essere quasi gratuito. Allo stesso modo però un errore può essere pagato caro, come sa quel parlamentare costretto alle dimissioni nel 2011 per aver pubblicato una foto di troppo. Donald Trump, che ha fatto ampio uso di questa ribalta, ha avuto l’account “sospeso permanentemente” dopo l’assalto a Capitol Hill nel giorno della Befana del 2021.

Anche in Italia molti dei politici più noti scrivono (o fanno scrivere) su “Twitter” con risultati probabilmente meno impattanti che altrove ma che comunque vengono puntualmente ripresi dai mezzi di comunicazione di massa tradizionali.

Questa vicenda ha causato però qualche piccolo effetto collaterale positivo.

Nei primi giorni seguiti all’insediamento di Musk centinaia di migliaia di persone hanno abbandonato la piattaforma alla ricerca di strumenti di comunicazione alternativa. L’effetto di questi allontanamenti è stato visibile soprattutto su “Mastodon”, un software libero che ha un funzionamento molto simile a “Twitter” ma che, al contrario di esso si basa su una filosofia diversa, se non proprio opposta. Si tratta di una piattaforma non centralizzata ma formata da singoli server che possono essere “federati” tra loro e che permettono una buona interazione tra gli utilizzatori. Nelle ultime settimane molti mass-media (anche italiani) hanno indicato “Mastodon” come una possibile alternativa per gli utenti che hanno deciso di abbandonare il servizio del miliardario.

Questa sorte di terremoto avviene in un momento nel quale la situazione non è esaltante per il panorama dei “social” commerciali, visto che anche “Meta” (“Facebook”, “Instagram”, WhatsApp”, ecc…) ha recentemente annunciato il licenziamento di circa 11 mila dipendenti, il 13% del totale. E anche il settore delle “criptovalute” non se la passa molto bene.

Il futuro dell’uccellino blu non è ancora scritto, ma i problemi economici di una azienda che perde un milione di dollari al giorno, mescolati alla smania di protagonismo del suo nuovo padrone, potrebbero formare un miscuglio davvero esplosivo.

Il mercato e la finanza applicati alle aziende che operano nel mondo della comunicazione digitale hanno dato sempre il peggio di sé: da quando la tecnologia informatica è diventata un affare lucroso si sono susseguiti veloci periodi di crescita esponenziale e lo scoppio di “bolle” che hanno lasciato sul campo quelle che sembravano imprese indistruttibili. Ma anche in un settore che non produce, direttamente, beni materiali gli effetti di ascese e cadute si ripercuotono poi concretamente sulle persone.

Pepsy

[Pubblicato su “Umanità Nova”, n.28 del 20/11/2022]

 

Un governo vecchio

Internet vive di immagini, per cui alle principali notizie viene sempre collegata una foto o un piccolo clip video, anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Così, contestualmente all’elezione del Presidente del Senato è rimbalzata su tutto il web la sequenza iniziale del film “Sbatti il mostro in prima pagina” (regia di Marco Bellocchio, 1972). La pellicola si apre con delle immagini di repertorio dove si vede l’attuale seconda carica della Repubblica che arringa dal palco una piccola folla durante un comizio. È interessante, oltre alle immagini, ascoltare l’audio che ha registrato un piccolo brano del discorso, probabilmente quello finale:

“… italiani che non hanno rinunciato all’appellativo di uomini che si uniscano al di sopra delle fazioni, al di sopra dei partiti, al di sopra delle divisioni interessate e volute, al di sopra dell’ormai superato, in disuso e troppo a lungo sfruttato fascismo e antifascismo. Si uniscano per dire sì alla libertà nell’ordine… questa dimostrazione, questa manifestazione vuole dimostrare che è possibile battere il comunismo, che è possibile battere i nemici dell’Italia e insieme lo faremo. Viva l’Italia.”

Il filmato è stato girato a Milano, probabilmente nel 1972, nel corso di una manifestazione indetta da quella che allora si autodefiniva “maggioranza silenziosa”, un estemporaneo raggruppamento che metteva insieme forze provenienti da aree politiche diverse che coprivano uno spettro molto ampio: dagli iscritti al “Movimento Sociale Italiano” (MSI) a quelli del “Partito Socialista” (PSI), incluso ovviamente l’area della “Democrazia Cristiana” (DC) e degli altri partiti più piccoli. Un agglomerato del genere, che oggi verrebbe definito un movimento trasversale, aveva come suo principale collante un comune nemico il “comunismo” che in quegli anni era identificato nel “Partito Comunista Italiano” (PCI) ma anche nei tanti gruppi della cosiddetta “sinistra extraparlamentare”. L’anticomunismo rappresentava la paura degli strati privilegiati della società riguardo alla possibilità che in Italia ci potesse essere una rivoluzione comunista. Un primo tentativo di organizzare quella paura fu fatto nel 1970 da Edgardo Sogno, partigiano “bianco” e medaglia d’oro per il suo contributo alla resistenza, che aveva provato a fondare un movimento anticomunista, non caratterizzato esplicitamente da una ideologia fascista, che auspicava la trasformazione dell’Italia in una Repubblica presidenziale, ristabilendo i “valori di una democrazia occidentale e nazionale”.

L’anno successivo, il 1 di febbraio, fu invece costituita ufficialmente a Milano una associazione denominata proprio “maggioranza silenziosa”, nel corso di una riunione tenuta nella sede del “Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica” (PDIUM”).

Questa “maggioranza silenziosa” fece parlare di sé per poco meno di un paio di anni, soprattutto perché le sue iniziative pubbliche, che si tennero principalmente in alcune città del nord Italia, vennero quasi sempre contestate da gruppi della sinistra extraparlamentare.

Intanto l’espressione “maggioranza silenziosa” era entrata nel gergo giornalistico e fu usata molto frequentemente negli anni ’70 e solo sporadicamente in quelli successivi. Un fugace ritorno alla ribalta dei mezzi di comunicazione di massa di quella espressione avvenne in occasione della cosiddetta “marcia dei 40000”, la manifestazione tenuta a Torino il 14 ottobre del 1980 dai quadri della FIAT.

Tornando al giorno d’oggi e leggendo anche il discorso di insediamento fatto dal Presidente del Senato potrebbe sembrare che le elezioni del 25 settembre 2022 abbiano portato al governo una versione moderna di quella “maggioranza silenziosa” che scendeva in piazza 50 anni fa. Ma non è proprio così.

La Storia non si ripete esattamente allo stesso modo ma ci sono comunque molte somiglianze tra l’area sociale alla quale si rivolgeva il giovane capellone e barbuto del film di Marco Bellocchio e quella rappresentata oggi dai partiti al governo. Non c’è bisogno di dimostrare che “FdI” è un partito che ha raccolto l’eredità del “MSI” e che sia “FI” che “Lega” sono l’attuale incarnazione dei vecchi partiti di centro e di sinistra che hanno governato l’Italia per tutta la cosiddetta “prima repubblica”. Il superamento della discriminante antifascista, auspicata nel comizio del 1972, è ormai avvenuto da tempo e le componenti politiche di una sorta di “maggioranza silenziosa” sono nuovamente insieme al governo. Di nuovo perché l’attuale non è certo il primo governo formato da quel tipo di maggioranza. Dal 1994 al 2011 si sono succeduti in continuità, salvo un breve intervallo i governi: Berlusconi I (1994), Berlusconi II (2001-2005), Berlusconi III (2005-2006) e Berlusconi IV (2008-2011) che hanno visto riuniti insieme sempre gli stessi partiti. Volendo trovare una differenza quelli precedenti si potrebbero definire governi di “centro-destra” e l’attuale potrebbe essere definito di “destra-centro”, solo per sottolineare che gli equilibri di quella coalizione si sono spostati a favore di un partito erede del fascismo storico.

Ma nel recente passato molti dei provvedimenti legislativi che hanno peggiorato le condizioni di vita dei più poveri non sono stati sempre adottati da governi di “centro-destra” ma piuttosto da quelli che si definivano di “centro-sinistra”: la deregolamentazione dei contratti di lavoro è iniziata con il cosiddetto “pacchetto Treu” preparato durante il Governo Dini (1995-1996) e portato a compimento dal Governo Prodi I (1996-1998). La riduzione delle tutele dei lavoratori, previste dall’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, è stata ottenuta attraverso il cosiddetto “Jobs Act” approvato durante il Governo Renzi (2014-2016). Solo per citare i due esempi più eclatanti.

Il peggio di sé questo governo non lo potrà dare nella politica estera, visto che si dovrà allineare (volente o nolente) al carro della NATO e nemmeno in quello economico, dove a comandare sono le solite istituzioni sovranazionali alle quali, chiunque sia al governo, deve obbedire. Andrà probabilmente peggio sul campo interno, dove potranno essere prese delle decisioni che hanno globalmente uno scarso impatto economico ma che possono provocare grossi danni sociali.

Il logoro e lugubre terzetto “Dio, Patria e Famiglia” (tutto con la maiuscola) verrà declinato in tutte le sue varianti, e ci sarà sicuramente un aumento della demagogia che fa comunque parte di ogni compagine governativa. Ma anche questo inossidabile terzetto verrà rivisitato in senso moderno e sarà quasi irriconoscibile rispetto a quello tradizionale per cui verrà fatto di tutto per rendere più difficile la scelta di interrompere una gravidanza ma difficilmente verrà abrogata la Legge 194. E probabilmente nemmeno il più accanito nostalgico del fascismo proporrà di eliminare la legge sul Divorzio che, alle origini, era uno dei principali obiettivi della battaglia della destra, in quanto minava la famiglia e andava contro l’indissolubilità del sacramento religioso del matrimonio.

Demagogia che già si è vista in azione a partire dalle nuove denominazioni dei Ministeri, come se bastasse cambiarne il nome per modificare qualcosa. Demagogia nei primi provvedimenti annunciati il cui impatto sarà molto più mediatico che concreto. In alcuni casi le differenze tra l’esecutivo in carica e quelli precedenti non sarà apprezzabile, proprio in questi giorni si legge della decisione di mantenere l’ergastolo “ostativo” (la legge secondo la quale un ergastolano non pentito non può accedere ad alcun beneficio) introdotta dal precedente governo e questo nonostante sia stata già definita la sua incostituzionalità. In altre parole probabilmente verranno confermate e/o peggiorate tutte le scelte già fatte da governi “antifascisti”.

Questo non significa che non ci siano differenze tra avere al Governo degli (ex) fascisti piuttosto che degli (ex) democristiani o degli (ex) comunisti, ma che le differenze tra le politiche portate avanti dagli schieramenti politici in Parlamento sono davvero minime e comunque ci sono sempre più punti in comune che punti divergenti tra “centro, destra e sinistra”.

Nei prossimi mesi il gioco delle parti vedrà la cosiddetta “opposizione” lanciarsi in molto poco credibili campagne per i “diritti sociali”, saranno esattamente gli stessi che quando erano al Governo hanno colpevolmente ignorato per anni, lasciando nel dimenticatoio provvedimenti come lo “ius soli”, il diritto a un degno fine vita e la liberalizzazione del consumo e della coltivazione della cannabis, giusto per citare i primi tre esempi che vengono in mente.

Dalla parte sua l’esecutivo in carica ha oggi, oltre che una maggioranza parlamentare abbastanza solida, anche la fortuna di avere una donna come capo di governo, cosa impensabile nella “maggioranza silenziosa” degli anni ’70, il che ha provocato anche una sorta di piccolo corto circuito culturale. Oltre alla scontata constatazione che, nonostante tutte le belle parole spese negli ultimi 50 anni dai partiti e dai movimenti di sinistra, la prima donna Presidente del Consiglio è cresciuta nell’ambiente delle formazioni studentesche di estrema destra piuttosto che in qualche collettivo femminista.

Il paragone con la vecchia “maggioranza silenziosa” è servito solo per segnalare che l’ideologia che sta dietro al nuovo governo non è poi così nuova come vogliono farci credere, ignorando colpevolmente la storia recente che ha visto i politici di “FdI” al governo in più di una occasione, anche se sotto altro nome. Questo non vuol dire che l’antifascismo debba andare in pensione, in quanto la vittoria elettorale del 2022 sicuramente sarà di stimolo ai più nostalgici del 1922 per provare a sollevare la testa magari sperando in una benevolenza da parte dell’autorità costituita, benevolenza che non è certo mancata fino a ieri, visto che a Predappio manifestano da anni.

Una delle differenze più evidenti tra il 1972 e oggi è che allora era molto diffuso, in campo lavorativo, politico e sociale, un movimento di ribellione con il quale dovevano fare i conti tutti i partiti e i governi, che reclamava – con tutte le sue contraddizioni e i suoi limiti – più diritti per tutti e un radicale cambiamento sociale. Un movimento che oggi non c’è, nemmeno mettendo insieme tutte le varie e diverse esperienze di lotta che esistono. Un movimento che non può essere fatto rinascere basandosi esclusivamente sulla risposta emozionale agli allarmi antifascisti.