Il mese della marmotta

Il 2 febbraio, tradizionalmente noto almeno dalle nostre parti come la “Candelora” [1] è diventato, nel corso del tempo anche il “giorno della marmotta” il titolo di un divertente film del 1993 [2] nel quale il protagonista si trova bloccato in una sorta di bolla temporale che gli fa rivivere in continuazione lo stesso giorno. Dopo un primo naturale momento di sbandamento, proprio grazie al fatto che già conosce in anticipo quello che lo attende, riuscirà a sfruttare questo vantaggio e a uscire fuori dal circolo vizioso nel quale era finito. Questo è un insegnamento di quelli che andrebbero tenuti presenti anche da chi non recita in un film: quando ci si trova “imprigionati” in una situazione uguale ad altre nelle quali ci si è trovati in passato probabilmente è inutile continuare a comportarsi allo stesso modo, specialmente se il comportamento precedente non ha avuto successo. Ripetere più volte, davanti a situazioni già vissute, gli stessi comportamenti è un errore grossolano che oltretutto non favorisce la ricerca di altre possibili soluzioni.

Lo sciopero della fame di Alfredo Cospito ha avuto, tra i tanti effetti, anche quello di riportare l’anarchismo e gli anarchici sulle prime pagine, di tutti i mass media, vecchi e nuovi. Non è certo la prima volta che questo avviene ma probabilmente mai, almeno dai tempi della “Strage di Stato” del 1969, con l’ampiezza che si è vista tra la fine di gennaio e il febbraio del 2023.

Una semplice conferma alla portata di chiunque abbia accesso a Internet dovrebbe rendere meglio l’idea. Domenica 5 febbraio prendendo in considerazione esclusivamente 20 quotidiani [3] scelti semplicemente perché è stato molto facile trovare su web le prime pagine della relativa versione su carta si poteva rilevare che quelli dove non compariva la parola “Cospito” o “anarchici” (in tutte le sue declinazioni) erano solo tre.

È un po’ come se fossimo finiti sommersi sotto un diluvio di articoli, interviste, commenti che con la complicità della comunicazione elettronica hanno letteralmente assunto una portata, almeno dal punto di vista quantitativo, che non avevamo mai visto in precedenza. Questo anche grazie al fatto che la vicenda è stata strumentalmente usata dai politici per le loro scaramucce parlamentari, contribuendo in maniera decisiva all’aumento dell’interesse dei mezzi di comunicazione di massa.

Qui però è scattato una sorta di corto circuito in quanto l’informazione ufficiale ha provato ad affrontare un argomento, l’anarchismo e gli anarchici, del quale si è occupata sempre in modo superficiale e sempre di malavoglia mentre oggetto di questo improvviso interesse si è trovato a essere l’insieme formato dalle diverse componenti del movimento anarchico che – tradizionalmente – non hanno mai avuto grande simpatia (per usare un eufemismo) per giornali e giornalisti.

Il film ha seguito un copione prevedibile: in queste ultime settimane, anche limitandosi a leggere quello che è umanamente possibile, ne sono state scritte e dette davvero di tutti i colori. Anche prendendo in considerazione solo una piccola parte di quanto è stato pubblicato è facile dimostrare che nella quasi totalità dei casi le cose che sono state scritte sono una mescolanza frutto di ignoranza e malafede, di cialtroneria professionale e disinformazione, binomi che sembrano inscindibili quando si scrive dell’anarchismo e degli anarchici. Un miscuglio di notizie vere e inventate, di grossolani errori storici, di testi che sono frutto di “copia e incolla” dalle veline delle forze dell’ordine e, probabilmente, dei servizi segreti. Ma una cosa del genere era già avvenuta, anche se in misura molto minore, in più occasioni nel recente passato e quindi non dovrebbe destare troppa meraviglia.

Una enorme quantità di infamie è stata riversata sull’anarchismo e gli anarchici, nonostante la situazione di Alfredo Cospito parli da sola ed è manipolabile solo in parte. L’attacco politico e mediatico è rivolto contro tutto l’anarchismo e tutte e tutti gli anarchici.

Davanti a una situazione del genere verrebbe naturalmente voglia di replicare, riga su riga, almeno alle baggianate più stupide, alle accuse più offensive. Ma non sarebbe realisticamente possibile rispondere a tutta la spazzatura pubblicata perché, lo ripetiamo, è talmente tanta che provare a contrastarla diventerebbe un lavoro quasi infinito, specialmente quando le forze andrebbero utilizzate per questioni altrettanto importanti e non necessariamente collegate a quella oggi predominante.

Questo non significa che bisogna far finta di nulla o sottovalutare lo tsunami che il sistema dell’informazione ufficiale ha scatenato ma significa non lasciarsi intrappolare, come nel “giorno della marmotta”, in un defatigante confronto a colpi di comunicati, smentite, precisazioni eccetera. Una semplice occhiata a quanto è accaduto nel recente passato quando si sono verificati casi del genere dovrebbe far capire che non è possibile vincere questo genere di scontri.

Questo non significa che bisogna rimanere in silenzio, non significa essere costretti a tacere. Significa piuttosto provare a comunicare in modo diverso rispetto a quanto fatto anche nel recente passato, in primo luogo iniziando a sfruttare nel modo migliore gli strumenti di comunicazione e informazione che gestiamo direttamente. Significa cercare di produrre una comunicazione spiazzante, meno prevedibile, che parli agli interlocutori che ci interessano piuttosto che al sistema dei media ufficiali. Significa ricordare in ogni occasione il ruolo giocato dall’informazione che è quello di complicità all’interno del sistema politico ed economico nel quale viviamo, significa attaccare piuttosto che continuare solo a difenderci.

In alcuni casi è molto facile prevedere il futuro. Prima o poi questa sorta di tempesta mediatica passerà, anche se non possiamo sapere quando. Il nostro obiettivo dovrebbe essere, oltre a quello (scontato) di uscirne non troppo malconci, anche quello di non ritrovarci – alla prossima occasione – intrappolati di nuovo nello stesso circolo vizioso.

Pepsy

[1] Per chi non sapesse di cosa si tratta https://it.wikipedia.org/wiki/Candelora
[2] Il titolo originale è “Groundhog Day“, quello italiano è invece “Ricomicio da capo“.
[3] I quotidiani sono questi: Corriere della Sera, Domani, Il Dubbio, Il Fatto Quotidiano, Il Foglio,, Il Giornale, Il Manifesto, Il Mattino, Il Messaggero, Il Resto del Carlino, Il Riformista, Il Tempo, La Notizia, La Ragione, La Repubblica, La Stampa, La Verità, Leggo, Libero Quotidiano, Metro.