Nella maggior parte dei giochi tradizionali, di carte, da tavolo o di altro tipo, alla fine della partita c’è un solo vincitore, tutti gli altri partecipanti perdono o al massimo è possibile che si verifichi un pareggio: nessuno vince, nessuno perde. Alcuni giochi fanno eccezione a questa regola generale in quanto, una volta terminata la partita, per individuare vincitori e perdenti deve essere presa in considerazione la situazione finale nella quale si trovano i giocatori. In questi casi nei manuali di quei giochi vengono descritti i diversi “scenari” finali possibili. Per cui ci possono essere vittorie o sconfitte di misura o travolgenti, vittorie o sconfitte condivise e tutto un altro insieme di risultati finali che dipendono dal tipo di gioco e dalle sue regole. Non è certo un caso che molti “giochi di simulazione bellica” rientrano in questa categoria.
Il conflitto in corso da più di un anno in Ucraina ha prodotto analisi di tutti i tipi e ipotesi su come finirà il confronto, probabilmente però nessuno sarebbe disposto a scommettere la sua testa su qualcuna di queste. In questo senso la domanda “è possibile prevedere come andrà a finire?” resta, di solito, senza una risposta. Eppure, anche senza scomodare le onnipresenti e noiose teorie “geopolitiche”, le variabili economiche e le dotte analisi che si basano su ideologie vecchie e nuove, forse è possibile prevedere già da ora quello che potrebbe accadere entro un lasso di tempo non troppo lungo. Basta, semplicemente, coprire tutti i possibili “finali”, proprio come succede nei manuali dei giochi citati all’inizio. Quello che segue è quindi un tentativo di descrivere tutte le situazioni finali possibili, un elenco dal quale sono state escluse solo quelle praticamente impossibili anche se magari sarebbero proprio quelle che preferiamo.
Gli scenari finali possibili sono pochi e li elenchiamo di seguito, in modo non ordinato, lo scriviamo a esclusivo beneficio degli appassionati di “retro-pensiero”.
La prima possibilità è che la Federazione Russa vinca lo scontro, questa vittoria potrebbe avvenire in due modi:
1. Si potrebbe trattare di una vittoria totale, vale a dire una vittoria che vedrebbe la completa sconfitta dell’esercito ucraino e la conseguente occupazione di tutto il territorio nazionale. In questo caso probabilmente verrebbe insediato in Ucraina un Governo “amico” e create nel paese delle installazioni militari russe permanenti al fine di prevenire che in futuro ci siano altri problemi. Il Governo di Mosca guadagnerebbe qualche punto di popolarità interna e la NATO inizierebbe a spostare armamenti e truppe ai confini dell’Ucraina russificata al fine di evitare che vengano tentate altre annessioni.
2. Si potrebbe verificare una vittoria parziale della Federazione Russa, che vedrebbe alla fine delle ostilità la divisione del territorio ucraino in due o più parti. Alcune di queste saldamente in mano all’esercito russo e altre a quello ucraino. Questa situazione potrebbe portare a una separazione più o meno stabile tra le due parti oppure a una situazione di tregua armata più o meno permanente, in pratica si verrebbe a creare una polveriera sempre pronta a esplodere alla prima occasione. In ogni caso la NATO e la Federazione Russa dovrebbero, per ragioni fin troppo ovvie, continuare ad accumulare armi e truppe nelle rispettive zone occupate per mantenere – come minimo – lo status quo.
La seconda possibilità è speculare alla prima, in questo caso lo scontro sarebbe vinto dall’Ucraina, anche in questo caso la vittoria potrebbe avvenire in due modi::
3. Potrebbe essere una vittoria totale, che veda la disfatta completa dell’esercito russo e la sua cacciata da tutto il territorio nazionale, regione del Donbass e Crimea comprese. Il Governo di Mosca probabilmente entrerebbe in crisi, il che potrebbe avere anche delle conseguenze imprevedibili per la Federazione Russa e non solo per essa. In ogni caso la NATO dovrebbe necessariamente continuare ad armare l’esercito ucraino e probabilmente creare delle basi militari permanenti nel paese per prevenire che in futuro avvengano altri tentativi di invasione.
4. Potrebbe invece avvenire che, alla fine delle ostilità con la ritirata della maggior parte delle truppe russe che hanno invaso il paese, restino ancora in piedi l’occupazione della regione del Donbass, della Crimea o di altre zone; in pratica con un ritorno alla situazione esistente prima dell’invasione. In questo scenario la NATO dovrebbe necessariamente continuare ad armare l’esercito ucraino e probabilmente creare delle basi militari nel paese per poter reagire velocemente a eventuali nuove minacce russe. Dall’altra parte il Governo di Mosca, a parte i problemi interni che si troverebbe a dover affrontare con il fallimento dell’invasione, non potrebbe certo smobilitare completamente uomini e armi.
La terza possibilità è che lo scontro continui per molto tempo senza risolversi con la vittoria (completa o parziale) di uno dei due contendenti ma assuma un carattere “di stallo permanente”:
5. Questo è uno scenario già descritto sopra, in 2 e 4. Una situazione nella quale, almeno a breve e medio termine, nessuna delle due parti riesce a prevalere definitivamente sull’altra. Anche in questo caso, come in tutti quelli precedenti, diventerebbe indispensabile un flusso continuo di armi diretto a entrambe le parti in causa.
La quarta e ultima possibilità è che lo scontro si allarghi:
6. Questo scenario prevede che i combattimenti inizino a coinvolgere direttamente anche i paesi limitrofi in una escalation che potrebbe portare anche a una “terza guerra mondiale”. Nel caso di una generalizzazione dello scontro si aprirebbero una quantità di scenari praticamente impossibili da prevedere e quindi ci limiteremo ad affermare che questo sarebbe sicuramente il peggiore di tutti gli scenari possibili. E sarebbe, naturalmente, quello che vedrebbe il maggior spiegamento di armamenti in assoluto.
Come si vede ci sono solo sei scenari possibili, anche se con “sfumature” che potrebbero essere molto più numerose di quelle che sono state descritte in modo alquanto rozzo. Ma, in definitiva, gli scenari si possono ridurre sostanzialmente a quattro: due sono quelli che prevedono la completa vittoria di una delle due parti un terzo che invece prevede la cristallizzazione della situazione in una instabilità nella quale possono prevalere – di volta in volta – gli scontri armati e/o le tregue. Il quarto prevede l’innesco di una catastrofe globale.
Una delle considerazioni finali che si possono fare con poche possibilità di smentita è che, qualsiasi sia lo scenario (tra quelli descritti) che prevalga questo comporterà necessariamente un aumento della concentrazione di armi ed eserciti in quella zona. In alcuni casi questo aumento potrebbe essere maggiore che in altri ma in nessun caso, comunque vada a finire, si avrebbe una sua diminuzione e quindi l’invio di armi proseguirebbe o addirittura aumenterebbe rispetto alla situazione attuale.
Una situazione che non potrebbe cambiare, sicuramente non a breve o medio termine, e che non sarebbe in alcun modo influenzata da quello che realmente accade sul campo: chiunque vinca, chiunque perda, qualsiasi sia la situazione nella quale si verrebbe a trovare quel territorio nei prossimi mesi o anni.
Le uniche a vincere sempre sarebbero le imprese che producono armi e gli Stati che fanno dell’industria militare e degli eserciti un elemento fondamentale del loro potere. Gli stessi che oggi dicono di voler aiutare l’Ucraina a difendersi dall’invasione.
La lotta contro le industrie militari e gli eserciti resta quindi l’unico obiettivo da perseguire per chi non vuole un futuro di guerra; l’invio di armi e il sostegno ai governi continuano a essere sostanzialmente un incentivo a continuare una politica basata sulla guerra. Credere che il sostegno armato a una qualsiasi delle parti in causa possa essere funzionale alla fine di un conflitto o che conduca a un mondo migliore è come credere alla Befana. Far credere che il sostegno armato a una qualsiasi delle parti in causa sia l’unico modo a far cessare la guerra è solo propaganda a favore degli Stati, degli eserciti, dei costruttori e dei commercianti di armi.