L’ultima novità (si fa per dire…)

Scampato il pericolo contenuto nel “pacchetto schifezza” e rimandato a settembre quello che ci aspetta nel decreto intercettazioni, con l’estate arriva l’ultima novità, il Parlamento si preoccupa (finalmente) dei poveri pregiudicati.

Il 23 giugno scorso è stata assegnata alla Seconda Commissione permanente (Giustizia) della Camera la proposta di legge n.2455 “Nuove disposizioni per la tutela del diritto all’oblio su internet in favore delle persone già sottoposte a indagini o imputate in un processo penale”. La prima firmataria è una parlamentare leghista ma la proposta è stata sottoscritta anche da onorevoli del PD, dell’UDC e del Gruppo Misto.

Il progetto di legge ha lo scopo di “riconoscere ai cittadini, già sottoposti a processo penale, il cosiddetto ‘diritto all’oblio’ su internet, cioè la garanzia che – decorso un certo lasso temporale – le informazioni (immagini e dati) riguardanti i propri trascorsi giudiziari non siano più direttamente attingibili da chiunque.”

Senza entrare nello specifico degli articoli della proposta di legge, bisogna ricordare almeno un episodio, relativamente recente, per provare a capire da quale cappello salta fuori un coniglio del genere.

Si tratta del processo intentato nel 2000 da Giulio Caradonna contro “Isole nella Rete” e il CS “La Strada”, colpevoli di aver ospitato e gestito un sito nel quale veniva citato un ex parlamentare del M.S.I., ben conosciuto negli anni ’60/’70 come picchiatore fascista. La
richiesta si basava proprio su quel “diritto all’oblio” secondo il quale, dopo 30/40 anni non dovrebbe essere più possibile ricordare fatti e persone ma bisognerebbe invece lasciarli riposare in pace. Il processo, durato fino al 2004, aveva visto (stranamente) la vittoria di chi pretendeva difendere il diritto alla memoria contro chi voleva negarla e così l’ex missino fu condannato a pagare 3000 euri di spese.
Se fosse stata in vigore la norma in questione le cose sarebbero andate ben diversamente.

La proposta non è ancora stata discussa e sarebbe quindi prematuro criticare nel particolare i vari articoli, per il momento ci limitiamo solo ad invitare a pensare a cosa accadrebbe se i giornali risalenti a 30 o 50 anni fa non potessero essere più liberamente consultati da tutti, in quanto contengono anche notizie su persone che hanno “diritto all’oblio”. Non siamo ancora all’assunzione di un triste impiegato che lavori di bianchetto per cancellare le informazioni che non possono
essere lette (a termini di legge) ma ci siamo molto, anche troppo vicini.