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Indymedia in Italia 5

5. Tutti vs italy.indymedia.org

Nel corso delle sue vite (((i))) affrontò molti problemi a causa della sua attività.

Da quelli più semplici (e anche più frequenti) come le quotidiane richieste di modificare, eliminare, nascondere testi e/o immagini pubblicate sul “newswire” a quelli un po’ più complicati riguardanti la pubblicazione di materiali “segreti” o coperti da copyright. Dalle minacce di querela provenienti da studi blasonati a quella esagerata che coinvolse addirittura l’impero.

I casi più semplici venivano risolti più o meno velocemente in chat o con brevi scambi di mail sulle liste, a volte però le cose potevano risultare più problematiche magari a causa del contenuto del materiale del quale veniva richiesta la rimozione e dal richiedente.


To: italy@indymedia.org
Subject: Diffida uso illegittimo materiale RAI (RAIOT)
From: [...]
Date: Tue, 4 May 2004 11:19:02 +0200

RAI Radiotelevisione Italiana S.p.A. ./. Italy.Indymedia.com

Egregi Signori,
ci indirizziamo a Voi in nome e per conto della RAI Radiotelevisione
Italiana S.p.A., emittente radiotelevisiva la cui indiscussa notorietà non
abbisogna, in questa sede, di pleonastiche dimostrazioni.
La Cliente nella costante attività di monitoraggio della concorrenza e del
mercato, che oggigiorno non può certamente trascurare la sempre più
imponente realtà del mondo telematico, è recentemente venuta a conoscenza
della circostanza che, nella pagina web del sito
http://italy.indymedia.org/news/2003/11/429801.php, vi è la possibilità
di scaricare interamente in screaming la prima puntata di RAIOT (la nota
trasmissione condotta da Sabrina Guzzanti, in seguito interrotta per le
discusse vicende), senza che alcuna autorizzazione Vi sia stata data da
parte della nostra Cliente.
Orbene, tale condotta, sia per il contenuto che reca, sia per le modalità
con le quali è perpretata, costituisce una patente violazione dei diritti
di privativa intellettuale della Cliente.
Alla luce di quanto sopra, mentre ci riserviamo ogni più ampio margine di
manovra al fine di ottenere il ristoro dei danni patiti e patiendi dalla
RAI in relazione alla vicenda in esame, Vi invitiamo:
a) ad estromettere immediatamente il riferimeno in parola dal Vostro sito;
b) ad inviarci, entro e non oltre dieci giorni dal ricevimento della
presente, un impegno sottoscritto dal responsabile nel quale, preso atto
dei diritti patrimoniali e morali di esclusiva titolarità della RAI
Radiotelevisione Italiana S.p.A., Vi impegnate a non integrare per il
futuro ulteriori violazioni dei diritti di privativa intellettuale della
Cliente.
Resta inteso che, in mancanza di un Vostro positivo riscontro entro il
termine sopra indicato, riterremo di dover considerare definitivamente
rigettata la proposta di definizione amichevole della questione e,
pertanto, provvederemo, senza alcun ulteriore preavviso, a tutelare gli
interessi della Cliente nelle sedi e nei modi che riterremo più opportuni.
Distinti saluti.
Avv. [...]
Avv. [...]

Chi oggi volesse capire l’impatto di una richiesta del genere dovrebbe sapere o ricordare cos’era “RAIOT” e in che contesto arrivava quella richiesta o almeno leggersi qualche pagine della wikipedia.

Le discussioni, che si dispersero su diverse liste, su come rispondere a questa diffida, durarono più di un mese e furono anche uno degli argomenti trattati in un gruppo di lavoro durante il meeting di Milano.

Ma le minacce potevano arrivare anche da singoli “personaggi” che avevano avuto il loro quarto d’ora di fama e che non volevano pagarne le conseguenze.

Diffida di uno studio legale

Diffida di uno studio legale (2006)

Ma quanto descritto sopra era solo lo sfondo in quanto gli attacchi a (((i))) arrivarono quasi subito e direttamente dagli apparati repressivi statali.

Nel marzo del 2002 vennero ordinate una serie di perqusizioni in varie città (Torino, Bologna, Firenze e Taranto) in quelle che furono definite “sedi” (sic!) di Indymedia. Lo scopo era di sequestrare materiale video girato nel luglio 2001 a Genova.

Qui sotto il comunicato scritto in quell’occasione da (((i))), ripreso da “Umanità Nova” n.10 del 17/03/2002.


Reclaim your media!
Appello di Indymedia per l’informazione indipendente e la libertà d’espressione

Un appello in difesa dell’informazione indipendente e della libertà di espressione

Media Parade! – 16 marzo 2002 – Roma – Piazza Esedra

Pensare, raccontare, spiegare, far circolare saperi, verificare la qualità dell’informazione, farne parte, utilizzarla in prima persona, contribuire direttamente con sogni, parole e intelligenze.

Tutto ciò sta diventando pericoloso.

è stato pericoloso a Genova, dove media indipendenti con mezzi spesso amatoriali, durante le manifestazioni anti G8 hanno fornito una testimonianza diretta e diversa da quella proposta dai media tradizionali.

Ed è ancora pericoloso per chi continua a fare informazione dal basso.

Indymedia è stato uno dei network che ha consentito la circolazione delle notizie prima, durante e dopo il G8. è una rete di soggetti che lavorano nel mondo della comunicazione: videomaker, radio, hackers, giornalisti, fotografi. Un network internazionale di media gestiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità. Indymedia è un sito a pubblicazione aperta: chiunque può caricare direttamente e senza censura, registrazioni audio e video, immagini, articoli, comunicati.

Non ha una redazione: lavora attraverso mailing list e chat di discussione che sono pubbliche e aperte a tutti.

I computer di Indymedia sono stati l’obiettivo delle perquisizioni effettuate il 20 02 02 a Bologna, Taranto, Firenze e Torino. Nelle prime ore del mattino, duecento carabinieri e decine di mezzi blindati sono intervenuti per sequestrare gli archivi di Indymedia Italia. Impresa vana, perché Indymedia è ovunque e da nessuna parte. è accessibile a chiunque abbia un computer o un cellulare: vive nella Rete. Indymedia è indipendente, diffusa ed orizzontale, perché costituita da una intelligenza collettiva.

L’informazione è uno dei terreni più aspri di confronto tra chi gestisce il potere e chi lo subisce. Se un sito di informazione nato e cresciuto solo su base volontaria diventa pericoloso, allora è in pericolo la libertà di espressione. A chi toccherà, la prossima volta?

Riteniamo indispensabile reagire con forza a questo attacco alle libertà fondamentali e ci ribelliamo ad ogni tentativo di ingabbiare le nostre intelligenze.

Indymedia Italia si rivolge alle persone che hanno a cuore la libertà di espressione e l’indipendenza dell’informazione. Chiediamo un’adesione ideale, che supera l’appartenenza politica.

L’informazione deve essere libera.

Indymedia Italia, insieme a Radio Onda Rossa, promuove Reclaim your media, una manifestazione in difesa dell’informazione indipendente: a Roma sabato 16 marzo 2002,Piazza Esedra ore 15.00, scenderemo in piazza con un corteo musicale e rumoroso. Contro ogni attacco alla libertà di espressione individuale e collettiva.

contatti, adesioni, sottoscrizioni: italy@indymedia.org


Quella che segue è la cronaca della manifestazione annunciata nel comunicato. Il testo è quello pubblicato su “Umanità Nova” n. 11 del 24/03/2002


Become your media!
Roma 16 marzo: il corteo dei media indipendenti

Ieri, il 16 marzo 2002, c’è stato un bellissimo corteo per le strade di Roma per gridare ad alta voce il diritto di tutti ad una comunicazione libera, decentrata ed indipendente. Became your media, si leggeva sui manifesti.

“Tu sei il media, la tua testa la redazione, il tuo pc la tua sede”. Quasi a sottolineare una felice schizofrenia comunicativa che invade come un virus mutageno i nostri corpi e le loro estensioni artificiali.

Alle 15 eravamo ancora in pochissimi a P.za Esedra. Tutti baciati da uno splendido e accecante sole marzolino, mentre qualcuno vendeva fischietti, qualcuno indossava nasi rossi e Makaia faceva interviste usando uno strano microfono sul quale troneggiava Bart Simpson.

Quella mattina un treno di 300 milanesi fiorentini e bolognesi era partito alle sei da Milano.

Tutti aspettavamo curiosi i due lunghi autocarri che erano stati allestiti al Forte Prenestino dai promotori della manifestazione, Radio Onda Rossa e Indymedia. L’entrata in piazza è stata spettacolare, sul camion della radio, colore predominante il rosso, un grande microfono che captava tutte le voci della città per poi rimandarle in collegamento alla radio. Sul camion di Indymedia un enorme telecamera, manovrata dal nostro supereroe preferito, SuperVideo, unico tocco di arancione in mezzo ad uno stilosissimo nero indyano. Tutti infatti sul carro avevano le magliette nere con il logo di indymedia e le vendevano insieme ad autoadesivi e spillette tramite un ingegnoso distributore. Sul camion c’era una nutrita rappresentanza umana che, ridendo oscillano e barcollando ad ogni frenata, aumentava man mano che si avanzavamo nel percorso. Inoltre erano stati allestiti nove monitor, come un muro, ed appena si è fatto buio sono entrati in funzione collegati ad una magica consolle video mobile dove un candido e tanti bolognesi si affaccendavano a mixare immagini, parole e colori.

Il corteo si è mosso compatto da p.za Esedra verso le cinque di pomeriggio.

C’era l’orchestra in testa, c’era il carro, della Torre, di altremappe, del bluecheese, il corteo era corto ma estremamente denso e compatto che quasi non ti muovevi. Mai sentita prima una concentrazione simile di belle energie. Infoxoa regalava le sue pubblicazioni, volavano adesivi e volantini. Non si contavano le telecamere e le macchinette fotografiche, e sebbene sia cosa comune vedere sciami di telecamere ai cortei, questa volta era diverso, perché era il loro corteo, e sembravano davvero in festa.

C’erano ragazze vestite da Tv elettrodomestica: “Sii la tua televisione”, c’erano ragazze vestite di soli nastri magnetici, impressionabili e sensibili come la pellicola, c’era un manipolo di valorosi superoi con i mantelli neri e le maschere da folletti mediatici che correvano rapidi tra la folla e i cartelloni pubblicitari detournando ogni angolo con colla e manifestini indyani.

All’altezza di santa Maria Maggiore, er toretta impazzava dal camion di indymedia con luzy l e corry x ai controlli. Fatine pink danzavano felici sotto alle casse. Gli ululati di energia mediatica libera si sprigionavano su tutta la città.

A p.zza Vittorio mentre facevo un po’ di riprese mi sono imbattuta in due splendide fatine mediatiche, avevano le ali di farfalla fatte di plasitica nera bruciata, impressionabili anche loro come pellicola, correvano leggere come uno sciame con le loro grandi colorate e misteriose telecamere in mano. Se ti sceglievano tra la folla cominciavano e volarti attorno come mille farfalline, poi fuggivano ancora. La gente era felice di farsi circondare dai media indipendenti.
Perché la tecnologia è un po’ magia, e queste creature leggere sono le figlie di mondi possibili, portano messaggi di vita e non di morte, non ti rubano l’anima ma ci giocano insieme. Io le ho riprese un poco con la mia telecamera e loro si sono accorte, così ci siamo odorate a vicenda per conoscerci.

Siamo arrivati al concentramento finale quando oramai era buio, questa bellissima energia rapida e leggera che ci ha accompagnato per tutto il corteo si sprigionava alta con fumi luci e colori attorno al Colosseo. I camion si sono parcheggiati e tutti si sono messi a danzare. Il camion della radio mandava collegamenti da ROR, si parlava del corteo del giorno prima a Barcellona, e intanto un enorme televisione mongolfiera si alzava sopra Roma per far vedere a tutti che la comunicazione è libera, vola alta.

Siamo attanagliati tutti nella morsa di una realtà di guerra, una ferita che appartiene al mondo intero e che ci indebolisce ogni giorno di più.
Ma questi maghetti dai capelli viola, e queste fate impressionabili credono in altri mille mondi possibili e li stanno costruendo a partire dalla comunicazione, dal parlarsi, dal guardarsi e raccontarsi tutti insieme.

Voglio ringraziare tutti per aver creato questo bellissimo evento, e bacio quelle fate e quei maghi che tra poco partiranno per portare i loro corpi mediatici e organici sul ciglio della ferita che gli dei della guerra hanno aperto in Palestina.

Una compagna


I tentativi di ostacolare, intimidire o di mettere a tacere (((i))) continuarono fino all’ultimo e anche dopo: dalle interrogazioni presentate dai parlamentari (come nel novembre del 2003), alla paventata denuncia (2005) per la pubblicazione della foto di un Papa in divisa da giovane nazista, alle continue minacce degli studi legali per qualcosa pubblicato sul “newswire”. Tentativi ripetuti, ma con poco successo.

L’episodio più eclatante, anche per il notevole rumore che suscitò a livello internazionale, è sicuramente il sequestro di due Hard Disk nell’ottobre del 2004.


Date: Thu, 7 Oct 2004 20:12:45 +0200
From: [...]
To: italy-list@lists.indymedia.org, italy-tech@lists.indymedia.org
Subject: [imc-italy] sequestro


-----BEGIN PGP SIGNED MESSAGE-----
Hash: SHA1

l'fbi ha richiesto a rackspace, il nostro provider a londra, il sequestro di
ahimsa e ahimsa2

su ahimsa2, per chi non lo sapesse, risiede, tra gli altri, imc italy

rackspace ha dovuto consegnare gli hard disk delle due macchine ai federali
le due ahimsa sono nelle mani dell'fbi

rackspace sta installando un'altra macchina al piu' presto
come backup siamo messi maluccio

per ora e' tutto
non sappiamo ancora le motivazioni


Il testo sotto è tratto da un articolo pubblicato su “Umanità Nova”, n.32 del 17/10/2004.


Che il FBI fosse deputato ai lavori più sporchi, lo abbiamo imparato
attraverso il cinema, ma che agisse anche in nome e per conto di governi
diversi da quello statunitense, lo abbiamo scoperto solo il 7 ottobre
scorso quando i “federali” hanno proceduto al sequestro degli hard disk
(HD), le memorie dove sono registrate le informazioni di una ventina di
siti di Indymedia: Ambazonia, Uruguay, Andorra, Polonia, Western
Massachusetts, Nizza, Nantes, Lilla, Marsiglia, Euskal Herria (Paesi
Baschi), Liegi, East e West Vlaanderen, Antwerpen, Belgrado, Portogallo,
Praga, Galizia, Italia, Brasile, UK e parte della Germania, oltre al sito
della Indymedia radio.


Dopo un giorno però (((i))) era di nuovo on-line, più famosa e seguita di prima.

In un primo momento vennero fatte diverse ipotesi sul mandante del sequestro, ma già dopo qualche giorno girava la voce che a dare il via all’operazione fosse stato un magistrato di Bologna che indagava sulla cosiddetta “Federazione Anarchica Informale”. Cosa che fu confermata indirettamente in seguito al respingimento delle autorità statunitensi della richiesta di informazioni avanzata dalla EFF (“Electronic Frountier Foundation”).

Mandato per il sequestro dei server di Indymedia (2004)

Mandato per il sequestro dei server di Indymedia (2004)

Per l’episodio si scomodò addirittura la “Federazione Internazionale dei Giornalisti”, il cui Segretario Generale diffuse un comunicato nel quale, oltre a protestare per quanto accaduto, assegnava al network di (((I))) l’etichetta di “giornalismo indipendente”.


“We have witnessed an intolerable and intrusive international police
operation against a network specialising in independent journalism.
The way this has been done smacks more of intimidation of legitimate
journalistic inquiry than crime-busting”


Il sequestro avvenne, quando si dice la coincidenza, alla vigilia del meeting di Genova che si può considerare l’ultimo momento vissuto collettivamente da buona parte della comunità nata nel 2001.

Continua con… Signore e signori, si chiude

Indymedia in Italia 4

4. Il villaggio indyano

Dopo Genova il gruppo di attivisti e attiviste maggiormente coinvolte nel progetto diventa una comunità che, almeno in parte, si allarga anche a chi partecipa solo occasionalmente e a chi pubblica sul “newswire”. Una comunità che per le sue relazioni usa tutti gli strumenti di comunicazione esistenti in quel momento.

La comunicazione sincrona privilegiata dagli “indyans” passava dalla “chat”, un ambito nel quale ci si ritrovava a qualsiasi ora per chiacchierare del progetto, dell’universo e di tutto il resto. Il canale, dedicato al puro cazzeggio nei momenti tranquilli diventava, quando necessario, un veloce strumento operativo per coordinarsi e per lavorare insieme sui contenuti da pubblicare sul sito o per risolvere un determinato problema.

Il canale IRC aveva delle caratteristiche del tutto particolari che lo rendevano un po’ diverso da quelli classici e anche da molti di quelli “alternativi”. Non si trattava di caratteristiche tecniche ma di fattori legati in modo specifico alla comunità che si incontrava e alle modalità di interazione che si sviluppavano tra i presenti.

Tutti e tutte quelli che entravano in chat avevano o gli venivano assegnati i privilegi di “channel operator” (op) che, in un canale tradizionale, sono di solito riservati di un ristretto gruppo di persone. Si tratta di una ulteriore dimostrazione dello spirito di uguaglianza che animava i partecipanti al progetto e di un modo per sottolinearlo anche in un ambito, come quello della “Comunicazione Mediata dal Computer”, dove molte delle relazioni spesso si strutturano in modo gerarchico piuttosto che orizzontale.

La seconda caratteristica era l’estrema libertà di linguaggio e di interazione fra i partecipanti: l’uso di termini “forti”, il disprezzo per un linguaggio “politicamente corretto” e (spesso) anche la violenza verbale, erano all’ordine del giorno e potevano facilmente disorientare chiunque non fosse abbastanza corazzato rispetto a quel tipo di modalità comunicative.

Stralci da una chat:


<90009>wa ho recuperato una canzone che non sentivo da una vita
<40004>20002, ancora!
<10010_biondo>20002: rispondigli PORCODIO
<20002>10010 ti sei fatto biondo?!
<10010_biondo>no, oggi sono moralmente biondo :D
<20002>From: ********** <**********@fastwebnet.it>
<20002>To: italy@indymedia.org
<20002>Subject: Siete merde antisemite
<20002>Date: Thu, 22 Jun 200x 18:58:53 +0200
<20002>Ve possa mori la vacca
<10010_biondo>la vacca?
<20002>sì
<40004>10010_biondo, torna biondo dai
<40004>stavi bene :P
<20002>cosa a cui si risponde, dalle mie parti:
<20002>te se possa rompe lu trattore
<10010_biondo>40004: …
<10010_biondo>il trattore e’ peggio
<40004>certo, si sale con gli insulti
<11011>10010_biondo: voglio una foto… ti vedrei per sempre biondo
<10010_biondo>ahahahahahaha
<40004>biondo e con la maglietta a rete
<90009>signora luna che mi accompagni per tutto il mondo
<90009>puoi tu spiegarmi dov’e` la strada che porta a lei
<10010_biondo>ero biondo platino, una cosa orrenda
<90009>non se ne addombri signora luna se non ho amato
<50005>romania si scrive cosi’ in inglese?
<20002>ma la mia preferita è questa:
<20002>***** ***** <*****@hotmail.com>
<20002>To: italy@indymedia.org
<20002>Subject: /
<20002>Date: Sat, 01 Apr 200x 18:56:38 +0000 (20:56 CEST)
<20002>Gentilissimo Staff indymedia,
<20002>Siete la mia ultima spiaggia. Lunedi’ mattina, in Piazza dei miracoli a pisa, ho conosciuto un no global toscano, con un segno di riconoscimento un segno di una frattura provocata dalla polizia durante il g8, esattamente nelle vicinanze del polso destro, se non sbaglio il lato.
<20002>vorrei una mano da parte vostra nel cercarlo, da sola non ci sono riuscita.
<20002>Grazie infinitamente.
<20002>******* *******
<50005>ODDIO
<11011>innamorata… che carina
<13013>indyaffaridicuore
<40004>20002 come miss match!
<11011>fate un ftr bastardi
<50005>checarina davvero :)
<13013>il dottor stranaindy
<20002>il comunista ha il cazzo che conquista (cit.)
<10010_biondo>ahahahahahahahhahaahhaahhahaahahahahahahahahah
<10010_biondo>indymedia sito di incontri!!!
<10010_biondo>ecco la svolta


Ancor più che sulle liste di discussione, il linguaggio utilizzato era fortemente influenzato dalle modalità comunicative proprie della comunità, per cui ai modi espressivi tipici dei canali di IRC si andavano ad aggiungere quelli specifici di (((i))).

Sebbene il canale non fosse considerato un ambito decisionale, più di una volta ha acquisito un ruolo centrale per la sua immediatezza (eravamo agli albori degli smartphone) ed è stato usato in particolari situazioni di emergenza come una vera e propria assemblea permanente.

Riportiamo sotto uno stralcio delle discussioni seguite alle prime notizie arrivate sull’omicidio di Davide Cesari (Dax) ucciso dai fascisti nella notte tra il 16 e il 17 marzo del 2002 a Milano. La discussione, su quanto stava accadendo e su cosa andava pubblicato sul sito, andò avanti fino a notte inoltrata con decine e decine di persone che entravano e uscivano dal canale per chiedere o per dare informazioni su quello che succedeva a Milano.

Come sempre i nick sono stati sostituiti con numeri e lettere tra parentesi quadrate. Sono stati rimossi anche i messaggi tecnici del server. Alcuni passaggi sono stati sostituiti con […]. Non sono stati editati gli errori.


[6asette]: porcalamadonna bastarda
[11anove]: ucciso un compagno accoltelato a milano. aspettiamo notizie. non riempite il newswire di richieste. notizie confuse.
[11anove]: qualcosa del genere.
[3maotto]: [12a571]: giusto
[64atre]: [6asette] la madonna non c’entra!!!
[11anove]: calma compa. calma.
[12a571]: [11anove]: io la farei ma prima capiamo bene
[12a571]: qualcuno sta chiamando milano??
[60acinque] consenso [12a571]
[33borra]: facciamo due righe
[12a571]: intanto cominciamo a scriverle
[33borra]: come dice [11anove] e mettiamo incentrale
[33borra]: si
[11anove]: anche io sono d’accordo sul capire. considerando che non capiremo mai bene tutto. e questo lo sappiamo. e non sta a noi capire tutta la dinamica. non ora.
[700pic]: [6asette]: ho fretta di capire cosa è successo
[12a571]: ma aspettiamo di capire meglio

[…]

[33borra]: tutti i compagni all’ospedale per vedere cosa era successo
[60acinque]: mo stiamo qui x un po
[6asette]: scusate ma agenzie non dicono nulla???
[33borra]: caricati brutalmente e rincorsi dalla polizia
[00anuov]: che so, dare notizie
[00anuov]: :~
[33borra]: carica finita ora

[…]

[33borra]: è davanti ai cancelli
[33borra]: i ragazzi caricati
[33borra]: sono dentro le macchine della polizia
[12a571]: mi dite per sentire bleccaut
[700pic]: quanti si sa?
[33borra]: dieci dentro l’ospedale
[33borra]: caricati
[33borra]: alcuni usciti

[…]

[60acinque]: [33borra]: quindi ripetimi, una decina i caricati, ora in macchine polizia
[90atre]: tnx [12a571]
[12a571]: :))
[60acinque]: assassini padre e figlio (da soli?), un morto e due feriti (quando gravi?)
[60acinque]: ci sono altri elementi?
[90atre]: il post sul compagno ucciso e vero?
[33borra]: si alcuni sono riusciti a uscire
[3maotto]: [90atre]: si
[33borra]: gli altri sono nelle macchine della polizia
[90atre]: DIO PORCO!!!
[11anove]: giusto per socializzare. alcuni di quelli fuggiti alla carica, ora al telefono, dico di aver visto sbirri con strane sbarre… boh… non so che dire

[…]

[33borra]: raga
[33borra]: sento gli sbirri urlare
[33borra]: c’è casino
[33borra]: stanno urlando
[00anuov]: [33borra] dove sei
[33borra]: sono al cell
[33borra]: stanno urlando tuttiiiiiiii
[33borra]: dicono che hanno portato via i ragazzi
[33borra]: con le macchine
[33borra]: tre o quattro macchine
[33borra]: e ora stanno urlando
[33borra]: ora basta
[33borra]: ancora quattor auto davanti
[33borra]: con altri ragazzi den[33borra]
[33borra]: non capisco molto boh

[…]

[11anove]: boh io ho scritto due righe da mettere on
[11anove]: volendo
[11anove]: Nella notte appena passata (16 e il 17 marzo) a Milano, in zona Navigli in via Brioschi, 3 compagni sono stati aggrediti da un gruppetto di Naziskin. Alla fine un compagno e’ rimasto a terra, colpito alla gola e al ventre: ucciso ancora una volta da una mano fascista. A seguire e’ nato spontaneamente un presidio di solidarieta all’ospedale San Polo di Milano, dove pero’ la polizia ha subito reagito con cariche dentro i c
[11anove]: semplici e pulite
[77altre]: porcodio
[11anove]: magari completiamo. o aggiungiamo. o altro.
[12a571]: [11anove]: oki
[12a571]: per me
[11anove]: pero’ direi dovereoso mettere su ORA,
[000a3l]: [11anove]: togli solo “appena passata”
[12a571]: suguiamoli
[000a3l]: e mettila su
[11anove]: oki [000a3l]
[37apok]: consenso
[000a3l]: si subito
[11anove]: metto su.
[12a571]: io vado in radio
[11anove]: datemi il titolo.
[mannaggia]: ok anche per me
[37apok]: Questa notte
[12a571]: per questo
[37apok]: metti
[37apok]: niente titolo
[660agoo]: [11anove]: vai
[37apok]: usa template senza titolo
[000a3l]: si [37apok]
[12a571]: il titolo
[000a3l]: possiamo metterlo un titolo
[12a571]: io fareii riferimentoi
[12a571]: nn so
[12a571]: porcoddio
[12a571]: diue ftr
[12a571]: su due morti
[12a571]: pesantissimo
[12a571]: oki
[000a3l]: servi del potere
[12a571]: vabbe vado
[000a3l]: imho
[12a571]: a dopo

[…]

[4unwbl]: si sa chi è questo ragazzo?
[000a3l]: [11anove]: il nome? non so che utilità abbia
[11anove]: non so. boh e’ l’ansa. quindi lo metteri.
[11anove]: [000a3l]: ricordare.
[33borra]: dice che hanno caricato
[11anove]: sapere. porcodio e’ morto, ucciso. e sui giornali uscira, chiaro.
[33borra]: in mezzo alle corsie
[33borra]: tra i malati!!
[000a3l]: [11anove]: guarda non mi tocca il cuore un nome o meno
[000a3l]: [11anove]: cmq se ci tieni a metterlo mettilo
[60acinque]: perplesso sul nome, i giornali sono i giornali
[64atre]: io non metterei il nome
[3maotto]: io nemmeno
[00anuov]: io si
[64atre]: esatto
[000a3l]: io personalmente nemmeno
[33borra]: nemmeno io
[11anove]: [000a3l]: per me e’ uguale. mi sembra rispettoso o che cazzo so io.
[33borra]: per ora no
[00anuov]: perche vorrei sapere comunque
[11anove]: pero mi vine naturale.
[3maotto]: e toglierei scusateci dalla ftr
[11anove]: non so.
[37apok]: anche a me
[33borra]: il nome
[00anuov]: se si da una notizia bisogna darla completa
[37apok]: [00anuov]: consenso
[33borra]: si puo’sempre aggiungere domani
[00anuov]: con dovizia di particolari
[11anove]: in altri casi no li metto i nomei ma oggi si.
[64atre]: ok e questo lo fa l’ansa
[33borra]: quando tutti lo sapranno no?
[000a3l]: vabbè TUTTE le volte che succede qualcosa
[000a3l]: ci sono i deliri da agenzia di stampa


Per la comunicazione asincrona venivano utilizzate le mailing-list e ne vennero create molte nel corso degli anni (Editorial, Italy, News, Press, Process, Tech, Legal, Global, Video, Finance, …) anche se poi – di fatto – quelle più importanti furono essenzialmente queste:

  • “Italy”, una sorta di assemblea permanente di gestione, usata per discutere e litigare sul funzionamento generale e sui singoli problemi.
  • “Editorial”, dove si preparavano e si discutevano le “feature”, vale a dire i contenuti da pubblicare nella parte centrale della prima pagina del sito.
  • “Tech”, per i problemi di tipo tecnico-informatico
  • “Legal”, per le rogne legali.

La quantità di messaggi inviata alle liste era notevole, solo per dare un esempio ecco il numero di mail inviati a “Editorial” e “Italy” nel corso di tre anni:

2003: Editorial – 5084
2003: Italy – 5730

2004: Editorial – 4921
2004: Italy – 4187

2005: Editorial – 3464
2005: Italy – 2861

Tutte le liste (salvo “Legal”) erano visibili da chiunque direttamente da web.

Poco prima della chiusura delle liste (25/10/2006) questo era il numero degli iscritti:

Italy: 359
Editorial: 247
News: 147
Tech: 103

Iscritti che negli anni precedenti erano arrivati a numeri molto superiori.

Un altro ambito di comunicazione della comunità furono gli incontri nella vita reale, gli “indy-meeting”. Infatti, contrariamente a quello che si può credere, la voglia di vedersi di persona, senza la mediazione dei computer, è stata sempre molto forte.

Gli incontri “ufficiali” si tennero a:

Bologna (Settembre 2001, TPO)
Perugia (Gennaio 2002, Circolino)
Roma (Marzo e giugno 2002, Forte Prenestino)
Firenze (Ottobre 2002, Cecco Rivolta e CPA)
Bologna (Marzo 2003, XM24)
Roma (Settembre 2003, Forte Prenestino)
Milano (Maggio 2004, Pergola Tribe)
Genova (Ottobre 2004, Laboratorio Buridda)
Torino (Novembre 2006, Asilo Occupato)

Tutte queste assemblee furono partecipate da molte decine, a volte centinaia, di persone.

Ai tre canali di comunicazione ricordati sopra va aggiunto un “Forum”, creato all’inizio del 2003 per tenere “pulito” il “newswire” (lo spazio dove chiunque poteva pubblicare dei contenuti) da discussioni e litigi.

Dalla lista Italy-news, mail del 2 febbraio 2003:


l’apertura di questo forum è legata alla volontà di mantenere il
newswire del sito come spazio informativo il più possibile accessibile,
anche in termini di facilità e velocità nel reperire materiali di
proprio interesse.
l’ apertura del forum è un invito implicito a chi fa e usa il sito di
indy italia a usufruire di questo spazio, e non del newswire, per
discutere del newswire stesso, di indymedia più in generale, e di ogni
altra cosa si reputi sensato dibattere qui.


Ma non funzionò. La partecipazione fu molto bassa e, allo stesso tempo, continuarono i problemi che si volevano risolvere.

Mail del 22 febbraio 2003, dopo nemmeno due settimane dall’apertura del Forum:


il forum si sta gia’ trasformando in un delirio
puo’ essere un o spazio prezioso
cerchiamo di porvi attenzione


Dopo sei mesi (fine agosto 2003) la situazione del Forum era, più o meno, questa:


Numero nick registrati: 944
Numero totale messaggi: 47799
Numero totale dei messaggi anonimi: 23375
Numero nick con zero messaggi: 502
Numero nick con almeno 1 messaggio: 442
Numero nick con meno di 100 messaggi: 415
Numero nick con piu’ di 100 messaggi: 36


Al meeting di Roma (2003) fu proposto di separare il “Forum” da (((i))). La proposta, accettata in assemblea, diede il vita a una discussione che proseguì sulle liste e che non approdò concretamente a nulla e il “Forum” fu praticamente abbandonato a sé stesso.

Negli anni tra il 2001 e il 2006, (((i))) diventò uno dei nodi del network internazionale più visitati in assoluto ma anche una fonte di informazione continuamente consultata dai giornalisti dei media ufficiali.

Statistiche di italyindymedia.org Dicembre 2004

Statistiche di italyindymedia.org Dicembre 2004

Nel 2006 i link relativi al sito presenti nei principali motori di ricerca erano superiori al totale di quelli dei tre principali quotidiani italiani.

Usando di un programma per testare il livello di “popolarità” di un sito, misurato dal numero di link riferiti ad esso presenti sui motori di ricerca si otteneva un risultato del genere:

Tabella link di italy.indymedia.org (2006)

Tabella link di italy.indymedia.org (2006)

Un lungo discorso a parte meriterebbe il rapporto tra chi faceva (((i))) e il network globale. Un legame mantenuto soprattutto tramite quelli e quelle che avevano la possibilità di partecipare di persona agli appuntamenti internazionali e da chi aveva la capacità, la costanza e la pazienza di seguire le decine di liste esistenti a livello globale.

Questo rapporto divenne problematico in alcune occasioni.

Nel 2002, la “Ford Fundation” diede la propria disponibilità a concedere 50 mila dollari a (((I))) per portare avanti il progetto. Alcuni nodi della rete criticarono quelli, soprattutto attivisti di alcuni nodi nord americani, che si erano detti disponibili ad accettare la donazione. Il nodo italiano si schierò, compatto come non mai, con chi voleva rifiutare quei soldi e dopo lunghe e accese discussioni internazionali il finanziamento non fu richiesto.

L’anno successivo, sempre gli stessi che avevano proposto di accettare i fondi dalla Ford, iniziarono a sondare le possibilità di avere fino a 100 mila dollari dall'”Open Society Institute (OSI)” di G. Soros e il dibattito si riaccese, molto più pesante di quello precedente, anche perché la richiesta era stata fatta da una “entità” apparentemente autonoma dal network anche se era formata principalmente da attivisti di (((I))).

Mentre non ci furono molti problemi ad accettare la donazione dei Chumbawamba che girarono a (((I))) il compenso di un produttore di automobili per l’uso in una sua pubblicità di una loro canzone.

Ci sarebbero anche da scrivere sulla quantità incontrollata di merchandising (soprattutto magliette e felpe) prodotta in modo alquanto caotico e, tra le tante iniziative discusse in quegli anni, della creazione di una Associazione (“ReMedia”) per fornire al progetto un minimo di copertura ufficiale. Infine va ricordarta, solo per completezza di informazione, “Radio Serva” un qualcosa somigliante a un “social” ante litteram, un vero-finto sito di gossip interno.

In definitiva il “villaggio” di italy.indymedia non era proprio come quello gallico, nonostante la presenza di personaggi caratteristici, ma aveva in comune con quello una certa capacità di resistenza all’impero.

Continua con… Tutti vs italy.indymedia.org

 

 

Indymedia in Italia 3

3. Genova. Il battesimo del fuoco

“Un giovane fotoreporter di Indymedia è arrivato in infermeria accompagnato dai suoi amici in stato di shock, con lo sguardo perso nel vuoto, praticamente incapace di parlare, a tratti, scosso da singhiozzi.” (I Sanitari del GSF, Obbligo di referto, 2001, p.94)


La seconda vita di (((i))) inizia a Genova quando centinaia di mediattivisti riuscirono a documentare quello che stava accadendo, spesso prima e meglio dei professionisti. Fu un vero e proprio “battesimo del fuoco” nel quale prese forma la comunità che poi gestì quello che sarebbe diventato per alcuni anni il sito di informazione di movimento italiano più visitato in assoluto e, anche per questa ragione, il più amato e odiato.

Ai primi di luglio 2001 alla lista di gestione sono iscritte più di un centinaio di persone e 459 alla Newsletter. Il gruppo di (((i))), grazie anche alla notorietà internazionale del network nato a Seattle e alla scadenza di Genova diventa un nodo centrale per l’informazione indipendente.

Scrivono da Taiwan:


Hi!
I am […], a reporter of […].
If u can read Chinese, you would find that we are a leftists’
magazine. It’s not common at Taiwan. We are free of charge, everyone can
take a copy at so many bookstores, pubs,rave scene and museum….etc.
We had several cover stories about anyi-globalization movement. We
admire your movement so much.
As we know, there will be more combats against G8 – Summit, Genoa,
in Italy July 20-22, right?
So, we are planning to organize a group of 15 people to join your
movement, or at least to be a witness, maybe for 2 weeks. Is it possible
to follow you and some progressive groups you recommend? We would like
to stay in Italy for 2 weeks then.
We have to tell you that we admire your job and we’d like to
co-operate with you and act under your instruction.
We want to involve and we believe action together is important.
And, We really want more Taiwanese understand what happen and how
we should react.
And we want to report what you and you comrade do.
So, would you please to give us so idea?
Thanks a lot.


Da Malta:


I’m […] from MOVIMENT GRAFFITTI( Malta) and we would like to came to
genova for the G8 meeting. Can you please help us and send us some info
regards where we can sleep and about workshops and seminars . Moviment
Graffitti is active against exploitation and / or oppression of people, environment and animals; With a vision of socialism, freedom and radical democracy


Ma anche da altre parti del mondo arrivano richieste di tutti i tipi, annunci di presenze, messaggi di solidarietà e di lotta.

Vengono fatte diverse riunioni, Roma, Bologna, Genova, per organizzare la copertura mediatica dell’evento e ai primi di luglio un gruppo va a lavorare nell’edificio della Scuola “Pascoli”, concessa in uso al “Genova Social Forum”, che servirà da punto di appoggio per tutti: giornalisti dei media ufficiali, la Segreteria del “Genova Social Forum”, gli avvocati, “radio Gap” e naturalmente il Media Center gestito principalmente da attivisti e attiviste di (((I))) provenienti da vari paesi.

In quei giorni il gruppo di (((i))) diventa un soggetto con il quale tutti devono fare i conti e riesce a ottenere che in tutti gli spazi di pernottamento ci siano computer da cui pubblicare materiale e che un intero piano del Media Center sia ad accesso libero, una sorte di Internet café, dove chiunque può entrare per leggere la posta elettronica e per pubblicare quello che vuole.

La situazione tecnica nella prima settimana di luglio era più o meno questa:


In assemblea a bologna e a roma ci siamo detti di preparare un
elenco dei materiali che sikamo sicuri ci siano gia’ e di quelli che
dovremmo recuperare perche’ utili/interessanti:

C’E’:
-un totale di terminali windows e linux per testi e aggiornamento web da
milano
-due pc da milano con acquisizione video
-due da roma con acquisizione video
-una postazione video editing da bologna
-due psotazioni aggionramento da bologna
-un pc per azuisizione video da firenze
-un paio di macchine per fare da server da milano

CI SARANNO:
(bisogna capire chi e quante se ne porta)
-telecamere
-macchine fotografiche
-hub
-schede di rete sfuse
-cavo cat.5 plug RJ45 e crimpatrici
-modem ISDN e 56k e ADSL
-acidi per sviluppo
-radio di varia natura (ricetrasmittenti tipo walkie talkie, CB (o
baracchini che dir si voglia)
-furgone
-CD per fare musica sulla webradio ;)
-altro chi si ricorda qualcosa che adesso sono bollito
-scheda telefonica indy da pubblicizzare nei contatti (anche due magari)

Postero’ questa lista tenendola aaggiornata con i suggerimenti di tutt*

attendo

ora vado a nanna ;)
notte


Ma le discussioni non si limitavano ai problemi tecnici:


da discussioni recenti e riflessioni personali
cerchiamo di cambiare le parole
non ci facciamo incastrare in etichette costruite da altri
noi come indymedia e persone che si occupano di informazione e
comunicazione abbiamo una responsabilita’

depotenziamo la parola antiglobalizzazione (etichetta falsa che tende a
identificare il movimento come un gruppo di retrogradi fascisti) e
cerchiamo di usarne di piu’ proprie

come inizio

propongo di cambiare i titoletti delle feature di prima pagina da
anti-glob
a
anti-globalcapitalism
(soluzioni alternative piu’ socialdemocrtiche: for a social glob)

il primo passo per invertire la rotta passa da qui
se in 24 ore nessuno dice nulla io procedo


 

Copertina del VHS "Niente da Archiviare"

Copertina del VHS “Niente da Archiviare”

Viene creata una nuova lista (j21) per coprire l’evento e nei tre giorni di luglio il Media Center diventa il punto di riferimento per chi vuole avere o vuole dare informazioni su quello che sta accadendo in città.


(dalla Tesi già citata in precedenza)

“Beh, io ero lá, questo paragrafo potrebbe prendere la forma di una confessione: ero lá a tirare cavi elettrici. Da dieci giorni prima. Nella maledetta Via Battisti. Cablare la scuola, dormire per terra, aspettare l’arrivo degli altri attivisti e compagni. Organizzare la cucina, la sala video, la camera oscura. Fare i pass per l’accesso al terzo piano, quello di Indymedia.

Fare il portinaio giú in basso, al banchino al piano terra. Lasciare passare solo chi conosci o ha un tesserino valido. Chiaccherare con il corrispondente ansa.

Uscire e guardare sfilare il corteo allegro del 19, dedicato ai migranti. Focaccia dalla fornaia all’angolo.

Il 20, giorno delle azioni dirette, chiudere il cancello, quando in strada una barricata annuncia scontri. Sentirsi stronzi, a dividere attivisti e mediattivisti. Chi ha uno stronzo di cartellino verde chiaro e chi no.

Le ambulanze che tornano dalla piazza vetri rotti feriti e lacrimogeni dentro, assieme. I racconti. La faccia gonfia di chi le ha prese ma ha scelto (giustamente) di non andare in ospedale. Notizie che gli sbirri si sono ‘bevuti’ questo o quel compagno. Aggiornare il sito.

Primo piano, terzo piano, piano terra. Scale su scale. La rabbia di chi in piazza le ha prese. Lo sguardo di chi ha visto molto sangue e fumo. I primi video della giornata.

Le notizie da Piazza Alimonda. Le lacrime silenziose degli altri che guardano il lancio ansa sul pc. La foto del volto di Carlo Giuliani. Solo sangue.

Troppe cose da fare.

Dopo Genova niente sará piú uguale. Né per il movimento né per il potere, C’é scritto anche su Indymedia. Il famigerato punto di non ritorno.

Le riunioni in inglese, con gli attivisti internazionali, la sera. Coordinare i terzetti avvocato medico videomaker. Mediare, spiegare. Tirare il fiato. Vedere che il sito regge (o che non regge giá piú). Parlare al telefono con un tizio dell’Unitá che ti hanno passato e vuole le statistiche di non so che e gli spari una cifra a caso, che finisce sul giornale.

Le relazioni con Radiogap: primo, insegnargli a usare la chat. Secondo, avere pazienza. Terzo, siamo diversi. Quarto, crediamo nelle stesse cose.

Dieci giorni senza fare la doccia non é il massimo (cé scappato solo un bagno in mare).

Aprire la palestra di fronte, che ha piovuto e infradiciato i campeggi. Tirare un cavo di rete, bello e altissimo, tra i due palazzi. Mettere quattro cinque computer di lá (li sfracelleranno gli antisommossa, la notte di Sabato, assieme a milze, denti, crani, e mani. Forse perché era buio.)

Provare a fare informazione, o a fare politica. Tra portavoci con le arie, boy scout spaesati, professori filippini, ragazzetti tedeschi vestiti di nero opaco.

La mattanza infame del sabato notte. Assemblea, a seguire. Dormire in assemblea, quando sono le 4. Un ‘salvacondotto'(?) e un pullman per la stazione, domenica mattina. Treno fino a Milano. Magliettina bianca.”


La repressione arriva solo pochi minuti dopo l’irruzione nell’edificio della “Diaz-Pertini”, quello della macelleria all’italiana. Una quarantina di agenti di polizia irrompono anche nella “Pascoli” e per quasi un’ora distruggono computer, tra i quali quelli degli avvocati del GSF, rubano materiali e malmenano qualcuno dei presenti. Poi escono senza arrestare nessuno.

Successivamente, in sede processuale, uno dei funzionari di polizia al comando si difese affermando che erano entrati in quell’edificio “per errore”. Molti credono che questa irruzione sia stata fatta per impedire che venissero fatte riprese di quello che intanto stava accadendo nell’edificio di fronte.

Missione fallita. Sarà grazie alle riprese video di (((i))) che saranno consegnate alla storia le poche immagini esistenti del massacro che stava avvenendo nell’edificio di fronte.

Nei cinque giorni che comprendono le tre giornate di manifestazioni il sito (((i))) riceve 5 milioni di “hit” e sul newswire vengono pubblicati circa 5 mila post. (da Marc Garcelon, “The ‘Indymedia’ Experiment. The Internet as Movement Facilitator Against Institutional Control”, Middlebury College, Vermont, USA, 2006)

E solo grazie all’impegno dei mediattivisti e alla politica della “pubblicazione aperta” che è stato possibile raccontare senza censura e a più voci quanto stava accadendo a Genova.

Nei giorni contro i G8 si stima che furono almeno duecento i mediattivisti, per la maggior parte in collegamento con Indymedia, che documentarono con foto e video quello che stava accadendo. Qualcuno ha definito quelle manifestazioni come quelle più fotografate e filmate nella storia, contando 10 mila telecamere e 10 mila macchine fotografiche (“Il Diario”, Supplemento al n.31, 3/08/2001, p.94)

Copertina del VHS "Genova01"

Copertina del VHS “Genova01”

Dalle innumerevoli ore di video girati a Genova verrà tratto “Aggiornamento #1”, un documentario firmato (((i))) le cui immagini verrano usate, molto spesso senza nemmeno citare la fonte, da numerose televisioni italiane ed estere. Altre raccolte di filmati usciranno nei mesi successivi. Buona parte di questi sono disponibili su “New Global Vision”.


“Dopo Genova la Rai ha comprato 20 milioni di lire di immagini a Indymedia, segno che i video-attivisti hanno messo in crisi lo stesso apparato di produzione e distribuzione dei media istituzionali.” (Maria Teresa Paoli, Nuovi media e comunicazione politica indipendente: indymedia tra attivismo e hacktivismo no global, Università di Siena, Tesi 2000-2001, p.123)


Segue con… Il villaggio indyano