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Santa pazienza

“Lunico errore che faccio è che certe volte credo di sbagliare” (cit.)

Anche se le riflessioni che seguono sono dedicate in particolare a chi usa l’istanza mastodon.bida.im la maggior parte delle cose scritte valgono in generale anche per altri ambienti virtuali di comunicazione. Le scrivo sul blog perché pubblicarle a “toot” renderebbe il testo meno comprensibile.

Ed è proprio dai limiti di uno strumento come Mastodon che conviene iniziare il discorso.

La Comunicazione Mediata da Computer (CMC per gli amici) tra persone passa attraverso canali diversi: email, chat, mailing list, messaggi istantanei, ecc… ognuno di questi ha delle caratteristiche, di ordine tecnico, peculiari che lo differenziano dagli altri sotto molti aspetti.

Per esempio ci sono strumenti sincroni, tipo le chat, che consentono di interagire in tempo reale e strumenti asincroni, tipo le mailing list, dove a prevalere sono le interazioni più dilatate nel tempo. Anche se su una lista ci possono essere persone che sono sempre connesse e replicano a un email dopo mezzo secondo, ce ne saranno altre che la leggono una volta al giorno e quindi risponderanno in un altro momento.

Mastodon, sebbene permetta di rispondere immediatamente a un “toot” somiglia più a una sorta di blog “collettivo” e quindi può essere usato in diversi modi anche se per una discussione approfondita presenta molti più svantaggi che vantaggi rispetto a una serie di “toot” sullo stile di botta e risposta.

Questo perché non tutti gli strumenti della CMC possono essere usati (proficuamente) per le stesse cose: se devi coordinare una azione di strada in tempo reale difficilmente potrai farlo usando una lista di discussione ma piuttosto userai uno strumento di messaggistica istantanea o una chat. Se invece devi discutere più approfonditamente su un argomento probabilmente sarebbe meglio usare una mailing list che Mastodon.

E questa è la prima “regola” che andrebbe rispettata. Non tanto perché ci sia necessità di regole e di rispetto ma principalmente perché sarebbe poco furbo usare un martello da falegname per tentare di svitare i bulloni della ruota di una automobile.

Uno strumento come Mastodon è fatto, principalmente, per pubblicare brevi scritti e per condividere contenuti. Contenuti che possono essere molto vari: la foto-notizia di una iniziativa, un link interessante, una riflessione generale, una domanda, una richiesta ma anche un contenuto di tipo personale, nel senso che riguarda soprattutto chi scrive.

Ma, qualsiasi sia il contenuto del “toot”, ci si dovrebbe rendere conto che alla sua pubblicazione potrebbe seguire una “reazione” di qualche tipo.

Questo semplicemente perché se una persona si esprime in un “luogo pubblico” deve mettere in conto una possibile reazione e per reazione intendo anche un silenzio assordante. Sono infatti le reazioni che sono alla base di qualsiasi “social coso”, senza di queste ci sarebbe solo un flusso ininterrotto di contenuti senza nessun collegamento tra di loro.

Per cui la seconda “regola” da seguire prima di scrivere un “toot” è quella di riflettere sulle reazioni che quello che si sta per pubblicare potrebbe suscitare nelle altre persone. La frase precedente non vale per troll o per flamer.

Seguire la seconda “regola” è difficile perché si entra nel campo delle diversità individuali, il che apre un mondo infinito di possibilità praticamente uguale al numero di universi paralleli che esistono nelle serie TV.

Pubblicare il link a un concorso dove si vince una mascherina al profumo di bacon potrebbe offendere qualche persona? E ripescare la storia dei “bonsai kitten”?

Proseguendo sull’importanza di valutare preventivamente quello che si vorrebbe pubblicare si arriva a uno dei nodi più delicati, vale a dire ai “toot” che riguardano il proprio “personale”.

“oggi mi sento più psichedelico del solito”
“ho cucinato pasta e fagioli (con cotiche o senza)”
“il mio gatto ha detto MIAO”

Come scritto sopra le reazioni a quello che viene pubblicato sono l’elemento di base sul quale si fonda il funzionamento dei “social cosi”. Del resto se Mastodon fosse esclusivamente un susseguirsi di “toot” senza alcuna reazione la cosa potrebbe assumere anche aspetti preoccupanti, anche se discretamente interessanti dal punto di vista di chi analizza la comunicazione.

A questo punto la videocamera dovrebbe inquadrare chi legge un “toot” di tipo personale e reagisce con un commento.

Tralascio qui tutto quello che riguarda “stelline”, “condivisione” e annessi e connessi e mi riferisco solo ai commenti scritti, che abbiano o meno una immagine allegata o che consistano solo in una immagine allegata.

In questo caso la “regola” dovrebbe essere questa: nei commenti ai “toot” di tipo “personale” andrebbero evitati attacchi, insulti e squalifiche (nel senso psicologico del termine) indirizzati alla persona che ha scritto il “toot” che si commenta. A meno che non siano una reazione diretta, ovvero quando sono una risposta a una chiara provocazione di tipo personale alla quale si ha tutto il diritto di replicare a tono.

In casi di “toot” del genere:
“i nati sotto il segno dei pesci con ascendente acquario puzzano”
“il calcio non piace agli snob”
“sono allergico al pelo dei cani”

Seguire questa “regola” è molto semplice, in quanto basta ricordarsi che è sempre legittimo criticare, anche aspramente, il contenuto di quello che non ci piace senza bisogno di attaccare chi lo ha scritto. Questo perché bisogna sempre ricordarsi che per litigare è necessario essere (almeno) in due.

In altri casi seguire questa “regola” è molto più complicato dal fatto che a volte il contenuto pubblicato riguarda questioni che attengono alla sfera intima o emotiva sia personale che collettiva. Non entro nel merito delle ragioni che possono spingere le persone a raccontare in pubblico situazioni, storie, stati d’animo di carattere “intimo” delle quali probabilmente sarebbe meglio parlare con persone che si conoscono, piuttosto che con degli sconosciuti. Segnalo solo che questo genere di “toot” difficilmente producono qualcosa di buono.

Bisogna però evitare anche una sorta di autocensura, per cui si evita volutamente di affrontare certi argomenti perché si ritiene che possano essere offensivi per qualche persona. Visto che non è possibile conoscere e tener conto delle sensibilità di tutte le singole persone, che potenzialmente possono leggere quello che si scrive, si rischierebbe di creare un ambiente dove una presunta “sicurezza” sarebbe il risultato di una totale omologazione e dell’appiattimento delle differenze individuali. O della trasformazione di Mastodon in uno “sfogatoio” piuttosto che in un ambiente dove poter discutere e confrontarsi anche su argomenti “intimi”.

In altri termini sono fermamente convinto che, ogni tanto, un bel flame ci stia bene, basta che non diventi la modalità comunicativa prevalente e che sia sempre, per quanto umanamente possibile, un litigio rispettoso delle persone.

Sintetizzando, quella specie di “regole” indicate sopra, si potrebbero ridurre anche a una sola: avere pazienza, una virtù necessaria anche se so bene che i suoi limiti sono strettamente individuali. Avere pazienza con chi reagisce male a quello che pubblichiamo e avere pazienza con quello che pubblicano le altre persone.

Oltre ad una “santa pazienza” bisognerebbe – da parte di chiunque – ricordare che la comunicazione andrebbe *sempre* contestualizzata e quello che una persona potrebbe considerare offensivo per un’altra potrebbe essere considerato ironico. E se ogni persona ha tutto il diritto di trovare “insultante” quello che vuole dovrebbe concedera anche alle altre persone gli stessi diritti che reclama.

Nota Bene. La “santa pazienza” non si applica a contenuti sfacciatamente sessisti, razzisti, fascisti, ecc…

Pazienza perché l’unica alternativa sarebbe creare o tentare di creare ambienti di comunicazione sterilizzati nei quali tutte le persone la pensano più o meno allo stesso modo. Del resto l’ambiente di comunicazione più sicuro per tutti i suoi utenti è quello dove nessuno comunica con nessuno.

“Piano B”

Un opportuno “toot” su mastodon.bida.im mi fa venire in mente che il mio suggerimento può essere sostituito da una modalità che non presuppone particolari virtù. Autorizzato dall’autore, che ringrazio, copio e incollo di seguito un sistema alternativo per non essere disturbato oltre il necessario.


naivespeaker

Non proponiamo “La mossa del Fassino” perché è subdolamente oppressiva, ma possiamo consigliare una soluzione a chi soffre per l’ignoranza e la cattiveria che dominano l’istanza che l* ospita.

1. Bloccate tutti quell* che non sono dispost* a darvi sempre ragione

2. Sottoponete alla vostra accettazione le richieste di seguirvi

3. Accettate come follower solo quell* che sono dispost* a darvi sempre ragione

4. Impostate “Visibili solo dai Follower” per tutti i vostri toot

5. Interagite con chi vi dà sempre ragione

6. E così nessuno si farà male

In questo modo potrete continuare ad usufruire del servizio fornito dall’ignorante e cattiva istanza.

Volendo potrete contribuire economicamente a pagare i server che vi ospitano, e sentirvi in pari.


 

Indymedia in Italia…

E adesso?

La pseudo biografia di italy.indymedia.org è (praticamente) finita.

Senza avere, come chiarito fin dall’inizio, la pretesa di essere minimamente esaustiva il suo scopo era, con la scusa del ventennale, quello di provare a fornire, a chi non conosce o conosceva poco di quella esperienza, un minimo di materiali per avere una vaga e incompleta idea di quella che è stata una molteplice storia che ha coinvolto, a diversi livelli e per non pochi anni, decine di migliaia di persone.

La voglia di raccontare quelle storie frulla in testa da quasi dieci anni, la voglia di scrivere qualcosa di più corposo di una pseudo biografia ma meno pretenzioso di una storia definitiva. Per fare questo, ammesso di averne la capacità, mancano alcuni pezzi.

2002 Firenze Indymeeting

2002 Firenze Indymeeting

Ci sono alcune lacune, tra le tante, che vanno segnalate non fosse altro perché sia chiaro che sono volute e non frutto di dimenticanze o di maldestri tentativi di occultamento o mistificazione.

La lacuna più grossa è sicuramente che manca anche solo un accenno alle questioni di genere e non certo perche queste sono diventate di moda in tempi più recenti ma esclusivamente per il semplice fatto che chi scrive non si ritiene in grado di poter affrontare l’argomento in modo soddisfacente e quindi ha preferito (forse vigliaccamente) saltarlo del tutto. E’ necessario comunque almeno ricordare che la storia di (((i))) non è stata sicuramente una storia esclusivamente maschile, anzi qualcunx potrebbe affermare esattamente il contrario. Un vuoto bello grosso che potrebbe essere riempito da altrx che abbiano voglia di ricordare la storia di una comunità che è stata sicuramente più includente che escludente.

2003IMCCampDarby

2003 IMC Camp Darby

La seconda mancanza riguarda la non menzione delle grosse polemiche interne che hanno attraversato, in diverse occasioni, (((i))) provocando litigi, incomprensioni e tutto il resto. In questo caso la scelta è stata dovuta al fatto che un singolo episodio, a volte anche piccolo, scatenava un diluvio di mail che spesso “contagiavano” anche due o tre liste di discussione diverse e poteva durare settimane. La fatica per ricostruire, in modo corretto, anche solo uno di questi episodi non avrebbe aggiunto molto a questo breve testo. Anche perché poi, dopo lo scannamento polemico, le cose riprendevano a funzionare (o non funzionare…) di nuovo.

Altra lacuna, anche questa voluta, riguarda l’annosa questione del rapporto tra i “tecnici” e i “politici” un rapporto che è sempre stato storicamente conflittuale e mai completamente risolto in modo soddisfacente. Spesso dentro (((i))) si è discusso di questo tipo di problemi e si è anche provato a mitigare l’impatto che aveva sul funzionmento del progetto nel suo complesso. La missione non è riuscita ma nessuno potrà mai dire che non ci si è provato.

2003 Livorno Presentazione Indymedia

2003 Livorno Presentazione Indymedia

Anche all’interno di (((i))) come di qualsiasi comunità la variabilità caratteriale è stata sia una forza che una debolezza ma la presenza di persone ottuse e/o in malafede si è mantenuta quasi sempre a livelli fisiologici. Stesso discorso vale per i troll e per quellx in cerca di notorietà. Anche se i più noiosi e patetici di tutti erano quellx che si capiva anche solo da dove mettevano le virgole che erano dentro al progetto esclusivamente per conto del loro partitino-gruppo-organizzazione-collettivo. Su tutte queste persone e sulle loro brutte figure si è steso, come suol dirsi, un velo pietoso.

Altra mancanza, già segnalata, riguarda l’attività fatta a livello locale dai vari gruppi di attivistx che “facevano indymedia”. Attività iniziata prima della nascita dei nodi geografici creati dopo il congelamento del sito nel 2006 e che è quasi sempre continuata ininterrottamente per più di dieci anni. Come però è stato scritto, queste sono storie che sarebbe meglio se le raccontassero i partecipanti ai vari gruppi sparsi per la penisola.

Da questa parte si potrebbe, e non è una minaccia, raccontare la storia di toscana.indymedia e non è detto che prima o poi non venga fatto :-)

2004 Genova Indymeeting

2004 Genova Indymeeting

Come già scritto (in diverse occasioni) e ripetuto, se si volesse mettere su un piatto della bilancia le cose positive del progetto e sull’altro quelle negative il primo sarebbe sicuramente sempre quello più pesante. Del resto se un progetto, nato dal basso, indipendente e autogestito, durato nel suo complesso quasi 20 anni, è riuscito a confrontarsi e a volte a “vincere” contro un potere così forte come quello dell’informazione ufficiale vuol dire che quella lotta era possibile, oltre che necessaria.

Ricordare, anche con tutti i difetti delle rievocazioni e di questa in particolare, le tante vite di italy.indymedia.org è stato anche un modo per ribadire che il campo dell’informazione è ancora – accanto a quelli più “classici” – un terreno di lotta dove, oggi forse ancora più di ieri, è necessario impegnarsi.

Nelle puntate precedenti…

  1. Italy prima di italy
  2. Andare a Genova passando per Napoli
  3. Genova. Il battesimo del fuoco
  4. Il villaggio indyano
  5. Tutti vs italy.indymedia.org
  6. Signore e signori, si chiude
  7. La “balcanizzazione”

Indymedia in Italia 7

7. La “balcanizzazione”

Il termine “balcanizzazione” fu usato a proposito e sproposito quando molti iniziarono a prendere in considerazione la costruzione di nodi locali autonomi piuttosto che la riapertura di un nuovo sito “monolitico”.

Per molti, forse non del tutto a torto, la storia di (((i))) potrebbe dirsi conclusa il 30 novembre del 2006.

200612 splash chiusura italyindymedia.org

200612 splash chiusura italyindymedia.org

Ma, in realtà, quella fine segnava ancora una volta l’inizio di una nuova vita del progetto che, sebbene con aspetti diversi, era ancora abbastanza saldamente ancorato alle idee iniziali.

Contemporaneamente all’avvio delle discussioni sulla lista “Italy-process” (circa 300 iscritti a fine 2006), in diverse località i gruppi di mediattivistx che avevano gestito le varie “categorie” locali ragionavano collettivamente su cosa fare.

In alcuni casi avevano già in mente un progetto preciso.


Date: Tue, 12 Dec 2006 23:00:50 +0100
To: italy-process@lists.indymedia.org
From: [...]
Subject: Re: [Italy-process] Nuova lista cmi-toscana

[...]

Il percorso che stiamo cercando di fare in "toscana" e' proprio quello di
provare a ri-costruire un progetto ripartendo da zero, per questo abbiamo
richiesto al network di iniziare un process per un nuovo nodo.

Il nostro lavoro sicuramente terra' conto sia delle esperienze passate,
quasi tutti abbiamo fatto indymedia per diversi anni, sia quelle positive
che quelle negative.

Come abbiamo gia' chiarito questo percorso non esclude una dimensione piu'
larga di quella "regionale" anche se ancora non sappiamo come le due strade
si incontreranno. Oltretutto alcun* di noi seguono anche il lavoro di
questa lista.

[...]

La discussione su “Italy-process” procedeva con foga e venivano messi sul tavolo molti dei problemi “ereditati” dall’esperienza precedente.

Sulla lista si aprirono numerosi filoni di discussioni, nei quali si mischiarono questioni tecniche, politiche e comunicative che rendevano più difficile arrivare a dei punti fermi condivisi. A questo si aggiunsero le reazioni provocate dal “congelamento” di (((i))) e le dinamiche che esistono da sempre sulle liste di discussione, compresi gli inevitabili troll e le aspiranti “star”.

Intanto anche da Torino arrivò la decisione di aprire il nodo “piemunt”, come venne annunciato in un report dell’assemblea locale.


In contemporanea si e' sentita la necessita', visto l'andazzo di
italy-process e i percorsi che sia i toscani che i napoletani stanno
seguendo e che li sta portando alla creazione di nodi locali di
indymedia, di avviare un percorso di confronto con queste due realta' e
di avvio del process a livello internazionale per la creazione di
indymedia piemunt.

Da Napoli arrivò la proposta di far diventare (((i))) un aggregatore dei vari nodi locali, la prima e unica proposta organica complessiva che aveva un minimo di coerenza.

Di seguito un estratto dal documento inviato in lista.


1) Progetto globale

1.1 è chiaro che Italy.indymedia.org non esiste più come progetto
monolitico, la sua gestione, mantenendo una policy comune, dovrebbe
esser divisa tra i vari nodi locali e per affinità. I nodi locali sono
naturalmente composti da persone della stessa area geografica, mentre le
categorie per argomento da attivisti che si riuniscono per affinità ed
interessi riguardo ad un determinato tema (guerre globali, ambiente
etc.). Ogni lista gestisce la propria sezione per quanto riguarda le
feature, l'amministrazione del newswire, la scelta dei feed.
[...] La lista Italy rimarrebbe come luogo di coordinamento dei vari nodi e per discutere di eventuali casi controversi riguardo alla gestione di un determinato nodo.

1.2 La pagina nazionale diventerebbe quindi un aggregatore di feed dai
nodi locali e per argomento mantenendo visivamente il classico newsire
complessivo (però quadripartito, vedi il punto 2.2) con la possibilità
di filtrare su richiesta i post provenienti da un locale, da un
argomento o da entrambi scegliendo di far comparire quello che un
determinato nodo locale ha prodotto su un determinato argomento [...]

1.3 Le feature sul nazionale dovrebbero apparire in vari riquadri
contenenti ciascuno l'ultima feature prodotta da un determinato nodo,

[...]

2) Il newswire

2.1 Pubblicazione con obbligo di selezione di una categoria o nodo locale

2.2 Newswire quadripartito diviso per: notizie, comunicati/volantini,
altri media/repost, e analisi. E' obbligatoria la selezione di uno dei 4
ed in caso di selezione incorretta l'admin interviene per spostare nella
giusta sezione. [...]

2.3 Il campo dell’autore resta obbligatorio, ma non viene visualizzato
sul newswire, ma solo all’interno della notizia, per mantenere un
importante parametro di ricerca evitando però personalismi. L’autore
potrebbe rimanere visibile anche dal newswire solo nella zona dei
comunicati dove è più importante

2.4 Possibilità per chi posta di inserire più tag e per chi legge di
votare la notizia oltre che di segnalare agli amministratori un post
fuori policy. [...]

2.5 Integrazioni e commenti: le possibilità di integrare la notizia e di
commentarla verranno divise in due zone separate ma collegate al post e
serviranno sempre a facilitare la ricerca di informazioni e a
risparmiare la letture dei commenti personali a chi non ne fosse
interessato [...]

2.6 Ogni nodo sceglierà un nw di default ma in seguito l'utente
attraverso i cookies potrà scegliere la sua visualizzazione del flusso
di notizie

2.7 L’Agenda rimane la stessa, la presenza del forum è da decidere, ma
tendiamo per il no.

3) inclusione di progetti strutturati che si occupano di comunicazione
indipendente all'interno di Indy

- Una parte della pagina verrà riservata a feed rss provenienti da siti
di informazione indipendente o blog inizialmente scelti dagli attivisti
dei vari nodi (locali o per argomento). [...]

4) Feature

- Un indymedia così strutturata da molto più spazio agli utenti e il
ruolo delle features risulta meno baricentrico all'interno della pagina.
le ftr non dovranno sempre essere scritte dagli amministratori, ma si
auspica siano semplicemente composte dalle notizie apparse sul newswire,
mantenendo la loro forma e linguaggio. In questo modo noi non ci
sarebbero “redattori” del sito vs utenti e daremmo spazio a linguaggi
che magari non sono i nostri, ma sono comunque quelli di chi fa indy.

[...]

A questo punto le discussioni sulla lista si focalizzarono in pro-e-contro la riapertura di nodi locali piuttosto che di un sito unico. Parallelamente iniziarono una serie di incontri in diverse città di gruppi che discutevano sul futuro del progetto. Nel febbraio 2007 gli iscritti alla lista erano arrivati a 550.

Il 19 aprile 2007 viene messo on-line “toscana.indymedia.org”, una data che si potrebbe considerare come l’inizio di una ennesima incarnazione del progetto (((i))). Il collettivo di gestione era quasi interamente composto da persone che avevano partecipato all’esperienza di (((i))) e infatti la veste grafica del sito e le sue modalità di gestione erano molto simili a quelle ben conosciute.

Questo il testo di presentazione.


Rieccoci on line!

Il 30 novembre 2006 italy.indymedia chiudeva per una pausa di riflessione, con il proposito di riaprire dopo aver ripensato e ridiscusso il progetto. La lunga discussione, ancora in corso, ha portato diversi gruppi ad attivare un processo di creazione di nuovi nodi che partono tutti dall’esperienza maturata nella “vecchia” italy.indymedia.
Il gruppo toscano, formato per la maggior parte da attivisti che curavano il nodo locale ha scelto fin da subito di lavorare ad un progetto che, partendo dal proprio territorio, puntasse alla creazione di un mezzo attraverso il quale continuare a fare informazione indipendente.
Dopo quattro mesi di discussioni su una lista, alcuni incontri ed un confronto con il network internazionale ce l’abbiamo fatta e rieccoci on line!
Alcune cose sono rimaste uguali alla “vecchia” indymedia perché le riteniamo ancora fondamentali ed attuali (l’autogestione, la pubblicazione aperta), altre sono invece cambiate (il software per gestire il sito e la struttura delle pagine). Una cosa che non poteva cambiare è il modo di partecipare al progetto: indymedia la fa chi legge il sito, chi pubblica notizie, chi partecipa alla sua gestione.
Abbiamo provato a spiegare tutto nella sezione Documenti del sito che trovate nella colonna di sinistra e che vi invitiamo a leggere.
Vogliamo che toscana.indymedia diventi uno strumento accessibile a tutti e gestito nel modo più condiviso possibile, un luogo, virtuale e non, di incontro, confronto e scambio di conoscenze, anche tecniche, ma non solo. Per questa ragione abbiamo in programma di organizzare diverse iniziative pubbliche in giro per la Toscana.
La lista sulla quale discutiamo è aperta all’iscrizione di chiunque si riconosca nel progetto ed è visibile da tutti via web.
Per il momento questo deve essere considerato ancora un sito in fase “sperimentale” e quindi nei prossimi mesi è probabile che ci siano alcuni cambiamenti. Come sempre, contributi, consigli e collaborazioni sono i benvenuti.

Indymedia Toscana sbucherà come per magia durante la Sagra del Precariato di Livorno. Accorrete numerosi!


 

2007 settembre toscana.indymedia.org

2007 settembre toscana.indymedia.org

Il 14 maggio comparve anche “napoli.indymedia.org”, anche questo gestito prevalentemente da mediattivistx che avevano curato la omonima “categoria” sul vecchio sito di (((i))).

Sulla lista “process” continuava però l’impasse, gli scazzi e le discussioni fumose. Qualcuno propose una riunione per fare il punto della situazione, incontro che si tenne a Roma alla fine di novembre. Dalla riunione venne fuori un progetto di riapertura di (((i))) principalmente come un “aggregatore” di informazioni provenienti dai nodi locali che ricalcava in gran parte la proposta fatta da Napoli. La riunione lasciò però ancora molti punti in sospeso riguardanti il funzionamento della futura (((i))).

Nel frattempo continuavano ad aprirsi altri nodi locali: Roma, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Calabria, Abruzzo…

20080430 Splash di italy.indymedia.org

20080430 Splash di italy.indymedia.org

Nonostante continuasse la discussione collettiva con l’obiettivo di riaprire finalmente il sito, a fine maggio del 2008 (((i))) non era ancora ricomparsa.

Venne indetto quindi un nuovo meeting per la fine di giugno a Bologna. Il principale risultato fu la decisione di riaprire il 4 di luglio, sempre nello stesso incontro venne deciso di non aggregare il sito di “lombardia.indymedia.org” a causa di alcuni aspetti non condivisi della sua “policy” e lasciando irrisolte alcune delle problematiche legate al funzionamento dell’aggregatore e della “nuova” entità che avrebbe dovuto gestirlo.

Questo il comunicato che annunciava la riapertura.


4 luglio - IndYpendence Day

E' ormai da più di un anno che i nodi italiani di Indymedia hanno
ricominciato a lavorare sui territori riportando in contesti locali le
pratiche e i principi che sostanziano/animano il lavoro del Network
Internazionale di Indymedia. La necessità di creare contesti e spazi in
cui chiunque potesse continuare a diventare il proprio media, attraverso
meccanismi di pubblicazione aperta e di tutela della privacy,
rappresentava infatti una realtà che doveva continuare a trovare spazi di
esistenza e che quindi non si concludeva con la chiusura di Indymedia
Italia.
Le limitazioni e i meccanismi dell informazione mainstream non sono
cambiati nel corso di questi anni e lo squilibrio di potere dei processi
di comunicazione si è mantenuto intatto, quando non rafforzato. Oggi il
compito della comunicazione indipendente non è solo più quello di offrire
uno spazio dove consentire la libera pubblicazione di contributi ed una
narrazione "altra" della realtà. Proprio per la rapida evoluzione del web
in questi ultimi anni e la sempre più diffusa accessibilità dello
strumento, oggi diventa fondamentale salvaguardare la peculiarità del
metodo di Indymedia e rendere più fruibile e sinergica l'enorme quantità
di informazioni che nella rete si distribuiscono, in modo da renderle
facilmente reperibili ed efficacemente utilizzabili.
E' per questo che i nodi italiani di Indymedia nati in questi anni hanno
deciso di aprirsi ad un progetto nazionale attraverso la costruzione di un
aggregatore. Un luogo nel quale convogliare e moltiplicare le energie e i
flussi di comunicazione provenienti da luoghi diversi, che si compone
delle diverse visioni e pratiche di mediattivismo determinate dai bisogni
contingenti e dalle necessità che ogni territorio esprime.
L aggregatore può generare una comunità diffusa, risultato della
collaborazione di molteplici reti di attivisti, centri sociali e realtà
che si occupano di comunicazione, che individuano in italy.indymedia.org
il catalizzatore della narrazione dal basso della realtà.
A tutt oggi, percepiamo ancora l'importanza di una piattaforma di
riferimento su cui far convergere le specificità dei progetti di
informazione indipendente locali in lingua italiana e di offrire
un'occasione di produzione, elaborazione e diffusione dei contributi da
essi prodotti, legati ad un modo orizzontale di gestione della
comunicazione, nel senso più estensivo di questo termine. Il lungo
processo di ridefinizione dei mezzi e degli scopi di Indymedia Italia si è
concluso in questa sua prima parte.
Se ne apre una nuova.

Il 4 luglio 2008 Indymedia Italia torna online.

L'IndYpendence Day non è solo una data. E' un simbolo.
Nel 1054 per i cinesi, era l'esplosione della Supernova del Granchio.
Nel 1865 per gli inglesi era la pubblicazione di Alice nel paese delle
meraviglie.
Nel 1880 per i Pistoiesi era la nascita dell'anarchica scrittrice Leda
Rafanelli.
Ogni anno, per tutti, è l'afelio, il giorno in cui la Terra è alla sua
massima distanza dal Sole.

Per noi, nel 2008, significa il ritorno di un progetto collettivo e
indipendente di informazione.

4 luglio - IndYpendence Day
Voi fate i piani - noi la storia

http://italy.indymedia.org

A seguito delle decisioni prese nell’incontro di Bologna l’assemblea di “toscana.indymedia.org” inviò un documento critico sul progetto che stava dietro la riapertura di (((i))).

Di seguito alcuni stralci del documento inviato alla lista.


E fin dall'inizio ci siamo posti il problema dei collegamenti con altre
realta' dell'informazione indipendente e piu' in particolare con quelle
che sarebbero nate dalle ceneri di italy.indymedia.

Abbiamo, stringatamente, scritto sulle nostre pagine web che
toscana.indymedia "potrà in futuro essere integrato in un network
geografico italiano." (http://toscana.indymedia.org/about_us) e lo
abbiamo sempre inteso come riferimento ad una struttura basata su un
semplice "web-aggregatore" dei diversi nodi che prevedesse - solo in
casi limitati ed eccezionali - la produzione autonoma di contenuti. Il
tutto gestito da una lista aperta nella quale condividere esperienze,
collaborazioni e problemi legati al fare informazione indipendente.

Il risultato uscito dai due meeting (Roma e Bologna) e indirizzato alla
costruzione della nuova italy.indymedia ci sembra vada in una direzione
diversa da quella che ci interessa: la creazione delle due liste
nazionali che sembrano riproporre, per quanto in buona fede, la
struttura di indymedia 1.0, viene addirittura proposta una policy,
chiamata "principi di aggregazione", che ci sembra alquanto inutile, in
un contesto nel quale ad essere aggregati in maniera organica sono nodi
del network internazionale di indymedia che hanno gia' superato un
process e che hanno quindi una policy accettata dal network globale.

Per dirla in una sola frase, ci sembra che questo aggregatore nasca come
una struttura troppo "pesante" e che, nonostante tutte le migliori
intenzioni possibili, rischia di gravare sui singoli nodi esistenti e
che potrebbe riproporre, nel peggiore dei casi, alcuni dei meccanismi
esistenti nella "vecchia" italy.indymedia e da molti criticati.

Per queste ragioni non ci sentiamo in sintonia con questo progetto e
quindi chiediamo di non considerare il nodo di indymedia toscana tra
quelli partecipanti alla nuova italy.indymedia.

Ci piace pensare, pero', che ci siano comunque spazi di collaborazione e
confronto tipici dei nodi di uno stesso network. Come abbiamo gia'
dimostrato con i fatti di questi ultimi due anni, saremo sempre
disponibili alla collaborazione ed alla condivisione con tutti i nodi
che fanno parte del network indymedia di lingua italiana (e non solo) e
speriamo che lo stesso atteggiamento sia condiviso da essi.

L'Assemblea di CMI Toscana

A questo punto della storia la difficoltà di raccontare diventa davvero enorme. Tenuto conto che a fine 2008 c’erano almeno una decina di nodi locali e che ognuno di essi aveva almeno una lista di discussione alle quali andrebbero aggiunte almeno altre due liste (“itali-list” e “italy-content”) che gestivano il sito (((i))).

Il progetto nato nel 2000 anche se non più esistente nella forma più conosciuta si era moltiplicato, con alcune varianti in una serie di siti che – in modo a volte uguale e a volte diverso – continuavano comunque a portare avanti una determinata idea di informazione indipendente. E la storia di questi nodi la potrebbero e dovrebbero raccontare quelli che li hanno creati e mantenuti in funzione negli anni successivi.

Per fornire solo un’idea di massima dei risultati che furono raggiunti si può ricordare che nel giugno del 2008, vale a dire circa due anni dopo il “congelamento” di (((i))), il numero totale di contatti che raccoglievano tutti i nodi locali nati nel frattempo erano notevolmente inferiori a quelli del vecchio (((i))).

Visite per nodo giugno 2008

Visite per nodo giugno 2008

I nodi locali iniziarono a mostrare i primi segni di crisi già dopo qualche anno di funzionamento e, a partire dal 2010-2011, uno dopo l’altro chiusero tutti: il nodo toscano, il primo ad aprire, chiuse nel marzo 2012 pochi giorni prima che venisse resa pubblica una inchiesta giudiziaria che lo coinvolgeva.

L’ultimo a sparire, il nodo “piemonte” che sopravviverà a “singhiozzo” fino al 2017. Ed è proprio con la sua chiusura che si può considerare definitivamente chiusa la storia iniziata nel lontano giugno 2000.

Anche nel caso dei nodi locali le ragioni della chiusura vanno ricondotte a quel miscuglio di fattori ricordati più sopra ai quali va aggiunto il problema economico, maggiormente pesante per un sito gestito da un piccolo gruppo di persone, un aspetto che spesso era diventato determinante per la sopravvivenza.

Parallelamente alle storie dei nodi locali e non necessariamente in contrasto con essi furono portati avanti diversi tentativi per rilanciare un sito “unico”.

Quello aperto nel luglio del 2008, in versione “beta” restò on-line, con alcune interruzioni fino al 2012. E fino al 2014 ci furono tentativi più o meno concreti di rimetterlo di nuovo in piedi, anche se l’impegno profuso non è mai stato premiato da un interesse che si allargasse fuori da una cerchia di attivisti sempre più ristretta.

200811 beta_italy.indymedia.org

200811 beta_italy.indymedia.org

Ma questa è un’altra storia che non racconteremo e non perché non sia importante ma solo perché le informazioni su questa parte della vita di (((i))) sono davvero poche, e sia perché dovrebbe raccontarla chi la conosce meglio per averla vissuta direttamente.

Segue con… Indymedia in Italia…