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Indymedia in Italia 6

6. Signore e signori, si chiude

Naturalmente non è stata una storia tutta amore e cioccolatini, proprio perché (((i))) era formata e sostenuta da una comunità plurale piuttosto che una singola entità strutturata e omogenea.

Nel meeting di Genova, che (solo per caso) fu tenuto subito dopo il sequestro, ci furono discussioni molto spesso caratterizzate da incomprensioni e da questioni più personali che politiche che alla fine portarono alcuni tra i più “vecchi” di (((i))) a fare, più o meno volontariamente, dei “passi indietro”. In altre parole, alla fine del 2004 una parte di quelli che avevano iniziato la storia decise di diminuire o cessare del tutto l’impegno nel progetto.

Alcuni brani di una e-mail rendono meglio l’idea del clima.


Date: Fri, 05 Nov 2004 23:36:22 +0100
Subject: Re: [imc-italy] passi indietro e passi avanti
From: [...]
To: italy list <italy-list@lists.indymedia.org>

ciao, ci ho pensato un po' su ma eccomi.

dopo la hit parade delle presenze nelle liste, e dopo un po' di anni che
faccio la zia di indy, ho sentito il bisogno di entrare in fase
zzzzzzzzz z z z z

significa che ho smesso di facilitare, riassumere, sollecitare.

non mi dis iscrivo dalle liste, ma intervengo solo se ci sono cose che
riguardano genova, o emergenze tecniche dove posso sciogliere qualcosa.
cerco di starmi un po' zitta eh ;P

[...]

condivido l'analisi che fa lui, dove dice

> E' vero che fuori c'e' grossa crisi, e' vero che non c'e' molto che si muove e
> che il deserto cerebrale e' sconfinato, pero' questo non mi pare un buon
> motivo per aggiungere l'implosione di indy all'elenco di sfighe.

mi piacerebbe che indy reagisse agli attacchi che sta subendo - mediatici,
legali e pure quelli della sfiga.

ma non sono riuscita ad esserci al miting di genova e neanche riesco a
capire i report, dunque penso sia ancora piu' giusto che ci siano persone -
nuove, oppure lurkers pentite - che facciano risorgere questo progetto.

non vuol dire che chi c'e' stato finora se ne deve andare.
mi sembra una stronzata e pure un po' infame, mollare in un momento
difficile per il network. ma mi sembra lecito e giusto che alcune persone
facciano un passo indietro e che altre si assumano le responsabilita' - nel
bene e nel male - che quelle hanno portato fino qua.
se queste fanno un passo indietro
voi fatevi avanti :)

[...]

scrivetemi in pvt se volete un corso rapido da admin, da owner o da zia :PPP

[...]

e mi sembra una cosa bella la nascita di imc calabria :)
cosi' come leggere in lista nuovi nick e nuovi nomi che prendono la parola

baci

Col passare del tempo, oltre ai problemi interni si vennero a cristallizzare contro (((i))) accuse incrociate: alcuni l’accusavano di essere un covo di “black-bloc” altri uno strumento controllato dai “disobbedienti”.

Chi ha vissuto quella storia dall’interno sa bene che entrambe le accuse erano ridicole, il caos creativo che vigeva all’interno difficilmente avrebbe potuto essere controllato da una qualsiasi fazione. Sicuramente molti dei mediattivisti erano legati, in modo più o meno organico, a gruppi, associazioni e collettivi politici ma, come spesso accade, il totale che ne veniva fuori però era diverso dalla semplice somma delle parti. E anche se, in alcuni casi, qualcuno o qualcuna ha usato strumentalmente (((i))) si è trattato di eccezioni e non di regola.

Nonostante tutto però il sito di (((i))) continuava a essere molto frequentato.

Statistiche di italy.indymedia.org 20061107

Statistiche di italy.indymedia.org al 20061107

Come è accaduto per il Network internazionale la crisi di (((i))) è stata il risultato finale di una serie di problemi concreti piuttosto che prodotta da un unica causa. Di seguito, in ordine sparso, alcuni dei principali motivi che hanno contribuito alla fine di quella esperienza.

La crisi del “movimento no-global”, dal quale il network era nato nel 1999 e (((i))) nel 2000, che aveva fornito l’humus favorevole per la sua crescita ma che aveva concluso il suo percorso.

Da sempre i problemi dei movimenti si riflettono inevitabilmente sulle persone che ne fanno parte, così come quelli delle persone si riflettono sui movimenti. La vita dei singoli, il passare degli anni, i problemi concreti del lavoro e delle relazioni personali si ripercuotono inevitabilmente sull’attivismo. Le singole storie personali di quelle e quelli che furono la spina dorsale del progetto sarebbero molto più esplicative di qualsiasi altra cosa si possa scrivere su questo argomento.

Gli strumenti tecnici, specialmente nel campo della comunicazione mediata da computer, cambiano velocemente e se (((i))) nel 2000 era sicuramente all’avanguardia nel campo della pubblicazione di contenuti in Rete lo stesso non si poteva più dire nel 2006. L’apparizione dei telefonini “intelligenti”, la nascita di mega piattaforme commerciali e dei “social media” hanno avuto il loro impatto su un progetto nato quando per pubblicare qualcosa sul web bisognava ancora conoscere il linguaggio HTML e il protocollo FTP.

Alcuni continuano a sostenere che uno dei motivi principali, se non addirittura quello più importante, che ha causato la fine di (((i))) sia stato il progressivo deterioramento della qualità dei contenuti pubblicati dagli utenti. Chi sostiene questo evidentemente non ha mai partecipato alle continue discussioni, in corso fin dall’inizio, su questi problemi che sono stati una costante che ha accompagnato fin dall’inizio il progetto.

La chiusura di (((i))) è un avvenimento che a volte è stato riscritto da memorie fallaci e in alcuni casi viziato da qualche bugia. La realtà è che poco prima dell’ultimo meeting chi aveva offerto gratis il server e la connessione invitò molti nodi, tra i quali (((i))) a trovarsi una nuova “casa”.


Date: Fri, 03 Nov 2006 23:39:51 -0300
From: [...]
Subject: [...]

I've been providing server space to indymedia for a few years now, [...].
This is ending.
[...]
At this point there is no exact timeline for moving sites but I would much
prefer sooner than later.
The main reason for this change is that I want to provide /tech services/ for
indymedia, not be caught up with process bullshit all the time. But with
indymedia, you inevitably have to do lots of process, which I have done. But I
will no longer. It surprises me that anarchists get bound down with so many
rules...
Thanks,

Al momento dello “sfratto”, il sito di (((i))) generava un traffico dati probabilmente tra i più alti del network, sicuramente il secondo tra i nodi ospitati sul server Ahimsa.

Traffico su Ahimsa, fine 2006

Traffico su Ahimsa, fine 2006

Un annuncio del genere colpì in pieno una comunità indebolita, che non si incontrava da quasi due anni e che aveva perso per strada – per vari motivi – molti dei suoi elementi propulsori iniziali. Il meeting del 2006 si annunciava problematico anche perché lo “sfratto” si andava ad aggiungere a tutte le altre criticità esistenti.

Un resoconto individuale, inviato in lista, può rendere un’idea di come si svolse l’incontro.


“[…] presenti tra le 20 e le 25 persone, si sta discutendo di come organizzare i lavori di sabato e domenica. Qualcuno mi dice che e’ previsto, per oggi, l’arrivo di 60 persone.

La discussione va avanti spedita, […] Si chiacchiera, abbastanza rilassati, di un po’ di tutto, dai massimi sistemi (l’informazione indipendente, il mediattivismo, il ruolo di indymedia,…) ai piccoli e grandi problemi venuti fuori in questi anni e che ci raccontiamo gia’ da tempo sulle liste (abuso del nw, ftr che fanno schifo, …).

Viene deciso che il meeting si aprira’ con una breve plenaria (non piu’ di un paio d’ore) prima di pranzo e poi, nel primo pomeriggio, si proseguira’ con i gruppi di lavoro su vari argomenti, per poi tornare nuovamente in plenaria. Questo genere di impostazione mi pare che trovi un larghissimo consenso ma non si riescono a fissare i temi da proporre ai vari gruppi di lavoro e si discute quindi su questo problema.

La cena interrompe l’assemblea senza che si sia trovata una soluzione. […]
Dei 60 previsti nemmeno l’ombra, anche se e’ arrivato un altro po’ di persone e adesso siamo sulla quarantina. L’assemblea si svolge, in linea di massima, nello stesso clima del giorno prima, si parla a ruota libera, saltando da un argomento ad un altro […] e si va avanti cosi’ per la maggior parte del tempo. Ma sono tutti discorsi, per quanto interessanti, che non vanno mai troppo a fondo dei problemi che toccano. Inizia comunque a farsi largo nei discorsi la proposta di “chiusura”. Anche in questo caso, come in altri, ognuno intende questo termine in modo molto personale: per alcuni la “chiusura” comporta l’annullamento di tutto l’esistente e l’inizio da zero del processo di creazione di un nuovo nodo del network, per altri significa il “congelamento” della parte “nazionale” del sito e il mantenimento in funzione dei nodi locali intanto che decidiamo cosa fare, per altri ancora significa “archiviare” il sito e discutere di come cambiarlo senza dover ripartire necessariamente da zero. […]

Ancora una volta, come nel giorno precedente, vengono fatte proposte ma sempre in modo talmente problematico da renderle anche di difficile comprensione, quello che e’ certo e’ che nessuno mette sul tappeto una proposta complessiva, chiara, articolata, concreta e argomentata.

Intanto, ancora una volta, saltano i gruppi di lavoro e si decide (?) di continuare con la plenaria. […]

L’attenzione collettiva inizia a spostarsi sul punto: ma su cosa siamo d’accordo? E su questo punto prosegue fino a quando arriva ora di cena. Si decide (?) di proporre alla comunita’ indyana italiana di bloccare la pubblicazione sul sito (e di archiviarlo) e contemporaneamente di rifondare italy.indymedia, si decide (?) di discutere domenica mattina il contenuto dell’e-mail da spedire alle liste dove viene esplicitata questa proposta come quella consensuata nel Meeting. […]

Domenica […] L’assemblea inizia alle 11:30. Viene rimessa in discussione la decisione presa (?) la sera precedente, ovvero la spedizione dell’e-mail alle liste, e il dibattito si fa un po’ piu’ acceso (ma neppure tanto) anche se adesso siamo rimasti in pochi, non piu’ di una ventina di persone, visto che sono iniziate le partenze.

La discussione riprende, per l’ennesima volta, alcuni dei problemi insoluti discussi venerdi’ e sabato e, contemporaneamente, il contenuto del messaggio da spedire (o non spedire) alle liste. […]”


I presenti concordarono (con qualche distinguo ma nessun veto) sulla necessità di far ripartire il progetto e per fare questo ritenevano necessario bloccare il sito web.

Quella che segue è una mail inviata alle liste subito dopo il Meeting.


Dal Meeting di Torino: Indymedia chiude
by indyan* Sunday, Nov. 19, 2006 at 8:01 PM
[italy-tech] chiudere per ricominciare

Dalla plenaria del meeting, cosi' come dalle discussioni delle ultime
settimane in lista, e' venuta fuori l'esigenza di modificare radicalmente
indymedia italia, nei metodi, nella strutturazione e negli strumenti.
Dopo una lunga discussione, la plenaria ha deciso di proporre alla lista:

- la chiusura del sito, che prevede la chiusura della pubblicazione e il
congelamento del sito allo stato attuale (mantenendo quindi solo la
possibilita' di consultarlo);

- la chiusura di tutte le liste di italy imc, sia nazionali che locali;

- l'avvio di un nuovo process (richiesta di apertura di imc italy alla
lista internazionale) con l'apertura di una nuova lista nella quale
discutere le proposte di strutturazione del sito e del progetto.

Si è ritenuta necessaria proporre la chiusura del sito attuale e
l'apertura di un nuovo process per segnare la conclusione di questa fase
del progetto Indymedia Italia e una discontinuita' con quella che sara' la
nuova indymedia.

E' una proposta molto sofferta che si rende necessaria perche' da diversi
anni indymedia e' bloccata su una lunga serie di problemi, mai affrontati
e/o risolti, fra cui:

- non funzionamento del metodo del consenso utilizzato nelle liste;

- dissolvimento di indymedia italia come comunita';

- crollo del livello di partecipazione e della consapevolezza dello
strumento;

- conseguente burocratizzazione, sentita a livello di italy list e editorial.

L'assemblea ha consensuato che chiudere questa fase di indymedia italia
sia un atto di responsabilita' che richiede coraggio, ma necessario per
aprire davvero uno spazio di discussione che porti a indymedia 2, nel
mantenimento dei principi base che il progetto indymedia ha e continua ad
avere.

La proposta viene fatta alla lista, con una dead line di 10 giorni per
discuterne.
Questa mail viene mandata a tutte le liste nazionali e locali ma l'intento
è quello di mantenere aperta un'unica discussione su italy-list, luogo
decisionale di Indymedia Italia.

Dopo un dibattito, a volte aspro ma nemmeno troppo, sulla lista di gestione che vide solo qualche opposizione a quella proposta il sito venne “congelato” il 30 novembre 2006. E subito dopo fu aperta la lista “italy process” sulla quale discutere della “rifondazione”.

La maggior parte degli attivisti che fino a quel momento avevano partecipato al progetto si iscrissero alla nuova lista, alcuni preferirono cercare altre strade per continuare a fare informazione indipendente, altri semplicemente sparirono. La discussione sulla lista proseguì per diversi mesi, ma sempre con più attriti, poca partecipazione, meno entusiasmo e intanto, un po’ alla volta, alcuni di quelli che avevano lavorato nelle “categorie locali” decisero di avviare dei progetti pensati come un contributo a una sorta di ricostruzione “dal basso” di (((i))).

Era finita la seconda delle vite di (((i))), quella cominciata nel 2001 a Genova.

Segue con … La “balcanizzazione”

Indymedia in Italia 5

5. Tutti vs italy.indymedia.org

Nel corso delle sue vite (((i))) affrontò molti problemi a causa della sua attività.

Da quelli più semplici (e anche più frequenti) come le quotidiane richieste di modificare, eliminare, nascondere testi e/o immagini pubblicate sul “newswire” a quelli un po’ più complicati riguardanti la pubblicazione di materiali “segreti” o coperti da copyright. Dalle minacce di querela provenienti da studi blasonati a quella esagerata che coinvolse addirittura l’impero.

I casi più semplici venivano risolti più o meno velocemente in chat o con brevi scambi di mail sulle liste, a volte però le cose potevano risultare più problematiche magari a causa del contenuto del materiale del quale veniva richiesta la rimozione e dal richiedente.


To: italy@indymedia.org
Subject: Diffida uso illegittimo materiale RAI (RAIOT)
From: [...]
Date: Tue, 4 May 2004 11:19:02 +0200

RAI Radiotelevisione Italiana S.p.A. ./. Italy.Indymedia.com

Egregi Signori,
ci indirizziamo a Voi in nome e per conto della RAI Radiotelevisione
Italiana S.p.A., emittente radiotelevisiva la cui indiscussa notorietà non
abbisogna, in questa sede, di pleonastiche dimostrazioni.
La Cliente nella costante attività di monitoraggio della concorrenza e del
mercato, che oggigiorno non può certamente trascurare la sempre più
imponente realtà del mondo telematico, è recentemente venuta a conoscenza
della circostanza che, nella pagina web del sito
http://italy.indymedia.org/news/2003/11/429801.php, vi è la possibilità
di scaricare interamente in screaming la prima puntata di RAIOT (la nota
trasmissione condotta da Sabrina Guzzanti, in seguito interrotta per le
discusse vicende), senza che alcuna autorizzazione Vi sia stata data da
parte della nostra Cliente.
Orbene, tale condotta, sia per il contenuto che reca, sia per le modalità
con le quali è perpretata, costituisce una patente violazione dei diritti
di privativa intellettuale della Cliente.
Alla luce di quanto sopra, mentre ci riserviamo ogni più ampio margine di
manovra al fine di ottenere il ristoro dei danni patiti e patiendi dalla
RAI in relazione alla vicenda in esame, Vi invitiamo:
a) ad estromettere immediatamente il riferimeno in parola dal Vostro sito;
b) ad inviarci, entro e non oltre dieci giorni dal ricevimento della
presente, un impegno sottoscritto dal responsabile nel quale, preso atto
dei diritti patrimoniali e morali di esclusiva titolarità della RAI
Radiotelevisione Italiana S.p.A., Vi impegnate a non integrare per il
futuro ulteriori violazioni dei diritti di privativa intellettuale della
Cliente.
Resta inteso che, in mancanza di un Vostro positivo riscontro entro il
termine sopra indicato, riterremo di dover considerare definitivamente
rigettata la proposta di definizione amichevole della questione e,
pertanto, provvederemo, senza alcun ulteriore preavviso, a tutelare gli
interessi della Cliente nelle sedi e nei modi che riterremo più opportuni.
Distinti saluti.
Avv. [...]
Avv. [...]

Chi oggi volesse capire l’impatto di una richiesta del genere dovrebbe sapere o ricordare cos’era “RAIOT” e in che contesto arrivava quella richiesta o almeno leggersi qualche pagine della wikipedia.

Le discussioni, che si dispersero su diverse liste, su come rispondere a questa diffida, durarono più di un mese e furono anche uno degli argomenti trattati in un gruppo di lavoro durante il meeting di Milano.

Ma le minacce potevano arrivare anche da singoli “personaggi” che avevano avuto il loro quarto d’ora di fama e che non volevano pagarne le conseguenze.

Diffida di uno studio legale

Diffida di uno studio legale (2006)

Ma quanto descritto sopra era solo lo sfondo in quanto gli attacchi a (((i))) arrivarono quasi subito e direttamente dagli apparati repressivi statali.

Nel marzo del 2002 vennero ordinate una serie di perqusizioni in varie città (Torino, Bologna, Firenze e Taranto) in quelle che furono definite “sedi” (sic!) di Indymedia. Lo scopo era di sequestrare materiale video girato nel luglio 2001 a Genova.

Qui sotto il comunicato scritto in quell’occasione da (((i))), ripreso da “Umanità Nova” n.10 del 17/03/2002.


Reclaim your media!
Appello di Indymedia per l’informazione indipendente e la libertà d’espressione

Un appello in difesa dell’informazione indipendente e della libertà di espressione

Media Parade! – 16 marzo 2002 – Roma – Piazza Esedra

Pensare, raccontare, spiegare, far circolare saperi, verificare la qualità dell’informazione, farne parte, utilizzarla in prima persona, contribuire direttamente con sogni, parole e intelligenze.

Tutto ciò sta diventando pericoloso.

è stato pericoloso a Genova, dove media indipendenti con mezzi spesso amatoriali, durante le manifestazioni anti G8 hanno fornito una testimonianza diretta e diversa da quella proposta dai media tradizionali.

Ed è ancora pericoloso per chi continua a fare informazione dal basso.

Indymedia è stato uno dei network che ha consentito la circolazione delle notizie prima, durante e dopo il G8. è una rete di soggetti che lavorano nel mondo della comunicazione: videomaker, radio, hackers, giornalisti, fotografi. Un network internazionale di media gestiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità. Indymedia è un sito a pubblicazione aperta: chiunque può caricare direttamente e senza censura, registrazioni audio e video, immagini, articoli, comunicati.

Non ha una redazione: lavora attraverso mailing list e chat di discussione che sono pubbliche e aperte a tutti.

I computer di Indymedia sono stati l’obiettivo delle perquisizioni effettuate il 20 02 02 a Bologna, Taranto, Firenze e Torino. Nelle prime ore del mattino, duecento carabinieri e decine di mezzi blindati sono intervenuti per sequestrare gli archivi di Indymedia Italia. Impresa vana, perché Indymedia è ovunque e da nessuna parte. è accessibile a chiunque abbia un computer o un cellulare: vive nella Rete. Indymedia è indipendente, diffusa ed orizzontale, perché costituita da una intelligenza collettiva.

L’informazione è uno dei terreni più aspri di confronto tra chi gestisce il potere e chi lo subisce. Se un sito di informazione nato e cresciuto solo su base volontaria diventa pericoloso, allora è in pericolo la libertà di espressione. A chi toccherà, la prossima volta?

Riteniamo indispensabile reagire con forza a questo attacco alle libertà fondamentali e ci ribelliamo ad ogni tentativo di ingabbiare le nostre intelligenze.

Indymedia Italia si rivolge alle persone che hanno a cuore la libertà di espressione e l’indipendenza dell’informazione. Chiediamo un’adesione ideale, che supera l’appartenenza politica.

L’informazione deve essere libera.

Indymedia Italia, insieme a Radio Onda Rossa, promuove Reclaim your media, una manifestazione in difesa dell’informazione indipendente: a Roma sabato 16 marzo 2002,Piazza Esedra ore 15.00, scenderemo in piazza con un corteo musicale e rumoroso. Contro ogni attacco alla libertà di espressione individuale e collettiva.

contatti, adesioni, sottoscrizioni: italy@indymedia.org


Quella che segue è la cronaca della manifestazione annunciata nel comunicato. Il testo è quello pubblicato su “Umanità Nova” n. 11 del 24/03/2002


Become your media!
Roma 16 marzo: il corteo dei media indipendenti

Ieri, il 16 marzo 2002, c’è stato un bellissimo corteo per le strade di Roma per gridare ad alta voce il diritto di tutti ad una comunicazione libera, decentrata ed indipendente. Became your media, si leggeva sui manifesti.

“Tu sei il media, la tua testa la redazione, il tuo pc la tua sede”. Quasi a sottolineare una felice schizofrenia comunicativa che invade come un virus mutageno i nostri corpi e le loro estensioni artificiali.

Alle 15 eravamo ancora in pochissimi a P.za Esedra. Tutti baciati da uno splendido e accecante sole marzolino, mentre qualcuno vendeva fischietti, qualcuno indossava nasi rossi e Makaia faceva interviste usando uno strano microfono sul quale troneggiava Bart Simpson.

Quella mattina un treno di 300 milanesi fiorentini e bolognesi era partito alle sei da Milano.

Tutti aspettavamo curiosi i due lunghi autocarri che erano stati allestiti al Forte Prenestino dai promotori della manifestazione, Radio Onda Rossa e Indymedia. L’entrata in piazza è stata spettacolare, sul camion della radio, colore predominante il rosso, un grande microfono che captava tutte le voci della città per poi rimandarle in collegamento alla radio. Sul camion di Indymedia un enorme telecamera, manovrata dal nostro supereroe preferito, SuperVideo, unico tocco di arancione in mezzo ad uno stilosissimo nero indyano. Tutti infatti sul carro avevano le magliette nere con il logo di indymedia e le vendevano insieme ad autoadesivi e spillette tramite un ingegnoso distributore. Sul camion c’era una nutrita rappresentanza umana che, ridendo oscillano e barcollando ad ogni frenata, aumentava man mano che si avanzavamo nel percorso. Inoltre erano stati allestiti nove monitor, come un muro, ed appena si è fatto buio sono entrati in funzione collegati ad una magica consolle video mobile dove un candido e tanti bolognesi si affaccendavano a mixare immagini, parole e colori.

Il corteo si è mosso compatto da p.za Esedra verso le cinque di pomeriggio.

C’era l’orchestra in testa, c’era il carro, della Torre, di altremappe, del bluecheese, il corteo era corto ma estremamente denso e compatto che quasi non ti muovevi. Mai sentita prima una concentrazione simile di belle energie. Infoxoa regalava le sue pubblicazioni, volavano adesivi e volantini. Non si contavano le telecamere e le macchinette fotografiche, e sebbene sia cosa comune vedere sciami di telecamere ai cortei, questa volta era diverso, perché era il loro corteo, e sembravano davvero in festa.

C’erano ragazze vestite da Tv elettrodomestica: “Sii la tua televisione”, c’erano ragazze vestite di soli nastri magnetici, impressionabili e sensibili come la pellicola, c’era un manipolo di valorosi superoi con i mantelli neri e le maschere da folletti mediatici che correvano rapidi tra la folla e i cartelloni pubblicitari detournando ogni angolo con colla e manifestini indyani.

All’altezza di santa Maria Maggiore, er toretta impazzava dal camion di indymedia con luzy l e corry x ai controlli. Fatine pink danzavano felici sotto alle casse. Gli ululati di energia mediatica libera si sprigionavano su tutta la città.

A p.zza Vittorio mentre facevo un po’ di riprese mi sono imbattuta in due splendide fatine mediatiche, avevano le ali di farfalla fatte di plasitica nera bruciata, impressionabili anche loro come pellicola, correvano leggere come uno sciame con le loro grandi colorate e misteriose telecamere in mano. Se ti sceglievano tra la folla cominciavano e volarti attorno come mille farfalline, poi fuggivano ancora. La gente era felice di farsi circondare dai media indipendenti.
Perché la tecnologia è un po’ magia, e queste creature leggere sono le figlie di mondi possibili, portano messaggi di vita e non di morte, non ti rubano l’anima ma ci giocano insieme. Io le ho riprese un poco con la mia telecamera e loro si sono accorte, così ci siamo odorate a vicenda per conoscerci.

Siamo arrivati al concentramento finale quando oramai era buio, questa bellissima energia rapida e leggera che ci ha accompagnato per tutto il corteo si sprigionava alta con fumi luci e colori attorno al Colosseo. I camion si sono parcheggiati e tutti si sono messi a danzare. Il camion della radio mandava collegamenti da ROR, si parlava del corteo del giorno prima a Barcellona, e intanto un enorme televisione mongolfiera si alzava sopra Roma per far vedere a tutti che la comunicazione è libera, vola alta.

Siamo attanagliati tutti nella morsa di una realtà di guerra, una ferita che appartiene al mondo intero e che ci indebolisce ogni giorno di più.
Ma questi maghetti dai capelli viola, e queste fate impressionabili credono in altri mille mondi possibili e li stanno costruendo a partire dalla comunicazione, dal parlarsi, dal guardarsi e raccontarsi tutti insieme.

Voglio ringraziare tutti per aver creato questo bellissimo evento, e bacio quelle fate e quei maghi che tra poco partiranno per portare i loro corpi mediatici e organici sul ciglio della ferita che gli dei della guerra hanno aperto in Palestina.

Una compagna


I tentativi di ostacolare, intimidire o di mettere a tacere (((i))) continuarono fino all’ultimo e anche dopo: dalle interrogazioni presentate dai parlamentari (come nel novembre del 2003), alla paventata denuncia (2005) per la pubblicazione della foto di un Papa in divisa da giovane nazista, alle continue minacce degli studi legali per qualcosa pubblicato sul “newswire”. Tentativi ripetuti, ma con poco successo.

L’episodio più eclatante, anche per il notevole rumore che suscitò a livello internazionale, è sicuramente il sequestro di due Hard Disk nell’ottobre del 2004.


Date: Thu, 7 Oct 2004 20:12:45 +0200
From: [...]
To: italy-list@lists.indymedia.org, italy-tech@lists.indymedia.org
Subject: [imc-italy] sequestro


-----BEGIN PGP SIGNED MESSAGE-----
Hash: SHA1

l'fbi ha richiesto a rackspace, il nostro provider a londra, il sequestro di
ahimsa e ahimsa2

su ahimsa2, per chi non lo sapesse, risiede, tra gli altri, imc italy

rackspace ha dovuto consegnare gli hard disk delle due macchine ai federali
le due ahimsa sono nelle mani dell'fbi

rackspace sta installando un'altra macchina al piu' presto
come backup siamo messi maluccio

per ora e' tutto
non sappiamo ancora le motivazioni


Il testo sotto è tratto da un articolo pubblicato su “Umanità Nova”, n.32 del 17/10/2004.


Che il FBI fosse deputato ai lavori più sporchi, lo abbiamo imparato
attraverso il cinema, ma che agisse anche in nome e per conto di governi
diversi da quello statunitense, lo abbiamo scoperto solo il 7 ottobre
scorso quando i “federali” hanno proceduto al sequestro degli hard disk
(HD), le memorie dove sono registrate le informazioni di una ventina di
siti di Indymedia: Ambazonia, Uruguay, Andorra, Polonia, Western
Massachusetts, Nizza, Nantes, Lilla, Marsiglia, Euskal Herria (Paesi
Baschi), Liegi, East e West Vlaanderen, Antwerpen, Belgrado, Portogallo,
Praga, Galizia, Italia, Brasile, UK e parte della Germania, oltre al sito
della Indymedia radio.


Dopo un giorno però (((i))) era di nuovo on-line, più famosa e seguita di prima.

In un primo momento vennero fatte diverse ipotesi sul mandante del sequestro, ma già dopo qualche giorno girava la voce che a dare il via all’operazione fosse stato un magistrato di Bologna che indagava sulla cosiddetta “Federazione Anarchica Informale”. Cosa che fu confermata indirettamente in seguito al respingimento delle autorità statunitensi della richiesta di informazioni avanzata dalla EFF (“Electronic Frountier Foundation”).

Mandato per il sequestro dei server di Indymedia (2004)

Mandato per il sequestro dei server di Indymedia (2004)

Per l’episodio si scomodò addirittura la “Federazione Internazionale dei Giornalisti”, il cui Segretario Generale diffuse un comunicato nel quale, oltre a protestare per quanto accaduto, assegnava al network di (((I))) l’etichetta di “giornalismo indipendente”.


“We have witnessed an intolerable and intrusive international police
operation against a network specialising in independent journalism.
The way this has been done smacks more of intimidation of legitimate
journalistic inquiry than crime-busting”


Il sequestro avvenne, quando si dice la coincidenza, alla vigilia del meeting di Genova che si può considerare l’ultimo momento vissuto collettivamente da buona parte della comunità nata nel 2001.

Continua con… Signore e signori, si chiude

Indymedia in Italia 4

4. Il villaggio indyano

Dopo Genova il gruppo di attivisti e attiviste maggiormente coinvolte nel progetto diventa una comunità che, almeno in parte, si allarga anche a chi partecipa solo occasionalmente e a chi pubblica sul “newswire”. Una comunità che per le sue relazioni usa tutti gli strumenti di comunicazione esistenti in quel momento.

La comunicazione sincrona privilegiata dagli “indyans” passava dalla “chat”, un ambito nel quale ci si ritrovava a qualsiasi ora per chiacchierare del progetto, dell’universo e di tutto il resto. Il canale, dedicato al puro cazzeggio nei momenti tranquilli diventava, quando necessario, un veloce strumento operativo per coordinarsi e per lavorare insieme sui contenuti da pubblicare sul sito o per risolvere un determinato problema.

Il canale IRC aveva delle caratteristiche del tutto particolari che lo rendevano un po’ diverso da quelli classici e anche da molti di quelli “alternativi”. Non si trattava di caratteristiche tecniche ma di fattori legati in modo specifico alla comunità che si incontrava e alle modalità di interazione che si sviluppavano tra i presenti.

Tutti e tutte quelli che entravano in chat avevano o gli venivano assegnati i privilegi di “channel operator” (op) che, in un canale tradizionale, sono di solito riservati di un ristretto gruppo di persone. Si tratta di una ulteriore dimostrazione dello spirito di uguaglianza che animava i partecipanti al progetto e di un modo per sottolinearlo anche in un ambito, come quello della “Comunicazione Mediata dal Computer”, dove molte delle relazioni spesso si strutturano in modo gerarchico piuttosto che orizzontale.

La seconda caratteristica era l’estrema libertà di linguaggio e di interazione fra i partecipanti: l’uso di termini “forti”, il disprezzo per un linguaggio “politicamente corretto” e (spesso) anche la violenza verbale, erano all’ordine del giorno e potevano facilmente disorientare chiunque non fosse abbastanza corazzato rispetto a quel tipo di modalità comunicative.

Stralci da una chat:


<90009>wa ho recuperato una canzone che non sentivo da una vita
<40004>20002, ancora!
<10010_biondo>20002: rispondigli PORCODIO
<20002>10010 ti sei fatto biondo?!
<10010_biondo>no, oggi sono moralmente biondo :D
<20002>From: ********** <**********@fastwebnet.it>
<20002>To: italy@indymedia.org
<20002>Subject: Siete merde antisemite
<20002>Date: Thu, 22 Jun 200x 18:58:53 +0200
<20002>Ve possa mori la vacca
<10010_biondo>la vacca?
<20002>sì
<40004>10010_biondo, torna biondo dai
<40004>stavi bene :P
<20002>cosa a cui si risponde, dalle mie parti:
<20002>te se possa rompe lu trattore
<10010_biondo>40004: …
<10010_biondo>il trattore e’ peggio
<40004>certo, si sale con gli insulti
<11011>10010_biondo: voglio una foto… ti vedrei per sempre biondo
<10010_biondo>ahahahahahaha
<40004>biondo e con la maglietta a rete
<90009>signora luna che mi accompagni per tutto il mondo
<90009>puoi tu spiegarmi dov’e` la strada che porta a lei
<10010_biondo>ero biondo platino, una cosa orrenda
<90009>non se ne addombri signora luna se non ho amato
<50005>romania si scrive cosi’ in inglese?
<20002>ma la mia preferita è questa:
<20002>***** ***** <*****@hotmail.com>
<20002>To: italy@indymedia.org
<20002>Subject: /
<20002>Date: Sat, 01 Apr 200x 18:56:38 +0000 (20:56 CEST)
<20002>Gentilissimo Staff indymedia,
<20002>Siete la mia ultima spiaggia. Lunedi’ mattina, in Piazza dei miracoli a pisa, ho conosciuto un no global toscano, con un segno di riconoscimento un segno di una frattura provocata dalla polizia durante il g8, esattamente nelle vicinanze del polso destro, se non sbaglio il lato.
<20002>vorrei una mano da parte vostra nel cercarlo, da sola non ci sono riuscita.
<20002>Grazie infinitamente.
<20002>******* *******
<50005>ODDIO
<11011>innamorata… che carina
<13013>indyaffaridicuore
<40004>20002 come miss match!
<11011>fate un ftr bastardi
<50005>checarina davvero :)
<13013>il dottor stranaindy
<20002>il comunista ha il cazzo che conquista (cit.)
<10010_biondo>ahahahahahahahhahaahhaahhahaahahahahahahahahah
<10010_biondo>indymedia sito di incontri!!!
<10010_biondo>ecco la svolta


Ancor più che sulle liste di discussione, il linguaggio utilizzato era fortemente influenzato dalle modalità comunicative proprie della comunità, per cui ai modi espressivi tipici dei canali di IRC si andavano ad aggiungere quelli specifici di (((i))).

Sebbene il canale non fosse considerato un ambito decisionale, più di una volta ha acquisito un ruolo centrale per la sua immediatezza (eravamo agli albori degli smartphone) ed è stato usato in particolari situazioni di emergenza come una vera e propria assemblea permanente.

Riportiamo sotto uno stralcio delle discussioni seguite alle prime notizie arrivate sull’omicidio di Davide Cesari (Dax) ucciso dai fascisti nella notte tra il 16 e il 17 marzo del 2002 a Milano. La discussione, su quanto stava accadendo e su cosa andava pubblicato sul sito, andò avanti fino a notte inoltrata con decine e decine di persone che entravano e uscivano dal canale per chiedere o per dare informazioni su quello che succedeva a Milano.

Come sempre i nick sono stati sostituiti con numeri e lettere tra parentesi quadrate. Sono stati rimossi anche i messaggi tecnici del server. Alcuni passaggi sono stati sostituiti con […]. Non sono stati editati gli errori.


[6asette]: porcalamadonna bastarda
[11anove]: ucciso un compagno accoltelato a milano. aspettiamo notizie. non riempite il newswire di richieste. notizie confuse.
[11anove]: qualcosa del genere.
[3maotto]: [12a571]: giusto
[64atre]: [6asette] la madonna non c’entra!!!
[11anove]: calma compa. calma.
[12a571]: [11anove]: io la farei ma prima capiamo bene
[12a571]: qualcuno sta chiamando milano??
[60acinque] consenso [12a571]
[33borra]: facciamo due righe
[12a571]: intanto cominciamo a scriverle
[33borra]: come dice [11anove] e mettiamo incentrale
[33borra]: si
[11anove]: anche io sono d’accordo sul capire. considerando che non capiremo mai bene tutto. e questo lo sappiamo. e non sta a noi capire tutta la dinamica. non ora.
[700pic]: [6asette]: ho fretta di capire cosa è successo
[12a571]: ma aspettiamo di capire meglio

[…]

[33borra]: tutti i compagni all’ospedale per vedere cosa era successo
[60acinque]: mo stiamo qui x un po
[6asette]: scusate ma agenzie non dicono nulla???
[33borra]: caricati brutalmente e rincorsi dalla polizia
[00anuov]: che so, dare notizie
[00anuov]: :~
[33borra]: carica finita ora

[…]

[33borra]: è davanti ai cancelli
[33borra]: i ragazzi caricati
[33borra]: sono dentro le macchine della polizia
[12a571]: mi dite per sentire bleccaut
[700pic]: quanti si sa?
[33borra]: dieci dentro l’ospedale
[33borra]: caricati
[33borra]: alcuni usciti

[…]

[60acinque]: [33borra]: quindi ripetimi, una decina i caricati, ora in macchine polizia
[90atre]: tnx [12a571]
[12a571]: :))
[60acinque]: assassini padre e figlio (da soli?), un morto e due feriti (quando gravi?)
[60acinque]: ci sono altri elementi?
[90atre]: il post sul compagno ucciso e vero?
[33borra]: si alcuni sono riusciti a uscire
[3maotto]: [90atre]: si
[33borra]: gli altri sono nelle macchine della polizia
[90atre]: DIO PORCO!!!
[11anove]: giusto per socializzare. alcuni di quelli fuggiti alla carica, ora al telefono, dico di aver visto sbirri con strane sbarre… boh… non so che dire

[…]

[33borra]: raga
[33borra]: sento gli sbirri urlare
[33borra]: c’è casino
[33borra]: stanno urlando
[00anuov]: [33borra] dove sei
[33borra]: sono al cell
[33borra]: stanno urlando tuttiiiiiiii
[33borra]: dicono che hanno portato via i ragazzi
[33borra]: con le macchine
[33borra]: tre o quattro macchine
[33borra]: e ora stanno urlando
[33borra]: ora basta
[33borra]: ancora quattor auto davanti
[33borra]: con altri ragazzi den[33borra]
[33borra]: non capisco molto boh

[…]

[11anove]: boh io ho scritto due righe da mettere on
[11anove]: volendo
[11anove]: Nella notte appena passata (16 e il 17 marzo) a Milano, in zona Navigli in via Brioschi, 3 compagni sono stati aggrediti da un gruppetto di Naziskin. Alla fine un compagno e’ rimasto a terra, colpito alla gola e al ventre: ucciso ancora una volta da una mano fascista. A seguire e’ nato spontaneamente un presidio di solidarieta all’ospedale San Polo di Milano, dove pero’ la polizia ha subito reagito con cariche dentro i c
[11anove]: semplici e pulite
[77altre]: porcodio
[11anove]: magari completiamo. o aggiungiamo. o altro.
[12a571]: [11anove]: oki
[12a571]: per me
[11anove]: pero’ direi dovereoso mettere su ORA,
[000a3l]: [11anove]: togli solo “appena passata”
[12a571]: suguiamoli
[000a3l]: e mettila su
[11anove]: oki [000a3l]
[37apok]: consenso
[000a3l]: si subito
[11anove]: metto su.
[12a571]: io vado in radio
[11anove]: datemi il titolo.
[mannaggia]: ok anche per me
[37apok]: Questa notte
[12a571]: per questo
[37apok]: metti
[37apok]: niente titolo
[660agoo]: [11anove]: vai
[37apok]: usa template senza titolo
[000a3l]: si [37apok]
[12a571]: il titolo
[000a3l]: possiamo metterlo un titolo
[12a571]: io fareii riferimentoi
[12a571]: nn so
[12a571]: porcoddio
[12a571]: diue ftr
[12a571]: su due morti
[12a571]: pesantissimo
[12a571]: oki
[000a3l]: servi del potere
[12a571]: vabbe vado
[000a3l]: imho
[12a571]: a dopo

[…]

[4unwbl]: si sa chi è questo ragazzo?
[000a3l]: [11anove]: il nome? non so che utilità abbia
[11anove]: non so. boh e’ l’ansa. quindi lo metteri.
[11anove]: [000a3l]: ricordare.
[33borra]: dice che hanno caricato
[11anove]: sapere. porcodio e’ morto, ucciso. e sui giornali uscira, chiaro.
[33borra]: in mezzo alle corsie
[33borra]: tra i malati!!
[000a3l]: [11anove]: guarda non mi tocca il cuore un nome o meno
[000a3l]: [11anove]: cmq se ci tieni a metterlo mettilo
[60acinque]: perplesso sul nome, i giornali sono i giornali
[64atre]: io non metterei il nome
[3maotto]: io nemmeno
[00anuov]: io si
[64atre]: esatto
[000a3l]: io personalmente nemmeno
[33borra]: nemmeno io
[11anove]: [000a3l]: per me e’ uguale. mi sembra rispettoso o che cazzo so io.
[33borra]: per ora no
[00anuov]: perche vorrei sapere comunque
[11anove]: pero mi vine naturale.
[3maotto]: e toglierei scusateci dalla ftr
[11anove]: non so.
[37apok]: anche a me
[33borra]: il nome
[00anuov]: se si da una notizia bisogna darla completa
[37apok]: [00anuov]: consenso
[33borra]: si puo’sempre aggiungere domani
[00anuov]: con dovizia di particolari
[11anove]: in altri casi no li metto i nomei ma oggi si.
[64atre]: ok e questo lo fa l’ansa
[33borra]: quando tutti lo sapranno no?
[000a3l]: vabbè TUTTE le volte che succede qualcosa
[000a3l]: ci sono i deliri da agenzia di stampa


Per la comunicazione asincrona venivano utilizzate le mailing-list e ne vennero create molte nel corso degli anni (Editorial, Italy, News, Press, Process, Tech, Legal, Global, Video, Finance, …) anche se poi – di fatto – quelle più importanti furono essenzialmente queste:

  • “Italy”, una sorta di assemblea permanente di gestione, usata per discutere e litigare sul funzionamento generale e sui singoli problemi.
  • “Editorial”, dove si preparavano e si discutevano le “feature”, vale a dire i contenuti da pubblicare nella parte centrale della prima pagina del sito.
  • “Tech”, per i problemi di tipo tecnico-informatico
  • “Legal”, per le rogne legali.

La quantità di messaggi inviata alle liste era notevole, solo per dare un esempio ecco il numero di mail inviati a “Editorial” e “Italy” nel corso di tre anni:

2003: Editorial – 5084
2003: Italy – 5730

2004: Editorial – 4921
2004: Italy – 4187

2005: Editorial – 3464
2005: Italy – 2861

Tutte le liste (salvo “Legal”) erano visibili da chiunque direttamente da web.

Poco prima della chiusura delle liste (25/10/2006) questo era il numero degli iscritti:

Italy: 359
Editorial: 247
News: 147
Tech: 103

Iscritti che negli anni precedenti erano arrivati a numeri molto superiori.

Un altro ambito di comunicazione della comunità furono gli incontri nella vita reale, gli “indy-meeting”. Infatti, contrariamente a quello che si può credere, la voglia di vedersi di persona, senza la mediazione dei computer, è stata sempre molto forte.

Gli incontri “ufficiali” si tennero a:

Bologna (Settembre 2001, TPO)
Perugia (Gennaio 2002, Circolino)
Roma (Marzo e giugno 2002, Forte Prenestino)
Firenze (Ottobre 2002, Cecco Rivolta e CPA)
Bologna (Marzo 2003, XM24)
Roma (Settembre 2003, Forte Prenestino)
Milano (Maggio 2004, Pergola Tribe)
Genova (Ottobre 2004, Laboratorio Buridda)
Torino (Novembre 2006, Asilo Occupato)

Tutte queste assemblee furono partecipate da molte decine, a volte centinaia, di persone.

Ai tre canali di comunicazione ricordati sopra va aggiunto un “Forum”, creato all’inizio del 2003 per tenere “pulito” il “newswire” (lo spazio dove chiunque poteva pubblicare dei contenuti) da discussioni e litigi.

Dalla lista Italy-news, mail del 2 febbraio 2003:


l’apertura di questo forum è legata alla volontà di mantenere il
newswire del sito come spazio informativo il più possibile accessibile,
anche in termini di facilità e velocità nel reperire materiali di
proprio interesse.
l’ apertura del forum è un invito implicito a chi fa e usa il sito di
indy italia a usufruire di questo spazio, e non del newswire, per
discutere del newswire stesso, di indymedia più in generale, e di ogni
altra cosa si reputi sensato dibattere qui.


Ma non funzionò. La partecipazione fu molto bassa e, allo stesso tempo, continuarono i problemi che si volevano risolvere.

Mail del 22 febbraio 2003, dopo nemmeno due settimane dall’apertura del Forum:


il forum si sta gia’ trasformando in un delirio
puo’ essere un o spazio prezioso
cerchiamo di porvi attenzione


Dopo sei mesi (fine agosto 2003) la situazione del Forum era, più o meno, questa:


Numero nick registrati: 944
Numero totale messaggi: 47799
Numero totale dei messaggi anonimi: 23375
Numero nick con zero messaggi: 502
Numero nick con almeno 1 messaggio: 442
Numero nick con meno di 100 messaggi: 415
Numero nick con piu’ di 100 messaggi: 36


Al meeting di Roma (2003) fu proposto di separare il “Forum” da (((i))). La proposta, accettata in assemblea, diede il vita a una discussione che proseguì sulle liste e che non approdò concretamente a nulla e il “Forum” fu praticamente abbandonato a sé stesso.

Negli anni tra il 2001 e il 2006, (((i))) diventò uno dei nodi del network internazionale più visitati in assoluto ma anche una fonte di informazione continuamente consultata dai giornalisti dei media ufficiali.

Statistiche di italyindymedia.org Dicembre 2004

Statistiche di italyindymedia.org Dicembre 2004

Nel 2006 i link relativi al sito presenti nei principali motori di ricerca erano superiori al totale di quelli dei tre principali quotidiani italiani.

Usando di un programma per testare il livello di “popolarità” di un sito, misurato dal numero di link riferiti ad esso presenti sui motori di ricerca si otteneva un risultato del genere:

Tabella link di italy.indymedia.org (2006)

Tabella link di italy.indymedia.org (2006)

Un lungo discorso a parte meriterebbe il rapporto tra chi faceva (((i))) e il network globale. Un legame mantenuto soprattutto tramite quelli e quelle che avevano la possibilità di partecipare di persona agli appuntamenti internazionali e da chi aveva la capacità, la costanza e la pazienza di seguire le decine di liste esistenti a livello globale.

Questo rapporto divenne problematico in alcune occasioni.

Nel 2002, la “Ford Fundation” diede la propria disponibilità a concedere 50 mila dollari a (((I))) per portare avanti il progetto. Alcuni nodi della rete criticarono quelli, soprattutto attivisti di alcuni nodi nord americani, che si erano detti disponibili ad accettare la donazione. Il nodo italiano si schierò, compatto come non mai, con chi voleva rifiutare quei soldi e dopo lunghe e accese discussioni internazionali il finanziamento non fu richiesto.

L’anno successivo, sempre gli stessi che avevano proposto di accettare i fondi dalla Ford, iniziarono a sondare le possibilità di avere fino a 100 mila dollari dall'”Open Society Institute (OSI)” di G. Soros e il dibattito si riaccese, molto più pesante di quello precedente, anche perché la richiesta era stata fatta da una “entità” apparentemente autonoma dal network anche se era formata principalmente da attivisti di (((I))).

Mentre non ci furono molti problemi ad accettare la donazione dei Chumbawamba che girarono a (((I))) il compenso di un produttore di automobili per l’uso in una sua pubblicità di una loro canzone.

Ci sarebbero anche da scrivere sulla quantità incontrollata di merchandising (soprattutto magliette e felpe) prodotta in modo alquanto caotico e, tra le tante iniziative discusse in quegli anni, della creazione di una Associazione (“ReMedia”) per fornire al progetto un minimo di copertura ufficiale. Infine va ricordarta, solo per completezza di informazione, “Radio Serva” un qualcosa somigliante a un “social” ante litteram, un vero-finto sito di gossip interno.

In definitiva il “villaggio” di italy.indymedia non era proprio come quello gallico, nonostante la presenza di personaggi caratteristici, ma aveva in comune con quello una certa capacità di resistenza all’impero.

Continua con… Tutti vs italy.indymedia.org