Indymedia in Italia 3

3. Genova. Il battesimo del fuoco

“Un giovane fotoreporter di Indymedia è arrivato in infermeria accompagnato dai suoi amici in stato di shock, con lo sguardo perso nel vuoto, praticamente incapace di parlare, a tratti, scosso da singhiozzi.” (I Sanitari del GSF, Obbligo di referto, 2001, p.94)


La seconda vita di (((i))) inizia a Genova quando centinaia di mediattivisti riuscirono a documentare quello che stava accadendo, spesso prima e meglio dei professionisti. Fu un vero e proprio “battesimo del fuoco” nel quale prese forma la comunità che poi gestì quello che sarebbe diventato per alcuni anni il sito di informazione di movimento italiano più visitato in assoluto e, anche per questa ragione, il più amato e odiato.

Ai primi di luglio 2001 alla lista di gestione sono iscritte più di un centinaio di persone e 459 alla Newsletter. Il gruppo di (((i))), grazie anche alla notorietà internazionale del network nato a Seattle e alla scadenza di Genova diventa un nodo centrale per l’informazione indipendente.

Scrivono da Taiwan:


Hi!
I am […], a reporter of […].
If u can read Chinese, you would find that we are a leftists’
magazine. It’s not common at Taiwan. We are free of charge, everyone can
take a copy at so many bookstores, pubs,rave scene and museum….etc.
We had several cover stories about anyi-globalization movement. We
admire your movement so much.
As we know, there will be more combats against G8 – Summit, Genoa,
in Italy July 20-22, right?
So, we are planning to organize a group of 15 people to join your
movement, or at least to be a witness, maybe for 2 weeks. Is it possible
to follow you and some progressive groups you recommend? We would like
to stay in Italy for 2 weeks then.
We have to tell you that we admire your job and we’d like to
co-operate with you and act under your instruction.
We want to involve and we believe action together is important.
And, We really want more Taiwanese understand what happen and how
we should react.
And we want to report what you and you comrade do.
So, would you please to give us so idea?
Thanks a lot.


Da Malta:


I’m […] from MOVIMENT GRAFFITTI( Malta) and we would like to came to
genova for the G8 meeting. Can you please help us and send us some info
regards where we can sleep and about workshops and seminars . Moviment
Graffitti is active against exploitation and / or oppression of people, environment and animals; With a vision of socialism, freedom and radical democracy


Ma anche da altre parti del mondo arrivano richieste di tutti i tipi, annunci di presenze, messaggi di solidarietà e di lotta.

Vengono fatte diverse riunioni, Roma, Bologna, Genova, per organizzare la copertura mediatica dell’evento e ai primi di luglio un gruppo va a lavorare nell’edificio della Scuola “Pascoli”, concessa in uso al “Genova Social Forum”, che servirà da punto di appoggio per tutti: giornalisti dei media ufficiali, la Segreteria del “Genova Social Forum”, gli avvocati, “radio Gap” e naturalmente il Media Center gestito principalmente da attivisti e attiviste di (((I))) provenienti da vari paesi.

In quei giorni il gruppo di (((i))) diventa un soggetto con il quale tutti devono fare i conti e riesce a ottenere che in tutti gli spazi di pernottamento ci siano computer da cui pubblicare materiale e che un intero piano del Media Center sia ad accesso libero, una sorte di Internet café, dove chiunque può entrare per leggere la posta elettronica e per pubblicare quello che vuole.

La situazione tecnica nella prima settimana di luglio era più o meno questa:


In assemblea a bologna e a roma ci siamo detti di preparare un
elenco dei materiali che sikamo sicuri ci siano gia’ e di quelli che
dovremmo recuperare perche’ utili/interessanti:

C’E’:
-un totale di terminali windows e linux per testi e aggiornamento web da
milano
-due pc da milano con acquisizione video
-due da roma con acquisizione video
-una postazione video editing da bologna
-due psotazioni aggionramento da bologna
-un pc per azuisizione video da firenze
-un paio di macchine per fare da server da milano

CI SARANNO:
(bisogna capire chi e quante se ne porta)
-telecamere
-macchine fotografiche
-hub
-schede di rete sfuse
-cavo cat.5 plug RJ45 e crimpatrici
-modem ISDN e 56k e ADSL
-acidi per sviluppo
-radio di varia natura (ricetrasmittenti tipo walkie talkie, CB (o
baracchini che dir si voglia)
-furgone
-CD per fare musica sulla webradio ;)
-altro chi si ricorda qualcosa che adesso sono bollito
-scheda telefonica indy da pubblicizzare nei contatti (anche due magari)

Postero’ questa lista tenendola aaggiornata con i suggerimenti di tutt*

attendo

ora vado a nanna ;)
notte


Ma le discussioni non si limitavano ai problemi tecnici:


da discussioni recenti e riflessioni personali
cerchiamo di cambiare le parole
non ci facciamo incastrare in etichette costruite da altri
noi come indymedia e persone che si occupano di informazione e
comunicazione abbiamo una responsabilita’

depotenziamo la parola antiglobalizzazione (etichetta falsa che tende a
identificare il movimento come un gruppo di retrogradi fascisti) e
cerchiamo di usarne di piu’ proprie

come inizio

propongo di cambiare i titoletti delle feature di prima pagina da
anti-glob
a
anti-globalcapitalism
(soluzioni alternative piu’ socialdemocrtiche: for a social glob)

il primo passo per invertire la rotta passa da qui
se in 24 ore nessuno dice nulla io procedo


 

Copertina del VHS "Niente da Archiviare"

Copertina del VHS “Niente da Archiviare”

Viene creata una nuova lista (j21) per coprire l’evento e nei tre giorni di luglio il Media Center diventa il punto di riferimento per chi vuole avere o vuole dare informazioni su quello che sta accadendo in città.


(dalla Tesi già citata in precedenza)

“Beh, io ero lá, questo paragrafo potrebbe prendere la forma di una confessione: ero lá a tirare cavi elettrici. Da dieci giorni prima. Nella maledetta Via Battisti. Cablare la scuola, dormire per terra, aspettare l’arrivo degli altri attivisti e compagni. Organizzare la cucina, la sala video, la camera oscura. Fare i pass per l’accesso al terzo piano, quello di Indymedia.

Fare il portinaio giú in basso, al banchino al piano terra. Lasciare passare solo chi conosci o ha un tesserino valido. Chiaccherare con il corrispondente ansa.

Uscire e guardare sfilare il corteo allegro del 19, dedicato ai migranti. Focaccia dalla fornaia all’angolo.

Il 20, giorno delle azioni dirette, chiudere il cancello, quando in strada una barricata annuncia scontri. Sentirsi stronzi, a dividere attivisti e mediattivisti. Chi ha uno stronzo di cartellino verde chiaro e chi no.

Le ambulanze che tornano dalla piazza vetri rotti feriti e lacrimogeni dentro, assieme. I racconti. La faccia gonfia di chi le ha prese ma ha scelto (giustamente) di non andare in ospedale. Notizie che gli sbirri si sono ‘bevuti’ questo o quel compagno. Aggiornare il sito.

Primo piano, terzo piano, piano terra. Scale su scale. La rabbia di chi in piazza le ha prese. Lo sguardo di chi ha visto molto sangue e fumo. I primi video della giornata.

Le notizie da Piazza Alimonda. Le lacrime silenziose degli altri che guardano il lancio ansa sul pc. La foto del volto di Carlo Giuliani. Solo sangue.

Troppe cose da fare.

Dopo Genova niente sará piú uguale. Né per il movimento né per il potere, C’é scritto anche su Indymedia. Il famigerato punto di non ritorno.

Le riunioni in inglese, con gli attivisti internazionali, la sera. Coordinare i terzetti avvocato medico videomaker. Mediare, spiegare. Tirare il fiato. Vedere che il sito regge (o che non regge giá piú). Parlare al telefono con un tizio dell’Unitá che ti hanno passato e vuole le statistiche di non so che e gli spari una cifra a caso, che finisce sul giornale.

Le relazioni con Radiogap: primo, insegnargli a usare la chat. Secondo, avere pazienza. Terzo, siamo diversi. Quarto, crediamo nelle stesse cose.

Dieci giorni senza fare la doccia non é il massimo (cé scappato solo un bagno in mare).

Aprire la palestra di fronte, che ha piovuto e infradiciato i campeggi. Tirare un cavo di rete, bello e altissimo, tra i due palazzi. Mettere quattro cinque computer di lá (li sfracelleranno gli antisommossa, la notte di Sabato, assieme a milze, denti, crani, e mani. Forse perché era buio.)

Provare a fare informazione, o a fare politica. Tra portavoci con le arie, boy scout spaesati, professori filippini, ragazzetti tedeschi vestiti di nero opaco.

La mattanza infame del sabato notte. Assemblea, a seguire. Dormire in assemblea, quando sono le 4. Un ‘salvacondotto'(?) e un pullman per la stazione, domenica mattina. Treno fino a Milano. Magliettina bianca.”


La repressione arriva solo pochi minuti dopo l’irruzione nell’edificio della “Diaz-Pertini”, quello della macelleria all’italiana. Una quarantina di agenti di polizia irrompono anche nella “Pascoli” e per quasi un’ora distruggono computer, tra i quali quelli degli avvocati del GSF, rubano materiali e malmenano qualcuno dei presenti. Poi escono senza arrestare nessuno.

Successivamente, in sede processuale, uno dei funzionari di polizia al comando si difese affermando che erano entrati in quell’edificio “per errore”. Molti credono che questa irruzione sia stata fatta per impedire che venissero fatte riprese di quello che intanto stava accadendo nell’edificio di fronte.

Missione fallita. Sarà grazie alle riprese video di (((i))) che saranno consegnate alla storia le poche immagini esistenti del massacro che stava avvenendo nell’edificio di fronte.

Nei cinque giorni che comprendono le tre giornate di manifestazioni il sito (((i))) riceve 5 milioni di “hit” e sul newswire vengono pubblicati circa 5 mila post. (da Marc Garcelon, “The ‘Indymedia’ Experiment. The Internet as Movement Facilitator Against Institutional Control”, Middlebury College, Vermont, USA, 2006)

E solo grazie all’impegno dei mediattivisti e alla politica della “pubblicazione aperta” che è stato possibile raccontare senza censura e a più voci quanto stava accadendo a Genova.

Nei giorni contro i G8 si stima che furono almeno duecento i mediattivisti, per la maggior parte in collegamento con Indymedia, che documentarono con foto e video quello che stava accadendo. Qualcuno ha definito quelle manifestazioni come quelle più fotografate e filmate nella storia, contando 10 mila telecamere e 10 mila macchine fotografiche (“Il Diario”, Supplemento al n.31, 3/08/2001, p.94)

Copertina del VHS "Genova01"

Copertina del VHS “Genova01”

Dalle innumerevoli ore di video girati a Genova verrà tratto “Aggiornamento #1”, un documentario firmato (((i))) le cui immagini verrano usate, molto spesso senza nemmeno citare la fonte, da numerose televisioni italiane ed estere. Altre raccolte di filmati usciranno nei mesi successivi. Buona parte di questi sono disponibili su “New Global Vision”.


“Dopo Genova la Rai ha comprato 20 milioni di lire di immagini a Indymedia, segno che i video-attivisti hanno messo in crisi lo stesso apparato di produzione e distribuzione dei media istituzionali.” (Maria Teresa Paoli, Nuovi media e comunicazione politica indipendente: indymedia tra attivismo e hacktivismo no global, Università di Siena, Tesi 2000-2001, p.123)


Segue con… Il villaggio indyano

Non si rimborsa il costo del biglietto 9

Se avessi un archivio ordinato riuscirei a estrarre più velocemente i reperti archeologici.
Il ritardo sulla notizia è dovuto solo a questo, perchè questo qui sotto mi era venuto subito in mente. Mannaggia.

Ritaglio dalla posta de "il Giornale" del 27/03/1993

Ritaglio dalla posta de “il Giornale” del 27/03/1993

Post Scriptum: non sono in grado di fare ricerche per controllare la veridicità di alcune delle affermazioni. Anche se mi piacerebbe proprio.

Indymedia in Italia 2

2. Andare a Genova passando per Napoli

A gennaio 2001 gli iscritti alla lista di gestione sono 51 e l’attività maggiore degli indyans è quella di seguire le diverse manifestazioni che, dopo quella di Seattle, si rincorrono per mezzo mondo: Praga, Nizza, Davos e via dicendo, diventano la palestra nella quale si allena una squadra di mediattivisti pronti a riempire le pagine web di immagini e testi in presa diretta. Uno dei punti “caldi” delle discussioni di quei mesi sono i rapporti con i media ufficiali che iniziano a contattarli soprattutto per avere immagini da gettare in pasto ai loro clienti e i rapporti con il resto del movimento per il quale la nuova nata è ancora un oggetto non meglio identificato.

A febbraio 2001 si tiene un secondo incontro al TPO di Bologna, nel quale si provano ad affrontare alcuni dei problemi citati sopra e a proporre alcune soluzioni. In questo momento le località nelle quali sono presenti gruppi di attivisti di indymedia sono Perugia, Milano, Roma, Napoli, Bologna, Firenze e Brescia, altri singoli sono sparsi in molte altre città.

Quello che segue è un estratto dal report inviato in lista:


18 febbraio 2001
TPO bologna

[…]

– tutto passa da questa lista; cis iamo ribaditi che il miglior modo per
lavorare in maniera cooridnata tra gruppi anche parecchio diversi e’
quella della massima trasparenza dei passaggi; questa lista ci e’
quindi sembrata il luogo dove far convergere in maniera trasparente
sia verso l’interno che verso l’esterno, sia il coordinamento tecnico
per coprire i vari eventi e la manutenzione del network, che i
dibattiti di carattere piu’ politico. Ci si e’ posti il problema del
creare eventualmente una seconda lista (per gli aspetti piu’
dialettici, ma si e’ deciso di rimandare questa eventualita’ a quando
ilt raffico rendera’ ingestibile questa lista come unica lista ;))
E’ chiaro che in caso di emergenze siamo tutt* tenut* ad assumerci
l’onere e glionori delle decisioni repentine del caso, avendo pero’
cura di comunicarle il piu’ chiaramente possibile in lista.
Per sveltire i processi decisionali e facilitarli, ci siamo anche
detti che le comunicazioni in lista sono da considerarsi condivise
collettivamente a meno di dissenso espresso entro 24-36 ore.
(cosi’ evitiamo le code di messaggi io sono d’accordo – anche io –
anche io ecc.)

– sulla disttribuzione dei video e dei materiali prodotti dal circuito
indymedia, in generale la distribuzione e la copertura delle spese
sono da ritenersi collettive, salvo valutazioni di convenienza della
cosa (es: si fanno x copie master del video y e le si da ai vari
gruppi locali per farne le copie da smazzare negli infoshop e via
dicendo, salvo che in determinati casi sia piu’ conveniente che le
copie siano fatte da una singola realta’).

– Il materiale prodotto dal circuito indymedia e’ da considerarsi
liberamente distribuibile a due condizioni:
-uso non commerciale
-integrita’ della riproduzione del materiale in questione (no tagli
ne revisioni senza il consenso di chi ha prodotto il materiale
stesso)

[…]

– Dobbiamo tenere un rapporto strategico con i media mainstream. E’
evidente che anche essi sono un ponte per arrivare alle masse, ma non
dobbiamo essere noi a lasciarvci sfruttare, bensi’ essere in grado di
determinare il flusso comunicativo. Quindi, non c’e’ problema anche a
fornire materiale ai media mainstream (non in forma di partecipazione
personale, ma in termini di prodotti info-comunicativi), ma dobbiamo
essere in grado di fissare noi i paletti di questo rapporto.
Esistono forme contrattuali che consentono di controllare l’uso del
materiale che viene fornito ai media. Noi a Milano ne abbiano degli
esempi e ci impegnamo a postarli in lista.
Sostanzialmente si tratta di specificare la non alterabilita’ del
prodotto che viene fornito e il numero di passaggi concordati (in
modod a evitare che quel materiale diventi loro archivio e venga
utilizzato per altri scopi).
Un’altra questione, affrontata solo parzialmente, e’ quella dei
contenuti dei materiali prodotti da indy e forniti ai media
mainstream. E’ evidente che i materiali prodotti da indy devono porre
l’accento con piu’ forza non suglia spetti spettacolari degli eventi,
ma sugli aspetti contenutistici/cotnroinformativi, anceh se e’
abbastanza evidente che un minimo di ciccia gliela si dovra’
concedere. La nostra abilita’ deve essere quella di far pendere il
piatto dcella bilancia pesantementre sui contenuti.
Per quanto riguarda il vil danaro, non si esclude la possibilita’ di
ricavare denaro da questi eventi di *collaborazione* ;)))))) ma non e’
necessariamente la regola. Sara’ un elemento da valutare volta per
volta a secondo delle strategie del caso.

– indymedia come network di situazioni ed individui che producono
comunicazione orizzontale e controinformazione, piu’ che come entita’
monolitica. Ci siamo ribaditi questa nostra caratteristica e si era
tutt* d’accordo

– si e’ proposto che i vari materiali prodotti siano firmati dalle
singole realta’ che li hanno prodotti oltre che dalla sigla indymedia

– si e’ proposto di creare alias locali della mailbox di indymedia in
modo da poter facilitare la comunicazioni con il network da parte di
soggetti che vi si avvicinano per i piu’ svariati motivi
(firenze at indymedia.org, bologna at indymedia.org, ecc. oppure
candida at indymedia.org, sgamati at indymedia.org ecc. ??? dubbio non
risolto)

– si e’ accennato ad un discorso che andra’ ripreso piu’ avanti:
cosa vuol dire essere medium indypendente o medium antagonista?
c’e chi si propone di aumentare l’attenzione a problemi non
strettamente legati ad evetni o ad ambiti di movimento, e chi
ribadiva la necessita’ di essere dentro i moviemnti per poterli
narrare dall’interno; c’e’ chi si e’ riproposto di investire sul
modo di comunicare del network e chi sugli aspetti
controinformativi.

[…]


Ma la storia incombeva e, prima di Genova, passò per Napoli dove il 17 febbraio 2001, le “prove generali” non vennero fatte solo dalle forze dell’ordine nella “tonnara” di piazza Municipio e nella Caserma Ranieri, ma anche da (((i))) che organizzò in collaborazione con gli attivisti locali una sorta di “media center” al terzo piano della Facoltà di Architettura.

Di seguito un pezzo di una testimonianza mandata in lista.


di ritorno da napoli…

ammaccati ma interi e a piede libero metto in giro due note, prima di
riuscire a fare un discorso razionale e riposato…

– La copertura mediatica a napoli ha, approssimativamente, funzionato…e
abbastanza bene.
Il laboratorio occupato di architettura ha messo a disposizione uomini e
macchine…
abbiamo-hanno (io ho un po latitato, soprattutto dopo il corteo) montato,
acquisito, scannerizzato molto…nel minor tempo possibile.
Alla conferenza stampa del dopo corteo è stato proiettato un montaggio
improvvisato che è stato visto da una 40ina di giornalisti.
La rai (TG1) ha mandato al tg le riprese fatte dal video durante la
conferenza stampa…

[…]

Aggiungo anche che ci sono state sequestrate parecchie cassette…e che due
di noi sono stati portati in questura, perquisti, picchiati.
Gli è ordinato di negare l’esistenza delle riprese fatte….

[…]


Nei mesi che precedono il luglio del 2001 la maggior parte degli interventi e delle discussioni è concentrata su come organizzare la partecipazione all’evento. Si susseguono incontri tramite IRC nei quali si discute di tutto.

Di seguito uno stralcio del resoconto di uno di questi, datato 9/06/2001.


CIaociAO a tutt*

ennesima assemblea di indymedia via chat (ormai e’ perso il conto)…
e ennesimo report…

l’assemblea non e’ stata partecipatissima…
e il caos era piu’ generale del solito…
dato dal fatto che alcuni avevano una festa di chiusura a cui accorrere,
altri problemi di connessione ed infine altri ancora un po’ disaggiornati
causa problemi tecnici…
cmq l’assemblea si e’ svolta e anche se non ha trattato tutti i punti
dell’odg alla fine ha risolto un paio di punti cruciali…
anche se piu’ tecnici che altro…

mi scuso se tralascio qualcosa ma sono arrivato un po’ dopo, quindi magari
invito tutt+ ad integrare l’inizio, o cio’ che magari dimentichero’…

l’odg era il seguente:

– avvocati;
– colonna centrale;
– documenti;
– tesserini;
– non ricordo quali altri…

alla fine i punti trattati sono stati solo tre…
documenti, tesserini e colonna centrale…

[…]

[] tesserini
ovvero garantire ad ogni indyactivist un tesserino, stile quelli fatti a
Praga o a Davos. L’idea pero’ e’ di farli seriosi, con foto etc…

Genova 2001. Tesserino fai-da-te di indymedia (da Void)

Genova 2001. Tesserino fai-da-te di indymedia (da Void)

[…]

[] colonna centrale
in questo caso la discussione si e’ allargata tra la gestione dell’HomePage
di italy.indymedia e il sito j21 specifico per Genova.
E’ attivo, o in fase di attivazione nel giro di pochissimo, la nuova
versione del sito, ovvero quella con feauture.cgi che permette
l’aggiornamento anche della parte centrale del sito molto facilmente (con
richiesta di pwd ovviamente). Rispetto a questo quindi alla fine si e’
deciso che per Lunedi al massimo si aggiorna la HomePage di Indy, con nuova
versione attiva, inserendo in ordine:
– verso il g8: ovvero inizio commento della giornata di dmn (se qualcuno lo
fa) e inizio testo chiamata alle armi. Ognuno rimanda, con link, a newss
pubblicata momentaneamente secondo il vecchio stile (barra di dex);
– goteborg: come fatto fin’ora (ovvero come sopra);
– carovana europea da Vienna a Genova (giusto?): come fatto fin’ora (ovvero
come sopra).

[…]

spero di non aver fatto troppo casino…
scusare ma e la non so quale (quinta, sesta, settima?) notte di autismo…


Genova ormai è dietro l’angolo e questo è il comunicato di “presentazione”.


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INDYMEDIA ITALIA http://italy.indymedia.org
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Nascevamo un anno fa, nel giugno 2000, a Bologna, durante i giorni di
protesta contro il meeting dell’Ocse.
Giovani mediattivisti dei centri sociali avevano sentito l’esigenza di
affiancare ai gia’ funzionali strumenti di controinformazione digitale uno
strumento che uscisse dall’ underground della comunicazione. Volevamo
rivolgerci alle masse con un nuovo linguaggio, che sfidasse il corporate
mainstream proprio dove questo appare ancora oggi inaccessibile e proibitivo
per i costi: l’immagine in movimento, lo streaming video.
Sulla scia della rivoluzione in corso della rete, le tecnologie
peer-to-peer, il file sharing, napster, indymedia realizza l’idea dei
weblogs a pubblicazione aperta, dove chiunque contribuisce all’uploading e
alla pubblicazione e condivisione di informazione. Nessuna censura o
modifica ai materiali uploadati, e l’impossibilita’ di eliminarli dal
server.

Indymedia italia ha rifiutato di identificarsi con un nucleo redazionale ne’
si e’ omologata a vivere in degli spazi, ma ha preferito supportare una rete
di relazioni spontanee nate con diverse realta’ locali in occasione di
particolari mobilitazioni.
Una gestione orizzontale delle decisioni e della discussione che si svolge
interamente in rete attraverso la mailing list, aperta in iscrizione e
scrittura [http://lists.indymedia.org]. Oggi IMC italia conta la
collaborazione di diversi attivisti dell’informazione, videomaker,
giornalisti, traduttori, centri sociali, hacker.

A distanza di un anno ci ritroviamo tutti a Genova, a lavorare insieme sulla
copertura mediatica della contestazione al G8. Siamo pronti ad accogliere
attivisti dall’italia e dall’europa, ci stiamo organizzando per allestire
dei punti pubblici di accesso alla rete dove riversare il materiale girato
nelle piazze, o raccogliere le interviste e i contributi di chi ha vissuto
l’evento. Saremo nelle strade e nelle piazze, non distinguibili da indumenti
o colori. Ragioneremo sul diritto di agibilita’ alla produzione di
informazione, e avremo coscienza dei nostri diritti contro chi voglia
occultare il nostro materiale. Distribuiremo dei press tickets e
catalogheremo le nostre telecamere e nostri nastri, per denunciarne
sequestri ingiusti. Saremo assicurati contro la distruzione delle
apparecchiature. Organizzeremo nei mesi da qui a Genova seminari in diverse
citta’ italiane per condividere le nostre conoscenze nell’uso degli
strumenti per produrre informazione. Non riceveremo compenso per il nostro
lavoro, e non limiteremo la diffusione e la redistribuzione dei nostri
materiali, ne vi stamperemo dei diritti d’autore, salvo nei rapporti coi
media commerciali.

– Collabora con indymedia italia: mailto:italy at indymedia.org
– Informazioni logistiche sulla copertura di Genova G8
mailto:j21 at indymedia.org
– team traduttori
http://lists.indymedia.org/mailman/listinfo/www-it


Italy Independent Media Center
http://italy.indymedia.org


Continua con… Genova. Il battesimo del fuoco