Era il settantasette (21)

Un bel modo di rileggere il ’77 è quello che si
può leggere qui di seguito, pubblicato sul n.23 di
“Umanità Nova” di quest’anno.

L’allievo del Migliore. Giuliano Ferrara, il ’77 e la violenza soreliana

Io a Bologna sto con
Cofferati perché nel 1977 stavo con il sindaco Renato
Zangheri contro Toni Negri, Gilles Deleuze e Félix Guattari
che volevano legalizzare l’anarchia, perché
all’Università di Roma nel marzo del 1977 stavo con Luciano
Lama e contro le P38 che lo buttarono fuori senza tanti complimenti. (Giuliano Ferrara)

L’invadente Ferrara, figlio del senatore del Pci Maurizio Ferrara (per
molto tempo segretario particolare di Palmiro Togliatti), è
stato molte cose: da dirigente del Pci torinese – sino all’83 – a
sedicente agente della Cia, da europarlamentare craxiano del Psi a
consigliere berlusconiano su posizioni sempre più vicine
alla politica teocon di Bush… eppure, nonostante tale disinvolto
quanto opportunistico carosello politico, è sempre rimasto
un nemico giurato sia di ogni movimento antagonista che di qualsiasi
ipotesi rivoluzionaria.

Tale ossessione potrebbe essere considerata come riprova del suo
passaggio alla destra più anticomunista, ma in
realtà riflette piuttosto l’immutata ostilità
togliattiana contro l’estremismo di sinistra e l’avversione del Pci nei
confronti dei movimenti extraparlamentari degli anni Settanta,
puntualmente considerati come un’ambigua espressione di ribellismo che
faceva il gioco dei fascisti.
Un ulteriore buon esempio di coerenza togliattiana Ferrara lo fornisce
con un nuovo intervento, pubblicato sul settimanale Panorama del 14
giugno scorso, emblematicamente intitolato “Eccoli i nuovi mostri”, con
ovvia allusione anche al ’77.
I “nuovi mostri” sono quanti continuano ad opporsi al dominio del
capitale, costituendo – parole testuali – quell’impasto di
disobbedienza altermondialista, di resistenza alla globalizzazione, di
denuncia della crudeltà del precariato sociale. E non
mancano ulteriori ed eleganti riferimenti ai covi sociali e
all’autoemarginazione procurata nell’odio verso la mobilità,
il movimento, il riformismo naturale di un’economia capitalista.
Immancabili pure gli accenni ai miti soreliani della violenza di
piazza, all’illegalismo di massa, all’odio contro l’imperialismo
americano.
Ma il togliattiano annegato nel corpulento Ferrara è facile
riconoscerlo.
C’è innanzi tutto il riferimento storico, da manuale, a
Georges Sorel, puntualmente mistificato dai dirigenti riformisti del
Pci per denigrare le tendenze a sinistra del partito
(internazionalisti, anarchici, autonomi…) attraverso un collaudato
paradigma: il sindacalista Sorel era per la lotta di classe organizzata
fuori dalle influenze dei partiti e per lo sciopero generale
rivoluzionario, ma poiché fu letto anche da Mussolini (oltre
che da Malatesta, Gramsci, Gobetti, Croce, Labriola, etc.), chi
condivide tali posizioni è un… fascista.
Ancora oggi, proprio grazie a questa deliberata e faziosa
interpretazione, si continua ad utilizzare quasi come luogo comune il
termine “violenza soreliana” come sinonimo di violenza gratuita e fine
a se stessa, quando invece Sorel rivendicava la violenza proletaria
osservando come “i termini forza e violenza vengono adoperati allo
stesso modo sia per le azioni delle autorità che per quelle
dei rivoltosi. È chiaro che i due casi danno luogo a
conseguenze ben diverse”.
Ma il Ferrara uscito dalle scuole togliattiane (e berlingueriane) di
partito si può ritrovare anche per un’altra argomentazione,
ossia quella attorno a l’antipolitica delle P38 che era stata resa
egemone dal mito poetico nero del processo alla Democrazia Cristiana,
orchestrato da Pier Paolo Pasolini. Sul ’77 sovversivo e
antiautoritario, persistente incubo dei vertici del Pci, appena due
anni fa Ferrara aveva scritto quanto riportato all’inizio di questo
articolo; ma stavolta giunge ad indicare come mandante intellettuale il
povero Pasolini, epurato dal Pci stesso e rivalutato a sinistra solo
dopo molti anni dal suo assassinio.
Aspettiamo soltanto di risentire le condanne bigotte contro Pasolini
per la sua omosessualità, a suo tempo pronunciate dal
partito comunista, così Ferrara potrebbe davvero risultare
il “migliore” allievo di Togliatti.

Anti

Questo è invece il sommario del n.21 del settimanale
anarchico “Umanità
Nova”

datato 29 maggio 1977. I titoli, in grassetto, ed un rigo di
spiegazione sul contenuto.

“Accordo cingolato”
Politica interna.

“Riprendiamoci tutto con chiarezza”

Commento.

“Un Berlinguer alla spagnola”
Santiago Carrillo e il PCE.

“Siamo tutti criminali”
Sul “compromesso storico”.

“Fascismo e demorazia”
Il regime democratico.

“Un ordine sbagliato”
Sequestrato ad Arezzo una bacheca anarchica.

“Una intervista a due sindacalisti”
Centrali nucleari e politica dell’ENEL.

“Al Magistero di Palermo”
Lotte studentesche.

“Il latino è materia d’esame: è andata
così”

Sulla non abolizione del latino.

“… e Calvino è il suo profeta”

La politica della paura.

“Il rosso che piace al padrone”

Coloranti alimentari.


“Libertà e lotta”
Violenza e antifascismo.

“Dove sono i veri covi”
L’evasione fiscale a Pero.

“Le vecchie idee dei giovani comunisti”
A proposito di “Città Futura”.

“Una risposta dalla banchine del porto”
Genova. Lavoratori contro la crisi.

“Nuovo mandato di cattura per Pierleone”
Repressione a Cagliari.

“La criminalizzazione della comunicazione antagonista”
Comunicato di alcune realtà della comunicazione antagonista.

“Colla scusa della droga”
Intimidazioni a Guspini (CA).

“Pacificazione sudamericana”
Comunicato della Commissione di Corrispondenza della FAI.

Notizie in breve:
1) Genova. Una città da assediare
2) Taranto: Italsider in lotta
3) De Carolis, Aniasi, Bocca
4) Sull’assemblea alla Statale del 16/5 di Milano

Lettere dai compagni.

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