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La scienza delle soluzioni immaginarie

Interviste inservibili

– Si può presentare, per chi non la conosce?
– Sono Ibri Da Guerra.

– Come la devo chiamare?
– Mi chiami Ibri.

– Dove e quando è nata?
– Sono nata in uno squallido ufficio strategico. Ho l’età delle guerre.

– Conosce i suoi genitori?
– Quelli veri? No. Ma oggi tutti vorrebbero adottarmi. Non mi lasciano un attimo in pace, se mi perdona il gioco di parole.

– Immagino che conosca la ragione dell’interesse di tutti quegli aspiranti genitori.
– Certamente.

– Potrebbe dircelo?
– Credo che a chiunque farebbe piacere avere qualcuno come me nella propria famiglia. Dopotutto ho un certo numero di qualità non comuni.

– Tipo?
– Sono convenzionale, alternativa, versata sia per le tecnologie informatiche che per le scienze cognitive e, se il gioco si fa duro, non mi tiro mai indietro.

– Capisco. Mi può dire qual è il suo più grande pregio?
– Nonostante il cognome che porto io faccio meno paura alle persone, un po’ perché non mi capiscono e un po’ perché non mi mostro troppo in giro.

– E il suo più grande difetto? Non mi dica che Lei è “non violenta”.
– La violenza è un concetto desueto.

– Allora?
– Ho un carattere instabile e spesso mi vengono attribuite caratteristiche che non posseggo. A volte penso che nessuno mi comprenda davvero.

– Ma è davvero così potente?
– Così dicono.

– Ed è vero?
– Sinceramente? In molti casi mi tirano in ballo come responsabile anche a sproposito. Ma io lascio fare.

– Vanità?
– Forse.

– Cosa si prova a sfruttare le altrui vulnerabilità per destabilizzare, costringere, sovvertire?
– Si è mai sentito più intelligente della persona con la quale stava conversando?

– Ha risposto a una domanda con una domanda.
– A dire il vero le stavo facendo un esempio.

– Le sue azioni perseguono sempre un obiettivo?
– Certamente.

– Qualche esempio?
– Preferirei di no. Per questioni di riservatezza.

– Ma non Le ho chiesto esempi reali, mi basta un accenno agli obiettivi, in generale.
– Raggiungere i risultati voluti senza arrivare a una guerra guerreggiata, per esempio.

– Altri?
– Erodere la coesione politica di un avversario per indebolirne la resistenza. Favorire il caos, la confusione, l’ambiguità per complicare la risposta del bersaglio e quella dei suoi alleati. Minare la credibilità di Istituzioni nazionali e di alleanze internazionali.

– Mi sembra che siano obiettivi non particolarmente originali.
– Ho forse detto che il mio principale pregio sia l’originalità?

– No.
– Appunto.

– Ma in tutto quello che ha detto c’è una certa ambiguità di fondo. Tutti gli obiettivi che ha elencato sono da sempre presenti nelle strategie di guerra.
– Non mi faccia l’esempio del “Cavallo di Troia”, la prego.

– In molti se non proprio in tutti i casi nei quali è stata indicata come protagonista è impossibile o molto difficile valutare, in modo concreto, l’effetto delle sue azioni.
– Come si dice in certi casi: “questo non è un bug ma una feature”. Sa cosa significa?

– Sì. Mi chiedevo se una come Lei abbia degli amici o delle amiche.
– Pochi. Ma mi aiutano molto, sempre e in tutti i modi.

– Posso chiederle che lavoro fanno?
– Rispondono alle domande fatte dalle persone.

cose che chiedono le persone

[Natale 2025]

Non ho l’età…

Altre robe sullo stesso tema pubblicate ultimamente su questo blog:
Porno? Non ne parliamo!
Il governo ha comprato un secchiello

Leggiamo che la data del 12 novembre 2025, ieri, termine per l’attivazione della censura su alcune decine di siti definiti pornografici dalle autorità italiane non è poi quella definitiva in quanto i siti messi all’indice hanno ancora qualche mese di tempo per seguire le regole ed evitare una multa o l’oscuramento. A quanto sembra però almeno uno dei più famigerati tra loro ha già implementato un sistema di verifica che dovrebbe consentire l’accesso alla sua piattaforma solo alle persone maggiorenni.

Vediamo come funziona.

Provando a registrare un account sul sito dopo la richiesta delle informazioni di rito, nome utente, e-mail, creazione di una password compare un QR Code che rimanda al servizio che dovrebbe fornire la verifica dell’età. Ovviamente per verificare il QR code serve un telefonino e l’attivazione dei servizi di Google che, archivierà a sua volta informazioni e dati sulla richiesta che viene fatta. Naturalmente si può anche evitare l’uso del cellulare ricopiando a mano il link. Superata questa fase si arriva al servizio di verifica.


Si tratta di un servizio gestito da una azienda, esistente da anni, specializzata nel settore che fornisce tre principali sistemi per verificare l’età: tramite una sua app da installare sul cellulare; attraverso un riconoscimento facciale; con la scansione di un documento di identità valido. A questi se ne aggiungono altri: verifica tramite un pagamento, fatto con carta di credito, di 0,30 Sterline che poi viene rimborsato; verifica tramite il numero del cellulare, il nome della persona alla quale è intestato il contratto e la sua data di nascita; e altri sistemi specifici solo per determinati Paesi.

Il fornitore del servizio dichiara di usare i dati che raccoglie esclusivamente per fornire una prova che la persona che inoltra la richiesta è maggiorenne, dopodiché i dati forniti dall’utente dovrebbero essere distrutti. L’azienda ha la sua sede principale a Londra (UK) e succursali in altri Paesi di lingua inglese. I suoi introiti derivano dai pagamenti fatti dai siti che ricorrono ai suoi servizi per controllare l’età dei loro utenti.

La lista dei problemi che possono ostacolare l’uso di questo sistema è davvero lunga, come spesso accade quando si ha a che fare con i computer, i cellulari, la Rete e tutto il resto. La procedura, che abbiamo molto sinteticamente descritto sopra, non è proprio semplice ma nemmeno troppo complicata a patto che la persona che vuole usarla non sia un analfabeta digitale anche se in possesso dell’ultimo modello di cellulare.

Va notato però che non è detto che questo sistema sia in regola con le norme previste dal legislatore italiano.

Per prima cosa c’è un collegamento diretto tra il sito “porno” in questione e un determinato servizio: se si vuole accedere a “quel” sito è obbligatorio usare “quel” servizio (e non un altro), mentre il sistema proposto dalle Autorità italiane prevede la possibilità di usare diversi tipi di servizio.

In secondo luogo la procedura italiana prevede che l’identificazione della persona debba essere ripetuta ad ogni accesso (sic!) e, oltretutto, i siti dovrebbero implementare un sistema che chiuda la connessione quando l’utente è stato inattivo per più di 45 minuti (sic!). Il sistema usato dal sito in questione sembra essere invece un sistema che si può usare anche solo una volta per certificare la maggiore età e poi accedere al sito quando si vuole.

La confusione o, se si vuol essere gentili, la scarsa chiarezza è evidente.

Restano ancora in ballo alcuni dettagli non da poco: la discriminazione tra le persone che possono usare le moderne tecnologie e quelle che non possono o magari non vogliono; la obbligatorietà ad avere telefonini e computer nuovi e aggiornati; il rischio – visto i vari e ripetuti passaggi che prevedono le verifiche – che i dati personali vengano archiviati o, peggio, rubati. Questo per citare solo le questioni più macroscopiche.

Ma la cosa peggiore è che la pretesa di “proteggere” le persone minorenni dalla visualizzazione di contenuti ritenuti pornografici si basa su idee che di scientifico hanno ben poco. Basta solo la considerazione che le generazioni precedenti a quella di Internet avevano facilmente accesso a contenuti sessualmente espliciti pubblicati sulle riviste stampate e vendute nelle edicole anche se erano “Vietate ai minori” come recitava una scritta sulle copertine. Senza contare che le immagini “pornografiche” hanno una storia lunga quasi 2000 anni e, nonostante i numerosi tentativi fatti nel corso dei secoli per vietarle, sono diventate oggi una industria che fattura cifre enormi.

Ma anche queste considerazioni sono solo collaterali al fatto che provvedimenti come quelli presi dalle Autorità, italiane e di altri paesi, indirizzate a contrastare la diffusione di determinati contenuti possono facilmente servire da apripista ed essere usate anche per altro. Sia per bloccare la diffusione di materiali che non sono graditi a chi detiene il potere sia per controllare chi accede a cosa su Internet.

La crociata contro il porno on-line è solo un Cavallo di Troia (il vieto gioco di parole è voluto) e anche se in questi primi momenti i pasticci combinati dalle legislazione possono permettere ancora di aggirare certi divieti, con il passare del tempo e con l’affinarsi delle tecniche di controllo si arriverà a un punto nel quale per accedere alla Rete bisognerà preventivamente identificarsi in modo certo e ci saranno sistemi per controllare quello che ciascuno di noi cerca, guarda, legge, scrive, scarica e condivide anche nel caso fossero solo gallerie di foto di gattini.

Temo che ci sarà un seguito…

Il governo ha comprato un secchiello

Porsi l’obiettivo di impedire ai minori l’accesso ai contenuti considerati a carattere  pornografico pubblicati in Rete è un po’ come provare a svuotare il mare usando un secchiello da spiaggia.

Il Governo ha affidato all’AGCOM questo compito che dovrebbe iniziare a essere messo in pratica il prossimo 12 novembre quando i “soggetti che ad oggi diffondono in Italia contenuti pornografici” dovrammo “implementare sistemi di verifica dell’età (cd. ageverification) per continuare a diffondere i loro contenuti nel nostro Paese. In caso di mancato rispetto dell’obbligo, l’Autorità diffiderà il soggetto inadempiente e irrogherà, in caso di inottemperanza, le conseguenti sanzioni fino a 250.000 euro.” [il testo tra virgolette è ricopiato dal sito dell’AGCOM].

Nei giorni scorsi l’AGCOM ha pubblicato una prima lista dei “soggetti” obbligati a mettere in pratica quanto previsto dalla normativa. La lista suddetta è stata poi aggiornata pochi giorni dopo.

Tutte e tutti sicuramente hanno presente quel simpatico gioco pubblicato sulle riviste di enigmistica nel quale ci sono due immagini e viene chiesto di scoprire le differenze esistenti tra la prima e la seconda. Il gioco può essere fatto ovviamente anche con due testi.

La domanda è: quali sono le differenze tra il primo e il secondo file pubblicati dall’AGCOM?

 

Risposta (06/11/2025)

La lista contenuta nel primo file elencava 48 indirizzi, quella nel secondo 45. La ragione di questa differenza non viene spiegata per cui resta un dubbio: i siti eliminati non sono più considerati pornografici oppure non lo erano proprio?
Ma la cosa più preoccupante è che il primo file pubblicato non era stato “pulito”, infatti conteneva il nome e cognome registrato dall’utente del programma con il quale è stato creato il file, che non è necessariamente quello che lo ha materialmente scritto. Ma, ancora peggio, alcuni dei link elencati contenevano anche dati di sessione o delle ricerche fatte da chi li ha raccolti. Come dire che chi è andato sul sito n.39 della lista ha cercato la parola “sesso” (sic!), stendiamo un velo pietoso sulle altre tracce lasciate. Persino due noti comici hanno usato questo file fallimentare nel loro sketch settimanale in una nota trasmissione televisiva.