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Indymedia in Italia 7

7. La “balcanizzazione”

Il termine “balcanizzazione” fu usato a proposito e sproposito quando molti iniziarono a prendere in considerazione la costruzione di nodi locali autonomi piuttosto che la riapertura di un nuovo sito “monolitico”.

Per molti, forse non del tutto a torto, la storia di (((i))) potrebbe dirsi conclusa il 30 novembre del 2006.

200612 splash chiusura italyindymedia.org

200612 splash chiusura italyindymedia.org

Ma, in realtà, quella fine segnava ancora una volta l’inizio di una nuova vita del progetto che, sebbene con aspetti diversi, era ancora abbastanza saldamente ancorato alle idee iniziali.

Contemporaneamente all’avvio delle discussioni sulla lista “Italy-process” (circa 300 iscritti a fine 2006), in diverse località i gruppi di mediattivistx che avevano gestito le varie “categorie” locali ragionavano collettivamente su cosa fare.

In alcuni casi avevano già in mente un progetto preciso.


Date: Tue, 12 Dec 2006 23:00:50 +0100
To: italy-process@lists.indymedia.org
From: [...]
Subject: Re: [Italy-process] Nuova lista cmi-toscana

[...]

Il percorso che stiamo cercando di fare in "toscana" e' proprio quello di
provare a ri-costruire un progetto ripartendo da zero, per questo abbiamo
richiesto al network di iniziare un process per un nuovo nodo.

Il nostro lavoro sicuramente terra' conto sia delle esperienze passate,
quasi tutti abbiamo fatto indymedia per diversi anni, sia quelle positive
che quelle negative.

Come abbiamo gia' chiarito questo percorso non esclude una dimensione piu'
larga di quella "regionale" anche se ancora non sappiamo come le due strade
si incontreranno. Oltretutto alcun* di noi seguono anche il lavoro di
questa lista.

[...]

La discussione su “Italy-process” procedeva con foga e venivano messi sul tavolo molti dei problemi “ereditati” dall’esperienza precedente.

Sulla lista si aprirono numerosi filoni di discussioni, nei quali si mischiarono questioni tecniche, politiche e comunicative che rendevano più difficile arrivare a dei punti fermi condivisi. A questo si aggiunsero le reazioni provocate dal “congelamento” di (((i))) e le dinamiche che esistono da sempre sulle liste di discussione, compresi gli inevitabili troll e le aspiranti “star”.

Intanto anche da Torino arrivò la decisione di aprire il nodo “piemunt”, come venne annunciato in un report dell’assemblea locale.


In contemporanea si e' sentita la necessita', visto l'andazzo di
italy-process e i percorsi che sia i toscani che i napoletani stanno
seguendo e che li sta portando alla creazione di nodi locali di
indymedia, di avviare un percorso di confronto con queste due realta' e
di avvio del process a livello internazionale per la creazione di
indymedia piemunt.

Da Napoli arrivò la proposta di far diventare (((i))) un aggregatore dei vari nodi locali, la prima e unica proposta organica complessiva che aveva un minimo di coerenza.

Di seguito un estratto dal documento inviato in lista.


1) Progetto globale

1.1 è chiaro che Italy.indymedia.org non esiste più come progetto
monolitico, la sua gestione, mantenendo una policy comune, dovrebbe
esser divisa tra i vari nodi locali e per affinità. I nodi locali sono
naturalmente composti da persone della stessa area geografica, mentre le
categorie per argomento da attivisti che si riuniscono per affinità ed
interessi riguardo ad un determinato tema (guerre globali, ambiente
etc.). Ogni lista gestisce la propria sezione per quanto riguarda le
feature, l'amministrazione del newswire, la scelta dei feed.
[...] La lista Italy rimarrebbe come luogo di coordinamento dei vari nodi e per discutere di eventuali casi controversi riguardo alla gestione di un determinato nodo.

1.2 La pagina nazionale diventerebbe quindi un aggregatore di feed dai
nodi locali e per argomento mantenendo visivamente il classico newsire
complessivo (però quadripartito, vedi il punto 2.2) con la possibilità
di filtrare su richiesta i post provenienti da un locale, da un
argomento o da entrambi scegliendo di far comparire quello che un
determinato nodo locale ha prodotto su un determinato argomento [...]

1.3 Le feature sul nazionale dovrebbero apparire in vari riquadri
contenenti ciascuno l'ultima feature prodotta da un determinato nodo,

[...]

2) Il newswire

2.1 Pubblicazione con obbligo di selezione di una categoria o nodo locale

2.2 Newswire quadripartito diviso per: notizie, comunicati/volantini,
altri media/repost, e analisi. E' obbligatoria la selezione di uno dei 4
ed in caso di selezione incorretta l'admin interviene per spostare nella
giusta sezione. [...]

2.3 Il campo dell’autore resta obbligatorio, ma non viene visualizzato
sul newswire, ma solo all’interno della notizia, per mantenere un
importante parametro di ricerca evitando però personalismi. L’autore
potrebbe rimanere visibile anche dal newswire solo nella zona dei
comunicati dove è più importante

2.4 Possibilità per chi posta di inserire più tag e per chi legge di
votare la notizia oltre che di segnalare agli amministratori un post
fuori policy. [...]

2.5 Integrazioni e commenti: le possibilità di integrare la notizia e di
commentarla verranno divise in due zone separate ma collegate al post e
serviranno sempre a facilitare la ricerca di informazioni e a
risparmiare la letture dei commenti personali a chi non ne fosse
interessato [...]

2.6 Ogni nodo sceglierà un nw di default ma in seguito l'utente
attraverso i cookies potrà scegliere la sua visualizzazione del flusso
di notizie

2.7 L’Agenda rimane la stessa, la presenza del forum è da decidere, ma
tendiamo per il no.

3) inclusione di progetti strutturati che si occupano di comunicazione
indipendente all'interno di Indy

- Una parte della pagina verrà riservata a feed rss provenienti da siti
di informazione indipendente o blog inizialmente scelti dagli attivisti
dei vari nodi (locali o per argomento). [...]

4) Feature

- Un indymedia così strutturata da molto più spazio agli utenti e il
ruolo delle features risulta meno baricentrico all'interno della pagina.
le ftr non dovranno sempre essere scritte dagli amministratori, ma si
auspica siano semplicemente composte dalle notizie apparse sul newswire,
mantenendo la loro forma e linguaggio. In questo modo noi non ci
sarebbero “redattori” del sito vs utenti e daremmo spazio a linguaggi
che magari non sono i nostri, ma sono comunque quelli di chi fa indy.

[...]

A questo punto le discussioni sulla lista si focalizzarono in pro-e-contro la riapertura di nodi locali piuttosto che di un sito unico. Parallelamente iniziarono una serie di incontri in diverse città di gruppi che discutevano sul futuro del progetto. Nel febbraio 2007 gli iscritti alla lista erano arrivati a 550.

Il 19 aprile 2007 viene messo on-line “toscana.indymedia.org”, una data che si potrebbe considerare come l’inizio di una ennesima incarnazione del progetto (((i))). Il collettivo di gestione era quasi interamente composto da persone che avevano partecipato all’esperienza di (((i))) e infatti la veste grafica del sito e le sue modalità di gestione erano molto simili a quelle ben conosciute.

Questo il testo di presentazione.


Rieccoci on line!

Il 30 novembre 2006 italy.indymedia chiudeva per una pausa di riflessione, con il proposito di riaprire dopo aver ripensato e ridiscusso il progetto. La lunga discussione, ancora in corso, ha portato diversi gruppi ad attivare un processo di creazione di nuovi nodi che partono tutti dall’esperienza maturata nella “vecchia” italy.indymedia.
Il gruppo toscano, formato per la maggior parte da attivisti che curavano il nodo locale ha scelto fin da subito di lavorare ad un progetto che, partendo dal proprio territorio, puntasse alla creazione di un mezzo attraverso il quale continuare a fare informazione indipendente.
Dopo quattro mesi di discussioni su una lista, alcuni incontri ed un confronto con il network internazionale ce l’abbiamo fatta e rieccoci on line!
Alcune cose sono rimaste uguali alla “vecchia” indymedia perché le riteniamo ancora fondamentali ed attuali (l’autogestione, la pubblicazione aperta), altre sono invece cambiate (il software per gestire il sito e la struttura delle pagine). Una cosa che non poteva cambiare è il modo di partecipare al progetto: indymedia la fa chi legge il sito, chi pubblica notizie, chi partecipa alla sua gestione.
Abbiamo provato a spiegare tutto nella sezione Documenti del sito che trovate nella colonna di sinistra e che vi invitiamo a leggere.
Vogliamo che toscana.indymedia diventi uno strumento accessibile a tutti e gestito nel modo più condiviso possibile, un luogo, virtuale e non, di incontro, confronto e scambio di conoscenze, anche tecniche, ma non solo. Per questa ragione abbiamo in programma di organizzare diverse iniziative pubbliche in giro per la Toscana.
La lista sulla quale discutiamo è aperta all’iscrizione di chiunque si riconosca nel progetto ed è visibile da tutti via web.
Per il momento questo deve essere considerato ancora un sito in fase “sperimentale” e quindi nei prossimi mesi è probabile che ci siano alcuni cambiamenti. Come sempre, contributi, consigli e collaborazioni sono i benvenuti.

Indymedia Toscana sbucherà come per magia durante la Sagra del Precariato di Livorno. Accorrete numerosi!


 

2007 settembre toscana.indymedia.org

2007 settembre toscana.indymedia.org

Il 14 maggio comparve anche “napoli.indymedia.org”, anche questo gestito prevalentemente da mediattivistx che avevano curato la omonima “categoria” sul vecchio sito di (((i))).

Sulla lista “process” continuava però l’impasse, gli scazzi e le discussioni fumose. Qualcuno propose una riunione per fare il punto della situazione, incontro che si tenne a Roma alla fine di novembre. Dalla riunione venne fuori un progetto di riapertura di (((i))) principalmente come un “aggregatore” di informazioni provenienti dai nodi locali che ricalcava in gran parte la proposta fatta da Napoli. La riunione lasciò però ancora molti punti in sospeso riguardanti il funzionamento della futura (((i))).

Nel frattempo continuavano ad aprirsi altri nodi locali: Roma, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Calabria, Abruzzo…

20080430 Splash di italy.indymedia.org

20080430 Splash di italy.indymedia.org

Nonostante continuasse la discussione collettiva con l’obiettivo di riaprire finalmente il sito, a fine maggio del 2008 (((i))) non era ancora ricomparsa.

Venne indetto quindi un nuovo meeting per la fine di giugno a Bologna. Il principale risultato fu la decisione di riaprire il 4 di luglio, sempre nello stesso incontro venne deciso di non aggregare il sito di “lombardia.indymedia.org” a causa di alcuni aspetti non condivisi della sua “policy” e lasciando irrisolte alcune delle problematiche legate al funzionamento dell’aggregatore e della “nuova” entità che avrebbe dovuto gestirlo.

Questo il comunicato che annunciava la riapertura.


4 luglio - IndYpendence Day

E' ormai da più di un anno che i nodi italiani di Indymedia hanno
ricominciato a lavorare sui territori riportando in contesti locali le
pratiche e i principi che sostanziano/animano il lavoro del Network
Internazionale di Indymedia. La necessità di creare contesti e spazi in
cui chiunque potesse continuare a diventare il proprio media, attraverso
meccanismi di pubblicazione aperta e di tutela della privacy,
rappresentava infatti una realtà che doveva continuare a trovare spazi di
esistenza e che quindi non si concludeva con la chiusura di Indymedia
Italia.
Le limitazioni e i meccanismi dell informazione mainstream non sono
cambiati nel corso di questi anni e lo squilibrio di potere dei processi
di comunicazione si è mantenuto intatto, quando non rafforzato. Oggi il
compito della comunicazione indipendente non è solo più quello di offrire
uno spazio dove consentire la libera pubblicazione di contributi ed una
narrazione "altra" della realtà. Proprio per la rapida evoluzione del web
in questi ultimi anni e la sempre più diffusa accessibilità dello
strumento, oggi diventa fondamentale salvaguardare la peculiarità del
metodo di Indymedia e rendere più fruibile e sinergica l'enorme quantità
di informazioni che nella rete si distribuiscono, in modo da renderle
facilmente reperibili ed efficacemente utilizzabili.
E' per questo che i nodi italiani di Indymedia nati in questi anni hanno
deciso di aprirsi ad un progetto nazionale attraverso la costruzione di un
aggregatore. Un luogo nel quale convogliare e moltiplicare le energie e i
flussi di comunicazione provenienti da luoghi diversi, che si compone
delle diverse visioni e pratiche di mediattivismo determinate dai bisogni
contingenti e dalle necessità che ogni territorio esprime.
L aggregatore può generare una comunità diffusa, risultato della
collaborazione di molteplici reti di attivisti, centri sociali e realtà
che si occupano di comunicazione, che individuano in italy.indymedia.org
il catalizzatore della narrazione dal basso della realtà.
A tutt oggi, percepiamo ancora l'importanza di una piattaforma di
riferimento su cui far convergere le specificità dei progetti di
informazione indipendente locali in lingua italiana e di offrire
un'occasione di produzione, elaborazione e diffusione dei contributi da
essi prodotti, legati ad un modo orizzontale di gestione della
comunicazione, nel senso più estensivo di questo termine. Il lungo
processo di ridefinizione dei mezzi e degli scopi di Indymedia Italia si è
concluso in questa sua prima parte.
Se ne apre una nuova.

Il 4 luglio 2008 Indymedia Italia torna online.

L'IndYpendence Day non è solo una data. E' un simbolo.
Nel 1054 per i cinesi, era l'esplosione della Supernova del Granchio.
Nel 1865 per gli inglesi era la pubblicazione di Alice nel paese delle
meraviglie.
Nel 1880 per i Pistoiesi era la nascita dell'anarchica scrittrice Leda
Rafanelli.
Ogni anno, per tutti, è l'afelio, il giorno in cui la Terra è alla sua
massima distanza dal Sole.

Per noi, nel 2008, significa il ritorno di un progetto collettivo e
indipendente di informazione.

4 luglio - IndYpendence Day
Voi fate i piani - noi la storia

http://italy.indymedia.org

A seguito delle decisioni prese nell’incontro di Bologna l’assemblea di “toscana.indymedia.org” inviò un documento critico sul progetto che stava dietro la riapertura di (((i))).

Di seguito alcuni stralci del documento inviato alla lista.


E fin dall'inizio ci siamo posti il problema dei collegamenti con altre
realta' dell'informazione indipendente e piu' in particolare con quelle
che sarebbero nate dalle ceneri di italy.indymedia.

Abbiamo, stringatamente, scritto sulle nostre pagine web che
toscana.indymedia "potrà in futuro essere integrato in un network
geografico italiano." (http://toscana.indymedia.org/about_us) e lo
abbiamo sempre inteso come riferimento ad una struttura basata su un
semplice "web-aggregatore" dei diversi nodi che prevedesse - solo in
casi limitati ed eccezionali - la produzione autonoma di contenuti. Il
tutto gestito da una lista aperta nella quale condividere esperienze,
collaborazioni e problemi legati al fare informazione indipendente.

Il risultato uscito dai due meeting (Roma e Bologna) e indirizzato alla
costruzione della nuova italy.indymedia ci sembra vada in una direzione
diversa da quella che ci interessa: la creazione delle due liste
nazionali che sembrano riproporre, per quanto in buona fede, la
struttura di indymedia 1.0, viene addirittura proposta una policy,
chiamata "principi di aggregazione", che ci sembra alquanto inutile, in
un contesto nel quale ad essere aggregati in maniera organica sono nodi
del network internazionale di indymedia che hanno gia' superato un
process e che hanno quindi una policy accettata dal network globale.

Per dirla in una sola frase, ci sembra che questo aggregatore nasca come
una struttura troppo "pesante" e che, nonostante tutte le migliori
intenzioni possibili, rischia di gravare sui singoli nodi esistenti e
che potrebbe riproporre, nel peggiore dei casi, alcuni dei meccanismi
esistenti nella "vecchia" italy.indymedia e da molti criticati.

Per queste ragioni non ci sentiamo in sintonia con questo progetto e
quindi chiediamo di non considerare il nodo di indymedia toscana tra
quelli partecipanti alla nuova italy.indymedia.

Ci piace pensare, pero', che ci siano comunque spazi di collaborazione e
confronto tipici dei nodi di uno stesso network. Come abbiamo gia'
dimostrato con i fatti di questi ultimi due anni, saremo sempre
disponibili alla collaborazione ed alla condivisione con tutti i nodi
che fanno parte del network indymedia di lingua italiana (e non solo) e
speriamo che lo stesso atteggiamento sia condiviso da essi.

L'Assemblea di CMI Toscana

A questo punto della storia la difficoltà di raccontare diventa davvero enorme. Tenuto conto che a fine 2008 c’erano almeno una decina di nodi locali e che ognuno di essi aveva almeno una lista di discussione alle quali andrebbero aggiunte almeno altre due liste (“itali-list” e “italy-content”) che gestivano il sito (((i))).

Il progetto nato nel 2000 anche se non più esistente nella forma più conosciuta si era moltiplicato, con alcune varianti in una serie di siti che – in modo a volte uguale e a volte diverso – continuavano comunque a portare avanti una determinata idea di informazione indipendente. E la storia di questi nodi la potrebbero e dovrebbero raccontare quelli che li hanno creati e mantenuti in funzione negli anni successivi.

Per fornire solo un’idea di massima dei risultati che furono raggiunti si può ricordare che nel giugno del 2008, vale a dire circa due anni dopo il “congelamento” di (((i))), il numero totale di contatti che raccoglievano tutti i nodi locali nati nel frattempo erano notevolmente inferiori a quelli del vecchio (((i))).

Visite per nodo giugno 2008

Visite per nodo giugno 2008

I nodi locali iniziarono a mostrare i primi segni di crisi già dopo qualche anno di funzionamento e, a partire dal 2010-2011, uno dopo l’altro chiusero tutti: il nodo toscano, il primo ad aprire, chiuse nel marzo 2012 pochi giorni prima che venisse resa pubblica una inchiesta giudiziaria che lo coinvolgeva.

L’ultimo a sparire, il nodo “piemonte” che sopravviverà a “singhiozzo” fino al 2017. Ed è proprio con la sua chiusura che si può considerare definitivamente chiusa la storia iniziata nel lontano giugno 2000.

Anche nel caso dei nodi locali le ragioni della chiusura vanno ricondotte a quel miscuglio di fattori ricordati più sopra ai quali va aggiunto il problema economico, maggiormente pesante per un sito gestito da un piccolo gruppo di persone, un aspetto che spesso era diventato determinante per la sopravvivenza.

Parallelamente alle storie dei nodi locali e non necessariamente in contrasto con essi furono portati avanti diversi tentativi per rilanciare un sito “unico”.

Quello aperto nel luglio del 2008, in versione “beta” restò on-line, con alcune interruzioni fino al 2012. E fino al 2014 ci furono tentativi più o meno concreti di rimetterlo di nuovo in piedi, anche se l’impegno profuso non è mai stato premiato da un interesse che si allargasse fuori da una cerchia di attivisti sempre più ristretta.

200811 beta_italy.indymedia.org

200811 beta_italy.indymedia.org

Ma questa è un’altra storia che non racconteremo e non perché non sia importante ma solo perché le informazioni su questa parte della vita di (((i))) sono davvero poche, e sia perché dovrebbe raccontarla chi la conosce meglio per averla vissuta direttamente.

Segue con… Indymedia in Italia…

Indymedia in Italia 6

6. Signore e signori, si chiude

Naturalmente non è stata una storia tutta amore e cioccolatini, proprio perché (((i))) era formata e sostenuta da una comunità plurale piuttosto che una singola entità strutturata e omogenea.

Nel meeting di Genova, che (solo per caso) fu tenuto subito dopo il sequestro, ci furono discussioni molto spesso caratterizzate da incomprensioni e da questioni più personali che politiche che alla fine portarono alcuni tra i più “vecchi” di (((i))) a fare, più o meno volontariamente, dei “passi indietro”. In altre parole, alla fine del 2004 una parte di quelli che avevano iniziato la storia decise di diminuire o cessare del tutto l’impegno nel progetto.

Alcuni brani di una e-mail rendono meglio l’idea del clima.


Date: Fri, 05 Nov 2004 23:36:22 +0100
Subject: Re: [imc-italy] passi indietro e passi avanti
From: [...]
To: italy list <italy-list@lists.indymedia.org>

ciao, ci ho pensato un po' su ma eccomi.

dopo la hit parade delle presenze nelle liste, e dopo un po' di anni che
faccio la zia di indy, ho sentito il bisogno di entrare in fase
zzzzzzzzz z z z z

significa che ho smesso di facilitare, riassumere, sollecitare.

non mi dis iscrivo dalle liste, ma intervengo solo se ci sono cose che
riguardano genova, o emergenze tecniche dove posso sciogliere qualcosa.
cerco di starmi un po' zitta eh ;P

[...]

condivido l'analisi che fa lui, dove dice

> E' vero che fuori c'e' grossa crisi, e' vero che non c'e' molto che si muove e
> che il deserto cerebrale e' sconfinato, pero' questo non mi pare un buon
> motivo per aggiungere l'implosione di indy all'elenco di sfighe.

mi piacerebbe che indy reagisse agli attacchi che sta subendo - mediatici,
legali e pure quelli della sfiga.

ma non sono riuscita ad esserci al miting di genova e neanche riesco a
capire i report, dunque penso sia ancora piu' giusto che ci siano persone -
nuove, oppure lurkers pentite - che facciano risorgere questo progetto.

non vuol dire che chi c'e' stato finora se ne deve andare.
mi sembra una stronzata e pure un po' infame, mollare in un momento
difficile per il network. ma mi sembra lecito e giusto che alcune persone
facciano un passo indietro e che altre si assumano le responsabilita' - nel
bene e nel male - che quelle hanno portato fino qua.
se queste fanno un passo indietro
voi fatevi avanti :)

[...]

scrivetemi in pvt se volete un corso rapido da admin, da owner o da zia :PPP

[...]

e mi sembra una cosa bella la nascita di imc calabria :)
cosi' come leggere in lista nuovi nick e nuovi nomi che prendono la parola

baci

Col passare del tempo, oltre ai problemi interni si vennero a cristallizzare contro (((i))) accuse incrociate: alcuni l’accusavano di essere un covo di “black-bloc” altri uno strumento controllato dai “disobbedienti”.

Chi ha vissuto quella storia dall’interno sa bene che entrambe le accuse erano ridicole, il caos creativo che vigeva all’interno difficilmente avrebbe potuto essere controllato da una qualsiasi fazione. Sicuramente molti dei mediattivisti erano legati, in modo più o meno organico, a gruppi, associazioni e collettivi politici ma, come spesso accade, il totale che ne veniva fuori però era diverso dalla semplice somma delle parti. E anche se, in alcuni casi, qualcuno o qualcuna ha usato strumentalmente (((i))) si è trattato di eccezioni e non di regola.

Nonostante tutto però il sito di (((i))) continuava a essere molto frequentato.

Statistiche di italy.indymedia.org 20061107

Statistiche di italy.indymedia.org al 20061107

Come è accaduto per il Network internazionale la crisi di (((i))) è stata il risultato finale di una serie di problemi concreti piuttosto che prodotta da un unica causa. Di seguito, in ordine sparso, alcuni dei principali motivi che hanno contribuito alla fine di quella esperienza.

La crisi del “movimento no-global”, dal quale il network era nato nel 1999 e (((i))) nel 2000, che aveva fornito l’humus favorevole per la sua crescita ma che aveva concluso il suo percorso.

Da sempre i problemi dei movimenti si riflettono inevitabilmente sulle persone che ne fanno parte, così come quelli delle persone si riflettono sui movimenti. La vita dei singoli, il passare degli anni, i problemi concreti del lavoro e delle relazioni personali si ripercuotono inevitabilmente sull’attivismo. Le singole storie personali di quelle e quelli che furono la spina dorsale del progetto sarebbero molto più esplicative di qualsiasi altra cosa si possa scrivere su questo argomento.

Gli strumenti tecnici, specialmente nel campo della comunicazione mediata da computer, cambiano velocemente e se (((i))) nel 2000 era sicuramente all’avanguardia nel campo della pubblicazione di contenuti in Rete lo stesso non si poteva più dire nel 2006. L’apparizione dei telefonini “intelligenti”, la nascita di mega piattaforme commerciali e dei “social media” hanno avuto il loro impatto su un progetto nato quando per pubblicare qualcosa sul web bisognava ancora conoscere il linguaggio HTML e il protocollo FTP.

Alcuni continuano a sostenere che uno dei motivi principali, se non addirittura quello più importante, che ha causato la fine di (((i))) sia stato il progressivo deterioramento della qualità dei contenuti pubblicati dagli utenti. Chi sostiene questo evidentemente non ha mai partecipato alle continue discussioni, in corso fin dall’inizio, su questi problemi che sono stati una costante che ha accompagnato fin dall’inizio il progetto.

La chiusura di (((i))) è un avvenimento che a volte è stato riscritto da memorie fallaci e in alcuni casi viziato da qualche bugia. La realtà è che poco prima dell’ultimo meeting chi aveva offerto gratis il server e la connessione invitò molti nodi, tra i quali (((i))) a trovarsi una nuova “casa”.


Date: Fri, 03 Nov 2006 23:39:51 -0300
From: [...]
Subject: [...]

I've been providing server space to indymedia for a few years now, [...].
This is ending.
[...]
At this point there is no exact timeline for moving sites but I would much
prefer sooner than later.
The main reason for this change is that I want to provide /tech services/ for
indymedia, not be caught up with process bullshit all the time. But with
indymedia, you inevitably have to do lots of process, which I have done. But I
will no longer. It surprises me that anarchists get bound down with so many
rules...
Thanks,

Al momento dello “sfratto”, il sito di (((i))) generava un traffico dati probabilmente tra i più alti del network, sicuramente il secondo tra i nodi ospitati sul server Ahimsa.

Traffico su Ahimsa, fine 2006

Traffico su Ahimsa, fine 2006

Un annuncio del genere colpì in pieno una comunità indebolita, che non si incontrava da quasi due anni e che aveva perso per strada – per vari motivi – molti dei suoi elementi propulsori iniziali. Il meeting del 2006 si annunciava problematico anche perché lo “sfratto” si andava ad aggiungere a tutte le altre criticità esistenti.

Un resoconto individuale, inviato in lista, può rendere un’idea di come si svolse l’incontro.


“[…] presenti tra le 20 e le 25 persone, si sta discutendo di come organizzare i lavori di sabato e domenica. Qualcuno mi dice che e’ previsto, per oggi, l’arrivo di 60 persone.

La discussione va avanti spedita, […] Si chiacchiera, abbastanza rilassati, di un po’ di tutto, dai massimi sistemi (l’informazione indipendente, il mediattivismo, il ruolo di indymedia,…) ai piccoli e grandi problemi venuti fuori in questi anni e che ci raccontiamo gia’ da tempo sulle liste (abuso del nw, ftr che fanno schifo, …).

Viene deciso che il meeting si aprira’ con una breve plenaria (non piu’ di un paio d’ore) prima di pranzo e poi, nel primo pomeriggio, si proseguira’ con i gruppi di lavoro su vari argomenti, per poi tornare nuovamente in plenaria. Questo genere di impostazione mi pare che trovi un larghissimo consenso ma non si riescono a fissare i temi da proporre ai vari gruppi di lavoro e si discute quindi su questo problema.

La cena interrompe l’assemblea senza che si sia trovata una soluzione. […]
Dei 60 previsti nemmeno l’ombra, anche se e’ arrivato un altro po’ di persone e adesso siamo sulla quarantina. L’assemblea si svolge, in linea di massima, nello stesso clima del giorno prima, si parla a ruota libera, saltando da un argomento ad un altro […] e si va avanti cosi’ per la maggior parte del tempo. Ma sono tutti discorsi, per quanto interessanti, che non vanno mai troppo a fondo dei problemi che toccano. Inizia comunque a farsi largo nei discorsi la proposta di “chiusura”. Anche in questo caso, come in altri, ognuno intende questo termine in modo molto personale: per alcuni la “chiusura” comporta l’annullamento di tutto l’esistente e l’inizio da zero del processo di creazione di un nuovo nodo del network, per altri significa il “congelamento” della parte “nazionale” del sito e il mantenimento in funzione dei nodi locali intanto che decidiamo cosa fare, per altri ancora significa “archiviare” il sito e discutere di come cambiarlo senza dover ripartire necessariamente da zero. […]

Ancora una volta, come nel giorno precedente, vengono fatte proposte ma sempre in modo talmente problematico da renderle anche di difficile comprensione, quello che e’ certo e’ che nessuno mette sul tappeto una proposta complessiva, chiara, articolata, concreta e argomentata.

Intanto, ancora una volta, saltano i gruppi di lavoro e si decide (?) di continuare con la plenaria. […]

L’attenzione collettiva inizia a spostarsi sul punto: ma su cosa siamo d’accordo? E su questo punto prosegue fino a quando arriva ora di cena. Si decide (?) di proporre alla comunita’ indyana italiana di bloccare la pubblicazione sul sito (e di archiviarlo) e contemporaneamente di rifondare italy.indymedia, si decide (?) di discutere domenica mattina il contenuto dell’e-mail da spedire alle liste dove viene esplicitata questa proposta come quella consensuata nel Meeting. […]

Domenica […] L’assemblea inizia alle 11:30. Viene rimessa in discussione la decisione presa (?) la sera precedente, ovvero la spedizione dell’e-mail alle liste, e il dibattito si fa un po’ piu’ acceso (ma neppure tanto) anche se adesso siamo rimasti in pochi, non piu’ di una ventina di persone, visto che sono iniziate le partenze.

La discussione riprende, per l’ennesima volta, alcuni dei problemi insoluti discussi venerdi’ e sabato e, contemporaneamente, il contenuto del messaggio da spedire (o non spedire) alle liste. […]”


I presenti concordarono (con qualche distinguo ma nessun veto) sulla necessità di far ripartire il progetto e per fare questo ritenevano necessario bloccare il sito web.

Quella che segue è una mail inviata alle liste subito dopo il Meeting.


Dal Meeting di Torino: Indymedia chiude
by indyan* Sunday, Nov. 19, 2006 at 8:01 PM
[italy-tech] chiudere per ricominciare

Dalla plenaria del meeting, cosi' come dalle discussioni delle ultime
settimane in lista, e' venuta fuori l'esigenza di modificare radicalmente
indymedia italia, nei metodi, nella strutturazione e negli strumenti.
Dopo una lunga discussione, la plenaria ha deciso di proporre alla lista:

- la chiusura del sito, che prevede la chiusura della pubblicazione e il
congelamento del sito allo stato attuale (mantenendo quindi solo la
possibilita' di consultarlo);

- la chiusura di tutte le liste di italy imc, sia nazionali che locali;

- l'avvio di un nuovo process (richiesta di apertura di imc italy alla
lista internazionale) con l'apertura di una nuova lista nella quale
discutere le proposte di strutturazione del sito e del progetto.

Si è ritenuta necessaria proporre la chiusura del sito attuale e
l'apertura di un nuovo process per segnare la conclusione di questa fase
del progetto Indymedia Italia e una discontinuita' con quella che sara' la
nuova indymedia.

E' una proposta molto sofferta che si rende necessaria perche' da diversi
anni indymedia e' bloccata su una lunga serie di problemi, mai affrontati
e/o risolti, fra cui:

- non funzionamento del metodo del consenso utilizzato nelle liste;

- dissolvimento di indymedia italia come comunita';

- crollo del livello di partecipazione e della consapevolezza dello
strumento;

- conseguente burocratizzazione, sentita a livello di italy list e editorial.

L'assemblea ha consensuato che chiudere questa fase di indymedia italia
sia un atto di responsabilita' che richiede coraggio, ma necessario per
aprire davvero uno spazio di discussione che porti a indymedia 2, nel
mantenimento dei principi base che il progetto indymedia ha e continua ad
avere.

La proposta viene fatta alla lista, con una dead line di 10 giorni per
discuterne.
Questa mail viene mandata a tutte le liste nazionali e locali ma l'intento
è quello di mantenere aperta un'unica discussione su italy-list, luogo
decisionale di Indymedia Italia.

Dopo un dibattito, a volte aspro ma nemmeno troppo, sulla lista di gestione che vide solo qualche opposizione a quella proposta il sito venne “congelato” il 30 novembre 2006. E subito dopo fu aperta la lista “italy process” sulla quale discutere della “rifondazione”.

La maggior parte degli attivisti che fino a quel momento avevano partecipato al progetto si iscrissero alla nuova lista, alcuni preferirono cercare altre strade per continuare a fare informazione indipendente, altri semplicemente sparirono. La discussione sulla lista proseguì per diversi mesi, ma sempre con più attriti, poca partecipazione, meno entusiasmo e intanto, un po’ alla volta, alcuni di quelli che avevano lavorato nelle “categorie locali” decisero di avviare dei progetti pensati come un contributo a una sorta di ricostruzione “dal basso” di (((i))).

Era finita la seconda delle vite di (((i))), quella cominciata nel 2001 a Genova.

Segue con … La “balcanizzazione”

Indymedia in Italia 5

5. Tutti vs italy.indymedia.org

Nel corso delle sue vite (((i))) affrontò molti problemi a causa della sua attività.

Da quelli più semplici (e anche più frequenti) come le quotidiane richieste di modificare, eliminare, nascondere testi e/o immagini pubblicate sul “newswire” a quelli un po’ più complicati riguardanti la pubblicazione di materiali “segreti” o coperti da copyright. Dalle minacce di querela provenienti da studi blasonati a quella esagerata che coinvolse addirittura l’impero.

I casi più semplici venivano risolti più o meno velocemente in chat o con brevi scambi di mail sulle liste, a volte però le cose potevano risultare più problematiche magari a causa del contenuto del materiale del quale veniva richiesta la rimozione e dal richiedente.


To: italy@indymedia.org
Subject: Diffida uso illegittimo materiale RAI (RAIOT)
From: [...]
Date: Tue, 4 May 2004 11:19:02 +0200

RAI Radiotelevisione Italiana S.p.A. ./. Italy.Indymedia.com

Egregi Signori,
ci indirizziamo a Voi in nome e per conto della RAI Radiotelevisione
Italiana S.p.A., emittente radiotelevisiva la cui indiscussa notorietà non
abbisogna, in questa sede, di pleonastiche dimostrazioni.
La Cliente nella costante attività di monitoraggio della concorrenza e del
mercato, che oggigiorno non può certamente trascurare la sempre più
imponente realtà del mondo telematico, è recentemente venuta a conoscenza
della circostanza che, nella pagina web del sito
http://italy.indymedia.org/news/2003/11/429801.php, vi è la possibilità
di scaricare interamente in screaming la prima puntata di RAIOT (la nota
trasmissione condotta da Sabrina Guzzanti, in seguito interrotta per le
discusse vicende), senza che alcuna autorizzazione Vi sia stata data da
parte della nostra Cliente.
Orbene, tale condotta, sia per il contenuto che reca, sia per le modalità
con le quali è perpretata, costituisce una patente violazione dei diritti
di privativa intellettuale della Cliente.
Alla luce di quanto sopra, mentre ci riserviamo ogni più ampio margine di
manovra al fine di ottenere il ristoro dei danni patiti e patiendi dalla
RAI in relazione alla vicenda in esame, Vi invitiamo:
a) ad estromettere immediatamente il riferimeno in parola dal Vostro sito;
b) ad inviarci, entro e non oltre dieci giorni dal ricevimento della
presente, un impegno sottoscritto dal responsabile nel quale, preso atto
dei diritti patrimoniali e morali di esclusiva titolarità della RAI
Radiotelevisione Italiana S.p.A., Vi impegnate a non integrare per il
futuro ulteriori violazioni dei diritti di privativa intellettuale della
Cliente.
Resta inteso che, in mancanza di un Vostro positivo riscontro entro il
termine sopra indicato, riterremo di dover considerare definitivamente
rigettata la proposta di definizione amichevole della questione e,
pertanto, provvederemo, senza alcun ulteriore preavviso, a tutelare gli
interessi della Cliente nelle sedi e nei modi che riterremo più opportuni.
Distinti saluti.
Avv. [...]
Avv. [...]

Chi oggi volesse capire l’impatto di una richiesta del genere dovrebbe sapere o ricordare cos’era “RAIOT” e in che contesto arrivava quella richiesta o almeno leggersi qualche pagine della wikipedia.

Le discussioni, che si dispersero su diverse liste, su come rispondere a questa diffida, durarono più di un mese e furono anche uno degli argomenti trattati in un gruppo di lavoro durante il meeting di Milano.

Ma le minacce potevano arrivare anche da singoli “personaggi” che avevano avuto il loro quarto d’ora di fama e che non volevano pagarne le conseguenze.

Diffida di uno studio legale

Diffida di uno studio legale (2006)

Ma quanto descritto sopra era solo lo sfondo in quanto gli attacchi a (((i))) arrivarono quasi subito e direttamente dagli apparati repressivi statali.

Nel marzo del 2002 vennero ordinate una serie di perqusizioni in varie città (Torino, Bologna, Firenze e Taranto) in quelle che furono definite “sedi” (sic!) di Indymedia. Lo scopo era di sequestrare materiale video girato nel luglio 2001 a Genova.

Qui sotto il comunicato scritto in quell’occasione da (((i))), ripreso da “Umanità Nova” n.10 del 17/03/2002.


Reclaim your media!
Appello di Indymedia per l’informazione indipendente e la libertà d’espressione

Un appello in difesa dell’informazione indipendente e della libertà di espressione

Media Parade! – 16 marzo 2002 – Roma – Piazza Esedra

Pensare, raccontare, spiegare, far circolare saperi, verificare la qualità dell’informazione, farne parte, utilizzarla in prima persona, contribuire direttamente con sogni, parole e intelligenze.

Tutto ciò sta diventando pericoloso.

è stato pericoloso a Genova, dove media indipendenti con mezzi spesso amatoriali, durante le manifestazioni anti G8 hanno fornito una testimonianza diretta e diversa da quella proposta dai media tradizionali.

Ed è ancora pericoloso per chi continua a fare informazione dal basso.

Indymedia è stato uno dei network che ha consentito la circolazione delle notizie prima, durante e dopo il G8. è una rete di soggetti che lavorano nel mondo della comunicazione: videomaker, radio, hackers, giornalisti, fotografi. Un network internazionale di media gestiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità. Indymedia è un sito a pubblicazione aperta: chiunque può caricare direttamente e senza censura, registrazioni audio e video, immagini, articoli, comunicati.

Non ha una redazione: lavora attraverso mailing list e chat di discussione che sono pubbliche e aperte a tutti.

I computer di Indymedia sono stati l’obiettivo delle perquisizioni effettuate il 20 02 02 a Bologna, Taranto, Firenze e Torino. Nelle prime ore del mattino, duecento carabinieri e decine di mezzi blindati sono intervenuti per sequestrare gli archivi di Indymedia Italia. Impresa vana, perché Indymedia è ovunque e da nessuna parte. è accessibile a chiunque abbia un computer o un cellulare: vive nella Rete. Indymedia è indipendente, diffusa ed orizzontale, perché costituita da una intelligenza collettiva.

L’informazione è uno dei terreni più aspri di confronto tra chi gestisce il potere e chi lo subisce. Se un sito di informazione nato e cresciuto solo su base volontaria diventa pericoloso, allora è in pericolo la libertà di espressione. A chi toccherà, la prossima volta?

Riteniamo indispensabile reagire con forza a questo attacco alle libertà fondamentali e ci ribelliamo ad ogni tentativo di ingabbiare le nostre intelligenze.

Indymedia Italia si rivolge alle persone che hanno a cuore la libertà di espressione e l’indipendenza dell’informazione. Chiediamo un’adesione ideale, che supera l’appartenenza politica.

L’informazione deve essere libera.

Indymedia Italia, insieme a Radio Onda Rossa, promuove Reclaim your media, una manifestazione in difesa dell’informazione indipendente: a Roma sabato 16 marzo 2002,Piazza Esedra ore 15.00, scenderemo in piazza con un corteo musicale e rumoroso. Contro ogni attacco alla libertà di espressione individuale e collettiva.

contatti, adesioni, sottoscrizioni: italy@indymedia.org


Quella che segue è la cronaca della manifestazione annunciata nel comunicato. Il testo è quello pubblicato su “Umanità Nova” n. 11 del 24/03/2002


Become your media!
Roma 16 marzo: il corteo dei media indipendenti

Ieri, il 16 marzo 2002, c’è stato un bellissimo corteo per le strade di Roma per gridare ad alta voce il diritto di tutti ad una comunicazione libera, decentrata ed indipendente. Became your media, si leggeva sui manifesti.

“Tu sei il media, la tua testa la redazione, il tuo pc la tua sede”. Quasi a sottolineare una felice schizofrenia comunicativa che invade come un virus mutageno i nostri corpi e le loro estensioni artificiali.

Alle 15 eravamo ancora in pochissimi a P.za Esedra. Tutti baciati da uno splendido e accecante sole marzolino, mentre qualcuno vendeva fischietti, qualcuno indossava nasi rossi e Makaia faceva interviste usando uno strano microfono sul quale troneggiava Bart Simpson.

Quella mattina un treno di 300 milanesi fiorentini e bolognesi era partito alle sei da Milano.

Tutti aspettavamo curiosi i due lunghi autocarri che erano stati allestiti al Forte Prenestino dai promotori della manifestazione, Radio Onda Rossa e Indymedia. L’entrata in piazza è stata spettacolare, sul camion della radio, colore predominante il rosso, un grande microfono che captava tutte le voci della città per poi rimandarle in collegamento alla radio. Sul camion di Indymedia un enorme telecamera, manovrata dal nostro supereroe preferito, SuperVideo, unico tocco di arancione in mezzo ad uno stilosissimo nero indyano. Tutti infatti sul carro avevano le magliette nere con il logo di indymedia e le vendevano insieme ad autoadesivi e spillette tramite un ingegnoso distributore. Sul camion c’era una nutrita rappresentanza umana che, ridendo oscillano e barcollando ad ogni frenata, aumentava man mano che si avanzavamo nel percorso. Inoltre erano stati allestiti nove monitor, come un muro, ed appena si è fatto buio sono entrati in funzione collegati ad una magica consolle video mobile dove un candido e tanti bolognesi si affaccendavano a mixare immagini, parole e colori.

Il corteo si è mosso compatto da p.za Esedra verso le cinque di pomeriggio.

C’era l’orchestra in testa, c’era il carro, della Torre, di altremappe, del bluecheese, il corteo era corto ma estremamente denso e compatto che quasi non ti muovevi. Mai sentita prima una concentrazione simile di belle energie. Infoxoa regalava le sue pubblicazioni, volavano adesivi e volantini. Non si contavano le telecamere e le macchinette fotografiche, e sebbene sia cosa comune vedere sciami di telecamere ai cortei, questa volta era diverso, perché era il loro corteo, e sembravano davvero in festa.

C’erano ragazze vestite da Tv elettrodomestica: “Sii la tua televisione”, c’erano ragazze vestite di soli nastri magnetici, impressionabili e sensibili come la pellicola, c’era un manipolo di valorosi superoi con i mantelli neri e le maschere da folletti mediatici che correvano rapidi tra la folla e i cartelloni pubblicitari detournando ogni angolo con colla e manifestini indyani.

All’altezza di santa Maria Maggiore, er toretta impazzava dal camion di indymedia con luzy l e corry x ai controlli. Fatine pink danzavano felici sotto alle casse. Gli ululati di energia mediatica libera si sprigionavano su tutta la città.

A p.zza Vittorio mentre facevo un po’ di riprese mi sono imbattuta in due splendide fatine mediatiche, avevano le ali di farfalla fatte di plasitica nera bruciata, impressionabili anche loro come pellicola, correvano leggere come uno sciame con le loro grandi colorate e misteriose telecamere in mano. Se ti sceglievano tra la folla cominciavano e volarti attorno come mille farfalline, poi fuggivano ancora. La gente era felice di farsi circondare dai media indipendenti.
Perché la tecnologia è un po’ magia, e queste creature leggere sono le figlie di mondi possibili, portano messaggi di vita e non di morte, non ti rubano l’anima ma ci giocano insieme. Io le ho riprese un poco con la mia telecamera e loro si sono accorte, così ci siamo odorate a vicenda per conoscerci.

Siamo arrivati al concentramento finale quando oramai era buio, questa bellissima energia rapida e leggera che ci ha accompagnato per tutto il corteo si sprigionava alta con fumi luci e colori attorno al Colosseo. I camion si sono parcheggiati e tutti si sono messi a danzare. Il camion della radio mandava collegamenti da ROR, si parlava del corteo del giorno prima a Barcellona, e intanto un enorme televisione mongolfiera si alzava sopra Roma per far vedere a tutti che la comunicazione è libera, vola alta.

Siamo attanagliati tutti nella morsa di una realtà di guerra, una ferita che appartiene al mondo intero e che ci indebolisce ogni giorno di più.
Ma questi maghetti dai capelli viola, e queste fate impressionabili credono in altri mille mondi possibili e li stanno costruendo a partire dalla comunicazione, dal parlarsi, dal guardarsi e raccontarsi tutti insieme.

Voglio ringraziare tutti per aver creato questo bellissimo evento, e bacio quelle fate e quei maghi che tra poco partiranno per portare i loro corpi mediatici e organici sul ciglio della ferita che gli dei della guerra hanno aperto in Palestina.

Una compagna


I tentativi di ostacolare, intimidire o di mettere a tacere (((i))) continuarono fino all’ultimo e anche dopo: dalle interrogazioni presentate dai parlamentari (come nel novembre del 2003), alla paventata denuncia (2005) per la pubblicazione della foto di un Papa in divisa da giovane nazista, alle continue minacce degli studi legali per qualcosa pubblicato sul “newswire”. Tentativi ripetuti, ma con poco successo.

L’episodio più eclatante, anche per il notevole rumore che suscitò a livello internazionale, è sicuramente il sequestro di due Hard Disk nell’ottobre del 2004.


Date: Thu, 7 Oct 2004 20:12:45 +0200
From: [...]
To: italy-list@lists.indymedia.org, italy-tech@lists.indymedia.org
Subject: [imc-italy] sequestro


-----BEGIN PGP SIGNED MESSAGE-----
Hash: SHA1

l'fbi ha richiesto a rackspace, il nostro provider a londra, il sequestro di
ahimsa e ahimsa2

su ahimsa2, per chi non lo sapesse, risiede, tra gli altri, imc italy

rackspace ha dovuto consegnare gli hard disk delle due macchine ai federali
le due ahimsa sono nelle mani dell'fbi

rackspace sta installando un'altra macchina al piu' presto
come backup siamo messi maluccio

per ora e' tutto
non sappiamo ancora le motivazioni


Il testo sotto è tratto da un articolo pubblicato su “Umanità Nova”, n.32 del 17/10/2004.


Che il FBI fosse deputato ai lavori più sporchi, lo abbiamo imparato
attraverso il cinema, ma che agisse anche in nome e per conto di governi
diversi da quello statunitense, lo abbiamo scoperto solo il 7 ottobre
scorso quando i “federali” hanno proceduto al sequestro degli hard disk
(HD), le memorie dove sono registrate le informazioni di una ventina di
siti di Indymedia: Ambazonia, Uruguay, Andorra, Polonia, Western
Massachusetts, Nizza, Nantes, Lilla, Marsiglia, Euskal Herria (Paesi
Baschi), Liegi, East e West Vlaanderen, Antwerpen, Belgrado, Portogallo,
Praga, Galizia, Italia, Brasile, UK e parte della Germania, oltre al sito
della Indymedia radio.


Dopo un giorno però (((i))) era di nuovo on-line, più famosa e seguita di prima.

In un primo momento vennero fatte diverse ipotesi sul mandante del sequestro, ma già dopo qualche giorno girava la voce che a dare il via all’operazione fosse stato un magistrato di Bologna che indagava sulla cosiddetta “Federazione Anarchica Informale”. Cosa che fu confermata indirettamente in seguito al respingimento delle autorità statunitensi della richiesta di informazioni avanzata dalla EFF (“Electronic Frountier Foundation”).

Mandato per il sequestro dei server di Indymedia (2004)

Mandato per il sequestro dei server di Indymedia (2004)

Per l’episodio si scomodò addirittura la “Federazione Internazionale dei Giornalisti”, il cui Segretario Generale diffuse un comunicato nel quale, oltre a protestare per quanto accaduto, assegnava al network di (((I))) l’etichetta di “giornalismo indipendente”.


“We have witnessed an intolerable and intrusive international police
operation against a network specialising in independent journalism.
The way this has been done smacks more of intimidation of legitimate
journalistic inquiry than crime-busting”


Il sequestro avvenne, quando si dice la coincidenza, alla vigilia del meeting di Genova che si può considerare l’ultimo momento vissuto collettivamente da buona parte della comunità nata nel 2001.

Continua con… Signore e signori, si chiude