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Ennio Carbone ci ha lasciato, tanto

Ennio ha fatto parte di quella “sporca dozzina” che nei primi anni ’80 fondò l’Organizzazione Anarco-Comunista Napoletana (OACN). Era al primo anno di Medicina ma, nonostante la pesantezza dello studio, ha partecipato in prima persona a tutte le iniziative e non so proprio come riuscisse a trovare il tempo anche per la socialità, che in quegli anni era a base di cene improvvisate in case ospitali, concerti underground, vagabondaggi notturni e spericolati zig-zag con la sua Renault 4.

Il suo è stato un anarchismo mai dogmatico, sempre allegro, possibilista e lungimirante. Fu lui a organizzare le riunioni nelle quali un informatico, suo compagno di liceo, venne a spiegarci cos’erano i Personal Computer e come e perché avrebbero cambiato tutto.

Vacanze estive, capodanni in giro per l’Italia e iniziative politiche ci hanno tenuto in contatto lungo più di 40 anni, anche quando il suo lavoro e il mio hanno messo tra le nostre vite troppi chilometri di distanza e poco tempo per frequentarci come in passato. Molti i ricordi e troppo il dolore per raccontare le innumerevoli “storie” personali e politiche vissute insieme, l’ultima delle quali quando accompagnammo i figli a Lucca Comics, con lui travestito da Corto Maltese.

Lo scorso novembre è comparso su mastodon.bida.im e il suo ultimo messaggio è stato: “Fratello confermo anche qui pluvia non finir y tengo da mangiar hasta Catanzaro: mierda. besos”.

Baci, fratello.

Peppe ‘o psicologo

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Ragionamenti oziosi sul pubblico passeggio nel marzo del 2020

Sappiamo tutti cos’è il foglio con l’autocertificazione (FCLC), no?

E’ quello che devi portarti dietro quando sei in strada, anche se ti trovi nel tuo comune di residenza e sei semplicemente uscito a prendere una boccata d’aria, approfittando del fatto che finalmente è (quasi) libera dagli scarichi dei motori.

Mettiamo il caso che tu non sia fornito del FCLC suddetto, magari perché una legge sul fatto di avere obbligatoriamente una stampante a casa non c’è (ancora), perché lo hai dimenticato in bagno o perché sei a solo cento metri da casa.
Mettiamo il caso che appare qualcuno, potrebbe essere un vigile, un agente di ps, due carabinieri, un agente di polizia penitenziaria, della guardia di finanza, della polizia postale, della polizia ferroviaria, della polizia provinciale o della polizia idraulica (AKA polizia delle acque) che ti ferma.

Mannaggia!

Se non hai il FCLC, a quel che ho capito (ma premetto che sono un po’ rinco), chi ti ferma ti dovrebbe fornire il FCLC e la penna per compilarlo. Poi lo firmi tu, lo firma lui o lei e poi?

Ipotesi 1. Il foglio resta a chi ti ha fermato
Ipotesi 2. Il foglio resta a te
Ipotesi 3. Viene fatta una fotocopia del foglio e se ne prende una per uno

Scartiamo subito l’ipotesi 3 in quanto le copisterie dovrebbero essere chiuse e comunque non è detto che il Tabaccaio con la multifunzione sia aperto e/o dietro l’angolo e poi la discussione su chi dovrebbe pagare la fotocopia sarebbe imbarazzante.

Se il foglio resta a chi ti ha fermato (Ipotesi 1) c’è il rischio che dopo 42 secondi ti fermi qualcun altro e si inneschi un pericoloso giorno della marmotta (quanti siete? dove andate?…)

Per evitare questo bisogna che il FCLC resti a te (Ipotesi 2) in modo da poterlo esibire cento metri dopo quando ti fermano di nuovo.

La, triste, alternativa è che vadano compilati non uno ma due FCLC, così, nel malaugurato caso ti fermi di nuovo qualcun* avrai in mano il tuo FCLC e potrai proseguire tranquillo la tua passeggiata.

Non chiedete cosa succede se, dopo la seconda volta, ti fermano di nuovo perché ho già mal di testa.

 

 

 

Polvere di (5) stelle

La domanda è come faccia il M5S a resistere, ancora, allo stato apparentemente caotico del comportamento dei suoi parlamentari. Tra dimissioni, espulsioni e migrazioni sembra di assistere a un fuggi-fuggi da naufragio anche se meno affollato di quanto lo presentino i media ufficiali.
Forse l’unica risposta è che questa resistenza è strettamente connessa al patchwork ideologico che lo ha caratterizzato fin dalla nascita, un miscuglio di idee vecchie e nuove tenute insieme all’inizio da una figura carismatica alquanto anomala e successivamente, quando si è trattato di andare sul concreto, da una maggioranza di dilettanti allo sbaraglio facilmente controllabili da piccoli gruppi di interesse (interni ed esterni) più o meno nascosti.
Gli eletti del M5S siedono in parlamento dal 2013 e nelle elezioni del 2018 sono diventati il primo partito e parte maggioritaria di una coalizione governativa con la Lega. Anche se nelle elezioni amministrative e in quelle europee tenutesi successivamente il M5S ha ottenuto risultati quasi sempre inferiori, spesso di molti punti, rispetto a quelli nazionali.
Al momento della sua comparsa sulla scena della politica il M5S rappresentava sicuramente una incognita non facilmente risolvibile all’interno delle storiche categorie politiche italiane e poteva essere considerato, da un certo punto di vista, come un ulteriore elemento di instabilità in un sistema da tempo in precario equilibrio tra due schieramenti politici, ormai quasi completamente simili tra di loro. Il vantaggio del M5S rispetto ai “vecchi” partiti è stato quello di fornire, in modo platealmente evidente, uno sbocco istituzionale ai sempre più diffusi sentimenti anti-politici ed anti-partitici degli elettori. Bisogna dare atto al M5S che è riuscito a spacciare come moderna la tattica di una “rivoluzione dall’interno” che risale alla notte dei tempi della politica e addirittura forse ci sono persone ancora convinte che il M5S sia all’avanguardia delle tecnologie informatiche nonostante una semplice ricerca su Internet porterebbe alla luce tutti gli “infortuni digitali” (alcuni anche tragicomici) nei quali è incorso il movimento nei suoi oltre dieci anni di vita.
Nonostante le pretese di novità e di diversità, in questi anni il M5S ha brillato soprattutto per aver adottato nella gestione delle cose interne dei metodi che somigliano molto più a quella di un classico partito leninista piuttosto che a quello di un “movimento” nato dal basso. Dal sistema leaderistico su base elettronica alla pagliacciata del “mandato zero”, è stato un susseguirsi di svolte, aggiustamenti in corso d’opera, inversioni a U spericolati conditi da una serie di atti concreti che sono andati troppo spesso in direzione esattamente contraria a quelle che erano le basi fondanti, come dimostrato dalla penosa sceneggiata sul TAV.
Una delle ragioni della resistenza la si trova nella natura da “supermarket” del M5S, una ampia scelta ideologica all’interno della quale (quasi) chiunque può trovare qualcosa di suo interesse e nella sua base elettorale costituita principalmente da elettori delusi dagli altri partiti e in piccola parte anche da aree contigue ai movimenti sociali.
Ma, da quando ha vinto le elezioni, il M5S sembra che le stia sbagliando tutte.
Non avendo i numeri per governare da solo ha riprodotto il più classico dei “modus operandi” della politica, ovvero si è alleato con un partito numericamente molto più piccolo e reduce da sconquassi interni con pesanti ricadute giudiziarie. Facendo questo però ha alzato la posta in gioco. La scommessa di riuscire a mantenere tutte le promesse elettorali e la leggenda di un “movimento nato dal basso” si è rumorosamente infranta contro la dura realtà delle cose. Lo sdegnoso rifiuto di comparire sui mass-media ufficiali dei primi tempi si è trasformato in una alluvione di presenzialismo sia dei leader del M5S sia dei rappresentanti meno noti che hanno mostrato tutte le contraddizioni esistenti all’interno del “supermarket”. L’area mediatica dove il M5S ha tenuto è stata quella legata ai “social”, sostenuta da una consistente base di consenso di attivisti da tastiera, ma viziata in modo evidente da una visione della realtà del tutto fittizia, dove la diffusione di veri e propri tormentoni e di “bufale informatiche” ha sostituito quasi del tutto un qualsiasi tipo di ragionamento critico.
Il passaggio da un governo con la Lega a uno con il PD è stato sicuramente un punto di svolta non tanto per la politica italiana ma per l’intero M5S che difficilmente riuscirà a proporsi di nuovo come un movimento “anti-sistema”. Anche se le prossime scadenze elettorali sono a carattere locale, una ulteriore perdita di consensi per il M5S potrebbe rivelarsi un nuovo ostacolo e viene da sorridere pensando quanto l’esistenza di una forza politica nata con l’intento di ribaltare il vecchio sistema adesso dipenda dal numero di voti che riuscirà a prendere alle prossime elezioni.
Del resto un movimento politico fondato da un comico che sparisce nel ridicolo è un finale quasi affascinante.