Didattica a distanza. Studenti come cavie

Il termine “proctoring” è probabilmente sconosciuto alla maggioranza delle persone ma basta davvero poco per capire di cosa si tratti. In lingua inglese viene chiamato “exam proctor” l’addetto al controllo nelle aule dove si tengono degli esami scritti, un personaggio ben noto a chiunque abbia partecipato a una prova di qualsiasi genere, per ragioni di studio o di lavoro.
Nel nostro caso il termine in questione è entrato a far parte del lungo elenco dei termini legati alle tecnologie informatiche a partire da quando, per cause ben note, la “didattica a distanza” (DaD) è diventata la principale (in alcuni casi l’unica) forma di interazione tra studenti e docenti, non solo per le lezioni ma anche per le interrogazioni che prima avvenivano con l’alunno presente in classe. In passato “imbrogliare” in situazioni del genere era alquanto complicato e chi ha frequentato, anche solo per poco tempo, una scuola non ha certo bisogno di ulteriori spiegazioni a riguardo.
La “DaD” ha sicuramente complicato, tra le tante cose, anche le classiche interrogazioni mettendo gli interrogandi in una posizione sicuramente più favorevole rispetto all’interrogante che in quel caso ha ridotte possibilità di controllo su quello che sta accadendo dall’altra parte dello schermo, soprattutto sulla parte che non rientra nel campo inquadrato dalla telecamera. Negli ultimi mesi sono stati registrati dalle cronache una serie di episodi limite riguardanti queste situazioni, tra i più sconcertanti quello degli studenti costretti a bendarsi per fare una interrogazione a distanza [1].
Questo genere di problemi non è nuovo e già da tempo gli addetti ai lavori hanno provato a porre rimedio a questo handicap dei docenti tramite una serie di strumenti tecnici, il “proctoring”, che nelle loro intenzioni dovrebbe ridurre al minimo o addirittura eliminare del tutto i possibili “trucchi” utilizzati dai discenti.
Si tratta in pratica di far gestire gli esami a distanza da software specializzati, che spesso però sono disponibili esclusivamente all’interno di una piattaforma gestita dalle aziende che li producono o li vendono. Programmi di questo genere erano in commercio già da tempo ma negli ultimi due anni hanno chiaramente avuto uno sviluppo inatteso e generato di conseguenza enormi profitti. Tra i principali produttori di questo tipo di applicativi c’è (guarda caso) la famigerata “Microsoft” che pubblicizza il suo “examus” [2] vantando anche il premio 2021 per la “migliore soluzione” nel settore del controllo degli esami a distanza. Sempre secondo la pubblicità il sistema sarebbe in grado di: controllare l’assenza della persone (sic!), riconoscerle e identificarle tramite la ricognizione facciale, riconoscere le emozioni, controllare il movimento degli occhi [3] e la voce. In aggiunta dovrebbe essere in grado di individuare se la persona oggetto del controllo stia usando un monitor secondario o se stia condividendo le immagini che compaiono sul quello che usa. Quasi sempre questi software sono anche in grado di individuare se sul computer dell’esaminando sono aperti altri programmi oltre a quello che serve per sostenere l’esame. Inutile sottolineare che l’uso di controlli del genere viene proposto anche al di fuori di una interrogazione a distanza in quanto possono essere utilizzati anche per verificare che gli studenti stiano attenti durante una lezione. La maggior parte degli altri produttori di “proctoring” pubblicizzano tutti – più o meno – le stesse caratteristiche.
Negli USA, dove questo genere di tecnologia del controllo è già in uso da molti anni [4], ci sono state proteste, non tanto contro l’idea di usare la tecnologia per scoprire uno studente che imbroglia, ma contro l’enorme quantità di dati personali che vengono registrate a archiviate dalle aziende che vendono questi sistemi. Per esempio nel dicembre del 2020 l’EPIC (“Elecronic Privacy Information Center”) ha presentato una denuncia contro 5 programmi tra quelli maggiormente usati [5].
In Italia, dove di solito certi problemi arrivano sempre con un certo ritardo, è notizia recente che una delle Università private più (come si dice) “prestigiose” si è vista sanzionare dal Garante della Privacy (Provvedimento n. 317 del 21/09/2021) una multa non proprio leggera di 200 mila euro perché utilizzava un software [6] che violava le norme del GDPR [7] sulla riservatezza dei dati. Non ci sono dati ufficiali ma si potrebbe tranquillamente scommettere che anche altri Atenei italiani già usano o stanno per iniziare a utilizzare questo genere di sistemi.
Il fenomeno riguarda anche il resto dei paesi europei dove i problemi collegati all’uso di questi programmi sono stati affrontati in modo contraddittorio: lo scorso mese di maggio l’autorità di controllo portoghese ha vietato a una istituzione educativa l’uso di questo genere di applicazioni [8], mentre in Danimarca un provvedimento analogo ne ha consentito l’utilizzo all’Università di Copenhagen [9]. A ulteriore dimostrazione di quanto le norme riguardanti gli strumenti informatici molto spesso non siano in grado di gestirne la complessità in modo appropriato.
Ma, nel caso del “proctoring”, in gioco c’è più che uno strumento per scoprire a distanza gli studenti impreparati o imbroglioni. Sistemi del genere possono essere molto facilmente utilizzati anche per il controllo da remoto dei lavoratori e questo in una situazione nella quale il cosiddetto “smart working” sta diventando una modalità lavorativa che molto probabilmente sopravviverà anche all’emergenza. Un sistema di sorveglianza affidato ad algoritmi che si pretende siano infallibili, non a caso tutti i software di questo tipo fanno riferimento all’uso della mitica “Intelligenza Artificiale” come garanzia di funzionamento, quando in realtà molte delle tecnologie usate – a partire dal riconoscimento facciale – sono ancora molto criticate per il loro malfunzionamento.
Sicuramente l’applicazione su larga scala di questi sistemi nell’ambito dell’istruzione è un ottimo banco di prova utilissimo sia per poi estenderli ad altri settori della società che per abituare, a partire dalle scuole, le persone ad essere controllate tramite un computer.
Gli studenti sono in questo momento delle vere e proprie cavie.

Pepsy

 

Riferimenti

[1] Vedi, per esempio, https://www.ilriformista.it/studentessa-bendata-durante-interrogazione-la-prof-non-si-fida-cosi-vediamo-se-sei-preparata-210168/
[2] https://examus.com/
[3] Molte teorie ritengono che il movimento degli occhi sia in grado di fornire dettagliate informazioni a proposito dei processi mentali di una persona, per cui tracciando questo movimento (spesso involontario) sarebbe possibile scoprire anche qualcosa che la persona vorrebbe nascondere.
[4] Secondo l’elenco pubblicato su https://www.baneproctoring.com/ sarebbero una cinquantina le Università statunitensi che usano sistemi di “proctoring”.
[5] Vedi https://epic.org/privacy/dccppa/online-test-proctoring/index.html
[6] Notiamo che il programma in uso alla Bocconi è tra quelli denunciati da EPIC, vedi sopra.
[7] Il GDPR (“General Data Protection Regulation”) è un regolamento dell’Unione europea in materia di trattamento dei dati personali, in vigore dal 2018.
[8] Vedi https://www.cnpd.pt/umbraco/surface/cnpdDecision/download/121887
[9] Vedi https://www.datatilsynet.dk/tilsyn-og-afgoerelser/afgoerelser/2021/jan/universitets-brug-af-tilsynsprogram-ved-online-eksamen#_ftn2