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La scienza delle soluzioni immaginarie

Chi controlla i controllori

Plot per un racconto di fantascienza ancora da scrivere.

In una società immaginaria, abbastanza simile a quella nella quale viviamo, è in atto una pandemia e i governi hanno decretato che per circolare liberamente è necessario dotarsi di un lasciapassare che viene rilasciato solo a coloro che sono stati vaccinati o che, da un controllo fatto nelle ultime 48 ore, risultino negativi al virus che impesta il mondo.

Gli addetti e le addette al controllo devono, in ottemperanza alle norme, a loro volta essere quotidianamente controllati da “controllori di secondo livello” che a loro volta devono essere quotidianamente controllati da “controllori di terzo livello”… e così via… in una catena senza fine.

Riuscirà il/la protagonista a scoprire chi/cosa si nasconde dietro i “controllori di ultimo livello”?

 

 

Note a proposito del “Comunicato 24/03/2021. Bida 3 anni dopo”

Quelle che seguono sono alcune riflessioni fatte dopo aver letto il Comunicato scritto dal collettivo che gestisce l’istanza mastodon.bida.im

Ho partecipato al videoincontro del 9 aprile 2021 e sono anche intervenuto ma, per non rubare troppo spazio agli altri interventi, non ho detto tutto quello che avrei voluto dire. Rimedio, almeno in parte, con quello che segue. Si tratta di appunti, appena corretti per pubblicarli qui sopra e quindi ci sono ripetizioni, periodi oscuri e tutto il resto.

Prima di tutto ribadisco la mia stima al gruppo che gestisce l’istanza, alcune e alcuni dei quali conosco di persona e li rigrazio per il lavoro che fanno. Quindi le mie critiche, anche quelle che potrebbero sembrare cattive, devono essere intese come un contributo ben più che amichevole.

Quelli che seguono sono poco più che appunti presi leggendo il Comunicato già citato e vanno letti seguendo proprio l’ordine di quel testo che non riporto per non appesantire la lettura.

Il testo del Comunicato si trova qui.

Gli obiettivi che si era dato il collettivo bida aprendo l’istanza mastodon nel 2018 erano abbastanza chiari, pienamente condivisibili ma alcuni di essi erano alquanto difficili da realizzare. Non conosco le aspettative che si avessero all’inizio ma attaccare FB era, ed è ancora, davvero un bersaglio fuori portata e quindi destinato già in partenza a non essere raggiunto e probabilmente nemmeno sfiorato. Questo non significa che sarebbe stato meglio ripiegare su un obiettivo più a portata di mano ma piuttosto che, volendo fare un bilancio del progetto, si deve tener conto dell’impossibilità di raggiungere uno dei principali obiettivi iniziali.

Usare esclusivamente uno strumento digitale per spingere i compagni e le compagne a uscire da FB sarà sempre un tentativo destinato al fallimento e alla conseguente frustrazione. Per avere qualche speranza di vedere quel momento ci vorrebbero, oltre che delle alternative digitali, anche e soprattutto degli ampi movimenti reali in piazza, che in questi ultimi anni, per non dire poi in questi ultimi tredici mesi, non si vedono nemmeno all’orizzonte. Purtroppo.

Trovo molto importante e centrale il passaggio del Comunicato nel quale viene ricordato che alcune delle dinamiche che vengono considerate nocive sui “social” (e quindi sull’istanza) esistono anche nei gruppi di esseri umani che si relazionano nella vita reale. Mi discosto dalla vostra posizione solo perché ritengo che non siano “alcune” delle dinamiche a essere presenti anche nella vita reale ma “quasi tutte”. Non è una differenza da poco ma è comunque un buon punto di partenza. Quello che forse è mancato in questi 3 anni è stato un maggiore impegno a diffondere considerazioni di questo tipo per evitare le perdite di tempo in discussioni che non partissero da questo tipo di condivisioni di base.

Non credo che il fatto che l’istanza non sia diventata una risorsa “locale” sia una “contraddizione”, piuttosto la vedo come una piccola ingenuità: aprire un servizio in Rete con l’idea di farne qualcosa di “locale” e aprilo per primi significa necessariamente fare i conti con una sorta di “diritto alla primogenitura”. Se invece che bida fosse sata aperta per prima nebbia o cisti sarebbe stata una di esse a doversi sobbarcare questo peso. Continuo a pensare, mi sembra di ricordare che se ne discusse all’Hackmeeting di Firenze, che nulla vieta di “chiudere” l’istanza arrivati a un certo numero di utenti, forzando in questo modo i nuovi arrivati a scegliere un’altra istanza e risolvendo anche, almeno parzialmente, anche alcuni dei problemi legati agli account spam.

Riguardo al punto del Comunicato nel quale viene elencato cosa è andato bene e cosa male, trovo che manchi alla fine una sorta di “bilancio” finale, qualcosa che faccia capire da che parte vede pendere la bilancia il collettivo che gestisce l’istanza. Trovo che questo sia importante anche per far capire in modo immediato agli utenti se le idee che hanno loro su come vanno le cose sono condivise o meno da chi gestisce l’istanza.

Da parte mia, ma devo averlo già scritto e detto altre volte, propendo per un bilancio positivo. Sopra ho chiarito cosa penso degli obiettivi irraggiungibili, qui ricordo che in tre anni sono nate (almeno) altre due istanze, che è stato auto-organizzato un “campo”, che sono nati gruppi di discussione su matrix, solo per citare le cose concrete delle quali ho diretta conoscenza. E per una storia di 3 anni, dei quali più di uno alquanto anomalo, non mi sembra davvero poco.

Non dimentico certo gli aspetti negativi, ma preferisco volontariamente non dargli troppo spazio per due motivi: perché a mio parere non sono stati così numerosi e perché ritengo più importante mettere in rilievo quanto di positivo è stato fatto in modo da sostenere maggiormente quel genere di comportamenti e relazioni.

Del resto, come già scritto sopra, certe dinamiche di comunicazione che sono presenti anche nell’istanza lo saranno probabilmente sempre e quindi anche un “social” che è Open Source, federato e alternativo non ne potrebbe mai essere automaticamente immune.

Proprio per queste ultime cose scritte io sconsiglierei anche di spendere troppe energie per cercare di risolvere alcuni di quelli che vengono spesso individuati come i “Problemi” (con la P maiuscola) perché sono problemi che esistono da quando esiste la Comunicazione Mediata da Computer e, se non sono stati risolti in più di 30 anni, ho fortissimi dubbi che vengano mai risolti. Sono invece sicurissimo che molto spesso i tentativi che vengono fatti per cercare di risolvere determinati problemi rischiano di diventare poi essi stessi un problema.

Per essere chiari mi riferisco in particolar modo, ma non esclusivamente, a cose come troll, policy e moderazione, gioia e delizia di tutti gli admin fin dalle origini. Non esistono e non possono esistere sistemi definitivi per eliminare i troll, non esistono policy perfette (ma nemmeno quasi perfette…) e la cosa migliore di solito è quella di indicare alcune “linee guida” che sono quelle che dovrebbero seguire i moderatori, le utenti e gli utenti. Sempre ricordando che ci sarebbe comunque – inevitabile e non eliminabile – l’approccio individuale che per fortuna ci differenzia dalla binarietà delle macchine.

Sempre proseguendo su questo tema concordo, come ho scritto sopra e come ricordato nel Comunicato, che certe “tensioni” non siano risolvibili ma piuttosto che svilupparle in senso costruttivo come è stato scritto io suggerirei di fare un lavoro di analisi alcune delle dinamiche di comunicazione ripetute e provare a valutare i loro effetti sulla comunicazione complessiva che si sviluppa sull’istanza. Forse, sottolineo forse, sarebbe possibile provare a “incentivare” alcune di quelle modalità comunicative che si ritiene abbiano degli effetti positivi a scapito di quelle che si ritiene abbiano effetti negativi.

Riguardo il dibattito sugli incontri virtuali io sono tra quelli che non li preferisce ma sono anche abbastanza con i piedi a terra da ritenere che – soprattutto in questo momento – un video incontro è sicuramente assai meglio che restare in attesa della prossima data nella quale potremmo abbracciarci davvero.

Riguardo al ruolo del collettivo mi trovo abbastanza d’accordo con quanto scritto nel Comunicato e quindi non ho molto da aggiungere, salvo il fatto che sono fermamente convinto che i problemi interni di un collettivo dovrebbero essere discussi al suo interno, salvo che le persone che lo compongono non decidano tutte altrimenti. Aggiungo e non lo vedo in contraddizione che la trasparenza nella comunicazione verso gli utenti è comunque tra gli obiettivi importanti da perseguire, tra quelli che distinguono un collettivo di compagne e compagni dallo staff di una azienda.

Mi fermo qui, per il momento.

Comunicazione decente e indecente 3

Nella puntata precedente…

Intanto che scrivevo le due puntate precedenti (da leggere prima di questa, non dite poi che non vi hanno avvertito) una persona mi ha fatto giustamente notare che quanto avevo scritto non si poteva riferire solo all’istanza mastodon.bida.im (come potrebbe sembrare) ma anche alle altre. Cosa sicuramente vera, avevo promesso di scriverlo e mantengo (anche se in ritardo) la promessa.

E quindi aggiungo a quanto scritto in precedenza che, sebbene la maggior parte degli spunti mi sono arrivati da quello che succede sull’istanza mastodon.bida.im molte, probabilmente quasi tutte, le dinamiche che ho provato a descrivere e criticare compaiono spesso non solo nelle altre istanze di mastodon ma anche in altri “luoghi virtuali” (diversi dal Fediverso) dove le persone discutono o provano a farlo.

Intanto, continuando a riflettere su quanto avevo già scritto mi sono accorto che alle tendenze che avevo elencato ne mancava una e quindi rimedio subito.

 

La tendenza: “Facite ammuina”

Per l’origine del nome vedi la solita wikipedia. Questa è la posizione delle persone che hanno una cosciente o incosciente attitudine volta ad aumentare il grado di confusione della e nella comunicazione. Potrebbero sembrare solo comportamenti da troll ma non sempre lo sono. Si distinguono da altre persone che sembra abbiano le stesse modalità comunicative in quanto i loro “bersagli” sono collocati a 360 gradi e non concentrati in angoli più piccoli o addirittura indirizzati verso singole persone.

Questa posizione ha, secondo me, solo un punto criticabile: è facile banalizzare tutto, basta saper usare un minimo di ironia e avere un discreto senso dell’umorismo. Ma banalizzando tutto il contributo che viene dato alla collettività è monodimensionale, magari divertente ma ha la stessa scarsa utilità collettiva di chi pubblica esclusivamente monologhi intimistici.

 

Un anno dopo…

Avevo lasciato questa puntata in sospeso a fine 2020 ma l’altro giorno (21/01/21) un thread su mastodon.bida.im mi ha spinto a riprendere la bozza e concludere, almeno per il momento, la spassionata disamina delle tendenze comunicative con una seminuova.

 

La tendenza: “Sasso nella piccionaia”

Questa è la posizione delle persone che assumono spesso una modalità comunicativa di questo genere:

  1. si accusano tutte le persone di qualcosa di particolarmente sgradevole;
  2. sicuramente almeno una persona reagirà comportandosi in modo sgradevole;
  3. a questo punto chi ha lanciato l’accusa può dimostrare che era fondata [12].

Questa posizione, tra quelle elencate in precedenza, probabilmente è un po’ più complessa in quanto sfrutta una ben nota caratteristica delle discussioni, quella per cui – dopo un lasso di tempo più o meno lungo dal loro inizio – alla fine nessuno si ricorda più chi l’ha cominciata e come. E sfrutta anche il fatto che se si lancia un sasso dentro una piccionaia, ci sono moltissime probabilità di colpire un piccione [13].

La posizione è anche abbastanza “furba” in quanto lanciare accuse indiscriminate, per esempio rivolte a tutte le persone che sono iscritte a una istanza, per esempio mastodon.bida.im, permette di evitare l’accusa di offendere direttamente e personalmente tizia, caia o semproniu e quindi di far rientrare il proprio tra i comportamenti comunicativi che violano la policy. In pratica sfrutta una “debolezza”, una delle tante, che qualsiasi policy ha.

Questa tendenza è criticabile proprio perché non è facilmente attaccabile se non tramite la “meta comunicazione” che però nella comunicazione mediata da computer non funziona molto bene. Anche in questo caso, come nei precedenti, questo genere di tendenza ha un effetto negativo sulla comunicazione interpersonale in quanto invece che muovere critiche indicando direttamente le cose scritte da Tizia, Caio o Semproniu, accomuna tutte le persone in un unico calderone offendendole in blocco.

A questa tendenza si potrebbe anche muovere la critica di obsolescenza, perché questo genere di meccanismi comunicativi non sono nuovi ma riprendono vecchie tecniche delle flame wars dei tempi passati. I vecchi professionisti del litigio su Usenet spesso mettevano un sorriso :-) alla fine dei loro post più pesanti allo scopo di avere (nel caso servisse) la giustificazione pronta. Anche nel nostro caso, a volte, compaiono segnali del genere che fanno un po’ a cazzotti con la pesantezza delle critiche lanciate.

A proposito di questa tendenza avevo scritto anche qualcosa di molto più specifico, ricopiando molti dei “toot” che ritengo indicativi ma poi ho pensato che lo scopo di queste righe non è quello di criticare una (o più) persone in particolare e tantomeno globalmente tutte ma di descrivere quelle che ritengo delle modalità di comunicazione indecente.

 

Probabilmente finisce qui, salvo che non noti l’emergere di qualche nuova tendenza.

Critiche & insulti sono sempre benvenuti. Correzioni sintattiche e grammaticali un po’ meno.

 

NOTE

[12] Ogni riferimento alla “profezia che si autoavvera” è puramente casuale. Come si può facilmente constatare leggendosi i primi 7 libri (in ordine di pubblicazione) scritti dagli esponenti della Scuola di Palo Alto (CA) su questo interessante argomento.

[12] Si che lo so cosa significa “lanciare un sasso in una piccionaia” ma qui uso l’espressione in un altro senso perché, mentre scrivevo, ho immaginato la scena di una che lancia un sasso in una piccionaia ben sapendo che beccherà sicuramante un piccione.