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La scienza delle soluzioni immaginarie

Note a proposito del “Comunicato 24/03/2021. Bida 3 anni dopo”

Quelle che seguono sono alcune riflessioni fatte dopo aver letto il Comunicato scritto dal collettivo che gestisce l’istanza mastodon.bida.im

Ho partecipato al videoincontro del 9 aprile 2021 e sono anche intervenuto ma, per non rubare troppo spazio agli altri interventi, non ho detto tutto quello che avrei voluto dire. Rimedio, almeno in parte, con quello che segue. Si tratta di appunti, appena corretti per pubblicarli qui sopra e quindi ci sono ripetizioni, periodi oscuri e tutto il resto.

Prima di tutto ribadisco la mia stima al gruppo che gestisce l’istanza, alcune e alcuni dei quali conosco di persona e li rigrazio per il lavoro che fanno. Quindi le mie critiche, anche quelle che potrebbero sembrare cattive, devono essere intese come un contributo ben più che amichevole.

Quelli che seguono sono poco più che appunti presi leggendo il Comunicato già citato e vanno letti seguendo proprio l’ordine di quel testo che non riporto per non appesantire la lettura.

Il testo del Comunicato si trova qui.

Gli obiettivi che si era dato il collettivo bida aprendo l’istanza mastodon nel 2018 erano abbastanza chiari, pienamente condivisibili ma alcuni di essi erano alquanto difficili da realizzare. Non conosco le aspettative che si avessero all’inizio ma attaccare FB era, ed è ancora, davvero un bersaglio fuori portata e quindi destinato già in partenza a non essere raggiunto e probabilmente nemmeno sfiorato. Questo non significa che sarebbe stato meglio ripiegare su un obiettivo più a portata di mano ma piuttosto che, volendo fare un bilancio del progetto, si deve tener conto dell’impossibilità di raggiungere uno dei principali obiettivi iniziali.

Usare esclusivamente uno strumento digitale per spingere i compagni e le compagne a uscire da FB sarà sempre un tentativo destinato al fallimento e alla conseguente frustrazione. Per avere qualche speranza di vedere quel momento ci vorrebbero, oltre che delle alternative digitali, anche e soprattutto degli ampi movimenti reali in piazza, che in questi ultimi anni, per non dire poi in questi ultimi tredici mesi, non si vedono nemmeno all’orizzonte. Purtroppo.

Trovo molto importante e centrale il passaggio del Comunicato nel quale viene ricordato che alcune delle dinamiche che vengono considerate nocive sui “social” (e quindi sull’istanza) esistono anche nei gruppi di esseri umani che si relazionano nella vita reale. Mi discosto dalla vostra posizione solo perché ritengo che non siano “alcune” delle dinamiche a essere presenti anche nella vita reale ma “quasi tutte”. Non è una differenza da poco ma è comunque un buon punto di partenza. Quello che forse è mancato in questi 3 anni è stato un maggiore impegno a diffondere considerazioni di questo tipo per evitare le perdite di tempo in discussioni che non partissero da questo tipo di condivisioni di base.

Non credo che il fatto che l’istanza non sia diventata una risorsa “locale” sia una “contraddizione”, piuttosto la vedo come una piccola ingenuità: aprire un servizio in Rete con l’idea di farne qualcosa di “locale” e aprilo per primi significa necessariamente fare i conti con una sorta di “diritto alla primogenitura”. Se invece che bida fosse sata aperta per prima nebbia o cisti sarebbe stata una di esse a doversi sobbarcare questo peso. Continuo a pensare, mi sembra di ricordare che se ne discusse all’Hackmeeting di Firenze, che nulla vieta di “chiudere” l’istanza arrivati a un certo numero di utenti, forzando in questo modo i nuovi arrivati a scegliere un’altra istanza e risolvendo anche, almeno parzialmente, anche alcuni dei problemi legati agli account spam.

Riguardo al punto del Comunicato nel quale viene elencato cosa è andato bene e cosa male, trovo che manchi alla fine una sorta di “bilancio” finale, qualcosa che faccia capire da che parte vede pendere la bilancia il collettivo che gestisce l’istanza. Trovo che questo sia importante anche per far capire in modo immediato agli utenti se le idee che hanno loro su come vanno le cose sono condivise o meno da chi gestisce l’istanza.

Da parte mia, ma devo averlo già scritto e detto altre volte, propendo per un bilancio positivo. Sopra ho chiarito cosa penso degli obiettivi irraggiungibili, qui ricordo che in tre anni sono nate (almeno) altre due istanze, che è stato auto-organizzato un “campo”, che sono nati gruppi di discussione su matrix, solo per citare le cose concrete delle quali ho diretta conoscenza. E per una storia di 3 anni, dei quali più di uno alquanto anomalo, non mi sembra davvero poco.

Non dimentico certo gli aspetti negativi, ma preferisco volontariamente non dargli troppo spazio per due motivi: perché a mio parere non sono stati così numerosi e perché ritengo più importante mettere in rilievo quanto di positivo è stato fatto in modo da sostenere maggiormente quel genere di comportamenti e relazioni.

Del resto, come già scritto sopra, certe dinamiche di comunicazione che sono presenti anche nell’istanza lo saranno probabilmente sempre e quindi anche un “social” che è Open Source, federato e alternativo non ne potrebbe mai essere automaticamente immune.

Proprio per queste ultime cose scritte io sconsiglierei anche di spendere troppe energie per cercare di risolvere alcuni di quelli che vengono spesso individuati come i “Problemi” (con la P maiuscola) perché sono problemi che esistono da quando esiste la Comunicazione Mediata da Computer e, se non sono stati risolti in più di 30 anni, ho fortissimi dubbi che vengano mai risolti. Sono invece sicurissimo che molto spesso i tentativi che vengono fatti per cercare di risolvere determinati problemi rischiano di diventare poi essi stessi un problema.

Per essere chiari mi riferisco in particolar modo, ma non esclusivamente, a cose come troll, policy e moderazione, gioia e delizia di tutti gli admin fin dalle origini. Non esistono e non possono esistere sistemi definitivi per eliminare i troll, non esistono policy perfette (ma nemmeno quasi perfette…) e la cosa migliore di solito è quella di indicare alcune “linee guida” che sono quelle che dovrebbero seguire i moderatori, le utenti e gli utenti. Sempre ricordando che ci sarebbe comunque – inevitabile e non eliminabile – l’approccio individuale che per fortuna ci differenzia dalla binarietà delle macchine.

Sempre proseguendo su questo tema concordo, come ho scritto sopra e come ricordato nel Comunicato, che certe “tensioni” non siano risolvibili ma piuttosto che svilupparle in senso costruttivo come è stato scritto io suggerirei di fare un lavoro di analisi alcune delle dinamiche di comunicazione ripetute e provare a valutare i loro effetti sulla comunicazione complessiva che si sviluppa sull’istanza. Forse, sottolineo forse, sarebbe possibile provare a “incentivare” alcune di quelle modalità comunicative che si ritiene abbiano degli effetti positivi a scapito di quelle che si ritiene abbiano effetti negativi.

Riguardo il dibattito sugli incontri virtuali io sono tra quelli che non li preferisce ma sono anche abbastanza con i piedi a terra da ritenere che – soprattutto in questo momento – un video incontro è sicuramente assai meglio che restare in attesa della prossima data nella quale potremmo abbracciarci davvero.

Riguardo al ruolo del collettivo mi trovo abbastanza d’accordo con quanto scritto nel Comunicato e quindi non ho molto da aggiungere, salvo il fatto che sono fermamente convinto che i problemi interni di un collettivo dovrebbero essere discussi al suo interno, salvo che le persone che lo compongono non decidano tutte altrimenti. Aggiungo e non lo vedo in contraddizione che la trasparenza nella comunicazione verso gli utenti è comunque tra gli obiettivi importanti da perseguire, tra quelli che distinguono un collettivo di compagne e compagni dallo staff di una azienda.

Mi fermo qui, per il momento.

Comunicazione decente e indecente 3

Nella puntata precedente…

Intanto che scrivevo le due puntate precedenti (da leggere prima di questa, non dite poi che non vi hanno avvertito) una persona mi ha fatto giustamente notare che quanto avevo scritto non si poteva riferire solo all’istanza mastodon.bida.im (come potrebbe sembrare) ma anche alle altre. Cosa sicuramente vera, avevo promesso di scriverlo e mantengo (anche se in ritardo) la promessa.

E quindi aggiungo a quanto scritto in precedenza che, sebbene la maggior parte degli spunti mi sono arrivati da quello che succede sull’istanza mastodon.bida.im molte, probabilmente quasi tutte, le dinamiche che ho provato a descrivere e criticare compaiono spesso non solo nelle altre istanze di mastodon ma anche in altri “luoghi virtuali” (diversi dal Fediverso) dove le persone discutono o provano a farlo.

Intanto, continuando a riflettere su quanto avevo già scritto mi sono accorto che alle tendenze che avevo elencato ne mancava una e quindi rimedio subito.

 

La tendenza: “Facite ammuina”

Per l’origine del nome vedi la solita wikipedia. Questa è la posizione delle persone che hanno una cosciente o incosciente attitudine volta ad aumentare il grado di confusione della e nella comunicazione. Potrebbero sembrare solo comportamenti da troll ma non sempre lo sono. Si distinguono da altre persone che sembra abbiano le stesse modalità comunicative in quanto i loro “bersagli” sono collocati a 360 gradi e non concentrati in angoli più piccoli o addirittura indirizzati verso singole persone.

Questa posizione ha, secondo me, solo un punto criticabile: è facile banalizzare tutto, basta saper usare un minimo di ironia e avere un discreto senso dell’umorismo. Ma banalizzando tutto il contributo che viene dato alla collettività è monodimensionale, magari divertente ma ha la stessa scarsa utilità collettiva di chi pubblica esclusivamente monologhi intimistici.

 

Un anno dopo…

Avevo lasciato questa puntata in sospeso a fine 2020 ma l’altro giorno (21/01/21) un thread su mastodon.bida.im mi ha spinto a riprendere la bozza e concludere, almeno per il momento, la spassionata disamina delle tendenze comunicative con una seminuova.

 

La tendenza: “Sasso nella piccionaia”

Questa è la posizione delle persone che assumono spesso una modalità comunicativa di questo genere:

  1. si accusano tutte le persone di qualcosa di particolarmente sgradevole;
  2. sicuramente almeno una persona reagirà comportandosi in modo sgradevole;
  3. a questo punto chi ha lanciato l’accusa può dimostrare che era fondata [12].

Questa posizione, tra quelle elencate in precedenza, probabilmente è un po’ più complessa in quanto sfrutta una ben nota caratteristica delle discussioni, quella per cui – dopo un lasso di tempo più o meno lungo dal loro inizio – alla fine nessuno si ricorda più chi l’ha cominciata e come. E sfrutta anche il fatto che se si lancia un sasso dentro una piccionaia, ci sono moltissime probabilità di colpire un piccione [13].

La posizione è anche abbastanza “furba” in quanto lanciare accuse indiscriminate, per esempio rivolte a tutte le persone che sono iscritte a una istanza, per esempio mastodon.bida.im, permette di evitare l’accusa di offendere direttamente e personalmente tizia, caia o semproniu e quindi di far rientrare il proprio tra i comportamenti comunicativi che violano la policy. In pratica sfrutta una “debolezza”, una delle tante, che qualsiasi policy ha.

Questa tendenza è criticabile proprio perché non è facilmente attaccabile se non tramite la “meta comunicazione” che però nella comunicazione mediata da computer non funziona molto bene. Anche in questo caso, come nei precedenti, questo genere di tendenza ha un effetto negativo sulla comunicazione interpersonale in quanto invece che muovere critiche indicando direttamente le cose scritte da Tizia, Caio o Semproniu, accomuna tutte le persone in un unico calderone offendendole in blocco.

A questa tendenza si potrebbe anche muovere la critica di obsolescenza, perché questo genere di meccanismi comunicativi non sono nuovi ma riprendono vecchie tecniche delle flame wars dei tempi passati. I vecchi professionisti del litigio su Usenet spesso mettevano un sorriso :-) alla fine dei loro post più pesanti allo scopo di avere (nel caso servisse) la giustificazione pronta. Anche nel nostro caso, a volte, compaiono segnali del genere che fanno un po’ a cazzotti con la pesantezza delle critiche lanciate.

A proposito di questa tendenza avevo scritto anche qualcosa di molto più specifico, ricopiando molti dei “toot” che ritengo indicativi ma poi ho pensato che lo scopo di queste righe non è quello di criticare una (o più) persone in particolare e tantomeno globalmente tutte ma di descrivere quelle che ritengo delle modalità di comunicazione indecente.

 

Probabilmente finisce qui, salvo che non noti l’emergere di qualche nuova tendenza.

Critiche & insulti sono sempre benvenuti. Correzioni sintattiche e grammaticali un po’ meno.

 

NOTE

[12] Ogni riferimento alla “profezia che si autoavvera” è puramente casuale. Come si può facilmente constatare leggendosi i primi 7 libri (in ordine di pubblicazione) scritti dagli esponenti della Scuola di Palo Alto (CA) su questo interessante argomento.

[12] Si che lo so cosa significa “lanciare un sasso in una piccionaia” ma qui uso l’espressione in un altro senso perché, mentre scrivevo, ho immaginato la scena di una che lancia un sasso in una piccionaia ben sapendo che beccherà sicuramante un piccione.

Comunicazione decente e indecente 2

Nella puntata precedente…

Semplificando abbastanza ma non troppo ecco di seguito alcune di quelle che ritengo posizioni ricorrenti, forse sarebbe meglio dire tendenze, che si presentano in queste “discussioni tipo”. Preciso (per evitare inutili fraintendimenti) che ritengo più che legittime tutte le posizioni descritte, le critiche che faccio hanno il solo scopo di stimolare una discussione al fine di provare a migliorare la comunicazione interpersonale all’interno di mastodon.bida.im

 

La tendenza: “Non sono critiche ma sono offese”

La posizione di chi, anche non essendo coinvolto in prima persona, ritiene non giustificabile un determinato tipo di repliche in quanto sarebbero delle offese travestite da sfottò [6]. La gravità di questo genere di accuse rivolte verso i “replicanti” [7] varia dalla “censura” all’uso di giudizi e termini offensivi (questi sicuramente a livello personale) del tipo “comportamento da branco”, “bullismo”, “maschilismo”, e chi più ne ha più ne metta. In altre parole si accusa qualche persona (o un gruppo di persone) di attacchi personali attaccandole a livello personale senza nemmeno citarle.

Questi, secondo me, sono i punti criticabili di questa posizione:

  1. non si fa alcuna differenza fra i commenti chiaramente offensivi a livello personale e quelli che replicano al contenuto di un toot e non contengono attacchi di tipo personale diretti a chi quel contenuto ha pubblicato;
  2. si presuppone, sempre, che al nick Caio corrisponda una persona di genere maschile e al nick Tizia una di genere femminile, il nick Semproniu viene quasi sempre considerato corrispondere a quello che torna più comodo [8];
  3. si collegano fra di loro commenti provenienti da utenti (forse) differenti e si etichettano (spesso in modo molto offensivo a livello personale) in blocco come se fossero stati scritti per qualche secondo fine non meglio specificato. Questo probabilmente in quanto manca una conoscenza di base dei meccanismi di funzionamento della CMC e questa mancanza è la principale causa del ricorso a teorie simil complottiste.
  4. non si tiene conto del contesto nel quale la comunicazione avviene, un contesto che ha una limitata possibilità di discussione, per le ragioni scritte all’inizio di questo testo.

 

La tendenza: “Noli me tangere”

La posizione è espressa principalmente dalle persone direttamente “prese di mira” [9], ma anche da quelle che, magari senza esserlo si sentono coinvolte per cui anche se Semproniu replica a Tizia, può venir fuori Caio che reagisce come se Semproniu avesse replicato direttamente a lui.

I punti criticabili di questa posizione sono:

  1. tutti quelli elencati nei punti della tendenza precedente;
  2. la tendenza favorisce una modalità nell’uso di un “social coso” caratterizzata dall’apparire piuttosto che dal confrontarsi e comunicare;
  3. il rinforzo della teoria delle “zone sicure” anche quando i contesti non lo richiederebbero: l’unico luogo “sicuro” in Rete è un “ambiente virtuale” popolato da poche persone che si conoscono e che non ha alcuna interazione con l’esterno;
  4. a volte, le persone che sostengono questa posizione, rifiutano il confronto e il dialogo a meno che non provenga da persone che la pensano esattamente allo stesso modo.

 

La tendenza: “Ma che @#$%!! scrive?”

La posizione delle persone che, provando fastidio (o altro) rispetto a particolari toot o agli argomenti trattati in quelli tende a replicare, in modo diretto e/o indiretto esprimendo in vario modo la propria disapprovazione. A volte questa replica è, a mio avviso diretta in modo chiaro al contenuto altre volte alla persone che quel contenuto ha scritto. Altre volte, soprattutto in repliche che solo per comodità definisco “ironiche” [10].

I punti criticabili di questa posizione sono:

  1. a volte chi replica non riesce a esercitare la virtù della pazienza quando legge un toot fastidioso o uno che ritiene addirittura offensivo;
  2. a volte chi replica non riesce a distinguere, quando scrive la replica, tra un toot offensivo a livello personale e uno invece che riguarda solo il contenuto;
  3. c’è sempre il rischio che, a causa del polverone provocato dai toot “ironici” e dalle (quasi) inevitabili discussioni che ne seguono, alla fine ne risenta tutto il resto della comunicazione su mastodon.bida.im;

 

La tendenza: “Agnostica”

La posizione di chi non partecipa, per un qualsiasi motivo, alla discussione.

Questa posizione, che raggruppa persone che non partecipano per motivazioni anche molto diverse e tutte più che rispettabili, ha un solo punto criticabile: le persone che non esprimono pubblicamente la loro opinione riguardo ad alcuni temi e non partecipano alle relative discussioni non contribuiscono che in misura minima alla alla costruzione di un altro tipo di “social coso”.

Le discussioni che avvengono “in altre sedi” (virtuali o meno) che non siano l’istanza e/o la lista di gestione, sebbene possano avere qualche utilità, non cambiano la sostanza delle cose.

 

La mia tendenza preferita

Credo che quanto scritto sopra renda chiara la mia posizione ma, per renderla ancora più esplicita, provo a chiarire ulteriormente alcuni punti.

Come ho già scritto ritengo preoccupante, per la comunicazione su mastodon.bida.im che in molti interventi non venga fatta una distinzione che ritengo fondamentale tra un toot che attacchi chiaramente e spesso gratuitamente una persona:

Tizia: mi sono lavata i capelli con lo shampoo all’erba cipollina.
Caio: secondo me hai i pidocchi.

o quello invece quello che una persona ha scritto:

Caio: mi sono lavato i capelli con lo shampo all’erba cipollina.
Semproniu: lo shampo all’erba cipollina è pericoloso per la salute dei capelli.

Se non viene rilevata la differenza tra le due interazioni, ma anzi se le due interazioni si considerano praticamente equivalenti vuol dire che non è possibile alcun tipo di conversazione che non sia del tipo:

Semproniu: mi son lavat i capelli con lo shampo all’erba cipollina.
Tizia: wow!
Caio: sei bellissimu!

Una modalità di interazione che è praticamente sovrapponibile a quella prevalente su un qualsiasi “social coso” commerciale, cosa che a me non sembra particolarmente interessante.

Come ho già scritto in un altro post su questo blog, sempre a proposito del tema, consiglio la pazienza e per coerenza la esercito per primo, infatti non partecipo, anche se sono sempre tentato, a tutte le “discussioni tipo” che periodicamente si sviluppano su mastodon.bida.im e solo occasionalmente replico (direttamente o indirettamente) a qualche toot perché “ogni limite ha la sua pazienza” [11]. Questo non vuole dire che non abbia notato determinati comportamenti comunicativi continuamente ripetuti, soprattutto provenienti da parte delle persone che si lamentano, che ritengo spesso più fastidiosi di un insulto o una discussione inutile.

Soprattutto continuo a ritenere che una discussione collettiva decente, che però non può essere fatta sull’istanza per i motivi più volte ripetuti, sia sempre più salutare che scrivere e leggere quanto scritto fino a questo momento qui sopra.

Segue… ma forse anche no :-)

 

NOTE

[6] Uso il termine “sfottò” ma potrei usare “dileggio”, “presa in giro”, “perculare” o altro in quanto questo non è un post scritto per distinguere i vari tipi di replica secondo il grado di maggiore o minore sarcasmo che contengono, cosa che secondo me può essere fatta solo con valutazioni soggettive.

[7] In questo caso “replicanti” sono coloro che replicano. Abbiate pazienza.

[8] Solo in nota svelo un segreto segretissimo. Chi usa il nick “LeonardoDaVinci” non è detto che sia il famoso inventore, non è detto che sia di genere maschile, femminile o altro. Perché, e qui svelo un segreto personale ancora più segreto, su Internet nessuno sa che io sono un cane [cfr. https://en.wikipedia.org/wiki/On_the_Internet,_nobody_knows_you%27re_a_dog]

[9] Anche qui uso “prese di mira” ma avrei potuto usare anche “dileggiate”, “sfottute”, “perculate” o persino “bullizzate” (sic!) o altro in quanto questo non è un post scritto per distinguere i vari tipi di replica secondo un grado di maggiore o minore gravità.

[10] Come tutte le persone di mondo sanno è sconsigliabile raccontare una barzelletta a un carabiniere il venerdì perché poi riderà la domenica a messa. La vecchia battuta appena ricordata è un buon esempio per sostenere che ironia, sarcasmo, dileggio e quant’altro sono delle modalità della comunicazione interpersonale che possono essere valutate in modo esclusivamente soggettivo. Quello che per me è una “sottile ironia” per un’altra persona potrebbe essere valutatata come come “sarcasmo”, e viceversa. Per questo trovo molto difficile, per non dire impossibile, proporre discussioni volte ad analizzare ed etichettare il contenuto di un toot come se fosse un campione biologico in un laboratorio. Non funziona. Gli esempi fatti qui servono per provare a chiarire alcuni aspetti della comunicazione in generale e quindi vanno presi con le dovute cautele del caso.

[11] “Totò contro i quattro”, 1963.